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Tariffe telematiche popolari
Il tema della telematica popolare ci è molto caro per più di un motivo.
Innanzitutto siamo da tempo convinti della necessità di procedere il più
rapidamente possibile alla alfabetizzazione telematica di massa, perchè
occorre che tutta la popolazione attiva acquisti dimestichezza, cognizione dei
possibili trabocchetti e quindi fiducia nei sistemi telematici.
Che per similitudine operativa ed estensione logica comprendono non solo
banche dati. Videotel e BBS. ma anche host. reti private, reti locali,
bancomat, moneta elettronica, etc., etc.: mano a mano che la rete locale che
stiamo installando in uffico si estende, vado personalmente a tenere una
breve conclone sulle regole di scelta e custiodia delle pass-word e
regolarmente, per la serie Joshua, ovverosia com'era buona la sceneggiatura
di War Games, la signora che ho di fronte, specie se giovane madre, resta a
bocca aperta non appena le dico: "innanzitutto non utilizzare come PW
i nomi dei tuoi figlioli ...".
In secondo luogo, siamo convinti che anche a livello culturale,
il mezzo telematico abbia delle valenze straordinarie: dalla possibilità
di effettuare rapidamente ricerche su enormi serbatoi di dati,
alla possibilità di mettersi in contatto rapidamente e con efficenza con
persone o gruppi di persone interessate a scambiare informazioni ed idee
su di un determinato argomento.
Senza considerare una straordinaria proprietà della telematica, quella di
superare le barriere sociali e quelle della sofferenza umana: di fronte al video
ed alla tastiera il "coatto" di animo gentile ed un raffinato un po' stupido
sono semplicemente una persona di animo gentile ed uno stupido:
un sordomuto e, con un po' di impegno anche un cieco, si presentano agli altri
con la loro sensibilità ed i loro sentimenti senza quelle barriere che in molte
altre occasioni li dividono dal resto del mondo.
Certo anche la telematica ha i suoi lati negativi. Lo studio che da oltre tre
anni stiamo conducendo attraverso MC-link, la rivista elettronica interattiva
sulla quale ci siamo altre volte soffermati e che è in procinto dì uscire dalla
fase sperimentale per entrare in quella commerciale, ha messo in evidenza
che questo nuovo media, ha un drammatico tallone d'Achille: in assenza di
opportuni provvedimenti, un ridottissimo manipolo di facinorosi è in grado di
generare una quantità di disturbo tale da coprire qualunque "segnale utile".
Di limiti ne abbiamo identificati anche altri, quali ad esempio la difficoltà in cui
entra un gruppo quando il numero degli oratori Iscrittoli, nel nostro caso),
supera una soglia che varia da caso a caso in funzione del tema trattato e la
paurosa carenza normativa.
Comunque sia, riteniamo di aver identificato delle strutture atte a contenere
i danni prodotti dalla stupidità senza limitare eccessivamente la libertà dei più ;
ma per portare MC-link dalla fase sperimentale a quella definitiva dobbiamo
superare un ultimo ostacolo: capire per qual motivo centinaia di italiani
saturano in molte ore del giorno le linee del Videotel per collegarsi ai 24
(semi-primitivi) chat che esso ospita spendendo qualcosa come 12.000 lire
l'ora Oli), mentre ogni qual volta si accenna all'ipotesi di dover far pagare
(assai, assai meno!) MC-link (che tra l'altro comprende ANCHE due diverse
strutture di chat piuttosto sofisticate), le forme di protesta coprono tutto lo
spettro che va dalla buona educazione, alla stupidità da manuale, alla
reazione così violenta da meritare una risposta sul piano legale.
Ora, se è indubbio che per soprawire qualunque iniziativa ha bisogno non
solo di investimenti, ma anche di redditi, saremmo assai infelicemente colpiti
dalla stupidità umana se, peravere dei redditi, MC-link dovesse ridursi a puro chat.
Paolo Nutì
Anno X - numero 93
febbraio 1990
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Massimo Truscelli. Giorgio Amone.
Francesco Cartà. Paolo Ciardelli.
Giuseppe Cardinale Decotti.
Corrado Conforti. Francesco
D’Angelo, Raffaello De Masi,
Andrea de Prisco. Valter Di Dio.
Gaetano Di Stasio. Enrico M
Ferrari. Vincenzo Folcateli!. Corrado
Tommaso Pantuso. Pierluigi
Panunzi, Marco Pesce. Claudio
Patroni, Francesco Patroni. Elvezio
Petrozzi. Sergio Polim. Bruno
Rosati. Andrea Suatom.
Pietro Tasso
Segreteria di redazione:
Paola Pujia (responsabile).
Massimo Albarello.
Franco Fulignoli,
Giovanna Molinan
Roberto e Adriano Saltarelli
Grafica copertina:
Paola Filoni
Fotografia:
Amministrazione:
Maunzio Ramaglia
Via Carlo Perder 9,
00167 Roma.
Tel 06)4180300. 16 linee Ine
automatica)
Maurizio Zinelli
Manna Durand de La Penne
Roberta Grande
Rosaria Melis
Segreteria materiali:
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Vi scrivo dopo aver letto la lettera del sig.
Luigi Raffaele di Milano 'Le protezioni: il lettore,
la Microsoft, noi' apparsa sul numero di di-
cembre.
Ho letto con attenzione sia la lettera che la
risposta ufficiale della Microsoft I come già da
voi sottolineato, penso che entrambe le parti in
causa abbiano ragione, anche se sotto due punti
di vista differenti), ma ciò che mi ha colpito è
una domanda che Vi ponete nel corso del vostro
commento : ‘...e siamo tutti sicun che da nes-
sun rivenditore ufficiale è possibile acquistare
contemporaneamente un originale e una
Questa domanda, probabilmente retorica, mi
ha fatto tornare alla mente tutto ciò che ho
dovuto passare per comprare il Quick Basic 4.5
originale Microsoft.
Abito ad Ostia, dove comunque non scarseg-
giano i negozi che vendono computer e softwa-
re. ma nessuno di quelli da me visitati era
provvisto del pacchetto da me richiesto, in
compenso mi venivano offerte copie complete
di manuale Inaturalmente fotocopiato). Uno di
questi rispettabili rivenditori di computer mi ha
anche fornito di un suo catalogo di software
pirata, composto dalla bellezza di 30 pagine
contenenti in media 56 pacchetti differenti natu-
ralmente tutti completi di manuali I se la mate-
matica non mi inganna fanno 56x30= 1.680 titoli
in totale, anche se fra queste versioni per ogni
programma)
Alla line, dopo essermi nvolto anche a grandi
negozi di Roma, sono riuscito ad acquistare il
Quick Basic 4.5 rivolgendomi ad un rivenditore
che non è solito vendere software in dettaglio
ma che gentilmente ha acconsentito.
Per terminare vorrei spezzare una lancia in
favore della Microsoft: allo stand allestito da
questa casa produttrice all'ultimo SMAU di Mila-
no. ho ricevuto un trattamento particolarmente
gentile, infatti uno degli addetti mi dedicava
oltre 40 minuti del suo tempo per aiutarmi a
risolvere dei problemi con l'installazione del mio
mouse con il QB 4.5.
Quindi la Vostra domanda, che ha dato il via ai
miei ricordi, secondo me sarebbe più esatta se
venisse formulata in modo differente ovvero:
siamo tutti sicuri che da qualche rivenditore
ufficiale è possibile acquistare un originale ?'
Sperando di non essere stato troppo prolisso
e noioso. Vi faccio i miei più sentiti complimenti
Gianni Ficicchta, Roma
La mia domanda era effettivamente retorica e
volevo proprio significare che é troppo facile
acquistare copie pirata Ma posta nei termini in
cui lei la gira sarebbe stata polemica e offensiva
nei confronti di tutti i rivenditori Microsoft e
della Microsoft stessa.
Di questa situazione, la Microsoft non ha
alcuna colpa, non è certo lei a distribuire copie
pirata anziché originali
Non affrettiamoci a dire » Microsoft dovrebbe
far si che ecc ecc » . é troppo facile a dirsi ed è
chiaro che comunque cerca di fare tutto il
possibile. Penso, anzi, che i responsabili Micro-
soft apprezzerebbero molto una sua lettera con
un elenco dettagliato dei punti di vendita incri-
minati e delle rispettive proposte.
Non tanto per intraprendere iniziative legali,
credo, cosa attualmente ancora troppo compii-
non inviate francobolli!
er ovvi motivi di tempo e spazio sulla
rivista, non possiamo rispondere a tutte le
lettere che riceviamo né, salvo In casi del
tutto eccezionali, fornire risposte private,
per tale motivo, preghiamo 1 Lettori di non
accludere francobolli o buste affrancate
Leggiamo tutta la corrispondenza e alle
lettere di interesse più generale diamo ri-
sposta sulla rivista. Teniamo, comunque,
nella massima considerazione suggerimen-
ti e critiche, per cui Invitiamo In ogni caso 1
Lettori a scriverci segnalandoci le loro opl-
cata a causa soprattutto della legislazione caren-
te. quanto per conoscere meglio possibile la
situazione ed agire di conseguenza. Sapere che
ad Ostia è difficile trovare prodotti originali po-
trebbe, per esempio, essere da stimolo nel
realizzare in quella zona un punto vendita qualifi-
Ho avuto altre occasioni di dire che secondo
me se un prodotto si trova facilmente, è buono
ed ha un buon prezzo é molto meno vulnerabile
al fenomeno della copia pirata; il Quick Basic ha
sicuramente i secondi due requisiti ed è certa-
mente interesse, oltre che impegno costante,
della Microsoft far si che anche la reperibilità sia
la migliore possibile
Le informazioni dagli utenti sono fondamenta-
li per qualunque produttore o distributore di
prodotti; a noi servono le opinioni e le segnala-
zioni dei nostri letton per migliorare e vendere
meglio la nostra rivista, a Microsoft le opinioni e
le segnalazioni dei suoi clienti.
Se poi un potenziale cliente non riesce a
diventare cliente solo perché non trova il prodot-
to da acquistare, é ovvio che l'azienda si troverà
a tenere in particolare conto la segnalazione.
Scriva, dunque, e non abbia paura di fare i
nomi dei rivenditori incriminati, né ometta il
suo: le lettere anonime pesano molto meno di
quelle firmate. Ben difficilmente lei si troverà
nei guai, ma avrà contribuito con un comporta-
mento civile al combattimento contro un feno-
meno incivile.
Vorrei concludere con un consiglio a tutti
coloro che incontrano problemi nella reperibilità
dei prodotti; dopo I primi tentativi a vuoto,
telefonare al distributore e chiedere l'indicazio-
ne di un rivenditore in zona. È banale ma, di
solito, efficace.
Marco Marinacci
Playworld e i pirati
Caro Marco.
ho letto sull'ultimo numero la lettera del lettore
Luigi Callegari che. fra un'accusa e l'altra di
quelle che rivolge ad Alessandro Lanari, si lascia
andare a questa dichiarazione : «Ho sempre
considerato MC una rivista abbastanza seria nel
povero panorama italiano la parte le recensioni
di videogiochi piratati per Amiga fatte dal povero
Carla...).
Sono andato in bestia, è un'illazione da male-
ducati e vicina alla diffamazione. Poi ho letto il
tuo commento ed ho visto che non hai raccolto
per niente l'insinuazione Se è vero che questo
è giusto nell'ottica della tua risposta, legata
all'argomento specifico della lettera che non era
Playworld ma la recensione di un libro, è altret-
tanto vero che. come professionista che opera
da anni in questo settore con serietà, impegno
e I ritengo . anche se non sta a me dirlo) compe-
tenza. mi sento profondamente offeso. Se,
quindi, sulle prime avevo pensato di lasciare il
Callegari al suo delirio non dando corda ad una
triste e gratuita offesa, poi ho invece capito che
non potevo tacere, se non altro per rispetto ai
miei letton. Ti chiedo quindi un po' di spazio per
raccontare come svolgo il mio lavoro
Nel 1984 è nata Playworld. per essere una
tubnca sul software da divertimento, con un'im-
postazione molto diversa dalle altre che vengo-
no e venivano pubblicate su altre testate L'idea
era di scavare oltre il fatto puramente intratteni-
tivo fcome si gioca ad un certo game, come si
vince ecc. ecc.) per cercare di collegare il soft-
ware più interessante alla cultura precedente e
posteriore la nascita dei prodotti interattivi. Que-
sto era secondo me necessario anche per to-
gliere ai cosiddetti videogame la ternbile imma-
gine di «giochici» che si erano fatta dal 1971
I data di nàscita del primo videogioco » Pong ») in
poi. Il successo di Playworld. passato dalle
iniziali 4 pagine alle attuali 10/1 1. sta nei fatti e
la sua formula vanta ormai tanti tentativi di
imitazione da ricordare «La Settimana Enigmisti-
ca», a cominciare dall'uso comune dei termini
'simulato' e 'interattivo' usati da me fin dal
1985.
Ma credo che l'altro motivo del successo di
Playworld. la cui essenza ho poi trasfento in TV
IRAI2) nel 1989 in Videoweekend, stia nell'infor-
mazione panoramica oltre che critica, sul pro-
dotto in circolazione. Dal 1984 Playworld ha
informato su qualche migliaio di prodotti in tutti
gli standard diffusi in Italia Commodore 64,
Amiga Itin dal 1986). Atari ST I da I 1985). IBM
PC Idal 1987). Apple 2GS e MSX 1 e 2 I nessuna
rivista europea ha mai parlato di software origi-
nale giapponese come quello apparso più volte
nella rubrica)
E per far questo, per avere tutto il software
umanamente reperibile, ho trasformato la mia
casa in un magazzino Ho acquistato a mie
spese prodotti originali da tutto il mondo, ho
spinto aziende italiane ora diventate grosse so-
cietà ad occuparsi attivamente del settore e ad
importare gli interattivi della maggior parte delle
software house del mondo, ho iniziato corri-
spondenze e frequentazioni telefoniche I molto
costose) con gli uffici stampa di tutte le case di
cui riuscivo a procurarmi l'indirizzo. Adesso ho
una delle più grandi biblioteche private di soft-
ware del mondo: ho catalogato e schedato
8.000 titoli di cui quasi 6.000 originali e posseg-
go quasi tutte le macchine che fanno o hanno
fatto videogame Idall'Atan VCS 2600 alla NEC
PC Engine), ed è appena stato pubblicato dalla
rivista del MIT (Technology Review) un mio
lungo articolo sulla storia del software interat-
Ma ho parlato di 2.000 titoli non originali
Sono anche quelli nella mia biblioteca e ci sono
per una ragione molto semplice non è stato
umanamente possibile procurarseli in altra edi-
zione. Sono titoli in gran parte mai realizzali in
versione europea I altri standard TV come NTSC)
e comunque mai distribuiti in Italia. E io volevo
interagirli e parlarne ai miei lettori Per una ovvia
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Ethernet. Disponibili una serie di adattatori Ethernet per bus '
ISA e MCA.
Ethernet è marchio della Xerox e Digital Equipmenl Corp . Unix è marchio della
AT&T. Xenix è marchio della Santa Cruz Opera lion, Newell e NetWare sono marchi
della Novell Ine
UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso, 20 - 00165 Roma
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824
maggior parie di quei titoli, in ogni caso, riguar-
da anni bui trascorsi 1 1983/1987) . durante i quali
era molto difficile comprare in Italia software
originale E quelli che avevo andavo a comprarli
a Londra o me li spedivano le case dall'Inghilter-
ra o dagli States. La lettera e lunga e quindi è
ora che finisca Mi sono vantato di un mucchio
di cose nelle righe precedenti, e un proverbio
saggio dice che chi lo fa da solo non vale molto
Ma come ho detto all'inizio lo dovevo ai lettori,
e un po' lo devo a me stesso e a Playworld e a
tutta la fatica che ho fatto in questi anni per
renderlo quello che é
Cordiali saluti,
Francesco Carlà, Bologna
Grazie. Francesco, per il contributo, che ospi-
to volentieri non perché sia necessaria una
«difesa « dall’accusa di recensire giochi piratati
ma perché sono d'accordo con te sul latto che
è giusto che i lettori interessati sappiano, per
quanto possibile, come lavoriamo,
MCmicrocomputer è latta da tante persone,
ciascuna delle quali dà il suo contributo al risul-
tato finale II modo di operare dei singoli collabo-
ratori può essere diverso, in funzione sia della
personalità sia soprattutto del settore di compe-
tenza. ma i fondamenti di base sono gli stessi
per tutti. Uno di questi é che chi lavora per
MCmicrocomputer è lieto di Farlo, e non lo fa
solo per un Interesse monetario Questo porta
con sé. per forza di cose e per fortuna, che tutti
i collaboratori svolgono il proprio compito con
l'impegno che può derivare solo dalla ricerca di
una soddisfazione personale: ho fatto una cosa
che ritengo fatta bene, quindi sono contento.
Questo vale per tutti, compreso me che. in fin
dei conti, lavoro soprattutto cercando di far si
che i tanti lavori delle tante persone sfocino in
un lavoro globale, in un buon lavoro globale
Siamo nel 1 990, MCmicrocomputer esiste da
quasi nove anni e Playworld ne è parte da oltre
cinque. È vero, é nata per essere diversa da ciò
che già esisteva, e tuttora diversa, credo sia
superiore alla media di ciò che esiste Non
credo che sia senza difetti, e quasi quasi aggiun-
go per fortuna. Cosi, possiamo migliorarla E
quindi leggo e leggiamo con interesse l consigli
che ci vengono dai lettori Ho già dissertalo su
queste pagine sulla differenza fra consigli e
critiche sterili o polemiche, per cui me ne asten-
go in questa occasione
Playworld è una rubrica parecchio seguita,
che riceve parecchia posta più di duemila lette-
re. dall'84 ad oggi In mezzo a tanti complimen-
ti. ci sono anche delle critiche I cambiamenti
che ogni tanto ci sono sono farina del nostro
sacco, si, ma con un grosso contributo, anche
se non quantificabile, portato dai lettori attraver-
so le loro lettere. E tutti noi siamo grati ai lettori
per questo è importante, per noi. sapere cosa
di ciò che facciamo é più e cosa meno apprezza-
to. Una rivista, purtroppo, la si legge e non è
come un discorso: non c'é un riscontro imme-
diato da parte dell'interlocutore, se c'é qualcosa
da correggere si rischia di capirlo troppo tardi,
quando l'errore ha causato un danno troppo
grosso. È cosi che muoiono le nviste
Da quando esiste, MCmicrocomputer ha cer-
cato di avere un dialogo più stretto possibile con
i lettori E siamo felicissimi di raccoglierne i
frutti, sotto forma sia di un successo numerico
(leggi: numero di copie vendute, di molto supe-
riore a quello di qualsiasi altra rivista del settore
informatico) sia di un generale apprezzamento
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
POSTA
del nostro operato che ci sembra di riscontrare
nelle occasioni di scambio di opinioni con i
Tutto questo per dire che anche Playworld
non nasce da una girata di testa mia o di
Francesco Carla, ma da una specie di valutazio-
ne dinamica, in continuo divenire, che facciamo
in pratica spontaneamente ogni mese in funzio-
ne del feedback che, in un modo o nell'altro,
riceviamo dai lettori e dal mercato Credo quindi
che la formula di Playworld sia giusta, non
escludendo naturalmente la possibilità di future
evoluzioni o modifiche a scadenza più o meno
breve Credo sia giusto dare un'informazione
panoramica,
Alcuni ci chiedono di entrare più nel merito di
certi giochi, di spiegare come si gioca In parte
ci piacerebbe farlo, in parte vogliamo evitarlo
proprio per non diventare il sostituto dei manua-
li, cioè la miglior linfa per i «giochi™ piratati»,
come li definisce il nostro salace lettore Giochi-
ni che non vogliamo Incentivare, ma che non
vogliamo ignorare almeno quando servono a
scrivere cose utili Recensiamo un gioco in
modo da fornire ad un lettore qualche elemento
per decidere se acquistarlo o no. e non lo
aiutiamo ad acquistare una copia Più di questo
non possiamo né dobbiamo fare e. se anche per
recensirlo avessimo usato una copia, avremmo
comunque reso un servizio e non un danno a
chi commercializza il gioco. Se poi il gioco non è
commercializzato in Italia e gli utenti decidono di
rivolgersi al mercato pirata, beh non ci sentiamo
di dar loro la croce addosso più di tanto I
produttori devono occuparsi di produrre ma an-
che di distribuire o di far distribuire, I distributori
devono distribuire in modo che i prodotti siano
di reperibilità ragionevolmente facile.
Sono straconvinto che un buon prodotto ven-
duto ad un buon prezzo e ben distribuito non
possa soffrire piu di tanto della pirateria, anche
perche questa mia convinzione è ampiamente
dimostrata nei casi in cui questi requisiti sono
soddisfatti.
Riceviamo con regolarità software da distribu-
tori o case produttrici, in molti casi da case
madri americane
Vogliamo che questo continui a succedere e
quindi siamo molto attenti a che dalla nostra
redazione non escano, neanche per i nostri
amici, copie di programmi Non abbiamo, gene-
ricamente. bisogno di usare fonti non ufficiali,
perché la credibilità che ci siamo conquistati fa
si che i produttori non abbiano problemi a
fornirci tempestivamente i prodotti originali, anzi
che sia loro interesse che ne siamo in possesso
prima possibile, in modo da darne tempestiva-
mente notizia.
Carla deve continuare ad usare software non
originale nei casi in cui lo riterrà necessario, a
maggior ragione considerando che questi casi
E molto diverso l’usare software non originale
in modo da non danneggiarne i proprietari, elle
è quanto noi facciamo, dal diffondere software
non originale ricavandone lucro. Che, voglio
ncordare ancora una volta, è quanto troppo
spesso succede in pubblicazioni che non è raro
trovare in edicola
Voglio concludere ringraziando il signor Calle-
gari che. nonostante tutto, ha dato a Carla ed a
me l'occasione per fornire, credo, informazioni
utili perché i lettori possano comprendere me-
glio possibile il nostro modo di lavorare.
Marco Mannacci
Due diverse filosofie di multiutenza. UNIDATA le supporta
entrambe con due linee di computer basati su CPU 80386
per LAN SERVER e per sistemi UNIX 386 completati
da workstation Ethernet per LAN e sistemi UNIX.
La UNIDATA fornisce soluzioni complete LAN e UNIX
compresi i sistemi ope-
rativi già installati e
posti di lavoro ad alte
Ethernet.
IAN SERVER
Incluso sistema operativo Novell NetWare 4-8-100 utenti
S386/16 CPU 80386SX 2MB ram. Hard disk 40-60- 150-300
MB tempo di accesso 28-18 ms interleave LI ESDI o SCSI.
Ethernet ad alte prestazioni.
S386/25 e S386/33 CPU 80386 25 e 33 MHz, cache
memory. 4MB ram. 1 o 2 Hard disk 30 o 750 MB interleave
LI ESDI o SCSI tempo di accesso 18mso 2.5ms con controller
cache intelligente. Ethernet ad alte prestazioni.
LAN ETHERNET ADAPTER
10Mbit secondo. 8-64K buffer, versione con CPU a bordo,
cavo coassiale o doppino telefonico. ISA o MCA bus.
compatibile software Novell NetWare. UNILAN TCP/IP
e UNILAN DOS.
UNIX SYSTEMS
Incluso sistema operativo SCO Xenix/Unìx 386
X386 25 e X386 33 CPU 80386 25 e 33 MHz.
cache memory. 4MB ram. 1 o 2 Hard disk
150 - 330 - 750 MB interleave LI
ESDI o SCSI tempo di accesso
18ms o 2.5 ms con cache
controller intelligente per
porte seriali o Ethernet adapter per collegare workstation UNILAN.
LAN WORKSTATION
Posti di lavoro intelligenti, con interfaccia Ethernet.
PX3000 CPU V 20 12 MHz. PX6000 CPU 80286 16 MHz.
PX7000 CPU 80386SX 16MHz: configurazioni Diskless o
UNISTATION Terminal Ethernet per sistemi Unix/Xenix. CPU 16/32 Bit collegati in modalità
TCP/IP su rete Ethernet ad altissima velocità (lOMbit/sec) a sistemi Unix con funzione di emula-
zione terminale o emulazione DOS utilizzando il sistema Unix come file server, con o senza memoria
di massa, possibilità di grafica ad alta risoluzione, video monocromatico o colori.
UNISTATION 30 CPU V20 12 MHz , 256-512-640 Ram Ethernet adapter
UNISTATION 60 CPU 80286 12-16MHZ 512K-4MB Ram, Ethernet adapter.
Ethernet è marchio della Xerox e Digital Equipment Corp . Unix è marchio della AT&T. Xenix è marchio
della Santa Cruz Operatton, Novell e NetWare sono marchi della Novell ine.
UNIDATA s.r.l. - Via San Damaso, 20 - 00165 Roma
Tel. 06/6847318 (r.a.) - Fax 06/6384824
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
NEWS_
a cura di Massimo Truscellt
Nelle News
di questo
numero
si parla di:
Alpha Microsystems Italia Spa Via Faentina 175/A. 48010 Fornace Zarattim IRAI
AST Research Italia Spa Foro Bonaparte 70. 20121 Milano
AST Research Ltd AST House. 2 Goal Wharf Brentford Middlsex TW8 OBA England
Axxon Spa Centro Direz. Lombardo Via Roma 108, 20060 Cassma de' Pecchi IMI)
Channel srl Vìa Bruzzesi 27. 20146 Milano
Elcom srl Corso Italia 149, 34 1 70 Gorizia
GVE srl Corso Grosseto 207/209. 10100 Torino
Halley srl Via Fontane 13, 33170 Pordenone
Intel Corporation Italia Milanofiori Pai E-4. 20090 Assago IMI I
J. Soft srl V.le Restelli 5, 20124 Milano
Microsoft Spa Centro Direzionale Milano Oltre - Palazzo Tiepolo, 20090 Segrate IMI)
Microwide srl Via G. Borsi 8/A, 20143 Milano
Mitac GmbH Mundelheimer Weg 57 A, D-4000 Dusseldorf 30
Modo srl Vìa Masaccio 11, 42100 Reggio Emilia
Motorola Spa Milanofiori Pai. C2, 20090 Assago IMI)
Nixdorf Computer Spa Via Piranesi46, 20137 Milano
Rank Xerox Spa Via A, Costa 17. 20131 Milano
Ready Informatica Via Provinciale 67. 22068 Monticello Brianza IMI)
Roven di Roberto Venturi Via Verga 8, 62100 Macerata
SEAT divisione STET Spa Vìa A Saffi 18, 10138 Torino
SHR Italia srl Via Faentina 1 75/A 48010 Fornace Zarattìnì IRA)
Siemens Data Spa V ie Monza 347, 20126 Milano
Sisoft srl C so Sempione 8, 20154 Milano
Tektronix Spa Via Lampedusa 13.20141 Milano
Telav International srl Via S. Vittore 40, 20123 Milano
Telcom srl V. M Cìvitali 75. 20148 Milano
Texas Instruments Italia Spa V.le Europa 40, 20093 Cologno Monzese IMI)
Zenith Data Systems Italia srl Vìa Conservatorio 22. 20121 Milano
QMS laser PostScript
Presentata dalla americana QMS. distribui-
ta in Italia dalla MODO di Reggio Emilia, una
nuova generazione di stampanti laser Post-
Script composta dai modelli Turbo della già
sperimentata PS 810 e dal modello PS 820 a
due cassetti di alimentazione.
Entrambi i modelli adottano il microproces-
sore 68020 a 20 MHz e sono equipaggiati
con 2 Mbyte di memoria RAM e 1 Mbyte di
ROM. In opzione la RAM può essere espan-
sa fino a 8 Mbyte per consentire l'immagaz-
zinamento di un maggior numero di caratteri
e per la velocizzazione della stampa di imma-
gini bit-map.
La dotazione standard comprende 39 tipi
di caratteri Adobe e le interfacce RS232.
parallela Centronics e RS422/AppleTalk per
l'interfacciamento a praticamente tutti gli ela-
boratori più diffusi sul mercato. Un'interfac-
cia SCSI permette la connessione di dischi
magnetici addizionali per la memorizzazione
permanente di caratteri o immagini bit-map.
Una comoda possibilità di selezione da soft-
ware permette l'emulazione dei protocolli
HP-PCL (LaserJet) e HPGL (plotter HP
7475A).
Il modello PS 810 Turbo adotta un'unità di
stampa Canon SX, mentre la PS 820 Turbo
adotta una meccanica TX. La loro capacità è
di 200 fogli in formato A4 per il modello più
piccolo e 400 fogli per la PS 820 Turbo,
entrambi i modelli possono raggiungere la
capacità di 1000 fogli grazie ad un dispositivo
opzionale denominato BigBin
Contemporaneamente all'annuncio della
nuova serie di stampanti laser PostScript
Turbo è stato dato l'annuncio della prossima
commercializzazione della stampante Color-
Script 100 modello 10.
Si tratta di una stampante PostScript a
colori offerta ad un prezzo che si aggirerà
intorno ai quindici milioni di lire
Basata sulla meccanica Mitsubishi G370.
la ColorScript 100 modello 10 è in grado di
produrre più di sedici milioni di sfumature di
colore e può riprodurre anche effetti di colore
particolari come gli effetti di metallizzazione
e fluorescenza.
Il campo di applicazioni é molto ampio e
spazia dalla produzione di grafici per presen-
tazioni alla produzione di grafica per l'editoria
elettronica o per applicazioni nell'ambito della
grafica pubblicitaria.
Mitac: 486 MCA e
Serie 500 Unix multiprocessore
Uno degli ostacoli allo sviluppo di sistemi
multiprocessore Unix è stato risolto grazie
alla collaborazione avviata da SCO e Corollary
per la creazione di una versione ridotta del
Corollary Symmetric Multiprocessing (SMP)
Kernel in grado di garantire il supporto di
SCO Unix/Xenix.
La disponibilità praticamente immediata di
questo sistema operativo rappresenta un no-
tevole stimolo per i costruttori di hardware
22
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
che grazie alla natura «hardware-indipen-
dent” di Unix e Xenix si sono lanciati nella
costruzione di sistemi multiprocessore in
grado di comunicare facilmente con altri si-
stemi Unix.
La Mitac International, distribuita in Italia
dalla Halley di Pordenone, ha annunciato la
prossima disponibilità di un sistema multipro-
cessore in grado di supportare più di 160
Si tratta della Serie 500 capace di imple-
mentare da 2 a 7 processori 80386 con
frequenza di clock a 25 MHz ed in grado di
assicurare una capacità di esecuzione di oltre
25 milioni di istruzioni al secondo (MIPS)
Nella configurazione minima con due pro-
cessori il sistema riesce a gestire fino a 32
utenti, mentre nella configurazione massima
a 7 processori il numero di utenti aumenta
fino a 160.
L'architettura della Serie 500 combina le
caratteristiche di un bus doppio composto da
un «C-busii ad alta velocità tra i processori
ed un bus standard AT per le operazioni di 1/
O.
La memoria RAM è 8 Mbyte, ma può
essere espansa fino a 48 Mbyte.
Tra le caratteristiche principali merita at-
tenzione la presenza di un adattatore host-
386 SCSI e l'impiego dello SCO Xenix V 2.3
unitamente al Multiprocessor Extended
Kernel.
Una ulteriore novità è rappresentata dal
MPS5000F. un sistema sviluppato attorno al
processore Ì80486 in grado di offrire le pre-
stazioni assicurate da tale processore in una
architettura Micro Channel.
Dello stesso modello é prevista una versio-
ne con bus EISA non appena il corrisponden-
te chipset sarà stato completamente testato.
Tecnodiffusione Group:
Panasonic KX-P4450
Distribuita anche in Italia dalla Tecnodiffu-
sione Group, una società rivolta ai dealer
sotto l'egida della Fanton Data che si occupa
della distribuzione dei prodotti Panasonic.
Sharp. Logitech e Wyse. la stampante laser
Panasonic KX-P4450.
Si tratta di una stampante laser dalla eleva-
ta velocità (11 pagine al minuto) studiata per
soddisfare le esigenze derivanti dalla gestio-
ne di elevati carichi di lavoro
La gestione della carta è affidata a due
cassetti da 250 fogli ciascuno e l'utente può
selezionare numerosi font di carattere resi-
denti tra i quali Courier Upright, Courier corsi-
vo, Courier per ascendenti e discendenti.
Century 702 PS e Century 702 PS corsivo.
Basata su una meccanica di produzione
Panasonic, la KX-P4450 offre cinque emula-
zioni diverse. HP LaserJet Plus. Epson FX-
286. IBM Proprinter. Diablo 630 e Panasonic
KX-P.
Tutte le emulazioni sono direttamente se-
lezionabili semplicemente operando su tre
tasti del pannello di controllo del quale la
stampante è dotata
La dotazione standard comprende interfac-
ce seriali RS232 e parallela Centronics, in
opzione sono disponibili numerosi font card
con la possibilità, a richiesta, di font card
speciali per la riproduzione di maschere e
logo personalizzati.
Il particolare design del contenitore per-
mette l'accesso ai singoli blocchi hardware
con la possibilità di eseguire facilmente e
rapidamente tutte le operazioni di manuten-
La Siemens AG. con sede a Berlino e
Monaco, e la Nixdorf Computer AG di Pader-
born hanno annunciato la decisione di un
accordo di collaborazione nel settore delle
tecnologie dei dati e dell'informazione.
I punti di forza delle due aziende risiedono
in una diversa collocazione all'Interno del
mercato ed in una diversa area di influenza
geografica. Grazie alla diversità dei segmenti
di mercato seguiti ed alle limitate sovrapposi-
zioni. le società saranno in grado di consegui-
re significative sinergie e buone opportunità
derivanti dalla collaborazione.
Subordinatamente all'approvazione delle
leggi anti-trust, la Siemens AG, in accordo
con la Fondazione Nixdorf e la famiglia Nix-
dorf, ha acquisito il 51% del pacchetto azio-
nario della Nixdorf Computer, acquisendo
conseguentemente la maggioranza delle
azioni e avviando un processo di integrazione
della sua divisione elaborazione dati con la
Nixdorf Computer
Nel frattempo, la Nixdorf continuerà nelle
azioni già intraprese per il rilancio della com-
petitività dell'azienda.
La nuova società, destinata a rappresenta-
re il primo polo dell'informatica europea, avrà
un fatturato di circa 12 miliardi di marchi
(9.000 miliardi di lire) e si chiamerà Siemens-
Nixdorf Informationssysteme AG
Telcom e Torus:
adattatore Ethernet per bus EISA
La Torus System Ltd, una delle società
leader nel mercato della produzione di Locai
Area Network (LAN), ha annunciato la dispo-
nibilità di un adattatore di rete Ethernet per il
bus EISA a 32 bit.
Lo sviluppo della scheda Ethernet a 32 bit
per le nuove macchine con bus EISA (Exten-
ded Industry Standard Architecture) è iniziato
la scorsa primavera ed attualmente la Torus
è l'unica società europea in grado di offrire
tale tipo di prodotto.
La commercializzazione in Italia è affidata
al gruppo Telcom ed alle sue consociate
D.D.P e Datatec.
L'adattatore impiega un coprocessore Intel
82596 appositamente sviluppato per adatta-
tori di rete a 32 bit coadiuvato, per garantire
la compatibilità con gli standard IEEE802.3,
da un chip National DP8392B.
Il nuovo adattatore è stato provato con-
giuntamente con Compaq sui nuovi sistemi
Pro e DeskPro 486/25 con il raggiungimento
di risultati qualitativamente molto elevati qua-
li l'utilizzazione di tutta la banda disponibile
nella modalità Ethernet e cioè 10 Mbit/se-
condo.
Il nuovo adattatore completa la gamma di
adattatori Ethernet Torus per bus standard e
MicroChannel già da tempo presente sul
mercato
cn - fohhrain 1990
23
NEWS
Rank Xerox: computer poliglotta
Si chiama Xerox Multilingue il nuovo pro-
dotto hardware e software basato sulla piat-
taforma hardware costituita dalla workstation
Rank Xerox 6085.
Il software può trattare linguaggi come
arabo. |iddish (ebraico), farsi (persiano) e,
nella versione più estesa, anche le lingue
ideogrammatiche come il cinese e giappo-
II sistema impiega lo stesso hardware e
software di base del sistema Xerox Docu-
rnenter, ma la sua caratteristica principale è
quella di poter creare documenti in un nume-
ro elevato di linguaggi alfabetici e non. utiliz-
zando una normale tastiera e combinando
testi di lingue diverse nello stesso documen-
to, nella stessa pagina o riga.
I documenti sono visualizzati su un grande
schermo in formato A3, che consente di
presentare due pagine affiancate, per aiutare
l'operatore nella composizione dei testi in
lingue diverse dall'abituale, è possibile richia-
mare a video il layout della tastiera «virtuale»
impiegata.
II software è in grado di associare la traslit-
terazione fonetica, inserita da tastiera alfabe-
tica, al corrispondente ideogramma nelle lin-
gue che utilizzano tale tipo di caratteri. Nel
caso di omofoni, cioè di parole con la pronun-
cia simile, ma diverso significato, il sistema
provvede a proporre all'utente una serie di
alternative tratte dal vocabolario interno.
Per il giapponese, lo Xerox Multilingue
implementa una serie di dizionari compren-
denti 110.000 radici di base di parole, conte-
nute in 2 Mbyte di memoria, ed impiega due
tastiere virtuali: una per la scrittura Romanji
(utilizzato per classificare le parole giappone-
si nei dizionari) e l'altra per l'Hiragana (per la
trascrizione delle desinenze grammaticali e la
sostituzione degli ideogrammi di origine cine-
se tipici della scrittura Kanji) Un terzo modo
di scrittura, il Kana. si compone di circa 170
caratteri, corrispondenti ai modi Hiragana e
Katakana; per questo terzo modo il software
permette la trasformazione dei caratteri della
scrittura Kana in Kanji
In tutte le varie conversioni possibili, il
software di analisi provvede ad individuare
quali caratteri possono essere cambiati nei
corrispondenti radicali Kanp. Katakana e quali
possono nmanere nel solo formato Hiragana.
Il sistema è anche in grado di scrivere nei
due stili giapponesi Gotico e Mincho e garan-
tire una risoluzione delle stampe di 300 dpi
Criteri simili sono adottati per la scrittura
cinese dove il sistema di scrittura Hanzi
viene impiegato a partire dal sistema foneti-
co Pmyin (tastiera con caratteri latini), oppure
dall'alfabeto fonetico Bopomofo originario di
Taiwan. I dizionari integrati consentono l'uso
di circa 100.000 ideogrammi
Oltre al cinese e giapponese, il sistema
consente la scrittura in ceco, ungherese,
polacco, portoghese, portoghese/brasiliano,
rumeno, serbo/croato, slovacco, ucraino, bul-
garo, albanese, estone, indonesiano, lettone,
lituano, sloveno, turco, uzbeco.
La configurazione del sistema richiede una
memoria RAM di almeno 2.1 Mbyte, disco
fisso da 40 o 80 Mbyte e stampante Xerox
4045 con memoria da 1 5 Mbyte.
Roma:
Euroinfo '90
Una importante manifestazione a favore
del mercato europeo dell'informazione elet-
tronica si svolgerà a Roma dal 5 al 7 giugno
1990.
L'iniziativa, nata da un accordo tra SEAT e
Learned Information, avrà luogo presso l'Ho-
tel Sheraton con la denominazione di Euroin-
fo '90 - Information Industry Europe '90 e
promette di essere una manifestazione forte-
mente innovativa, concepita per far incontra-
re sia le tradizionali che le nuove componenti
del mondo dell'informazione elettronica.
Learned Information è una società che
occupa una posizione di leadership in Europa
nel mercato dell'editoria, specializzata nel
settore dell'informazione elettronica; organiz-
za a Londra l' International Online Information
Meeting, giunta alla sua tredicesima edizio-
ne. che è considerata la più importante con-
ferenza mondiale nell'ambito dell'informazio-
ne telematica.
SEAT è una divisione STET, la finanziaria
del gruppo IRI per le telecomunicazioni e
l'elettronica operante anche mediante le con-
sociate Sarin e Sidac nel mercato dell'infor-
mazione tecnico-commerciale e la distribu-
zione di servizi telematici e su memone
ottiche.
Tektronix:
workstation da 17 MIPS
Si chiama XD88/10 la workstation grafica
desktop realizzata da Tektronix ed in grado di
offrire una velocità di 17 MIPS.
La XD88/10 completa la linea di worksta-
tion per impiego grafico basate su processo-
re RISC ed in grado di supportare l'imple-
mentazione Tektronix Color=Cache ad alta
velocità dell'X Window System 1 1 3.
La workstation può supportare tutto il soft-
ware XII già esistente per le altre worksta-
tion XD88 e sulle stazioni 4319 Tektronix con
nessuna, o con piccole modifiche
La XD88/10 é dotata di un hard disk da 156
Mbyte e di una RAM da 8 Mbyte; la sezione
video a colori, a mappa di bit ad alta risoluzio-
ne (1280 X 1024 pixel), è stata progettata per
l'impiego in applicazioni legate alla ricerca
geofisica, al CAE meccanico
La configurazione di base può essere
espansa in modo da supportare future ne-
cessità.
La RAM è espandibile fino a 32 Mbyte, la
capacità dei dispositivi di memorizzazione di
massa può raggiungere 3 Gigabyte ed uno
slot VME è disponibile per impieghi speciali,
Un sistema a 256 colori è espandibile fino a
24 piani di bit con overlay di 8 bit
La XD88/10 supporta il sistema operativo
UNIX con conformità SVIO e POSIX, Ether-
net con TCP/l P, il codice BCS (Bmary Compa-
tibility Standard) e l'emulazione PC. può co-
stituire una stazione di lavoro stand-alone,
oppure essere utilizzata in unione ai modelli
XD88/20 e XD88/30 per applicazioni nelle
quali sono sufficienti minori funzionalità ope-
24
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
La piattaforma Tulip 386/486
una scelta Europea per il futuro dell’informatica
Per qualcuno la rapida evoluzione
tecnologica dei computer è un
problema. Non per TULIP
Computers: perché alla Tulip
abbiamo sviluppato tecnologie e
processi in grado di resistere anche
all ' innovazione .
Una dichiarazione ambiziosa? Venite
a conoscere i nostri prodotti:
microcomputer all’avanguardia,
progettati per una piattaforma basata
sui microprocessori 80386/486. Una
scelta capace di offrirvi la massima
stabilità agli investimenti hw&sw per
il 1992. E anche oltre.
Naturalmente i microcomputer
TULIP sono disponibili in una
gamma ampia e strutturata per
soddisfare ogni vostra esigenza. La
dimostrazione è il grande, tangibile
successo sul mercato europeo dei
prodotti 80386sx ed 80386/25, oggi
affiancati dalle loro versioni a
colonna e dal recentissimo 80486/25,
che integra in un unico chip la CPU
80386/25, il suo coprocessore
matematico 80387, 8Kb di memoria
cache ed un cache controller.
E ogni TULIP computer della
piattaforma 386 è una garanzia anche
in termini di software, perchè la
maggior parte degli applicativi
sofisticati di oggi richiedono, per una
maggiore snellezza funzionale, tale
ambiente hardware.
TULIP Computers,
il marchio Europeo della qualità.
Tulsip computers
ii
NEWS
J.Soft distribuisce
Autodesk Animator
Sarà Autodesk Animator uno dei primi pro-
dotti ad essere distribuito dalla J Soft in
seguito ad un accordo di distribuzione con la
società Autodesk Softtrade AG del gruppo
Autodesk AG
Animator, del quale si è già parlato in
questa stessa rubrica sul numero 91 di MC.
é un programma di animazione e pittura in
tempo reale dotato di un'interfaccia amiche-
vole e notevolmente veloce.
Autodesk Animator permette la realizzazio-
ne di presentazioni professionali adatte ad
essere utilizzate in svariati settori tra i quali la
vendita, il marketing, la formazione profes-
sionale e le applicazioni video di tipo indu-
striale.
Grazie ad un modulo di conversione dei
segnali dallo standard VGA in standard video
PAL, è possibile anche la produzione di pre-
sentazioni in standard video VHS.
È dotato di cinque tecniche professionali di
animazione, funzionalità avanzate di elabora-
zione dell'immagine e ben cinquecentoset-
tantadue effetti di pittura.
La confezione comprende una cassetta
video con esempi di animazione ed un pro-
gramma applicativo di Pubblico Dominio per
il trasporto delle presentazioni su personal
computer dotati di adattatore grafico VGA.
La configurazione richiesta dal software si
compone di un personal computer basato sui
processori 80286 e/o 80386 standard AT o
PS/2, forniti di VGA e mouse; in opzione il
sistema può essere dotato di una tavoletta
grafica.
Tra gli innumerevoli formati di immagine
(statica e dinamica), Animator gestisce i for-
mati GIF (Graphics Interchange File), PCX
(PC Paintbrush). TGA e PIX (Targa), Mac-
Paint, Atari e Amiga, e può elaborare file di
altri programmi come AutoCAD (SLD), Auto-
strade (RND) e AutoSketch (SKD)
Autodesk Animator è commercializzato
dalla J.Soft nelle versioni inglese e italiana,
rispettivamente al prezzo di 510.000 e
640.000 lire (IVA 9% esclusa)
RV Tool 4.2 Professional
Creato inizialmente per soddisfare alcune
esigenze nell'uso privato, poi pubblicato nelle
pagine della rubrica Software MS- DOS su
MCmicrocomputer, l'RV-Tool é ora un pac-
chetto professionale, distribuito dalla Roven
di Macerata, le funzioni del quale permettono
di gestire, con semplici comandi da scnvere
direttamente nei file «PRG» del dBASE III (e
simili), tutte le operazioni necessarie ad una
completa gestione dei menu pull-down e
pop-up. del windowmg e di tutta una serie di
utility grafiche per disegnare, selezionare i
colori, i modi grafici e importare e salvare
disegni.
Alcuni comandi generici permettono di leg-
gere le dimensioni del cursore, di generare
suoni e numeri casuali, oppure di esaminare
lo stato delle periferiche o simulare la pres-
sione del tasto Print Screen
Una delle qualità a favore del pacchetto nei
confronti di pubblicizzati prodotti Stranieri è il
prezzo molto basso (dovrebbe assestarsi tra
le cinquanta e le sessantamila lire)
Rispetto alla versione 05 (che continua ad
essere distribuita al solito prezzo dalla Tech-
mmedia con il codice DMS/16) 6 migliorata la
velocità e sono state espanse alcune funzio-
ni; inoltre, sono disponibili le versioni per
dBASE III e dBASE IV, Clipper 86 e 87.
FoxPlus, DB-Fast, Quick Silver, IBM C.2 e
DOS 3.3. Quest'ultima versione consente
l'utilizzo di wmdow e menu anche dall'inter-
no di file batch
RV-Tool è di produzione italiana ed è com-
pletato da una serie di manuali per il corretto
uso di tutte le funzioni delle quali e dotato.
26
MCmicrocomputer n.- 93 - febbraio 199D
Addi
spiegate
...con Autodesk Animator.
^^utodesk
Animator - il program-
ma interattivo di desktop
video per i creativi del
Personal. Animator, il
nuovo prodotto della
Autodesk, è un software
dalle caratteristiche
i grado di de
computer con le funzioni
più avanzate di elabo-
razione immagini in
un’interfaccia semplice e
intuitivo. Menù a rotolo,
riquadri di dialogo,
barre indicatrici e fine-
stre scorrevoli vi permet-
tono di orientarvi nel
mondo dell'animazione
e dell’elaborazione di
Sfruttando
di animazic
Autodesk Animator,
vostre idee e ottenere
effetti suggestivi ed
anche a color
e fotografi
sformandole
ni al computer di alta
qualità, il tutto sul vostro
personal.
Progetti un tempo confi-
nati nel mondo della
fantasticheria possono
finalmente diventare
realtà. Potete creare
presentazioni e dimo-
materiali didattici,
simulazioni di tipo
meccanico o scientifico e
produzioni video perso-
nali. Vi renderete presto
conto dell'impatto sul
pubblico che un tale
strumento è in grado di
produrre.
E' sufficiente un solo
Autodesk Animator
è in grado di integrare
3 li strumenti più potenti
ell'animazione al
zione, velocità del movi-
permette di ottenere
effetti particolarmente
suggestivi.
Colour cyding mette a
disposizione una gamma
di colori personalizzabile
zione ricca di nuances.
Titling aggiunge alle
AUTODESK^»
□AUTODESK SOFTTRADE AG
rH-insi Rmil.n
NEWS
Microsoft Mouse Serie 400
Annunciata la disponibilità dalla Microsoft
di quello che è stato definito il mouse degli
anni '90. owero il Microsoft Mouse Serie
400.
Si tratta di un prodotto che presenta alcuni
miglioramenti come una migliore risoluzione,
un algoritmo per il controllo delle accelerazio-
ni al fine di rendere i movimenti più precisi e
rapidi, un driver per OS/2.
La risoluzione è pressoché raddoppiata
passando da 200 a 400 ppi (point per inch) e
l’utente può scegliere la risoluzione tramite
una scelta a menu.
Il nuovo driver software permette movi-
menti più ampi del cursore sullo schermo
quando il mouse è in accelerazione e meno
ampi quando il mouse rallenta. Il pannello di
controllo permette la selezione di tre diversi
livelli di accelerazione predefiniti o di un
livello senza alcuna accelerazione.
Il driver per OS/2 è di dimensioni più
contenute e più veloce del consueto driver
del mouse fornito con OS/2. La riduzione del
codice residente permette un'esecuzione più
veloce ed ora il driver è in grado di autoconfi-
gurarsi in base all’hardware utilizzato (inter-
faccia seriale, bus o PS/2)
Il nuovo mouse sarà distribuito in una
confezione comprendente un unico driver
per DOS. mouse e pannello di controllo
potranno essere installati con messaggi in
nove lingue (olandese, inglese, finlandese,
francese, tedesco, italiano, portoghese, spa-
gnolo e svedese) ed ogni confezione, dispo-
nibile al prezzo di 260.000 lire sia nella ver-
sione bus. che in quella seriale-PS/2, com-
prende il nuovo Microsoft Paintbrush e
Mouse Menu.
Quando semplici strumenti comunicano grandi idee.
La storia insegna che le grandi idee vengono comunicate più efficacemente
se si utilizzano mezzi semplici.
Applicando questa verità al mondo dei personal computer,
abbiamo sviluppato lo scanner manuale SCANMAN
Corredato di software e manualistica in italiano,
questo scannerà facile da installare e usare.
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in un batter d'occhio.
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100 a 4 00 dpi.
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28
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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Il pensiero libero Toshiba ha crealo il nuovo
TIOOO SE. I n pensiero libero di esprimersi in
qualunque luogo. Poco più grande di un foglio
A4 e con un peso di kg. 2.8. è sicuramente uno
strumento di lavoro studiato per migliorare qua-
lunque attività sia fuori che dentro l'ufficio.
L'utilizzo del processore Intel 80C86 che opera
a 9.54 MHz consente una grande compatibilità
ed una elevata velocità. Il suo schermo retroillu-
minato garantisce una risoluzione impensabile
LA TELEFONATA TI COSTA SOLO UNO SCATTO IN TUTTA ITAUA.
per un portatile così piccolo. Piccolo, ma con
una tastiera completa di 84 tasti. Piccolo, ma do-
tato di interfacce standard per il collegamento
di stampanti e di altre periferiche come MO-
DEM e MOUSE e con l'MS DOS residente in
ROM. Inoltre la RAM standard da 1 MB può es-
sere espansa sino a 3 MB. Tutto questo ad un
prezzo di listino di Lit. 2.575.000. Siamo a vo-
stra disposizione per ogni ulteriore informazio-
ne. Basta una telefonata, e un pensiero libero.
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Zenith Z-386 SX
Con un prezzo di 5.490.000 lire nella ver-
sione con hard disk da 40 Mbyte e 6.490 000
lire con hard disk da 80 Mbyte, lo Z-386
SX, l'ultimo nato della Zenith Data Sy-
stems, una delle società leader nella produ-
zione di laptop, offre un rapporto prezzo/
prestazioni molto favorevole.
Lo Z-386 SX completa la linea di personal
computer desktop 386 offrendo le prestazio-
ni del processore Intel 80386SX; dispone di
1 Mbyte di memoria RAM. espandibile fino a
8 Mbyte direttamente sulla mother board e
fino a 16 Mbyte con l'impiego di schede di
espansione, di dischi fissi da 40 (28 ms) e 80
(19 ms) Mbyte, di 4 Kbyte di memoria cache
con tempo di accesso di 25 ns e 16 livelli di
priorità di accesso e di una frequenza di clock
del processore di 16 MHz
In opzione può essere fornito di coproces-
sore matematico 80387SX ed è dotato di
adattatore video VGA in grado di assicurare
la compatibilità con gli standard EGA. CGA.
MDA e Hercules.
Il controller che gestisce le memorie di
massa è integrato nella mother board e ge-
stisce disk drive nei formati 3.5” e 5.25” fino
ad una capacità di 1,44 Mbyte.
La dotazione comprende anche 2 porte
seriali a 9 pin ed una porta parallela Centro-
nics più 5 slot di espansione standard ISA
(Industry Standard Architecture) All'acquisto
il computer viene fornito dei sistemi operativi
MS-DOS 3.3 Plus e MS Windows 386.
Grazie alle doti di elevata capacità di elabo-
razione e calcolo, lo Z-386 SX può vantaggio-
samente essere utilizzato per applicazioni in
ambiente di lavoro multiutente di grandi e
piccole dimensioni, o per impieghi specialisti-
ci quali il DTP, lo sviluppo di software, l'anali-
si economico-finanziaria
La
personal software
_a DEC Sistemi è specializzata nello sviluppo di software per
personal computer in ambiente MS DOS" fin dal 1982, anno in
cui tra i primi in Italia cominciò ad investire nello sviluppo di una
procedura gestionale sotto MS DOS. La conoscenza costruita
con quella prima fortunata esperienza (1 500 pacchetti installati)
permette oggi
alla DEC di
proporre una
libreria com-
pleta di pac-
chetti soft-
ware per il mondo MS DOS, tutti caratterizzati da affidabilità,
aggiornamento, facilità d'uso e assistenza D.O.C cioè DEC.
ziftfc , 0 %
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Applicazioni gestionali: • Contabilità ordinaria • Contabilità semplificata/
forfettaria • Gestione integrata Aziende • Paghe • Tentata vendita • Analisi
di bilancio parametrico e personalizzabile
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domini • Computi metrici e contabilità lavori • Studi radiologia • Pratiche
automobilistiche • Fatturazione automatica per vigilanza, leasing, contratti
di manutenzione
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MCmicrocomnuter n 93 - fphhrain iqqn
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è di 1 MB espandibile sino a 13 MB. Il
suo hard disk da 40 MB, con un tempo
di accesso di soli 25 msec.. e i nuovi
chip RAM da 80 ns. migliorano note-
volmente i tempi di elaborazione. Sia-
mo a vostra disposizione per dimostra-
zioni ed ulteriori informazioni. Basta
una telefonata, e un pensiero libero.
Toshiba pensiero libero: libera poten-
za in libera portatilità. Questo è il nuo-
vo T3 100 SX, capace di operare ovun-
que grazie alle sue batterie ricaricabili
e rimovibili. E’ il primo portatile dotato
di uno schermo VGA al plasma che
permette una visualizzazione veloce e
senza compromessi. La RAM standard
LA TELEFONATA TI COSTA SOLO UNO SCATTO IN TUTTA ITAUA.
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NEWS
Goupil in Italia
L'uliimo prodotto della società SMT-Goupil
di Creteil (Parigi), denominato Goupil Golf,
sarà il personal computer con il quale la GVE
di Torino inizierà a distribuire in Italia la
gamma di prodotti della società che rappre-
senta il secondo costruttore oltralpe di mini e
personal computer.
Il Goupil Golf, dal design molto curato ed
avveniristico, è disponibile nelle versioni
XT8086, AT286 e 386SX, ma in tutte le
versioni conserva lo stesso contenitore com-
patto e leggero (del peso di 3,7 kg) che in
unione ad un particolare kit consente di ren-
dere trasportabile il computer, originariamen-
te nato in versione desktop, con un peso
finale inferiore agli 8 chilogrammi.
Il kit si compone di un video LCD a 8 livelli
di grigio ad alta leggibilità, retroilluminato,
conforme allo standard VGA e controllato da
un microprocessore dedicato in grado di of-
frire 20 livelli di contrasto e fino a 4 modi di
inversione dei caratteri; di una tastiera este-
sa a 102 tasti di tipo compatto e di una borsa
per il trasporto del sistema.
Per tutte e tre le versioni del Goupil Golf è
prevista l'adozione dell'adattatore video stan-
dard VGA con risoluzione di 640 X 480 punti
integrato sulla mother board cosi come il
controller per le memorie di massa del tipo
"AT interface» in grado di gestire hard disk
con capacità fino a 200 Mbyte; disk drive da
3.5" della capacità di 1.44 Mbyte anche nella
versione XT; interfacce seriali RS232 e paral-
lela Centronics; porta per mouse Microsoft,
di connettori per il collegamento di drive
esterni da 5.25" della capacità fino a 1.2
Mbyte o di unità di backup a nastro; due slot
standard bus AT a 8 o 16 bit del tipo corto.
Il modello AT286 permette l'espansione
della memoria RAM da 640 Kbyte a 4 6
Mbyte; il modello 386SX offre una memoria
RAM di 1 Mbyte nella configurazione base e
può essere espanso fino a 9 Mbyte. L'espan-
sione di memoria avviene senza impiegare
nessuno degli slot disponibili e quindi diretta-
mente sulla scheda madre in conformità alle
norme per la compatibilità delle specifiche
LIM 4.0.
Microwide: Sistema Videopro
La Microwide. una società specializzata
nella commercializzazione di prodotti per la
computer grafica, annuncia la disponibilità
del Sistema Videopro, un prodotto per la
gestione dell'immagine televisiva PAL con i
sistemi di computer grafica dotati di scheda
grafica VGA.
Il Sistema Videopro é composto di due
moduli con funzioni di input e output separa-
ti. La sezione di input offre due ingressi:
standard Pai composito RCA e PAL RGB su
connettore DB 15. Le relative uscite avvengo-
no direttamente su schede grafiche MCGA.
EGA e VGA con risoluzioni comprese tra 320
X 200 a 256 colori e 640 X 480 punti a 16 o
256 colori
La digitalizzazione è possibile a colori ed in
toni di grigio tramite comandi software con
tempi di cattura di 5 secondi per una risolu-
zione di 640 X 480 punti. La riproduzione dei
colori si avvale della tecnica di dithering per
la restituzione visiva di un maggior numero di
sfumature.
Le apparecchiature collegabili in ingresso
comprendono sorgenti video professionali
RGB e sorgenti videocomposite PAL come
telecamere, sintonizzatori e videoregistratori.
La compatibilità è assicurata con i sistemi
IBM XT. AT e compatibili con almeno 512
Kbyte di RAM. scheda grafica VGA o EGA.
mouse o tavoletta grafica-
in opzione è disponibile una versione per
bus MicroChannel e PS/2. Il software di
gestione permette la digitalizzazione di im-
magini all'interno di finestre di dimensioni
regolabili con possibilità di salvataggio nei
Por 1 0 anni
vi abitiamo offerto il contorno.
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Reset e Turbo, clock-display, 80386 "vero", clock di
base 54 MHz LM, clock separato per il coprocessore e
per gli slots, 4 Mbytes di RAM espandibile a 16 Mby-
tes, conflgurabile come Shadow, Espansa EMS, Este-
sa, 2 Cache Memory di 32 K, 2 seriali installate, 1
parallela, 1 Drive da 1,44 Mbytes, 1 Drive da 1,2 Mby-
tes, 1 Hard Disk da 50 Mbytes con transfer -rate di 700
Kbytes/sec., Scheda VGA 1024x768 con 512 Kbytes
di RAM ed il Bus a 16 bit, MS-Dos 4.01 e GW-Basic
originali e licenziali, in italiano, manuali compresi
SC2650X: 386SX a
SC2650: 80c286 a
SC 1620: 80286 a
SC 1520: NEC V20 a
26 MHz LM
26 MHz LM
16 MHz LM
15 MHz
NEWS
formati PCX, TIFF, IMG anche direttamente
da software tipo VCN Concorde. Colorix e
Show Partner. Un driver permette la digitaliz-
zazione di immagini direttamente all'interno
di IBM Storyboard Plus.
Il modulo di output offre tre ingressi con
connettore diretto per schede VGA e Su-
perVGA, PAL videocomposito per overlay e
genlock con fonti esterne e ingresso RGB
Le uscite comprendono uscita PAL composi-
ta e RGB con connettori BNC I modi operati-
vi consentono la creazione di un'unità stand-
alone per la videoregistrazione dei segnali
generati dalla scheda VGA e l'overlay dei
segnali provenienti da essa con sorgenti vi-
deo esterne come telecamere e videoregi-
stratori con possibilità di selezione del chro-
ma key e genlock per il sincronismo con le
apparecchiature video esterne
Ready Informatica: Unibasic
La Ready Informatica distribuisce in Italia il
software Unibasic. in grado di permettere
agli utenti operanti in ambiente Nixdorf ed in
ambiente BITS e IRIS di migrare nel mondo
Unix/Xenix salvaguardando gli investimenti
software già effettuati
La Dynamic Concept, la società che ha
sviluppato la famiglia Unibasic, ha raggiunto
la notorietà per aver sviluppato BITS. un
sistema operativo multiutente con Basic nati-
vo sui computer compatibili Data General
come Bytronix, ITT. Star Technology, Pomt 4
ed altri,
Lo sviluppo di Unibasic è dovuto alla ne-
cessità di trasferire il Basic e gli archivi BITS
sui computer con sistema operativo Unix o
Xenix e successivamente anche ad IRIS,
impiegato specialmente da Point 4. e IRIS-
NYROS. utilizzato dalla Nixdorf sulla serie di
computer 8870 e Sistema Quattro
Unibasic è disponibile in tre diverse offerte
ognuna in grado di consentire II trasferimen-
to di programmi ed archivi dai sistemi Nix-
dorf e Data General ai computer con sistemi
operativi Unix e Xenix in modo da salvaguar-
dare l'integrità dei dati e gli investimenti
software già sostenuti
L'offerta della Ready Informatica compren-
de Unibasic Windows per la versione BITS e
IRIS e presto comprenderà anche la versione
IRIS-Nixdorf e Unibasic SQL. un gestore di
data base per la visualizzazione dei dati me-
morizzati nei propri archivi
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Sisoft: DrawPerfect 1.0
Si completa proprio in questo mese la
gamma di prodotti WordPerfect offerta dalla
Sisoft grazie alla disponibilità di DrawPerfect
1 0 che si aggiunge cosi ai già disponibili
WordPerfect 5.0, DataPerfect. PlanPeffect.
Office. Executive e Library
Si tratta di un programma di grafica com-
merciale. ideato per presentazioni professio-
nali. newsletter, intestazioni, memo, slide.
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
NEWS
lucidi ed ogni altro documento di tipo busi-
ness.
DrawPerfect consente di creare grafici ela-
borati. ma anche di produrre disegni a mano
libera e di poter sfruttare funzioni come lo
Il programma è dotato di una libreria di 500
immagini importabili direttamente in Word-
Perfect grazie all'adozione del formato WPG
e consente di importare file grafici in tredici
diversi formati tra i quali TIFF, PCX. CGM,
HPGL e DXF
Una sezione del programma consente di
eseguire delle presentazioni automatiche con
il passaggio da una schermata all'altra con
un'attesa prefissata e con effetto di dissol-
venza o tendina.
Per la creazione di grafici i dati possono
essere importati direttamente da PlanPer-
fect, Lotus ed Excel e per tutti i tipi di grafico
(a barre, a torta, a linea, istogramma) è
prevista la possibilità di aggiungere griglie di
riferimento, legende ed effetti tridimensio-
Per la creazione di immagini sono disponi-
bili numerosi strumenti quali fili. box. cerchi,
frecce, poligoni, archi di cerchio, ellissi e
strumenti per il disegno a mano libera.
Il programma dispone di 16 spessori di fili,
16 stili grafici. 64 pattern e la possibilità di
impiego di 256 colori. DrawPerfect viene
distribuito in un cofanetto contenente 10
dischetti ed un manuale di 500 pagine com-
prendente anche una sezione per l'apprendi-
mento.
AutoCAD in topografia
É stato realizzato secondo le normative
italiane per ingegneri, geometri e tecnici to-
pografici una nuova applicazione di Auto-
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Se non siete stati selezionati per la nazionale delle partite,
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non vi rimane che acquistare i biglietti. (uno per ogni vincitore) per tutta la durata
OPPURE I FLOPPY FUJI FILM. del concorso.
E certamente più facile (i biglietti per i mon- Per sapere tutto di questa fantastica occasio-
diali sono ormai introvabili) ed è più conve- ne chiedete il regolamento ad un rivenditore
niente (visto che i floppy, intanto, vi servono di floppy FUJI FILM,
per il vostro lavoro). Se intanto volete sapere qualcosa, ecco qui
E cosi vi mettete in corsa per il titolo di for- sotto le notizie essenziali.
lunato vincitore del concorso che, ogni mese, ( ( ( t
mette in palio 2 biglietti di tribuna più 2 [ gaggi 1 I liii-iHg I £=35: |
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ESTRATTO DAL REGOLAMENTO
Per partecipare al concorso è sufficiente spedire
una o piu cartoline di partecipazione incollando
su ciascuna una singola prova di acquisto.
Costituisce prova di acquisto il triangolo a destra
in basso (con la mascotte CIAO) presente in ogni
confezione FUJI FILM di qualunque tipo e (or-
Le cartoline di partecipazione sono disponibili
presso i rivenditori di floppy FUJI FILM.
Fra tutte le cartoline pervenute entro il giorno
precedente l'estrazione (il terzo giovedì di ogni
mese) ne verranno estratte sette a cura del Rappre-
sentante dell’Intendenza di Finanza di Milano.
11 partecipante corrispondente alla cartolina pri-
ma estratta vincerà:
- 2 biglietti per le partite inaugurale o di semifi-
nale o di finale;
- 2 viaggi AIR in aereo o treno (l a classe) per le
città sedi delle partite;
- 2 soggiorni in alberghi a 5 stelle dal giorno
precedente la partita al giorno dopo la panila.
I panecipanti corrispondenti alle successive fi car-
toline estratte lineeranno un biglietto dello stesso
tipo e per le stesse partite della carolina 1* estrat-
ta. Ogni carolina corrisponde ad una probabilità
di vincita.
La comunicazione della vincita avverrà per tele-
fono e con lettera raccomandata.
I nomi dei vincitori saranno anche pubblicati sul-
la stampa (compreso i messaggi pubblicitari rela-
tivi al concorso).
II concorso, che dura sette mesi consecutivi, inizia
nel novembre ’89 e termina nel maggio ’90.
FUJI FILM FLOPPY DISK
OFFICI AL FLOPPY DISK OF WORLD CUP 1990
NEWS
prodotto dalla società ArTeN (Archivi Territo-
riali Numerici) srl creata da un gruppo di
architetti di Ferrara.
Arten90t è stalo realizzato espressamente
in funzione della nuova normativa catastale
ed è totalmente integrato in AutoCAD; può
vataggiosamente essere utilizzato da inge-
gneri, geometri, tecnici topografici operanti
nel campo del rilievo del territorio, sia per
interventi di frazionamento immobiliare, che
per la progettazione di infrastrutture: strade,
depositi, discariche, interventi di costruzione
edile.
Arten90t è conforme alle disposizioni della
circolare N. 2/1988 riguardante le nuove pro-
cedure per il trattamento automatizzato degli
aggiornamenti cartografici e le disposizioni
per la gestione degli atti geometrici di aggior-
namento, Il programma si interfaccia con il
software Pregeo, fornito gratuitamente dal-
l’Amministrazione del Catasto e dei Servizi
Tecnici Erariali, in modo da permettere il
trasporto dei dati « Pregeo» nel formato grafi-
co di AutoCAD
Tra le caratteristiche principali del program-
ma, la possibilità di immissione dei dati del
rilievo direttamente dai più diffusi registratori
di dati diffusi sul mercato (Wild GRE-4. GIF-
10, AGA Geodat 126 e 400), oppure con una
apposita procedura manuale.
Arten90t permette la gestione dei codici
descrittivi dei punti battuti con un editor
secondo le esigenze più disparate; permette
la compensazione e la verifica degli errori di
rilievo e di chiusura dei poligoni secondo le
normative in uso. stampa il libretto di campa-
gna ed evidenzia i punti ribattuti associando il
calcolo degli scarti
Una delle caratteristiche di maggior inte-
resse è rappresentata dalla possibilità di ge-
nerare il modello numerico tridimensionale
del terreno esaminato con la rappresentazio-
ne diretta in AutoCAD da diversi punti di
vista in assonometria e prospettiva con rimo-
zione delle linee nascoste, altra importante
caratteristica è rappresentata dal ricalcolo
delle coordinate cartesiane in coordinate
gaussiane secondo le convenzioni cartografi-
che italiane ed il ricalcolo delle coordinate
Cassini-Soldner per la trasformazione in coor-
dinate Gauss-Boarga.
La possibilità di orientare il rilievo in forma
automatica ed interattiva consente al pro-
gramma di aggirare anche le situazioni legate
alle problematiche descritte da Hansen e
Potenot.
37
NEWS
M3 INFORMATICA presenta
PC/XT 10 MHz. 256Kbram, 2 drive, multi I/O, scheda grafica colore, parallela,
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grafica colore, parallela, seriale, tastiera 102 tasti L. 1.990. 000 + IVA
80386 TOWER 27Mhz, 2Mbram installata. 1 drive 1.2Mb. 1 Harddisk20Mb, sche-
da grafica colore, parallela, seriale, tastiera 102 tasti L. 4.590.000 + IVA
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SOFTWARE SENZA MANUALE
CONVEf^T
Convert vuole essere sinonimo di guida
necessaria per chiunque voglia imparare
ad usare il personal computer nel proprio
lavoro.
A tal fine ha uniformato le procedure sce-
gliendo Microsoft come fornitore software e
invitando tutti ad adottare Windows, Word
ed Excel come standard di comunicazione.
Ha inoltre insegnato ai clienti il modo per
sfruttare al meglio il personal computer
attraverso corsi di formazione, sem-
plificando il loro lavoro e rendendo
circonda.
Tutto questo perché la Convert vuole
essere un investimento sicuro, profi-
cuo e soprattutto al passo con i tempi.
nce
Corsi base
Corsi avanzati
Excel (5 gg.) L. 900.000
Windows (3 gg.) L. 500.000
Word 5 (5 gg.) L. 900.000
Works (5 gg.) L 900.000
Page Maker (5 gg.) L. 900.000
OS/2 (3 gg.) L 500.000
MS DOS (3 gg.) L 500.000
New Wave (3 gg.) L 500.000
Corsi base + programma
Excel
Word 5
Works
Windows + Mouse
Tecniche di programmazione:
Windows + Toolkit (5 gg.)
OS/2 + Toolkit (5 gg.)
L 1.400.000
L. 1.400.000
L 800.000
L 650.000
L 1.500.000
L. 1.500.000
Excel (5 gg.) L. 1.200.000
Word 5 (5 gg.) L. 1.200.000
Page Maker (3 gg.) L. 500.000
Corsi di autoapprendimento
Solo per Word 5 ed Excel, comprendono:
Guida ragionata per 30 ore di lezione +
Dischetto Demo del programma
perfettamente funzionante +
Dischetto con esempi +
Piano completo del corso composto
da oltre 300 pagine +
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Hot Line per 6 mesi +
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Accordo Intel/Phoenix:
BIOS aggiornabile
La Intel Corporation e la Phoenix Technolo-
gies. Ltd hanno raggiunto un accordo per lo
sviluppo congiunto di un BIOS (Basic Input
Output System) aggiornabile «in situ» su
personal computer ad architettura ISA. MCA
e EISA,
Il progetto è basato sull'impiego delle me-
morie flash ETOX (EPROM Tunnel Oxide) da
1 Megabit e sul BIOS e le software utility
della Phoenix che consentiranno ai fabbrican-
ti di computer di aggiornare il codice BIOS
mediante dei semplici file su disco, senza
dover intervenire sul personal computer per
sostituire fisicamente i chip BIOS.
Il supporto costituito dalle memorie flash
ETOX rappresenta una tecnologia dì memo-
ria a semiconduttori non volatile cancellabile
elettricamente e ad alta sensibilità.
La Phoenix ha iniziato la consegna agli
OEM dei nuovi programmi utility di aggiorna-
mento m questi mesi, mentre le memorie
flash da 1 Megabit del tipo 28F010 Intel sono
già disponibili in quantità
Entrambe le società forniranno la docu-
mentazione relativa alla progettazione del si-
stema ed il supporto per le applicazioni
Telav: Bar co e Citizen
Nuovi interessanti prodotti si sono aggiunti
al già vasto catalogo della Telav International
di Trezzano S/N.
Si comincia dal Calibrator prodotto dalla
Barco Industries, il primo monitor ad alta
risoluzione munito di un computer dedicato
al controllo dell'accuratezza del colore, la
rassegna prosegue con la linea di personal
computer Citizen basata sui processori
80286, 80386 e 80386SX
Il calibrator è un monitor da 20” con una
risoluzione di 1280 X 1024 pixel ed un range
di frequenze compreso tra 48 e 66 kHz per la
scansione orizzontale e tra 40 e 120 Hz per
quella verticale. Una particolare tecnologia
adottata, denominata Dynamic Astigmaiism
Focussing (DAFI, consente di ottenere una
perfetta visualizzazione delle immagini anche
negli angoli dello schermo, generalmente af-
fetti da problemi derivanti dalla scarsa incisi-
vità dell'immagine.
Altre caratteristiche riguardano il controllo
della stabilità del nero, realizzata con un
sistema denominato AKB (Automatic Kine-
scope Biasl, ed il collegamento via seriale
RS232 per la comunicazione bidirezionale del
monitor con il computer host o con il sistema
di visualizzazione
In opzione il monitor può essere dotato di
un sistema a fotocellule che adatta i livelli di
luminosità alla luce ambiente; infine, sempre
in opzione, è disponibile un kit che permette
di impiegare un ingresso analogico su fibra
ottica con una larghezza di banda di 150/100
MHz per collegamenti a distanza fino a 150/
300 metri.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Unibit PCbit, linea
base.
Lo scatto iniziale.
Ottenere ottimi risultati col
primo personal computer da
oggi è alla portata di tutti:
studenti, professionisti,
piccole aziende. Con un
personal della nuova linea
base degli Unibit PCbit è
infatti possibile partire subito
e bene, con risultati sorpren-
denti e a costi sicuramente
vincenti.
Gli Unibit PCbit base appar-
tengono ad una famiglia di
personal con già decine di
migliaia di utilizzatori,
flessibile, affidabile, espandi-
bile e totalmente compatibile
con gli standard di mercato :
MS DOS 4.01 e GW Basic sono
fomiti di serie e in italiano,
mentre i modelli con 80286
dotati di hard disk sono fomiti
anche con Windows 286, la
potente interfaccia grafica
Microsoft.
Se i modelli da tavolo con
microprocessore NEC V20,
compatibile 8088 ma più
veloce, abbattono la soglia di
ingresso ai PC di fascia bassa,
PARTENZA VALIDA
ma con prestazioni di sicuro
interesse, il nuovissimo
portatile (con NEC V30,
compatibile 8086 ma più
veloce) stabilisce un record di
leggerezza nel peso e nel
prezzo.
Inoltre presso i Rivenditori
Autorizzati Unibit, al vostro
servizio in tutta Italia, potrete
scegliere anche il software di
base Unibit (di base anche nel
prezzo) più adatto alle vostre
esigenze, per poter essere
subito in pista con il vostro
Unibit PCbit base.
Con gli Unibit PCbit base vi
lascerete tutti alle spalle, fin
dalla partenza.
B/T
PCbit V20
PCbit V30
PCbit 286/12
PCbit 286 SP
microprocessore tiequoiKa
V20 (B0B8I- 10 MHr
V30 (BOBBI- 10 MH>
802SG 12 MHi
80286 16 MHa
RAM standard massima
- 640 Kb
1Mb
116Mb
interfacce video «tediale
AOC
mrerfacoe video oprameli
VGA
Hercules VGA
Hercules. VGA
floppy dn ve installubill
360 - 720 Kb
144 Mb
1.2- 144 Mb
12 144 Mb
dard dia* installabili
20140 Mb
20Mb(W|
20140180 Mb
20140180 Mb
interfacce standard
2 seriali. 1 parallela
2 seriali. 1 parallela
caratteristtctie particolari
orolooioicaiendario
jsfaTsSu
£25 5 SET
M aw“a^°'
M GWB^c°'
itfBUta
—.——.a
S.O 8.
eeaiiSgjB».-' •■tee' aàpagy,
Idee produttive.
NEWS
La gamma PROpc della Citizen offre le
prestazioni assicurate dai processori 80286 e
80386.
Il modello 286 è dotato di una RAM stan-
dard da 640 Kbyte espandibili in opzione fino
ad un massimo di 2.64 Mbyte; dispone di
una frequenza di clock di 8 o 12 MHz con
uno stato di attesa e di una cache memory
da 64 Kbyte per gli accessi al disco rigido
Il modello 386SX dispone di 1 Mbyte di
RAM espandibile fino a 4 Mbyte ed il proces-
sore 80386SX opera ad una frequenza di
clock di 16 MHz II modello top è equipaggia-
to con il processore 80386 con frequenza di
clock a 20 MHz e assenza degli stati di
attesa.
Comune a tutta la gamma è la dotazione di
interfacce e memorie di massa: adattatori
videografici TTL multistandard e VGA, con-
troller hard disk SCSI con transfer rate di 4
Mbit/sec., 2 porte seriali RS232, porta paral-
lela. adattatore video TTL, adattatore video
VGA, porta mouse e porta di espansione per
il collegamento di drive esterni
La dotazione di slot comprende uno slot a
8 bit e 2 slot a 16 bit per l'inserimento di
schede di espansione di vario tipo.
Le configurazioni comprendono l'impiego
di disk drive da 3.5 e 5.25 pollici con capacita
comprese tra 360 Kbyte e 1,44 Mbyte; hard
disk da 20. 40 e 80 Mbyte
40
MCmicrocomouter n 93 - fehhram 1 99ft
Unibit PCbit,
linea professionale.
Battuto ogni record.
Oggi potete migliorare i vostri
risultati come mai avreste
sperato. Con i personal della
linea professionale Unibit,
infatti, potenza e velocità si
incontrano per offrirvi presta-
zioni da record.
Gli Unibit PCbit professionali,
che convalidano il successo di
tutta la famiglia dei PCbit e
della linea dei minicomputer
Unibit TSX, sono basati tutti
sui potente microprocessore
80386, nelle sue varie versioni,
dal best seller 386 SX, agli
avanzatissimi 386 a 25 e 33
MHz e all'integrato 486. Sfrut-
tano quindi pienamente i pro-
grammi che necessitano di
alta velocità (grafica creativa e
professionale, editoria,
gestione aziendale) e sono
utilizzabili per la multiutenza
o come primo server di rete
locale.
Come tutti i computer prodotti
da Unibit tutti i modelli della
linea sono garantiti per un
anno presso i Rivenditori
Autorizzati Unibit, pronti a
consigliarvi anche il vostro
POTENZA E VELOCITA 1
software professionale, da
affiancare al sistema operativo
MS DOS 4.01 fornito di serie
insieme al GW Basic e alla
potente interfaccia grafica
multitasking Windows 386.
Della linea fa parte anche un
portatile, tra i pochissimi
basati su 386 SX, dotato di un
eccezionale display LCD con
grafica VGA, con tutte le
caratteristiche di un sistema
professionale da tavolo e in
più, opzionali, le batterie: un
altro record Unibit.
Con gh Unibit PCbit professio-
nali sprigionate tutte le forze
vitali, senza limitazioni.
Q
Idee produttive.
NEWS
Unibit TSX.
Ottimizzazione delle
risorse.
Dai grandi minicomputer e
lecito, da oggi, attendersi non
solo altissime prestazioni,
sfruttabili da tanti posti di
lavoro, ma anche l'abbattimen-
to dei costi di acquisto e
gestione.
Infatti i TSX, utilizzabili sia
come sistemi centrali in grado
di sfruttare a pieno le caratte-
ristiche di multiutenza del
sistema operativo standard
Unix sia come potenti server
di rete, vengono offerti a
prezzi che stabiliscono il
nuovo riferimento nel settore.
Ciò è ancora più rilevante se
rapportato alle soluzioni tec-
nologiche di avanguardia
adottate da Unibit per
sfruttare al meglio i micropro-
cessori 386 e 486, su cui
l'intera linea TSX è basata.
Il downsizing (prestazioni da
mini, costo da personal) è ora
la forza aggiuntiva di Unibit,
azienda italiana proiettata
FORZA DISTRIBUITA
verso l'Europa e già nota a
decine di migliaia di utilizzato-
ri dei suoi PCbit.
E, non ultima cosa, i Rivendi-
tori Autorizzati Unibit,
presenti in tutta Italia,
garantiscono una totale e
qualificata assistenza e sono
in grado di proporvi soluzioni
complete ' chiavi in mano" per
applicazioni gestionali,
scientifiche e professionali,
con uno o più posti di lavoro.
Con i minicomputer Unibit
TSX aggiungere un elemento
in squadra è facile, anche per
il costo.
NEWS
AXXON
futuro presente
É stala presentata alla stampa ed agli
operatori del settore la società AXXON. co-
stituita dal gruppo ASEM per la rappresen-
tanza e distribuzione differenziata di periferi-
che e di componenti per micro e personal
computer
La ASEM e il secondo produttore naziona-
le di computer ed è una società interamente
rivolta alla ricerca ed alla produzione, ragione
per la quale la neonata AXXON si propone
come società dedicata al supporto delle atti-
vila di commercializzazione e di distribuzione
delle penferiche.
La nuova società opera come diretto ac-
quirente sui mercati chiave di molte nazioni
e regola dinamicamente il magazzino per
consentire adeguamenti di quantità veloci e
tempi di risposta rapidi con un rapporto
prezzo/prestaziom dei prodotti offerti decisa-
mente interessante; l'organizzazione distri-
butiva AXXON offre doti di grande efficien-
za, assistenza tecnico/commerciale accurata
ed un sistema di garanzie e informazioni
aggiornate sulle tecnologie e sulle tendenze
di mercato.
I prodotti distribuiti dalla AXXON compren-
dono marchi come NEC, Star, Logitech.
ETAP, Wyse e Connect Tech
In particolare, della NEC sono distribuiti i
monitor a colori Multisync nella loro gamma
completa comprendente modelli da 14" a
20" con risoluzioni grafiche da 640 X 200 a
1280 X 1024 pixel e la gamma di hard disk
con capacità da 20 a 760 Mbyte con tempi
di accesso fino a 18 ms ed interfacce ST
506. ESDI. SCSI, AT
Sempre per ciò che riguarda i monitor, la
AXXON distribuisce la completa linea di mo-
nitor DTP nei formati A4 e A3 comprensivi
di controller per PC AT, PS/2 e Apple Macin-
tosh con relativi device driver
L'offerta e completata da una serie di
prodotti comprendente anche la gamma di
terminali video ASCII da 14" Wyse. comple-
ti di varie emulazioni ANSI disponibili nelle
versioni a fosfon verdi, ambra e bianchi, le
E.GI.S. COMPUTER
VENDITA AL MINUTO E PER CORRISPONDENZA
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PERSONAL COMPUTER
PHILIPS 9110 1.044.000
PHILIPS 9115 1.428.000
COMMODORE PCI 588.000
OLIVETTI 286 2.624.000
ATARI PC3H 1.554.000
ATARI PC 386 4.118.000
OLIVETTI PCI 730.000
STAMPANTI
CITIZEN 180E 344.000
CITIZEN 120D 294.000
NEL P7 PLUS 1.597.000
CITIZEN 15E 546.000
CITIZEN SWIFT 24 Telefonare
STAR LC10 352.000
STAR LC1 O/COLOR 436.000
STAR LC 24/10 588.000
NEC P2200 588.000
NEC P6 PLUS 1.260.000
EPSON LQ500 588.000
EPSON LX800 403.000
MANNESMAN MT81 299.000
ATARI LASER 2.400.000
FLOPPY DISK
5 1/4 DSDD 650
5 1/4 HD 1.848
5 1/4 HD NASHUA 2.100
3 1/2 DSDD 1.176
3 1/2 SSDD SONY 1.344
3 1/2 DSDD MITSUBISHI 1.512
ACCESSORI
ESPANSIONE 2 MB A 2000 GVP 714.000
HARDISK A 500 VGP 1 .032.000
HARDISK 40 MB A 2000 GVP 1.252.000
KICK START 12/13 100.000
ANTI FLIOKING 800.000
SCHEDA ACCEL. 16 MHZ 1 .000.000
DIGITAL AUDIOVIDEO STEREO 201.000
CAVO SCART AMIGA 21.000
JOYSTICK MICROSWITER 24.000
JANUS XT 546.000
DRIVE ST. AMIGA 168.000
ESPANSIONE AMIGA 500 185.000
ZORRO BIG BLUE 336.000
VIDEON 2.0 378.000
DRIVE AMIGA 2000 151.000
KIT COLORE SWIFT + 24 126.000
MIDI AMIGA 67JJ00
DRIVE ATARI 3 1/2 agdftftBP
FAX CANON 80 lIMb
44
MCmicrocomouter n, 93 - febbraio 1990
NEWS
schede multiseriali intelligenti RS232 a 4 e 8
porte compatibili DOS. Unix. SCO Xenix,
Interactive 286/386 della Connect Tech; la
linea di prodotti Logitech, comprendente
mouse, scanner e software per l’editoria
come i programmi Finesse e Image-ln, la
gamma di stampanti della Star in grado di
offrire prodotti comprendenti stampanti ad
impatto a matrice di punti a 9 e 24 aghi da
120 a 300 cps. stampanti laser da 8 pagine
al minuto con alimentatori singoli o doppi e
possibilità di stampa fronte/retro ed impiego
del PostScript,
Elcom
distribuisce Claris
La Claris, società statunitense controllata
da Apple che si occupa dello sviluppo e
della distribuzione di prodotti software per
l'ambiente Apple Macintosh, ha affidato la
distribuzione dei prodotti alla Elcom di Gori-
zia. che dal 20 gennaio ha cambiato sede e
nel contempo ha aperto una nuova sede a
Roma in V.ie Leonardo da Vinci, 114.
Oltre a software come MacPaint 2.0,
MacWrite II, MacDraw II e MacProject, la
Clans è licenziatane anche di altri applicativi
come ad esempio il software FileMaker II.
un database che unisce a sofisticate funzio-
ni di archiviazione anche una notevole capa-
cità di elaborazione grafica di dati e informa-
zioni.
Completano la linea di prodotti Claris an-
che un intuitivo, ma potente pacchetto di
grafica CAD (Claris CAD) e la serie di pro-
dotti SmartForm per la creazione e la gestio-
ne di modulistica di qualsiasi tipo
L'accordo di distribuzione siglato dalla Cla-
ris. che era già distribuita in Italia dalla Sof-
tlnnova di Torino, rappresenta un logico ri-
torno alla società che ne aveva curato la
localizzazione, il lancio e la diffusione sul
mercato nazionale.
Da segnalare che con l'occasione la El-
com ha acquisito dalla Softlnnova. anche la
distribuzione di CAT. un potente database
relazionale per la gestione di contatti, attività
e tempo, prodotto dalla statunitense Chang
Laboratories.
AST
PC Premium 486/25
La AST ha introdotto sul mercato il nuovo
sistema basato su 1486/25 con architettura
Cupid-32
Il sistema, che gira a 25 MHz. può conta-
re sull'incremento di prestazioni derivanti
dall’impiego di un coprocessore matematico
Weitek 4167 per calcoli in virgola mobile
avanzati II modo di funzionamento, burst
mode, accelera il trasferimento tra la memo-
ria cache e la memoria di sistema incremen-
tando quindi le prestazioni globali
L'AST Premium 486/25 è disponibile in
configurazione standard con 2 Mbyte RAM
a zero wait state, espandibile a 4 Mbyte
direttamente on board, ed un totale massi-
mo di 36 Mbyte
La piastra monta sette slot di espansione,
cinque alloggiamenti meccanici per le perife-
riche. un controller integrato per tre unità
floppy e due hard disk AT, due porte seriali
ed una parallela.
L'architettura AST Cupid-32. ICompletely
Universal Processor. I/O Design) separa il
processore e la memoria, componenti sog-
getti a cambiamento in funzione della tecno-
logia, dairi/O e dal Bios che sono residenti
sulla piastra
Con questa architettura è possibile rag-
giungere prestazioni pari a quelle di macchi-
ne 386/25, 386/33 e 486/25 (nel futuro an-
che a tecnologie come il 486/33 e possibil-
mente all’Intel 586 od oltre) anche con i
sistemi AST Premium 386SX/16.
Le applicazioni più adatte per il Premium
486/25 includono CAD/CAM. elaborazione di
immagini in medicina, simulazioni geofisi-
che. ed analisi di stress in aerodinamica. In
E.GI.S. COMPUTER
XT 12 MHZ 512 K, FLOPPY 360K. CGA/HERCULES, TAST. 101. MINI CHASE. USCITA SERIALE,
JOYSTICK PARALLELA 724 000
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HARDISK 20 MB 1.145.000
AT 16 MHZ 51 2K. FLOPPY 1,2MB, CGA/HERCULES, TAST. 101, MINI CHASE, PARALLELA,
HARDISK 20 MB 1.600.000
386 SX 20 MHZ 2MB, FLOPPY 1,44 CGA/HERCULES, TAST. 101 „ MINI CHASE, PARALLELA,
HARDISK 20 MB 2.400.000
386 28 MHZ 2MB, FLOPPY 1,44 MB, CGA/HERCULES, TAST. 101, MINI CHASE, PARALLELA
HARDISK 20 MB 3.000.000
MOTHER BOARD XT 12 MHZ
143.000
MONITOR EGA AMBRA
218.000
FLOPPY 360K
126.000
MOTHER BOARD AT 16 MHZ
353.000
MONITOR VGA BIANCO
235.000
FLOPPY 720K
134.000
MOTHER BOARD 386SX 20 MHZ
700.000
COLORE CGA 8833
420.000
FLOPPY 12MB
168.000
MOTHER BOARD 386 28 MHZ
1.380.000
COLORE CGA 1084
420.000
FLOPPY 1,44 MB
168.000
HARDISK 20MB SEAGATE ST225
378.000
COLORE EGA
588.000
EGA 640x480
252.000
HARDISK 20MB MINISCRIBE 3 1/2 28 MS
378.000
COLORE VGA
655.000
VGA 600x800
319.000
HARDISK 20MB SEAGATE ST124
395.000
COLORE MONOSINCH.
823.000
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alle sue doti di potenza, può essere vantag-
giosamente impiegato per lavorare come
server di rete e supportare applicazioni Unix/
Le tre configurazioni disponibili compren-
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da 5.25 pollici e 2 Mbyte di RAM. al prezzo
14 800.000 lire; il modello 115 con un flop-
py disk drive da 5,25 pollici, 2 Mbyte di
RAM ed un hard disk AT da 110 Mbyte,
costo di 17 400 000 lire, il modello 325 con
un floppy disk drive da 5,25 pollici, 2 Mbyte
di RAM ed un hard disk AT da 320 Mbyte
con controller ESDI, al prezzo di 21 000 000
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Alpha Micro... Ruby
La società multinazionale californiana Alp-
ha Microsystems, ha presentato- il nuovo
AM-1400-LC. soprannominato « Ruby»
Definito dagli operatori un «Super Micro»
in grado di consentire agli utenti finali dì
usufruire di polenti soluzioni studiate per
grossi sistemi e di potersi espandere con
una crescita praticamente illimitata sia di
elaborazione che di posti lavoro in modo
graduale ed economico, Ruby appartiene al-
la nuova serie AM-1400-LC. e rappresenta
una evoluzione tecnologica della ricerca Alp-
ha Microsystems É un computer desktop
compatto la potenza e l'economicità del
quale sono rappresentate dalla possibilità di
supportare fino a 4 termmali/stampanti e
due stampanti parallele, con tutti i posti di
lavoro che facilmente condividono informa-
zioni e programmi È dotato come lutti i
componenti della famiglia Alpha Microsy-
stems. di un «cuore» Motorola. 68010 a 12
MHz. che abbinato al sistema operativo
AMOS, aumenta le sue prestazioni intrinse-
che Conta su di una memoria RAM di un
Mbyte espandibile a 3 Mbyte
La capacità della memoria di massa mo-
dulare è stata progettata per soddisfare tut-
te le esigenze del piccolo e medio utente
con tagli da 40. 85, 170 Mbyte con tempi
medi di accesso di 25 ms
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NEWS
Nuove workstation
Texas Instruments
Sono tre i nuovi modelli di workstation per
applicazioni in ambiente operativo MS-DOS e
Unix/Xenix annunciate dalla Texas Instru-
ments.
I tre nuovi prodotti sono tutti basati sull'im-
piego del processore 80386 con frequenza di
clock a 33 MHz e testimoniano la collocazio-
ne della linea «workstation" (cosi è stata
battezzata la nuova famiglia di prodotti) nella
fascia alta del mercato
Il modello entry pomi della gamma, deno-
minato System 386/33. offre una memoria
RAM di 2 o 4 Mbyte direttamente sulla
mother board (espandibili fino ad un massi-
mo di 36 Mbyte) e può essere dotato di
coprocessore matematico 80387 oppure
Weitek 3167 per tulte le applicazioni che
richiedono l’esecuzione intensiva di calcoli
Una cache memory da 32 Kbyte consente
di ottenere una significativa diminuzione dei
tempi di accesso alla RAM con un conse-
guente aumento delle prestazioni comples-
sive
Mediante l'utility «cache disk", inoltre, le
informazioni residenti su hard disk vengono
prelevate da quest’ultimo e allocate nella
memoria elevando le prestazioni generali del
sistema.
Per ciò che riguarda la dotazione di memo-
rie di massa, la Texas Instruments offre
numerose configurazioni comprendenti disk
drive da 5.25" e 3.5" con capacita massima,
rispettivamente, di 1.2 o 1,44 Mbyte; hard
disk e streamer da 1 50 Mbyte per una capa-
cità complessiva di 640 Mbyte.
Per offrire un elevato livello di integrazio-
ne. il controller delle memorie di massa e già
direttamente disponibile sulla mother board,
mentre in opzione è disponibile un controller
di tipo ESDI.
Il bus di sistema è provvisto di ben 7 slot
dei quali uno a 32 bit é dedicato alla connes-
sione con la CPU. altri due (sempre a 32 bit)
possono essere impiegati per espandere la
memoria, altri due sono del tipo AT compati-
bile a 16 bit ed uno é a 8 bit
Tramite l’implementazione di un Extended
Memory Manager, le Workstation Texas In-
struments permettono di sfruttare le possibi-
lità offerte dalla memoria EMS, secondo le
specifiche della versione 4 0 di Lotus/lntel/
Microsoft
Per comunicazioni di tipo asincrono è di-
sponibile un multiplexor basato sul processo-
re 80186 Intel, che sgravando la CPU dalle
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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
49
NEWS
operazioni di Input/Output, contribuisce all'in-
cremento delle prestazioni del sistema.
Le diverse soluzioni per ciò che riguardano
l'output video comprendono anche adattatori
standard VGA e monitor a colori o monocro-
matici.
I nuovi modelli sono già distribuiti sul terri-
torio nazionale e rappresentano l'anello di
congiunzione verso il basso con la gamma di
mini e supermini in ambiente Unix della
famiglia System 1000 Texas Instruments.
Acer 1200, EISA e i486
Anche la Acer, distribuita in Italia dalla SHR
di Fornace Zarattini IRA), entra nel mercato
dei 486 con un nuovo prodotto basato su
architettura EISA
La caratteristica di maggior rilievo consiste
in una speciale architettura basata su di un
secondo livello di cache memory di 128
Kbyte, complementare alla primaria di 8 Kby-
te interna al processore i486.
Utilizzando un bus interno di 128 bit e la
doppia architettura cache. Acer 1200 rag-
giunge una potenza elaborativa di 1 1 Mips, la
maggiore rispetto agli altri modelli di casa
Acer.
La filosofia di progettazione dell'Acer 1200
ha ottimizzato ogni sistema componente
(memoria centrale, bus del sistema e memo-
ria di massa) per sviluppare una caratteristica
che possa utilizzare al massimo le capacità
del processore i486 Con il perfetto bilancia-
mento dei componenti, inoltre vengono eli-
minati i tradizionali colli di bottiglia.
Con i livelli di prestazione, l'Acer 1200
raggiunge lo stato dell'arte dell‘i486 Un con-
troller per il livello secondario della cache
memory. di progettazione Acer, accoppiata al
processore centrale, aumenta le prestazioni
del sistema, accelerando gli accessi per sup-
portare cicli di memoria a zero wait state ed
effettuare trasferimenti di memoria alla mas-
sima velocita di clock
La memoria RAM è espandibile, in modo
estremamente flessibile, fino a 64 Mbyte
direttamente on board, tale valore rappresen-
ta un aumento da due a quattro volte supe-
nore alla quantità di memoria normalmente
raggiungibile su di un personal computer
386
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cantando
Il 1990 rappresenta per Verbatim un
appuntamento importante. Verbatim infatti,
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21 anni. Ventuno anni spesi nell’ideare nuovi
progetti, creando sempre nuove tecnologie e
sempre nuovi sofisticati prodotti.
In questa eccezionale occasione, tutti coloro
che acquisteranno due scatole di 5” / DataLife
“Speciale 21 anni”, riceveranno un fantastico
compact disk contenente alcune fra le migliori
canzoni europee degli anni 69/89. ( Acquistando
Verbatim "W r j •
“Speciale 21 anni ^^03111X1
lavorerete cantando! T — a Kodak company
Motorola 68040
di Andrea de Prisco
IV I e vedremo delle belle». Questo
IM è quanto ho pensato durante il
breve viaggio necessario a raggiungere
Milano in occasione della presentazione
ufficiale del nuovo «iper processore»
della Motorola, il 68040. Che sarebbe
uscito, si sapeva; che come il suo con-
corrente Intel 80486, fosse una reinte-
grazione su singolo chip di componenti
finora separati si sapeva pure; ma che le
caratteristiche del nuovo nato fossero
tali e tante da far rabbrividire qualsiasi
altro oggetto a base di silicio mai prodot-
to potevamo solo augurarcelo e/o so-
spettarlo. nulla di più.
MC 68040
Completamente compatibile con tutta
la sua famiglia di predecessori, il 68040
conta su ben un milione e duecentomila
transistor integrati su singolo chip grazie
alla tecnologia HCMOS da 0.8 micron.
Attualmente clock-ato a 25 MHz, i suoi
«numeri» parlano abbastanza chiaro: 20
MIPS, 3,5 MFLOPS, 1 ,3 cicli di clock per
istruzione, 2 cache memory e 2 MMU
fanno di questo CISC (Complex Instruc-
tion-Set Computer) una macchina dalle
capacità formidabili
Tali livelli di velocità sono stati raggiun-
ti utilizzando contemporaneamente di-
verse tecniche, ognuna delle quali con-
tribuisce in maniera considerevole alla
enorme potenza di calcolo del processo-
re. Prima fra tutte l'alta ingegnerizzazio-
ne che ha permesso di integrare su un
solo pezzo di silicio le più importanti
unità di cui oggi è composto un sistema
di calcolo. Oltre al coprocessore mate-
matico interno, perfettamente compati-
bile anch'esso col 68882 (ma «viaggian-
te» ad una velocità doppia), troviamo
all'interno del 68040 anche due cache
memory da 4 Kbyte l'una, per i dati e per
le istruzioni. Accanto a queste, due
MMU dirigono il traffico tra le unità di
memoria interne e la memoria principa-
le, naturalmente (ancora per poco?)
esterna al processore vero e proprio.
Anche la logica di interfacciamento al
bus dispone del suo giusto quantitativo
di «intelligenza» dato che è in grado di
riconoscere il momento più opportuno
per accedere al bus senza rallentare le
rimanenti (tante) attività del 68040. Pare
che fino a ben 14 operazioni simultanea-
mente in corso è possibile «fotografare»
all'interno del chip in particolari situa-
zioni.
Come in ogni RISC che si rispetti (ehi,
un momento! Ma il 68040 non é un
RISC: è il modo come è stato realizzato
che lo fa sembrare tale!) la maggior
parte delle istruzioni macchina sono por-
tate a termine in un solo ciclo di clock e
le stesse (o, meglio, buona parte di
queste) non sono interpretate a mezzo
microprogramma, ma direttamente ese-
guite dall'hardware tutt'altro che «ri-
dotto»
E siamo solo agli inizi: si parla ora di
chip a 25 MHz tra breve disponibili in
quantità ma sono anche citate nella
documentazione versioni a 33 e 50 MHz,
Chissà cosa dovremmo aspettarci dal
successivo 050?
L'intelligenza nel silicio
Certo, 14 operazioni contemporanea-
mente sono davvero tante. Ma come
diavolo è possibile? La risposta, tutto
sommato, non è poi nemmeno tanto
difficile, una volta presa visione dello
straordinario parallelismo «multi-level»
implementato nel chip. Pensate che la
sola unità intera ha un pipeline interno di
grado 6, ovvero già da sola lavora su 6
istruzioni simultaneamente: mentre scri-
52
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
MOTOROLA 68040
ve in memoria il risultato dell'operazione
X, esegue l'istruzione X+1 , preleva i dati
dell'istruzione X+2. calcola la locazione
dei dati della X+3, decodifica l'istruzione
X+4 e preleva dalla memoria l'istruzione
X+5. Tutto nello stesso ciclo di clock. Il
«vecchio» 68030 riusciva a fare lo stes-
so gioco su sole tre istruzioni...
E cosa succede se un salto condizio-
nato interrompe il flusso di pipeline? Al
68040 proprio nulla, dal momento che
non appena si incontra una di queste
operazioni saltano fuori altri due indipen-
denti livelli di pipelining normalmente
non utilizzati che provvedono a fare il
prefeth e la decodifica delle istruzioni
dove «forse» si dovrà saltare. Come dire
che il processore «ufficiosamente» fa
anche di più di quanto appare da una
visione esterna. Roba da non crederci!
Anche l’unità floating point è al suo
interno parallela. Li gli stadi di pipelining
sono tre e corrispondono alle fasi di
conversione FP — integer (o viceversa),
l'esecuzione dell'istruzione e la scrittura
del risultato. Da notare che un ulteriore
livello di parallelismo si ha tra le varie
unità completamente indipendenti le
une dalle altre: quando l'unità intera
incontra una istruzione FP non deve far
altro che inviarla all’unità matematica
che effettuerà il calcolo mentre l'unità
intera passerà a svolgere un altro compi-
to. Anche per l'unità FP le funzioni
matematiche fondamentali come le ad-
dizioni e le moltiplicazioni in virgola mo-
bile sono eseguite direttamente dal-
l'hardware senza interpretazione a mez-
zo microprogramma. Non sono invece
implementate internamente le funzioni
trascendenti (seni, coseni, radici quadra-
te, ecc.) come accade invece con il
68882 e nonostante ciò le medesime
operazioni trascendenti eseguite a mez-
zo di routine software fornite dalla stes-
sa Motorola, sono eseguite ad una velo-
cità superiore del 50%.
Cache e memory management
A differenza del 68020 che dispone al
suo interno una sola cache da 256 byte e
del 68030 che dispone di due cache da
256 byte, il nuovo nato Motorola ha due
cache memory da 4 Kbyte l’una, ognuna
dotata di MMU e cache control. L’impor-
tanza di disporre di MMU control separa-
ti risiede nel fatto che cosi facendo, dati
ed istruzioni possono essere trasmessi
in parallelo e non solo sequenzialmente
(come accade nel 68030 e nell'80486,
ahi. ahi, ahi!). Grazie alle due cache
memory, la velocità di trasferimento del-
le informazioni raggiunge i 200 Mbyte
per secondo.
Davanti a tanta velocità e parallelismo
c'é da chiedersi come si comporta il chip
quando un dato richiesto non è presente
nella cache interna ma occorre ripescar-
lo nella memoria principale. Semplice: la
MMV lavora sempre e comunque, sia
che il dato sia effettivamente disponibile
nella cache che nel caso contrario. Nella
fattispecie, mentre l’unità intera accede
alla cache memory, la MMU anticipa un
eventuale page fault traducendo con-
temporaneamente l'indirizzo logico nel
corrispondente indirizzo fisico in modo
da non perdere tempo nel caso sia
necessario un accesso in memoria prin-
cipale.
Per quanto riguarda le operazioni di
scrittura in memoria, i processori con-
venzionali utilizzanti cache memory. per
mantenere la memoria principale aggior-
nata, parallelamente alla scrittura in ca-
che effettuano la scrittura anche in me-
moria principale. Se da una parte tale
schema di funzionamento permette di
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
53
MOTOROLA 68040
Bull e Motorola
Alla presentazione Motorola era presente anche la Bull Italia che presentava la nuova scheda
microprocessore basata sul 68040 per i suoi sistemi DPX/2 mono e multi processore
Inizialmente basali sul chip Motorola 68030, le lamiglie 200 e 300 sono state concepite e realizzale in
modo aperto, cosi da poter anche incorporare il nuovo chip 68040 non appena sarà disponibile Tulli i
componenti principali del sistema, controller di memoria, memoria cache, bus. ecc sono stati
progettali e realizzati per accordarsi senza problemi col nuovo chip che puO essere sostituito all'attuale
mantenere sempre coerenza tra i dati in
memoria e i dati in cache, il più delle
volte può risultare superfluo se i dati
appena scritti devono essere nuovamen-
te modificati. Non dimentichiamo infatti
che in un moderno calcolatore il bus con
la memoria non è più «proprietà privata»
del processore ma è condiviso con tutti i
dispositivi DMA collegati. E se risparmia-
mo accessi in memoria, la velocità glo-
bale del sistema aumenta sensibilmen-
te. Il 68040, accanto alla modalità «wri-
te-through» che esegue sempre e co-
munque una doppia scrittura, fornisce
una modalità alternativa detta «copy-
back» che aggiorna la memoria principa-
le ad intermittenza, quando il bus non è
richiesto per altre funzioni del sistema.
Per finire, un'ulteriore caratteristica
originale del 68040 è costituita dalla
modalità «finestra di memoria trasparen-
te» con la quale il processore scavalca
completamente la MMU quando si ese-
guono operazioni su celle contigue di
memoria e l'indirizzo fisico coincide con
l'indirizzo logico (a meno di un displace-
ment, ndr) e dunque non è richiesta
alcuna traduzione.
Bus control unit
Quando è richiesta un’operazione di
scrittura in memoria, l'unità intera ordina
all'unità di controllo bus di eseguire la
scrittura e passa ad eseguire un altro
compito. Se il bus in quel momento non
è libero, l'unità di controllo bus aspetta
un momento più favorevole per eseguire
l'operazione. Il tutto in maniera comple-
tamente indipendente dall'operato delle
restanti unità del 68040.
Per quanto riguarda invece i trasferi-
menti da e verso la cache memory,
l'unità di interfaccia permette la modalità
«burst» di trasferimento dati nei due
sensi che permette rapidi passaggi di
blocchi di dati tra cache e memoria
principale. Per la cronaca, il 68030 cosi
come l'80486 permette la modalità burst
in lettura ma non in scrittura.
Se invece i nostri bravi 68040 saranno
utilizzati in sistemi multiprocessor (spe-
riamo presto!) grazie alla funzione di
«bus snoopmg» siamo al riparo anche da
incocrenza tra le varie cache presenti in
tutti i processori del sistema. Questo
nell'augurabile caso di multiprocessor
dotati di spazio di indirizzamento comu-
ne e non separato. Può succedere infatti
che due o più processon accedano alle
stesse celle di memoria per prelevare
dati e una modifica a questi da parte di
un processore deve naturalmente esse-
re tenuta in considerazione anche dagli
altri. L'unità di interfaccia bus sorveglia
l'attività del bus di sistema: se rileva che
un altro processore ha richiesto dati alla
memoria principale, blocca immediata-
mente la propria cache per vedere se i
dati richiesti sono stati in qualche modo
alterati. Se si verifica questo, l'unità di
interfaccia intercetta la richiesta e invia
la propria versione aggiornata del dato
verso i processori che l'hanno richiesta.
In questo modo i rimanenti processon
non vedono mai l'informazione obsoleta
nella memoria principale. Ma il 68040.
ancora una volta, non si ferma qui e
prevede bus snooping anche per le ope-
razioni di scrittura in memoria, con un
funzionamento complementare a quello
testé descritto. Se rivela che nuovi dati
vengono scritti in memoria da un altro
processore, verifica se nella propria ca-
che esiste una vecchia versione di quei
dati per. eventualmente, aggiornarli.
Conclusioni
Davanti a tanta potenza di calcolo non
possiamo che auspicare un futuro più
che roseo per tale processore che, non
l'abbiamo ancora detto, arriverà sul mer-
cato in quantità nei prossimi mesi e ad
un prezzo relativamente basso: 795 dol-
lari per chip. Poco più in là saranno
disponibili anche i chip più veloci, prima
a 33 MHz e poi a 50. Noi speriamo solo
di vedere al più presto non solo numeri
sempre più invitanti, ma anche macchi-
ne (ben) funzionanti sulle scrivanie più
efficienti. A quando allora un Super
NeXT, un Macintosh III e un Amiga
4000?
54
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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Un viaggio tra scienza,
fantascienza... e frattali
di Gaetano Di Stasio
coordinamento di Andrea de Prisco
FUTUR@TOM3$l
Napoli, 1-17 dicembre 1989
L 'obiettivo di Futuro Remoto è stato fin
dal principio soprattutto quello di
avvicinare l'uomo comune alle frontiere
della tecnologia; permettergli di
affacciarsi sullo strapiombo che separa
il reale dal fantastico, ai cui limiti
lavorano gli scienziati di tutto il mondo;
trasformarlo da semplice spettatore a
protagonista attivo e cosciente delle
rivoluzioni teoriche che avvengono nei
laboratori di ricerca agli albori di ogni
nuova scoperta.
Ancora una volta ad ospitarla è stata la
Mostra d'Oltremare di Napoli che ha
messo a disposizione circa diecimila
metri quadrati di superficie espositiva,
riempiti con prodotti di alta tecnologia,
curiosità, laboratori, discoteca con D.J.
doc e con proiezioni di video e
diapositive pilotate a suon di musica,
telescopi dedicati all'osservazione della
Luna e di Giove, gastronomia nazionale
ed internazionale: inoltre c'erano premi
letterari, intrattenimenti di vario genere,
due film di fantascienza per serata,
documentari scientifici a carattere
divulgativo non-stop ed ogni pomeriggio
dibattiti e conferenze cui hanno
partecipato personalità del mondo della
scienza come Karl Alex Muller. premio
Nobel per la fisica 1987, e Jack
Steinberger, premio Nobel per la fisica
1988 (quest'ultimo allievo di Enrico
Fermi)
La manifestazione
Le sezioni scientifiche di Futuro Re-
moto erano incentrate sulla supercon-
duttività allestita in collaborazione col
CERN (Centro Europeo Ricerche Nu-
cleari) di Ginevra. l'Università italiana, il
CNR (Centro Nazionale Ricerche) e altri
enti ed istituzioni scientifiche nazionali
ed internazionali; ma attenzione! Niente
di pedante; il linguaggio usato era volu-
tamente semplice, per dare a tutti la
possibilità di comprendere, anzi per in-
vogliare a saperne di più.
Al centro della mostra anche «il Vo-
lo». Non mancavano ovviamente simu-
latori di volo al computer a disposizione
dei visitatori, l'area aeromodellismo, un
deltaplano a motore ed un FI 04 rigoro-
samente veri, turbo eliche sezionate,
carlinghe e fusoliere «nude», una galle-
ria del vento e diverse work-station gra-
fiche e plotter con cui alcuni ingegneri
della nostra compagnia di bandiera spie-
gavano velocemente e con l’ausilio di
immagini on-line le varie fasi della pro-
gettazione di velivoli spaziali e di aerei.
Interessantissima inoltre anche la
conferenza tenuta dal professor Antonio
Consiglio sul tema «Frattali: fra ordine e
caos» sui cui temi vorrei intrattenermi
un po' con voi.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
57
FUTURO RFMOTO
Alla scoperta del pianeta Genesis
Grande studioso delle leggi che rego-
lano questi oggetti matematici, collabo-
ratore di Mandelbrot. il prof, Consiglio è
stato a capo di interessanti ricerche
portate avanti alla Boston University ed
all'Istituto di Fisica Teorica di Parigi in
cui è installato un super-calcolatore
Cray.
Attualmente si sta occupando dei
frattali non deterministici (alcuni esempi
sono proposti in figura) e delle leggi che
regolano la crescita dei fiocchi di neve,
per capire i meccanismi della autorego-
lazione e le analogie con i sistemi biolo-
gici.
Le tecniche utilizzate per generare
immagini realistiche di paesaggi, simili a
quelle che potete ammirare nelle foto,
sono sostanzialmente semplici da im-
plementare ed in linea di principio
chiunque possieda un calcolatore do-
mestico è in grado di generarle.
Esse si basano grosso modo sui con-
cetti di geometria frattale originariamen-
te formulati da Benoit B. Mandelbrot.
Le differenze fra le immagini che riu-
sciamo a «tirar fuori» da un semplice
computer personale rispetto a quelle
che abbiamo utilizzando supercalcolatori
o comunque work-station dedicate, ri-
siedono nella possibilità di inserire nei
propri lavori vari effetti come i colori, le
ombreggiature, le nuvole, la foschia più
o meno densa, i banchi di nebbia, le
increspature sulla superficie dei laghi, i
riflessi sull’acqua, la vegetazione costi-
tuita da alberi e piante di natura rigoro-
samente frattale (chiamate piante graf-
fali perché sono basate sui grafi) e
soprattutto la velocità di tracciamento a
dir poco sconcertante. É pur vero però
che la differenza fra gli hardware è
sostanziosa: quei computer hanno una
risoluzione di 2000x2000 pixel, ciascu-
no dei quali rappresentati da 48 bit
sufficienti a conservare copiose infor-
triangoli piuttosto monotono che ha po-
co a che fare con il reale aspetto di una
catena montagnosa.
C'è infatti il trucco. È possibile ravvi-
vare la veduta aggiungendo un po' di
«movimento» in verticale, ogni volta
che si aggiunge alla scena un nuovo
punto medio, lo si sposta verso l'alto o
verso il basso di una misura casuale
contenuta in un range di variazione.
Gli spostamenti casuali, che in gene-
rale devono essere ridotti a mano a
mano che i triangoli diventano più picco-
li (ad esempio dividendo per due il sud-
detto range ad ogni iterazione), trasfor-
mano i triangoli in vette frastagliate che
si alternano a valli.
Da notare che non c'è alcuna relazio-
ne fra tale variabile casuale e il suo
range di variazione con la dimensione
Nella sezione super-
conduttività vi erano
interessanti esperien-
ze scientiliche propo-
ste In particolare nella
rione magnetica a cui
sono soggetti i super-
conduttori in particola-
ri condizioni e a tem-
perature bassissime.
L oggettmo sospeso é
una conchiglielta di
ceramica supercon-
duttrice riempita di
azoto liquido 1-197
gradi centigradi)
mazioni sul colore e la trasparenza: me-
moria poi controllata da più elaboratori
paralleli (quattro in alcuni casi) ad alta
velocità, totalmente programmabili e ca-
paci di 40 milioni di operazioni elemen-
tari al secondo, in modo che l'unità
video superi la velocità di 480 milioni di
byte al secondo durante il «dialogo»
con la memoria!!!!
Ma andiamo avanti nel nostro viaggio.
Per semplificare al massimo il discorso
supponiamo che il terreno copra un'a-
rea triangolare. Muoviamoci nei seguen-
te modo: suddividiamo il triangolo in
quattro triangoli più piccoli trovando il
punto di mezzo di ciascun lato e con-
giungendo i nuovi punti con tre seg-
menti. Ciascun triangolo viene a sua
volta suddiviso alla stessa maniera ite-
rando il procedimento per 6-7 volte (non
penso che la vostra risoluzione video vi
permetta di andare oltre facendovi go-
dere della vista di nuovi particolari). Il
risultato che si ottiene è un reticolo di
58
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
FUTURO REMOTO
Qui è sialo particolarmente esasperalo il I attore « caso » ottenendo un paesaggio tipicamente
extraterrestre
frattale (D nel seguito, con pedice «c»
per le coste e «m» per la dimensione
frattale delle montagne dove
Dm=Dc+1) dell'oggetto in esame.
Ma cosa è la D? Una retta ha D uno;
un piano ha D due; lo spazio invece ha
D tre (e fin qui tutto bene) ma una linea
costiera che D ha? Pensando alla costa
della Gran Bretagna (tutta frastagliata,
piena di insenature e fiordi) questa po-
trebbe avere, per esempio, D pari a 3/2.
Questa forma può essere vista come
una via di mezzo tra una forma ad una D
(una linea retta) e una forma a due D
(un piano). Se una linea costiera fosse
relativamente diritta la sua D sarebbe
vicina ad uno; se invece fosse molto
frastagliata la sua D si avvicinerebbe a
due. come se cercasse di riempire il
piano.
Quando De è troppo vicina ad uno
(per valori maggiori di uno) i contorni
delle isole sono troppo regolari e i rilievi
montagnosi (con Dm molto vicina a
due. partendo da valori maggiori di due)
presentano falde-troppo inclinate. Quan-
do De è troppo vicina a due (per valori
minori di due) i contorni delle isole sono
troppo tortuosi ed i rilievi montagnosi
(con Dm molto vicina a tre) troppo pie-
no di picchi e di abissi, nel particolare
(zoomando), e troppo piano nell'insieme
(nella vista globale).
Tuttavia è chiaro che la D di un monte
terrestre non è la stessa ovunque; essa
comunque sembra essere raramente in-
feriore a 2.1 o superiore a 2.5 ed in
particolare si è provato, mediante una
ricerca statistica, che essa è circa 2.3 (è
interessante notare che 2 è la dimensio-
ne del piano mentre 0.3 è circa la
superficie terrestre ricoperta dalla terra
ferma).
In definitiva possiamo senz'altro dire,
per scrollarci di dosso formalismi inutili
e fuorviami, che i decimali di D rappre-
sentano la percentuale di spazio (inteso
nel senso più generale del termine)
occupato. Mentre la variabile casuale
non altera lo spazio occupato dai monti
ma fa variare invece le asperità del
paesaggio come si può vedere nella
foto di questa pagina.
Anche se l'algoritmo completo per
disegnare montagne è troppo lungo e
complesso per poterlo descrivere in
questa sede, c'è un semplice program-
ma chiamato Mountain che disegna il
monte Mandelbrot in sezione trasversa-
le. Mountain illustra l'idea fondamentale
dei punti di suddivisione a spostamento
casuale lungo un asse verticale. Inizian-
do con un unico segmento orizzontale
si determina il punto di mezzo e lo si
sposta su o giù di una misura casuale.
Ciascuno dei due segmenti risultanti
viene poi suddiviso e perturbato. Il pro-
cedimento può essere proseguito in
maniera analoga alla tecnica di suddivi-
sione dei triangoli.
Tale programma, realizzato per noi da
Giuseppe Giordano, amante e profondo
conoscitore di questi oggetti matemati-
ci, é presente in versione sorgente e
compilato su MC-Link per iniziare alle
gioie ed ai dolori dei paesaggi frattali
tutti coloro che sognano di progettare
un programma che li realizzi (aspetto
comunque i vostri lavori, ansioso come
non mai di vedere cosa siete riusciti a
combinare).
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MCmicrnnomnuter n. 93 - febbraio 1990
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stallizzato i nostri sogni nell'idea
di un " personal dynamic me-
dium" delle dimensioni di un
taccuino HI Dynabook). che sia
alla portata di tutti e possa avere
la capacità di gestire pratica-
mente tutte le necessità del suo
possessore nel campo del trat-
tamento dell'informazione. »
Alan Kay Adele Goldberg
Palo Alto Research Center
Questa citazione, tratta dal-
l’ottimo volume "A History of
Personal Workstation” edito da
Addison Wesley. mi é tornata
alla mente dopo aver notato,
sulla stampa estera, gli annunci
relativi al GRIDPad, un nuovo
computer marcato GRID che ha.
evidentemente, tratto origine
proprio dalle ricerche svoltesi
anni fa al PARC della Xerox
L'aspetto del GRIDPad é. per
usare un eufemismo, sconcer-
tante. Si trattta di un oggetto di
circa 30*20 cm. spesso meno di
3 centimetri e pesante 2 chili.
La sua superficie è quasi intera-
mente ricoperta da un display
LCD mentre i tasti presenti so-
no solo 5. La comunicazione
con il computer si svolge me-
diante uno stilo da appoggiare
alla superficie sensibile del di-
splay In questo modo, con un
software apposito, si può simu-
lare anche una tastiera reale,
non é un gran che ma basta per
Inserire semplici comandi Si,
perché questo oggetto é anche
un PC compatibile, con MS-
DOS 3.3 in ROM e drive virtuali
realizzati su schede RAM o
ROM II processore è un 80C86
con il clok a 10MHz. piu che
sufficiente per molti usi di routi-
ne L'alimentazione é fornita da
un blocco di batterie ricaricabili
NiCd. ma in casi di emergenza
si possono usare anche 10 nor-
malissime pile AA.
Autonomia delle batterie: 8
ore o più. a seconda dell'uso
Ma il vero bonus, la rivoluzio-
ne che questa macchina porta
dentro di sé, è il riconoscimento
dei caratteri scritti a mano Ov-
vero, voi scrivete sullo schermo
con lo stile ed il tutto viene
convertito in ASCII. Purtroppo
però c'è una serie di limitazioni
da considerare. Il sistema rico-
nosce soltanto uno stampatello
diciamo "infantile", con le lette-
re ben staccate fra loro. La
GRID Systems Corp. precisa
che ci vogliono circa 15 minuti
prima che l'utente impari a scri-
vere in modo «comprensibile”
per il GRIDPad Frank Hayes,
autore di un articolo apparso su
«Byte», afferma di non aver
avuto alcun problema di incom-
prensione con la macchina, che
ha immediatamente capito nu-
meri e lettere da lui scritti.
Quando il computer non capisce
una parola, basta farci sopra un
rigo con lo stilo: il software di
riconoscimento la cancella e si
prepara a rileggerla
«È stupefacente realizzare
che chiunque sia in grado di
nempire un modulo può usare il
GRIDPad». afferma Hayes. Lo
schermo del GRIDPad non ha
un «alto» ed un «basso», può
essere programmato per funzio-
nare ruotato in ogni direzione
All'interno del computer può es-
sere montato un modem a 2400
baud MNP compatibile.
Chi sentisse ancora la neces-
sità di portarsi dietro un po' di
peso in più (in effetti solo 1 chilo
e mezzo circa), avrà la possibilità
di acquistare un box di espan-
sione munito di un hard disk
veloce da 20 Mb, di una porta
parallela e di un connettore per
un drive esterno od una unità di
back-up Dunque, manca qual-
cosa.. ah si, una tastiera norma-
le... si può aggiungere anche
quella, ma sembra che la GRID
non creda che sia veramente
utile, vista la praticità dello
schermo sensibile. Tra l'altro,
mentre l’LCD e configurato in
standard CGA doublé scan
(640*400). la parte sensibile arri-
va ad una risoluzione di
1024*1024 punti. É possibile
istruire la macchina a salvare in
memoria una parte dello scher-
mo cosi come è. ad esempio un
disegno, una firma o qualsiasi
Si tratta, quindi, del primo ten-
tativo «realistico» di costruire
quello che per anni ha rappre-
sentato il punto di arrivo ed il
sogno finale di molti informatici.
Un oggetto che «superi» il com-
puter tradizionale, che ci ha co-
stretti a conformarci alle sue
esigenze (a partire dalla necessi-
tà di una tastiera. ), e diventi un
mezzo «trasparente» ed intuiti-
vo. pronto ad adattarsi alle ne-
cessità'della più vasta gamma di
utenti. Un meta-medium, per
usare una definizione di Kay.
pronto a contenere al suo inter-
no tutti i possibili media già in-
ventati e molti altri ancora.
Nelle idee di Kay. il Dynabook
sarebbe stato usato dagli archi-
tetti per memorizzare disegni e
fare simulazioni animate in 3D,
dai musicisti per comporre, ria-
scoltare ed editare composizioni
di qualsiasi complessità. I bam-
bini delle elementan lo avrebbe-
ro usato per disegnare ed ani-
mare i propri personaggi, per
scoprire la matematica e per im-
parare a scrivere correttamente.
Un medico vi avrebbe inserito
gli elenchi dei suoi pazienti, i file
60
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
di gestione dello studio e le ta-
belle dei dosaggi dei medicinali,
e tutto questo avrebbe viaggiato
con lui. nella sua borsa
È evidente che il GRIDPad
non è la macchina che esigenze
di questo tipo richiedono ma.
sicuramente, è un passo inte-
ressante verso un futuro che in
molti aspettiamo. Come giusta-
mente osserva l'articolista di
(iBitei», •< il GRIDPad dimostra
qualcosa che pensavamo fosse
stato dimenticato dai costruttori
di hardware: computer più po-
tenti non sono necessariamente
il risultato di CPU più veloci o di
memorie più ampie. Sono il ri-
sultato di idee migliori»
Questo computer, uscito in
contemporanea con molti altri
portatili, non è fra questi né il
più veloce, né il più capiente né
il meno caro. Ma, secondo «By-
te» «potrebbe essere il primo
vero portatile che si sia visto, ed
è certamente il più semplice da
Anche per questo dispiace un
po' che «Personal Computer
World» ed anche «Byte», sep-
pure in maniera assai minore, lo
presentino come una macchina
votata per adesso ad un seg-
mento di mercato assai ristretto
e ben poco eccitante: la compi-
lazione e la gestione di moduli.
Ovvero lo schema viene dise-
gnato sullo schermo e l'utente
lo riempie scrivendoci
lo. Non
o meno dalla stessa GRID, forse
preoccupata di trovare una im-
mediata utilità per una macchina
assai poco «normale», che po-
trebbe rimanere non capita dal
pubblico. Ma in ogni caso mi
sembra assai limitativa delle rea-
li possibilità di un oggetto simi-
le. che potrebbe diventare il ful-
cro della gestione delle informa-
zioni necessarie ad ognuno di
Per concludere vorrei citare
ancora l'articolo di Hayes su
«Byte». « In un anno caratte-
rizzato da molte novità nei porta-
timi, il GRIDPad é certamente il
più innovativo fra tutti.
É forse il computer più rivolu-
zionario che sia apparso dai
tempi del Macintosh. ».
AIDS
Information
Da «PC User» apprendiamo di
un ennesimo capitolo nella ora-
mai infinita saga dei PC virus.
É successo che molti posses-
sori di PC si sono visti recapitare
(senza averlo richiesto) un disco
contenente un programma infor-
mativo sull’AIDS. Molti utenti si
sono accorti troppo tardi che il
tutto era in realtà un modo per
installare una assai temibile
«bomba a tempo» che avrebbe
provveduto a rendere inservibile
l'hard disk II programma, che si
chiama «AIDS Information», si
STAMPA ESTERA
trovava su un numero impreci-
sato di floppy da 360Kb. spediti
da Londra verso la metà di di-
cembre. Una volta installato
provvede a stampare una fattura
commerciale ed invita a spedir-
la, completa di una somma per
la licenza d'uso, ad una fanto-
matica PC Cyborg Corporation
di Panama. Óltre a stampare,
comunque, il programma si
prende la briga di installarvi un
certo numero di hidden file e
subdirectory. Chi. dopo tutto ciò
è andato a dare una occhiata alla
licenza d'uso, stampata in carat-
teri micro su un foglietto spedi-
to con il disco, vi ha trovato un
riferimento a questi file nasco-
sti. che vengono definiti «pro-
grammi che agiranno in maniera
avversa su altre applicazioni ..».
Si fa capire, insomma che chi
non manda i soldi si ritrova il
computer azzerato.
Un team di esperti di «PC
User» ha scoperto i modi di
funzionamento del virus, ed ha
confermato la sua pericolosità
per i dischi fissi presenti nel
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bassissimo costo e con i giganti del settore
pronti a vendere quantitativi enormi di work-
station a prezzi irrisori (soprattutto rispetto ai
servigi che fornisce) l'ufficio ha subito un
processo di automazione completo e fonda-
mentale. con completa rivoluzione di settori
quale il trattamento dei testi, l'archiviazione,
la preparazione e la gestione del budget e la
posta elettronica.
Sotto un comune denominatore, definito
«office automation". sono stati cosi raggrup-
pati non solo i processi già finora ottenuti,
ma le nuove complesse esigenze di un nuo-
vo tipo di ufficio ad altissima efficienza, del
tutto non piu paragonabile a quanto finora
avveniva attraverso il comune binomio mana-
ger-segretaria e direttore-dipendenti.
Ciò premesso ci si pone una serie di
interrogativi di diversi genere: «Sono i mana-
ger che devono imparare qualcosa sulla tec-
nologia o sono i tecnocrati che devono ap-
prendere qualcosa sulle aziende?», o «Come
adattare la potenza dei computer alle mie
esigenze di office automation?», oppure
«Quali strumenti ha a disposizione il mana-
ger per svolgere meglio il proprio lavoro?», o,
ancora «In che modo l'introduzione dell'auto-
mazione sacrifica l'individualità delle per-
A queste e ad altre domande risponde il
volume che esaminiamo, che lungi dall'esse-
re un «tutorial» sull'uso delle macchine d'uf-
ficio o un manuale di installazione-scelta del-
l'office automation. è invece un saggio socio-
logico-economico e, in certe ottiche, filosofi-
co sul rapporto macchina-uomo nella gestio-
ne deH’ufficio. Non a caso il più grosso
capitolo, «Il sacrificio umano», e quello che si
interessa più particolarmente della comples-
sa problematica generata dall'introduzione
massiccia delle macchine di calcolo nella
gestione degli uffici, anche in funzione del
grave problema della riduzione della disponi-
bilità di lavoro che queste nuove tecnologie
hanno comportato Ma non mancano altn
risvolti, come la gestione economica e l'auto-
finanziabilità della macchina, la filosofia della
corretta scelta dell'ambiente di lavoro (in un
capitolo intitolato ironicamente «Preparativi
al matrimonio»), la tecnica più adatta di scel-
ta dei programmi destinati a gestire l'ufficio,
la possibilità di integrazione del lavoro di
manager e di quello della macchina Non a
caso il libro termina con un capitolo dal titolo
emblematico, «Dove andremo a finire», che
mostra come, attualmente, si sia, mutile dir-
lo, solo sulla soglia di sviluppi inimmaginabili,
un paragrafo di quest'ultimo capitolo dal si-
gnificativo titolo «Gli schiavi del gemo» verifi-
ca il complesso problema dell'incomunicabili-
ta tra tecniche antiche di gestione delle deci-
sioni e nuove e piu ardite ipotesi di attacco e
sviluppo del problema; la conclusione é ama-
ra, se si considera che ormai il manager di
oggi e un mastodonte sopravvissuto ai suoi
tempi, che sebbene finga di essersi adattato
in pieno alle nuove tecnologie, è pur sempre
legato da un patrimonio di cultura, educazio-
ne, studio a tecniche che mostrano la trama
Saranno i nostri figli, quelli che stanno
nascendo adesso, ad ereditare e sfruttare al
massimo quello che la tecnologia mette loro
a disposizione; l'automazione sara il loro am-
biente. l'atmosfera di vita, ed in essa saranno
del lutto integrati
Inutile illudersi che, oggi, questo patrimo-
nio sia già completamente nostro; siamo pur
sempre degli stranieri in un mondo straniero,
e come tali non potremo mai parlare, di
questo mondo, a perfezione la lingua, cosi
come, invece, lo farebbe un nativo
Saggio sociologico e culturale di grande
fascino sul mondo dell'informatica, scritto da
un «addetto ai lavori», si presta ad una
lettura agile anche da parte di chi di informa-
tica conosce poco o nulla; più che come
guida all'office automation (nel testo non si
discute mai di prestazioni di macchine o di
potenza di calcolo di questo o quel program-
ma) credo sia stato scritto per consentire a
chi, per la prima volta, si avvicina a questo
mondo, di spogliarsi di preconcetti, remore e
prevenzioni, e per evidenziare, soprattutto, i
pericoli di chi, pur con buona volontà, si
avvicina pur sempre intimorito ad un mondo
di cui non conosce i confini, l’estensione e le
regole di vita.
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L'originalità
Uno dei punti più delicati del-
l'intero discorso è sicuramente
quello che si riferisce al'originali-
tà dell'opera.
In tutti gli Stati membri della
CEE. per poter beneficiare della
tutela offerta dal diritto d'autore
in senso stretto, un'opera deve
essere «originale», deve cioè
trattarsi del risultato dello sforzo
intellettuale del suo creatore e
non quindi di una copia.
Alcune legislazioni però im-
pongono criteri piu rigorosi, par-
ticolarmente quando la funzione
delle opere in questione è più
utilitaria che estetica, com'é ap-
punto nel caso di programmi per
computer
In questi casi i giudici ritengo-
no spesso che l'opera di cui si
chiede la tutela non presenti
meriti creativi sufficienti oppure
abbia una portata troppo mode-
sta per meritare una tutela piena
in base al diritto d'autore.
Il problema della diversità nei
criteri di originalità sostanziale
applicati impone quindi la neces-
sità di promuovere iniziative in-
tese ad eliminare le distorsioni
che ne risulterebbero.
Una delle soluzioni possibili
potrebbe essere l’adozione della
soluzione offerta da un'anologa
direttiva comunitaria sulla tutela
giuridica delle «topografie di
prodotti a semiconduttori» la
quale, all'articolo 2. par. 2. cosi
recita: «La topografia di un pro-
dotto a semiconduttori è tutela-
ta a condizione che sia il risulta-
to dello sforzo intellettuale del
suo creatore e che non sia co-
munemente conosciuta nell'in-
dustria dei semiconduttori.
Se la topografia di un prodotto
a semiconduttori è costituita da
elementi comunemente cono-
sciuti nell'industria, essa è tute-
lata solo nella misura in cui la
combinazione di questi elementi
soddisfi nell'insieme le suddette
condizioni».
Le analogie tra questi prodotti
ed i programmi per computer
sono abbastanza evidenti ed il
concetto appare condivisibile
anche per un settore nel quale
alla fine molti programmi origi-
nali eseguono più o meno le
stesse funzioni,
Definizione
Si è più volte parlato di quale
sia la corretta definizione di
«programma», argomento tut-
t'altro che trascurabile nel mo-
mento in cui, in un'eventuale
causa, si debba discutere con
persone (i giudici) spesso total-
mente ignoranti in materia
Una delle più semplici è forse
la seguente: un programma per
elaboratori elettronici è una se-
rie di istruzioni il cui scopo è far
eseguire ad una «macchina per
l'elaborazione delle informazio-
ni» (chiamata computer) le pro-
prie funzioni.
È chiaro però che alcune di-
stinzioni di base vanno comun-
que operate all'interno di questo
mare magnum.
Esistono infatti i sistemi ope-
rativi. i programmi applicativi e
quella famiglia di recente svilup-
po nota con il termine «tool», un
tipo di programmi destinati ai
creatori di programmi e quindi
ad un'utenza professionale
Non va infine dimenticata la
tendenza sempre più presente
che tende a sfumare in misura
sempre maggiore la linea di de-
marcazione tra sistemi operativi
e programmi applicativi, essen-
do questi ultimi spesso presenti
in misura rilevante nello stesso
hardware installato.
Preoccupazioni
A questo punto possiamo
concludere, sia pure in modo
provvisorio, data l'attualità non
definitiva dell'argomento, con
qualche riflessione sui riflessi
che una normativa di tutela per i
programmi per computer può
avere.
Il diritto d'autore è un diritto
esclusivo concesso dall'ordina-
mento ai privati; uno dei suoi
effetti è quello di limitare in una
certa misura la normale libertà
dei terzi di fare concorrenza im-
mettendo sul mercato prodotti
Nei settori più tradizionali del
diritto d'autore (opere letterarie,
musicali, teatrali ecc.) ciò non ha
causato problemi di rilievo, dato
che opere indipendenti dello
stesso genere possono coesi-
stere e competere tra loro in
modo leale.
Tuttavia, in settori di sviluppo
più recente, gli effetti restrittivi
della tutela offerta dal diritto
d'autore sulla legittima concor-
renza corrono talvolta il rischio
di diventare eccessivi, per
esempio in materia di disegni
industriali puramente funzionali
e di programmi per elaboratori
elettronici.
In tali contesti la tutela offer-
ta. se non accompagnata da li-
miti adeguati, può in pratica por-
tare ad un effettivo monopolio
di portata e durata ingiustificata-
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nale, che ha scelto nuovamente Roma per rafforza-
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minicomputer con un marchio che garantisce la
qualificazione dei punti vendita collegati.
Dopo l'acquisizione di un affermato computer shop
in via Tuscolana, dove l'utente finale ha libertà di
scelta e l'informatica è senza camice bianco. Micro-
land ha quindi aperto un'altra sede in via Monaci
(piazza Bologna), dove anche le esigenze più com-
plesse delle aziende e degli enti scientifici e di ge-
stione trovano un attento esame e, spesso, una
proposta valida in termini tecnici ed economici.
I marchi supportati (tra questi, ad esempio, Hew-
lett Packard e Unibit peri personal e minicomputer,
Zenith, Cambridge e Unibit per i portatili, Epson e
Fujitsu per stampanti e fax, Microsoft, Borland, Lo-
tus per il software orizzontale, Esa e Dee per le so-
luzioni gestionali) e l'attenzione posta nella cura del
cliente sono alcuni dei motivi che fanno di Microland
a Roma un sicuro punto di riferimento, perle vostre
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Poter creare un legame diretto tra
l'insegnamento scolastico e il mondo che ci
circonda è sempre stato un grande sogno della
pedagogia. L 'altro grande sogno è quello della
interdisciplinarietà dell'insegnamento: quando si
studia qualcosa di fisica, per esempio trovare i
collegamenti con la matematica attraverso le
formule da applicare, con le applicazioni tecniche
per poter provare sul campo ciò che si studia sui
libri, con la geografia ed economia per studiare
come queste applicazioni sono utilizzate nel
mondo che ci circonda, e. ultima, ma non ultima,
la storia che insegni l'evoluzione di queste
applicazioni dalla scoperta dei fondamenti ad
oggi. E poi. visto che siamo in un mondo dove
ormai l'informatica è approdata in tutti i campi,
non vogliamo avere anche sul banco un personal
computer ?
LEGO
L’inizio di un nuovo gioco
Fino ad ora non è stato possibile
trovare qualcosa che potesse coprire
tutte queste atività o che comunque
cercasse di aggregarle, stimolando nel
contempo lo studente, sia della scuola
media che delle superiori, a svolgere
attività di apprendimento, approfondi-
mento. studio e. soprattutto, risoluzio-
ne di problemi.
Un'idea che mette tutti
d'accordo
Nel 1985 la LEGO (si. proprio la fa-
mosissima società danese inventrice
dei mattoncini componibili), da sempre
sensibile ai problemi dell'educazione,
inviò un gruppo di studio in Inghilterra
proprio con lo scopo di studiare, insie-
me al MEP (Micro Electronic Program),
ente pubblico creato dal governo ingle-
se per la realizzazione di un valido pro-
gramma di introduzione delle nuove
tecnologie nelle scuole inglesi, un si-
stema che consentisse agli studenti di
riprodurre nelle aule delle situazioni
reali e di risolvere problemi con l'utiliz-
zo del personal computer. Lo scopo in
effetti era ben più ambizioso: si voleva
cercare la giusta via per stimolare tutte
le varie componenti scolastiche ad un
lavoro coordinato e, quindi, interdiscipli-
nare. qualcosa che andasse oltre al
concetto di base del prodotto stesso.
Dopo un anno il prodotto era pronto
ed insieme ad esso un «sistema» ri-
spondente alle esigenze di attuazione
dei programmi scolastici. Era nato il
«LEGO Technic Control - Applicazioni
elementari di Robotica con il Micro-
computer» : vedremo poi che il nome è
limitativo rispetto a ciò che questo si-
stema è riuscito a smuovere. Infatti si
parte dalla robotica per arrivare a ripro-
durre i processi e le situazioni che i
ragazzi possono vedere attorno a loro
come funziona una porta scorrevole,
una lavatrice, una ruota del luna park,
ecc. Il primo test fu chiaramente effet-
tuato in Gran Bretagna e poi successi-
vamente in Danimarca, Olanda, Svezia.
Germania. Francia. Stati Uniti: da circa
un anno questo sistema é approdato
anche in Italia. Il ritardo di introduzione
in Italia è stato dovuto ad un totale
adeguamento dei materiali didattici alle
esigenze dei programmi ministeriali ita-
liani.
In effetti questo prodotto non è mol-
to conosciuto in Italia: diciamo subito
che non lo trovate certo in cartoleria.
Foro 1 Itolo dì apertura ) ■ Sembra impossibile
eppure con questo sistema un ragazzo può anche
costruirsi un plot tori
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
Foto 2 - Una delle più complete confezioni di LEGO Techmc: questi elementi sono anche in vendita per il
grande pubblico.
poiché la sua distribuzione è stata affi-
data in esclusiva alla rete di rivenditori
educational Olivetti. In effetti il suo uti-
lizzo è considerato strettamente didatti-
co e, quindi, dovrebbe essere sempre
seguito da un insegnante.
MCmicrocomputer ha scoperto que-
sto sistema durante una visita alla sede
in Danimarca della LEGO: l'idea iniziale
era di scoprire come l'informatica pote-
va aiutare una società leader nella fab-
bricazione di giochi nello sviluppo delle
sue attività. Ma quando ci hanno mo-
strato cosa si poteva fare con il siste-
ma LEGO Technic Control, ce ne sia-
mo subito innamorati, in effetti c’è an-
che una punta di invidia per ì ragazzini
che possono utilizzare il LEGO per fare
esperienza anche con il computer:
qualcuno di noi ha fatto in tempo a
giocare con i mattoncini LEGO e sa di
cosa stiamo parlando!
Fantasia e tecnica
Tutto il sistema si basa sui famosis-
simi mattoncini e su tutte le novità
apportate dalla serie Technic: motorini,
ingranaggi, viti senza fine, snodi, ruote
e persino cremagliere (foto 2). Sono
stati aggiunti solo alcuni elementi indi-
spensabili: dei sensori e delle ruote
contagiri.
Questo per quanto riguarda il siste-
ma classico Lego. Oltre a questi mate-
riali si sono affiancate una scheda di
interfaccia parallela a 8 bit per compu-
ter di tipo MS-DOS e' una scatola in
grado di gestire la potenza necessaria
al pilotaggio di motorini e altre parti
(fig. 3). Tutte le parti funzionano ad una
tensione di 4.5 V e quindi non compor-
tano alcun rischio: inutile dire che tutto
il materiale è stato studiato con il mas-
simo isolamento sia verso il computer
che verso l'alimentatore di rete che è
separato da tutto il resto.
Fino a qui abbiamo parlato di hard-
ware, ma il sistema LEGO Technic
Control fornisce anche uno speciale lin-
guaggio di programmazione sotto MS-
DOS. chiamato LEGO Lines (fig. 4).
Questo linguaggio, come vedremo poi,
non sarebbe indispensabile, tuttavia è
studiato appositamente per consentire
all'allievo un graduale approccio alle
problematiche elementari di program-
mazione: quindi, perché non utilizzarlo?
Hardware, software, cosa manca?
Ma i manuali, naturalmente. Non sono
certo quelli a cui siamo abituati normal-
mente e che accompagnano software
e hardware tradizionali (foto 5). Esisto-
no ovviamente due livelli di manuali: il
«Manuale per il docente» e una serie
di manuali chiamati «Guida per gli allie-
vi» relativi ai differenti esercizi proposti
(fig. 6).
La parte docente é riassunta in un
volume di sole 35 pagine nelle quali
troviamo tutte le indicazioni necessarie
all'utilizzo di hardware, software e con
la guida all'utilizzo didattico delle appli-
cazioni. Troviamo persino un utile Glos-
sario alla fine del volume. Le guide per
70
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
Figura 4 - Una videata del linguaggio LEGO Lines.
gli allievi sono relative ai singoli proget-
ti proposti e vengono affiancate da due
tipi di schede: le schede per i meccani-
smi (fig. 7) e quelle di programma (fig.
8). Le prime consentono all’allievo dì
identificare i pezzi meccanici essenziali
per la realizzazione del suo progetto e
le seconde, invece, lo aiutano nella ste-
sura del programma che controllerà poi
il meccanismo appena costruito.
Come abbiamo detto questo sistema
è stato adattato totalmente per la scuo-
la italiana. Artefice di questo adatta-
mento è stata la società Teleia, che si
è avvalsa della consulenza dei profes-
sori Todesco, Molena, Decimo, Cataldi
e Bianchi tutti insegnanti di scuole me-
die ed elementari di Milano che si sono
prestati ben volentieri a questo lavoro
di consulenza e test.
Per meglio spiegarvi il funzionamen-
to del sistema abbiamo visitato due
scuole: una utilizza il sistema classico
con il linguaggio di programmazione
LEGO Lines e con esso tutti i materiali
standard LEGO (guide, manuali, sche-
de, mattoncini, ecc.); l’altra utilizza il
linguaggio di programmazione Basic in
unione a tutti i pezzi hardware standard
LEGO (intefacce. mattoncini, ecc).
Il prof. Todesco:
un progetto che apre la mente
Il prof. Armando Todesco insegna
matematica alla scuola Cardarelli dì Mi-
lano ed è uno dei consulenti interpellati
dalla LEGO per la realifzzazione della
versione italiana. Il prof. Todesco utiliz-
za con i suoi allievi il sistema classico.
Vediamo in cosa consiste e come fun-
ziona.
Come abbiamo detto il sistema oltre
che dai soli mattoncini, motori, sensori,
ecc., è composto da un’interfaccia pa-
rallela a 8 bit e da una scheda di poten-
za. L'interfaccia trova posto come qual-
siasi normalissima scheda all'interno di
un computer MS-DOS: un cavo piatto
trasferisce gli 8 segnali (e la massa) ad
una scatola nera che contiene la sche-
da di potenza e che offre in uscita una
serie di piccole prese in standard LE-
GO alle quali vanno collegati i cavetti
che poi andranno ad alimentare i moto-
ri, le lampade o porteranno i segnali dei
sensori (foto 9).
Gli 8 bit sono identificati come sei in
uscita dal calcolatore (0, 1. 2. 3, 4 e 5)
per pilotare i motori e due come entra-
te (6 e 7) per riconoscere i segnali
provenienti dai sensori. Le sei uscite
sono utilizzabili anche a due a due (0 e
1, 2 e 3. 4 e 5), vedremo poi in pro-
grammazione come utilizzarle.
Esaminiamo ora il linguaggio dì pro-
grammazione. Dobbiamo dire che pur
nella massima semplicità LEGO è riu-
scita a dotare il sistema di ciò che
serve per far capire ad un ragazzo le
basi della programmazione facendogli
nel contempo toccare con mano cosa
succede dietro le istruzioni che lui for-
nisce.
Dopo aver lanciato il programma in
pochi secondi appare una griglia che
visualizza otto colonne e un numero
praticamente infinito di righe. Pratica-
mente ci ritroviamo tante righe con ot-
to caselline ciascuna nelle quali andare
a mettere 0 e 1 a seconda delle funzio-
ni che vogliamo attivare. In effetti pos-
siamo utilizzare solo sei caselle, quelle
che identificano le nostre uscite, poi-
ché le altre due sono destinate ai se-
gnali in entrata provenienti dai sensori
(foto 10 e 11).
A questo punto basterà inserire nella
nostra tabella tanti 0 e 1 nei punti
giusti per attivare o disattivare a piace-
re quel motore o quell’altro. Il program-
ma una volta scritto può essere salvato
come qualsiasi programma e poi richia-
mato (funzioni di Disco), e. ovviamente
si potrà passare dalla fase Edit al Run
durante la quale le istruzioni verranno
eseguite riga dopo riga. Se si desidera
si può anche far eseguire una riga do-
po l’altra a comando con la funzione
Diretto. Esiste anche la possibilità di
una condizione Test per il controllo del
funzionamento delle porte.
Se fosse tutto solo qui sarebbe vera-
mente un po' pochino, ma LEGO Lines
possiede anche 5 istruzioni dette chia-
ve. Queste istruzioni-chiave sono:
CONTA; RIPETI. ..FINO A; RIPETI. ..PER
SEMPRE; RIPETI n...FINE RIPETI; SE
...FINE SE.
Con queste sole 5 istruzioni si pos-
sono generare programmi veramente
semplici, ma in grado di svolgere lavori
e controlli estremamente sofisticati.
Facciamo un esempio pratico: uno
dei primi progetti su cui gli allievi si
devono applicare è quello relativo alla
LEGO
L’INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
OPUSCOLO S: LAVATRICE
Figura 6 La copertina di una guida per allievi
ruota panoramica del Luna Park. Per
prima cosa l'allievo riceve le istruzioni
per montare materialmente la ruota
con tutti i meccanismi e i collegamenti
ai motori: non mancheranno chiara-
mente i sensori per controllare alcune
specifiche situazioni. Si passa quindi
alla programmazione: la prima cosa ri-
chiesta è certo quella di far girare la
ruota.
Basterà per l’allievo inserire un 1 nel-
la casella che identifica il canale in usci-
ta dal computer a cui è stato collegato
il motore. Una volta fatto il Run del
programma vedremo la ruota girare. Il
passo successivo sarà quello di chiede-
re che la ruota si fermi ogni tanti se-
condi per far salire e scendere i pas-
seggeri. Con questa richiesta si intro-
duce il conteggio e si spiegherà come
utilizzare l'istruzione Conta.
Questo è solo un semplice esempio
di come viene svolta la didattica attra-
verso questo sistema. Ovviamente le
istruzioni-chiave non son state introdot-
te a caso ma sono indispensabili per
far comprendere all'allievo delle funzio-
ni basilari come i loop (Ripeti...) o come
le istruzioni condizionali (Se...). Non di-
mentichiamo che il linguaggio è dotato
anche di un minimo di funzioni di edi-
ting come Inserì per inserire nuove ri-
ghe di istruzioni in qualsiasi punto del
programma e Delete per cancellare
quelle che non servono.
Con questo sistema si arriva a prepa-
re un progetto di gestione di una lava-
trice: e come diceva una pubblicità di
qualche anno fa «sembra semplice»
Nel progetto viene chiesto, infatti, il
funzionamento del cestello alternato in
un senso e nell'altro con un certo nu-
mero di giri per ogni senso di marcia, il
controllo che durante il funzionamento
non ci siano situazioni di pericolo come
l'oblò o il cassetto del detersivo aperti,
lo stop del sistema dopo un certo nu-
mero di minuti di lavaggio (fig. 12).
È interessante vedere come viene
per esempio risolto il problema dell'in-
versione di marcia: come avevamo det-
to prima sulla scheda di potenza trovia-
mo tutte le porte di uscita che forni-
scono da una parte un collegamento a
72
MOmic
LEGO
L’INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
nere di attività rispetto alle tradizionali.
Un altro punto estremamente inte-
ressante é la tipologia di esercizi propo-
sti: LEGO ha scelto delle situazioni o
delle cose che il ragazzo incontra quoti-
dianamente nella sua vita o che co-
munque gli sono familiari: non è, quin-
di. un avventurarsi in nuovi e scono-
sciuti percorsi, ma un toccare con ma-
no cose già viste e conosciute, adden-
trandosi però sempre più nei particola-
ri. Questo significa anche ulteriori sti-
moli a ricercare nella realtà altre cose
da studiare, riprodurre e capirne il fun-
zionamento attraverso un processo
esplorativo guidato dal sistema LEGO.
Prof. Molerà:
un modo nuovo di studiare
Presso la scuola media di Milano 2 a
Segrate, il prof. Molena insegna Educa-
zione Tecnica a classi di seconda e
terza: il suo utilizzo del sistema LEGO
non è tradizionale. Come il linguaggio di
programmazione viene, infatti, utilizzato
il Basic. Ma questa non è l'unica cosa
massa fisso e dall'altra tensione o me-
no a seconda che sia a 1 o a 0 la
relativa casella di programmazione (po-
lo attivo). Avevamo anche detto che si
potevano utilizzare insieme a due a due
le porte di uscita: infatti utilizzando co-
me punti di alimentazione non la mas-
sa e il polo attivo, ma due poli attivi di
due porte contigue potremo, inserendo
prima le istruzioni 0 e 1 sulle due porte
e poi, viceversa, 1 e 0, far ruotare in un
senso o nell'altro il motore della lavatri-
ce. Chiaramente basterà inserire due 0
nelle porte per ottenere lo Stop finale o
lo Stop causato dall'apertura di oblò o
cassetto del detersivo.
Se vediamo tutto questo dal punto di
vista di un ragazzino di 12-13 anni, pos-
siamo senz’altro dire che il risolvimento
di questi piccoli problemi porta ad una
capacità di giudizio e ad una capacità di
«problem solving» senza dubbio mag-
giore di quella offerta da una scuola
tradizionale.
Durante il colloquio con il prof. Tode-
sco sono emersi altri interessanti spun-
ti. La manualità, per esempio: l'allievo
dell’età scolare ha ancora bisogno di
molta attività di coordinamento motorio
e, quindi, poter legare strettamente
una attività manuale come l'utilizzo del
LEGO ad una intellettuale come la pro-
grammazione e il «problem solving»,
sono di estrema utilità nell’apprendi-
mento, Sembra anche che i ragazzi con
vario genere di handicap possano trarre
vantaggi molto superiori da questo ge-
73
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
Figura 12
Due pagine interne di
una guida per gli
«non tradizionale» che abbiamo trovato
presso la scuola media di Milano 2:
questo istituto è, infatti, di tipo speri-
mentale ed è stato deciso di creare una
didattica integrata il più possibile interdi-
sciplinare.
In un grande foglio, che ci ha mostra-
to il prof. Molena. abbiamo trovato rag-
gruppati i principali argomenti di inse-
gnamento della terza media con tutta
una serie di interessanti collegamenti
che portano ogni singolo argomento ad
una trattazione articolata all'Interno del-
le differenti discipline, consentendo co-
si una maggior visibilità sul problema da
parte dell'allievo.
Prendiamo per esempio il progetto
sviluppato con il supporto del sistema
LEGO: un braccio meccanico con con-
trollo dei materiali in entrata e in uscita
da un magazzino automatizzato. Vedia-
mo come le differenti discipline posso-
no intervenire su questo argomento,
Fisica: studio delle leve e delle forze.
Matematica: studio della matematica
binaria. Geometria: studio del posiziona-
mento tridimensionale. Storia: la rivolu-
zione industriale e suoi aspetti sociali
Geografia: mappa dei paesi industrializ-
zati. Educazione Civica: problemi legati
all'entrata del computer in fabbrica
/continua a pag 791
74
MCmicror.omniiter n Q3 -
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
LEGO
Story
C'era una volta un falegname di
nome Ole Kirk Christiansen. Viveva in
un piccolo paese della Danimarca, Bil-
lund, e proprio 11, nel 1916, aprì la sua
falegnameria.
Dopo alcuni anni, le difficoltà econo-
miche. che tutto il mondo stava viven-
do, bussarono alla porta della falegna-
meria di Ole: era il 1932. Bisognava
fare qualcosa o si sarebbe restati sen-
za lavoro. Scale, sgabelli per la mungi-
tura, basi di legno per gli alberi di
Natale: tutte cose per adulti. E i bam-
bini? Perché non fare qualcosa anche
per loro? Ecco, la lampada si accende
nella mente del buon Ole e nel 1934 i
suoi giocattoli iniziano ad avere un
nome: LEGO. Una parola nuova nata
delle due parole danesi «LEg GOdt».
ovvero giocare bene. Ole forse non
conosceva il latino, lingua nella quale
«lego» significa «mettere insieme»: e
non conosceva nemmeno cosa gli pro-
spettava il futuro.
Fu subito una Papera a prendere la
testa. E che Papera, ragazzi! Tutta in
legno, dipinta a mano, con le ruote,
sempre prima nelle vendite degli anni
'30. La seconda guerra mondiale porta
brutte notizie: nel 1942 la fabbrica
brucia e bisogna ricostruirla (saranno
ben tre i disastrosi incendi nella storia
della LEGO). Dopo tre anni una novità:
la plastica arriva per la prima volta
nella falegnameria di Billund e si inizia
a studiarla. Dopo due anni Ole decide
di acquistare una macchina per l'inie-
zione delle materie plastiche e si parte
alla grande: dalla papera in legno al
pesciolino con sonagli, il primo prodot-
to completamente in plastica.
Nel 1949 il catalogo comprendeva
ben 200 giocattoli in plastica. Ed è
proprio tra questi che troviamo i primi
mattoncini, un po' diversi da quelli che
conosciamo, con due tagli sui lati che
consentivano l'aggancio come delle
piccole ganasce, senza i tubicini inter-
ni per l'incastro, solo due modelli, a
quattro e otto bottoni.
Nel 1954 si inizia a pensare che i
mattoncini possono diventare una ve-
ra e propria famiglia di prodotti in
grado di soppiantare le vecchie costru-
zioni di legno: nel 1955 ai Magazine
du Nord di Copenaghen viene presen-
tato il «Sistema di gioco LEGO». Gli
anni che seguono portano il nome
LEGO in tutta Europa: si inizia nel
1956 con la Germania. Seguono Sviz-
zera (1957). Belgio (1958), Francia e
Svezia (1959). Qualche migliaio di
bambini italiani, in quel freddo e lonta-
no inverno del 1959, trovano sotto
l'albero qualcosa di veramente nuovo,
mai visto prima in Italia: i primi mat-
toncini LEGO, quelli nuovi con gli inca-
stri migliorati e brevettati nel 1958
(ebbene si. l'autore era uno di quei
bambini, nda).
Negli anni '60 ci si dedica alle
reinvenzioni. Si parte da lontano, mi-
la papera e gli allri primi giocalloli in legno della
LEGO.
gliaia di anni, e si reinventa la ruota: é
il 1961, nasce la prima ruota LEGO.
Nel 1966 è la volta del treno e con
esso del motorino elettrico. Nel 1969
si pensa ai bimbi più piccoli: nasce
Duplo, un LEGO dai mattoncini più
grandi per le manine più piccole. Intan-
to nel 1968 LEGO diventa una vera e
propria città: nasce a Billund per la
gioia di grandi e piccini Legoland, un
grande parco dei divertimenti.
Gli anni 70 sono controversi. Da una
sarte la modernità, con il suo tecnici-
smo: nascono ingranaggi e nuovi ele-
menti meccanici che portano alla nasci-
ta di LEGO Technic nel 1977. Dall'altra
l'uomo e la sua vita quotidiana: nasco-
no i primi personaggi LEGO (1974),
seguiti poi dai minipersonaggi di Lego-
land, la serie di prodotti inaugurata nel
1978, con strade, case, alberi, auto,
una vera città tutta da costruire, tutta
da vivere.
76
MCmicrocomDUter n. 93 - febbraio 1990
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
Ma meglio non stare con i piedi
troppo per terra. 1979, Destinazione
Spazio: la nuova serie LEGO aiuta tutti
i nuovi piccoli Magellano a scoprire
nuove frontiere. Nel 1984 si volta l’oc-
chio al passato: arrivano i cavalieri,
con i loro castelli da difendere. E poi di
nuovo via. verso nuove avventure con
la monorotaia lunare (1987).
E gli affari? Sempre bene, grazie!
1 catene di montaggio delle confezioni di
Anzi, meglio! Nel 1914 a Billund c'era
solo una piccola stazione della linea
ferroviaria che tagliava in due la peni-
sola danese dello Jutland: ora a Bil-
lund c'è un aeroporto che vede transi-
tare 600 mila passeggeri all'anno. Inu-
tile dire di chi sia il merito. Esiste
anche una città nella città: Legoland,
un grande parco dei divertimenti tutto
costruito a mattoncim LEGO, migliaia,
milioni, 25 milioni di mattoncini per
rappresentare in formato ridotto quan-
to di più bello esiste al mondo. Sono
ormai più di 6.000 le persone che
lavorano per la LEGO, di cui quasi
2.000 sparse in tutto il mondo: Ger-
mania (•), Svizzera (* •). Francia, Ita-
lia, Stati Uniti (*), Australia. Austria.
Belgio, Gran Bretagna, Finlandia, Sve-
zia, Norvegia, Portogallo, Giappone.
Spagna, Singapore, Brasile (*), Olan-
da. Sud Corea (*) (* stabilimenti di
produzione dei mattoncini o altre parti;
• stabilimenti di fabbricazione degli
stampi). Un ultimo numero: 300 milio-
ni. Non è un fatturato, non sono lire o
corone danesi: sono bambini, che in
tutto il mondo giocano o hanno gioca-
to con il LEGO. Una bella soddisfazio-
ne per un falegname danese che ha
vissuto tutta una vita sotto il motto:
«Det Bedste Er Ikke For Godt» (Il
meglio non è mai abbastanza).
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
Anno scolastico: 1988/89
Gruppo di robotica
Componenti: Renato Amato. Stefano Avenia. Edgardo Micali, Lisa Ovi, Mattia Cusani
78
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
Figura 16 - Tulio il progetto del braccio
meccanico e relativo programma.
Lo scopo del programma che presentia-
mo in questo riquadro é la realizzazione di
un modello di magazzino in cui sia possibile
prelevare e depositare merce tramite un
braccio meccanico automatizzato.
Facciamo una premessa spiegando a
grandi linee il funzionamento dei registri da
noi utilizzati per il funzionamento del robot.
I registri sono spazi di memoria composti
da otto bit, utilizzati dal computer, per
svolgere i suoi vari compiti. Due di questi,
per il Prodest l‘FE60 e CFE62, hanno la
funzione di gestire l'interfaccia LEGO da
noi usata per il controllo dei motorini e dei
sensori ottici. In base al valore (0-1) che
assegnamo ai bit, determiniamo lo stato
del motorino: acceso-spento. L'FE62 è il
registro che determina il flusso delle infor-
mazioni, o in entrata (bit 6-7) o in uscita (bit
dallo 0 al 5). L'FE60 è invece il registro nel
quale lo stato dei bit 6-7 è controllato dai
sensori ottici, mentre quello dei bit da 0 a 5
è controllato dalle istruzioni presenti nel
programma e permette di accendere o
spegnere i motorini.
Il nostro gruppo per realizzare questo
progetto ha cominciato costruendo la parte
meccanica. Quest'ultima è composta da
tre parti ben precise: la prima parte è
costituita dalle due dita, comandate da un
motorino bidirezionale ed hanno il compito
di prendere la merce da depositare o prele-
vare, la seconda parte é formata dal brac-
cio del robot, anche questo é comandato
da un motrino bidirezionale collegato ad
una corda che permette di abbassare ed
alzare il braccio quando necessario; la terza
ed ultima parte è la base, sempre coman-
data da un motorino bidirezionale; questa
permette di spostare orizzontalmente il
braccio sopra la merce da prelevare. Appe-
na terminata la parte meccanica del nostro
lavoro, abbiamo cominciato il programma
per il controllo dei movimenti del braccio;
durante questo lavoro abbiamo incontrato
un solo problema fondamentale: quello del
calcolo dei tempi occorrenti per svolgere i
vari lavori. Questo problema é dato dal
fatto che la velocità dei motorini varia da
prova a prova e quindi cambia il tempo per
effettuare la stessa prestazione. Di conse-
guenza abbiamo deciso di cambiare siste-
ma per controllare lo spostamento del
braccio ed abbiamo utilizzato un metodo
infallibile: invece di misurare il tempo oc-
corrente per i vari spostamenti del braccio
tramite la variabile numerica TIME, abbia-
mo deciso di controllare direttamente il
motorino tramite una rondellina, a strisce
bianche e nere, situata sulla prosecuzione
dell'albero motore. Davanti alla rondellina
era posto un sensore che variando il suo
stato ad ogni cambiamento di striscia della
stessa rondellina. ci permetteva di contare
il numero dei giri.
Figura 15-1
lizzato in Ba
Milano 2 - Segrate.
RITUALE SITUAZIONE DEL RRGAZZIH
AERCE POSTO
ORUXITE 1
QUAAZO 3
CORDONE 5
PREIII UN TASTO PER TORHRRE RL N
PRELEURRE PREMI
Figura 1 7 - Videata d'attesa del programma.
[ la merce a magazzino e relativa Figura 19 - Richies
Figura 20 - Situazione di magazzino modihcata
/segue la pag. 74)
Educazione Tecnica: risolvimento di un
problema reale di robotica.
Come possiamo vedere, quindi, si
può partire da un progetto realizzabile
con il sistema LEGO ed arrivare ad una
notevole integrazione con altre discipli-
ne che ad un primo esame non sembre-
rebbero correlate con l'argomento di
partenza.
Esaminiamo ora l'ottima realizzazione
degli alunni della 3C. Come detto il
progetto sviluppato è quello relativo ad
un braccio meccanico (foto 13 e 14). La
funzione di questo braccio meccanico è
quello di prendere un contenitore depo-
Figura 2 1 - Videata di merce in entrata
sitato su una piazzola che identifica l'en-
trata/uscita del magazzino, alzarlo, ruo-
tare e depositarlo nella prima piazzola
libera del magazzino. Come contenitori
vengono utilizzati i classici contenitori
dei rulli fotografici che fantasiosamente
dovrebbero contenere differenti mate-
riali: quarzo, carbone, ferro, ecc.
La realizzazione meccanica del pro-
getto dobbiamo dire ci ha molto colpito:
non si trattava in questo caso di ricopia-
re qualcosa illustrato su di un manuale,
ma di costruire qualcosa in maniera
originale. La precisione con cui il braccio
prende i contenitori, li alza ed abbassa
nel punto giusto (ha anche sufficiente
gioco per prendere i contenitori non
perfettamente posizionati) è veramente
eccezionale.
Il tutto viene pilotato attraverso le
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
79
LEGO
L'INIZIO DI UN NUOVO GIOCO
classiche interfacce, ma il programma è
stato preparato in Basic (fig. 15). Gli
allievi della 3G sono riusciti a comprime-
re il tutto in eira 150 linee di programma
(fig. 16). Per l'esattezza il programma e
tutto il sistema funzionano cosi. Appena
fatto partire il programma, lo stesso
carica da dischetto la situazione del
magazzino, cioè va a identificare quali
prodotti sono presenti in magazzino e in
quale piazzole sono disposti. A questo
punto resta in attesa di istruzioni: se si
vuole si può richiedere al programma
l'elenco dei materiali disponibili e il loro
posizionamento (fìgg. 17 e 18).
Ora se vogliamo prelevare un conte-
nitore, basta che chiediamo al program-
ma di portare in uscita un materiale: il
programma ci chiederà il nome del ma-
teriale da portare all'uscita, che dovre-
mo indicare col nome, senza essere
cosi obbligati a ricordare il numero di
piazzola dove questo materiale è depo-
sitato (fig. 19). Indicato il nome del
materaile e premuto Enter dopo pochi
Ringraziamenti
Prof Paolo Molena Scuola Media Milano 2
Segraie
Pro I Armando Todesco Scuola Media Carda-
relli - Milano
Sig Visconti LEGO Spa
Sig.na Tiziana Fabro LEGO Spa
Sig.ro Carla Savati lEGO Spa
Mr Peter Ambrek LEGO Billund
Mr Hans Jorgen Krag LEGO Billund
Sig. Pesce - CGSS Azzurra
secondi vedremo il braccio iniziare la
sua rotazione in direzione della piazzola
dove era stato depositato il materiale
richiesto. La rotazione del braccio è
controllata dai sensori che contano le
rotazioni del motorino che fa ruotare il
braccio: attraverso questo sistema è
possibile controllare con estrema preci-
sione la posizione del braccio. In un
primo tempo venivano contati i secondi
Intervista a
Giancarlo Morganti
Amministratore Delegato
della LEGO in Italia
Come nasce la LEGO in Italia ?
La LEGO ha iniziato la sua attività in Italia
costituendo una propria filiale nel gennaio
1962. Già dal 1958, comunque, modeste
quantità di prodotti raggiungevano il merca-
to italiano attraverso un importatore esclu-
II successo fu immediato, tanto che dalla
prima sede in Viale Certosa a Milano, la ditta
si dovette ben presto trasferire in una nuova
sede alla perifena di Milano nel 1964.
Nuovo trasloco nel 1970 e infine costru-
zione dell'attuale sede operativa e magazzi-
no in Lainate nel 1975.
Oggi l'azienda occupa 65 dipendenti im-
pegnati solo nella distribuzione in quanto i
prodotti LEGO provengono dalle fabbriche
in Danimarca e in Svizzera.
Oual à l'impegno della LEGO verso la
scuola e quale la filosofia con cui approccia
questo mercato ?
LEGO ha sempre ricevuto riconoscimenti
e apprezzamento da parte degli educatori
per le sue valenze didattiche. Spesso dagli
stessi giungevano anche suggerimenti per
modifiche che potessero esaltare e miglio-
rare le già intrinseche qualità del prodotto.
È stato quindi naturale e logico per l'a-
zienda mettere a punto un assortimento più
efficiente e studiato su misura per l'utilizzo
I
nelle scuole.
Questo ha
richiesto la co-
stituzione di
una apposita
divisione spe-
cializzata che oggi, tra sede centrale e filiali,
impegna quasi 200 collaboratori
Quale importanza riveste il progetto infor-
matico LEGO all'interno del suo impegno
verso la scuola ?
Il progetto informatico è l'ultima e piu
recente evoluzione del nostro progetto
scuola. Si indirizza alle scuole medie e
medie superiori nel momento in cui sono
attivati importanti sforzi e investimenti per
l'introduzione dei computer nei programmi
di istruzione.
È finalmente la chiara esemplificazione di
come LEGO intende occupare nella scuola
uno spazio ben definito come strumento
didattico, e non proporsi, come un osserva-
tore superficiale potrebbe immaginare, co-
me attività ludica e ricreativa.
I nostri tecnici stanno ulteriormente lavo-
rando in quest'area su nuovi progetti che ci
consentiranno evoluzioni e nuovi prodotti
che potranno arrivare ad interessare anche
l'istruzione universitaria e la formazione pro-
fessionale nell'Industria.
di funzionamento del motorino, ma que-
sto sistema non è risultato sufficiente-
mente preciso poiché bastava qualche
piccola variazione di tensione e il moto-
rino poteva accelerare o rallentare in
maniera pooco prevedibile veramente
un bel problema da risolvere per i ragaz-
zi della 3C.
Due sensori controllano che il mate-
riale richiesto sia poi rimosso dalla piaz-
zola di entrata/uscita del magazzino Nel
momento della rimozione di programma
va a scrivere su disco la nuova situazio-
ne del magazzino (fig. 20), Nel momen-
to in cui un nuovo contenitore viene
posto nella piazzola di entrata/uscita il
programma identifica attraverso i sen-
sori questa nuova entrata e automatica-
mente domanda a video il nome del
materiale appena arrivato (fig. 21). Dopo
averlo digitato sulla tastiera del compu-
ter e battuto Enter, automaticamente il
programma fa partire il braccio che re-
cupera il nuovo contenitore lo alza, ruo-
ta e lo va a depositare sulla prima
piazzola disponibile, A questo punto il
programma non ha finito: l'ultima ope-
razione é quella di andare ad aggiornare
i file su disco in modo che, anche se il
computer viene spento (come per
esempio alla sera, alla fine del lavoro),
non si debba ricontrollare le merci pre-
senti in magazzino.
Conclusioni
Che dire di un prodotto pressoché
unico e rivolto ad un mercato cosi parti-
colare? Senza dubbio la LEGO ha creato
un prodotto veramente interessante e
stimolante. Ma la cosa più interessante
é II legame che è riuscita a generare tra
il mondo classico delle costruzioni e il
mondo dell'Informatica, creando cosi un
ponte tra la manualità e il pensiero, tra
la semplice visione del mondo e la sua
gestione, tra l'Interpretazione delle esi-
genze e la risoluzione dei problemi.
Il prodotto in se stesso é ottimo: per
renderlo perfetto forse vedremmo un
software leggermente piu potente, ma
con le stesse facilità di apprendimento
e uso. Per il resto in effetti non c‘e
molto da migliorare, almeno con quella
tipologia di prodotto. Durante la nostra
visita alla sede di Billund, ci sono state
fatte trasparire novità future a breve
termine (si parla di gennaio del prossi-
mo anno), ma senza darci una concreta
idea dell'orientamento. senza dubbio vi
porteremo a conoscenza di ogni novità
in questo campo, siano esse dedicate al
solo mercato scolastico, piuttosto che
al più vasto mercato, magari in collega-
mento con gli home computer, come
sarebbe di nostra speranza u€
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
Le pubblicazioni Technimedia
AUDIOreview
La più qualificata rivista italiana di elettroacustica ed alta fedeltà
IVI Cmicrocomputer
La più diffusa e più autorevole rivista italiana di informatica
OROLOGIle MISURE DEL TEMPO
La prima rivista per tutti gli appassionati di orologi
Technimedia
Via Carlo Perrier. 9 - 00157 Roma - Tel. 06/4180300 (12 linee rie. aut.)
PROVA
Toshiba T1000SE
dì Corrado Giustozzi
L a gran moda del momento, o al-
meno una delle grandi mode che
attualmente stanno scatenando
feroci tempeste nel già solitamente agi-
tato mare dell'informatica personale, è
quella dei cosiddetti « notebook compu-
ter». Di cosa si tratti già ne abbiamo
discusso in passato ma è forse bene
ricordarlo anche ora. Il notebook com-
puter in realtà altro non è che l'estrema
conseguenza della tendenza dell'indu-
stria verso la miniaturizzazione dei com-
puter portatili incrociata con la necessità
degli utenti di disporre di uno strumento
di lavoro personale simile al classico
blocco per appunti cartaceo (da cui il
nome) ma più sofisticato e versatile di
esso.
Il tipico notebook computer deve es-
sere realmente portatile e quindi è assai
piccolo e leggero, anche magari a scapi-
to della potenza di calcolo e della capa-
cità di memorizzazione. Queste caratte-
ristiche risultano infatti del tutto secon-
darie in un notebook in quanto quasi
certamente esso non è il solo computer
del suo possessore. Anzi il suo uso ha
senso quasi esclusivamente se avviene
come « satellite » di un sistema maggio-
re da stazione fissa.
Il notebook viene dunque utilizzato
per compiti leggeri da svolgersi «sul
campo » (raccolta ed eventuale preela-
borazione di dati, preparazione di brevi
testi, piccole elaborazioni), mentre le
elaborazioni «vere», così come la me-
morizzazione definitiva dei dati, sono
invece riservate ad un altro computer
nel quale vengono riversati i dati una
volta giunti a casa o in ufficio.
Sulla base dì queste specifiche il mer-
cato ha già prodotto un certo numero di
macchine che hanno finito tutte per
assomigliarsi, dando cosi spontanea-
mente vita ad un nuovo standard di
fatto nel settore. L 'identikit che emerge
del notebook è il seguente: senza Win-
chester (tutto sommato non serve e
così facendo si aumenta l'autonomia
delle batterie e si riducono peso ed
ingombro del computer), con display
LCD backlit ed adattatore video CGA
(non vi è necessità di adattatori più
sofisticati e dunque costosi), un solo
micro floppy (magari da 2" anziché
3.5"), almeno una porta seriale e/o un
modem (per poter riversare i dati ad un
82
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
TOSHIBA T1000SE
altro computer), sistema operativo in
ROM (per risparmiare RAM e dischi),
molta RAM adibita a disco virtuale per-
manente (per risparmiare i dischi).
Su questa falsariga, dicevamo, si so-
no mossi o si stanno muovendo molti
costruttori fra i più blasonati, che evi-
dentemente credono molto al successo
del notebook computer. Fra di essi non
poteva non essere presente Toshiba, il
colosso giapponese dell'elettronica che
quasi per primo introdusse, qualche an-
no fa. i primi portatili realmente tali
iniziando cosi una grande rivoluzione nel
mondo dei personal. Il notebook di To-
shiba si chiama T1000SE e tanto basta
per identificarlo come entry- poìnt della
amplissima linea di macchine portatili
da essa prodotta. Le sue caratteristiche
sono in pratica già state elencate poco
fa: ingombro e peso minimi, elevata
autonomia, display LCD retroilluminato
con adattatore CGA, MS-DOS in ROM,
disco virtuale in RAM. A queste si ag-
giungono un microfloppy 3.5" da 1,44
MByte. una porta seriale ed una paralle-
la. la possibilità di montare addizional-
mente un modem interno. Il computer,
di classe XT. si basa su di un micropro-
cessore 80C86 che viene fatto lavorare
a 9.54 MHz e dispone di 1 MByte di
RAM espandibile fino a 3 MByte com-
plessivi mediante apposite schedine.
Costa, e questo è il punto cruciale, un
prezzo piuttosto ragionevole e comun-
que sensibilmente inferiore a quello dei
suoi più vicini concorrenti. Si tratta dun-
que di un prodotto assai interessante
che potrebbe rapidamente divenire l'av-
versario da battere in questo specifico
settore di mercato.
Toshiba T1000SE
Distributore:
Toshiba Italia
Via Cantò. 1 1 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)
Prezzi (IVA esclusa):
TIOOOSE: 80C86 a 9. 54 MHz, MS-DOS 3.3 in
ROM, I MByte di RAM, 1 floppy 3.5" 1,44
MByte, accumulatore ed
alimentatore da rete Ut 2.575.000
Espansione di memoria
1 MByte RAM Ut. 960.000
Espansione di memoria
2 MByte RAM Lit. 1.750.000
Ricaricatore batterie multiplo Ut. 480.000
Batteria supplementare Lit. 140.000
Descrizione esterna
La prima cosa che colpisce di questo
TIOOOSE sono ovviamente le sue ridot-
te dimensioni: solo 31x4.5x25.5 cm (Ih-
p) ossia, altezza a parte, poco più di un
numero di MC. Anche il peso, di circa
2,6 kg, risulta assai contenuto.
Per quanto riguarda l'estetica ci sem-
bra che i designer Toshiba abbiano (giu-
stamente) voluto mantenersi su di un
canone stilistico improntato alla sobrie-
tà: la macchina è infatti poco più di un
piatto parallelepipedo grigio, privo ester-
namente di quei gadget estetici tanto
cari a certi progettisti orientali. Il fatto
che l'oggetto sia un computer non ap-
pare immediatamente evidente, specie
a chi non é del mestiere, per via della
insolita forma «ad astuccio» della car-
rozzeria e del fatto che tutti i connettori
di espansione sono coperti alla vista da
appositi sportellini. Da notare che la
macchina non dispone di alcuna mani-
glia per il trasporto ma va afferrata con
le mani durante gli spostamenti
Sulla fiancatina destra del computer
si trovano lo speciale slot che consente
l'espansione della memoria RAM ed il
drive per microfloppy di tipo ultra-slim.
Lo slot, protetto da un coperchietto
amovibile, permette di inserire delle
speciali schedine RAM dal formato si-
mile a quello di una normale carta di
credito: ne esistono attualmente da 1 e
da 2 MByte i quali possono essere visti
come memoria espansa o «Hard-RAM»
(ne parleremo dopo). Il drive, dotato di
una propria spia di attivazione, é in
grado di leggere e scrivere dischetti da
720 «Byte o 1,44 MByte,
Sul lato opposto sono disposti i due
potenziometri di regolazione del display
(luminosità del fondo e contrasto), l'in-
terruttore di alimentazione, la presa per
l'alimentazione esterna ed il pulsante di
reset. L'interruttore di alimentazione in
realtà è un pulsante il cui effetto viene
controllato da software; esso va tenuto
premuto per almeno un paio di secondi
per accendere o spegnere la macchina
e non ha effetto se il coperchio è chiu-
so; il reset invece va azionato con la
punta di una matita od un altro oggetto
acuminato in quanto è disposto interna-
mente e risulta accessibile solo tramite
un picolo foro del pannello.
Posteriormente la macchina può
idealmente dividersi in quattro sezioni
separate. In quella situata in basso sulla
sinistra si trovano i connettori per i
dispositivi esterni, nascosti e protetti da
un pannellino incernierato: un DB-9 re-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
TOSHIBA T1000SE
lativo alla porta seriale RS-232 ed un
DB-25 sul quale si può collegare, a
scelta, una stampante parallela con in-
terfaccia Centronics od un'unità a mini-
floppy esterna. A destra di questa sezio-
ne si trova un coperchietto estraibile
che cela un grosso connettore di espan-
sione dalle funzioni attualmente non do-
cumentate. Al di sopra di questo, e
dunque nella parte in alto a destra del
fondo del computer, è collocata la bat-
teria di alimentazione. Essa è fissata in
sede per mezzo di un semplice incastro
che consente di sostituirla rapidamente.
Infine a sinistra della batteria si trova la
sezione destinata ad accogliere interna-
mente una scheda modem; a tal fine
l'intero spigolo superiore sinistro del
pannello si estrae (occorre un cacciavite
per farlo) e può venire sostituito da un
elemento analogo ma di dimensioni
maggiori, fornito di serie con la macchi-
na e visibile in foto, che consente ap-
punto di alloggiare al suo interno il
modem.
L'apertura del «coperchio» che con-
tiene il display e copre la tastiera avvie-
ne per mezzo di un semplicissimo ag-
gancio in plastica posto nella parte ante-
riore del computer. La relativa cerniera
posteriore consente l'inclinazione del
pannello fino ad un massimo di circa 45
gradi all’indietro oltre la verticale ed è
dotata di un interruttore che «sente» la
chiusura del coperchio.
La tastiera, di dimensioni standard
tranne che per la barra spaziatrice, è
dotata di dodici tasti funzione e presen-
ta, come di consueto per questo tipo di
macchine, il tastierino numerico rimap-
pato sulla parte destra della sezione
alfabetica. Quella dell'esemplare perve-
nutoci per la prova segue, per la crona-
ca, la nazionalizzazione inglese ma sap-
piamo esistere anche la versione italia-
na. La disposizione dei tasti ci sembra
corretta: in particolare notiamo con pia-
cere che il tasto Control è messo al
posto giusto (ossia a sinistra della «A»,
sopra allo Shift). che i tasti di movimen-
to del cursore sono posizionati nella
comoda configurazione a «T capovolta»
ed infine che i tasti Home, PgUp, PgDn
ed End risultano allineati verticalmente.
Da notare anche che il tasto «Fn» di
attivazione delle funzioni estese, quello
cioè che permette di accedere al tastie-
rino embedded, consente anche dì atti-
vare alcune funzioni speciali segnalate
in blu sui relativi tasti: ad esempio pre-
muto assieme a PgUp e PgDn esso
consente di variare la velocità di clock
del computer fra 4,77 e 9,54 MHz,
mentre premuto assieme alla freccia a
destra commuta fra due diversi font di
caratteri sullo schermo.
Poco sopra alla tastiera, in corrispon-
denza dei tasti funzione definibili, si
trova un riquadro nel quale è possibile
annotare l’uso dei tasti stessi. Invece in
alto a sinistra si trovano sette led, alcuni
dei quali sono del tipo a più colori, che
consentono all'utente di conoscere lo
stato del computer. Da sinistra a destra
essi segnalano: la sorgente di alimenta-
zione (spento quando il computer lavora
con la batteria interna, acceso di rosso
quando è connesso all'alimentatore
esterno), l’accensione della macchina
(verde se il clock é selezionato a 9,54
MHz, rosso se è a 4,77 MHz), l'attiva-
zione del Caps Lock (verde), l'attivazio-
Un dettaglio del
meccanismo di
chiusura situato
anteriormente Una
soluzione semplice
ma et/icace
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
PROVA
TOSHIBA T1000SE
ne del «modo overlay» ossia del tasto
speciale di accesso al tastierino embed-
ded (verde), l'attivazione del Num Lock
(verde), l'attività del microfloppy (rosso),
lo stato della batteria (rosso quando la
carica residua scende a livelli critici,
ambra durante la ricarica a computer
spento, verde a batteria completamente
carica). Da notare che tutte le spie
risultano visibili anche dall'esterno a co-
perchio chiuso, cosa senz'altro utile per-
ché la macchina può continuare tran-
quillamente a lavorare (o a ricaricarsi)
anche da chiusa.
Infine il display. Come già detto si
tratta di un modello backjit in risoluzione
CGA. Le sue proporzioni non sono pre-
cisamente quelle di un normale monitor
a tubo catodico ma vi si avvicinano
abbastanza. Entrambi i set di caratteri
visualizzabili sono ben disegnati e facil-
mente leggibili. I controlli di luminosità
e contrasto agiscono lungo uno spettro
piuttosto ampio di possibilità e dunque
permettono di adattare l'immagine a
qualsiasi condizione ambientale.
Descrizione interna
Per accedere all'interno di questo To-
shiba occorre svitare un discreto nume-
ro di viti, alcune delle quali sono fra
l'altro situate anche all'Interno del com-
puter stesso. Esso è infatti formato da
diverse sezioni staccabili indipendente-
mente l'una dall'altra. Una di queste è
ad esempio la tastiera, un'altra è quella
che comprende lo schermo.
L'ingegnerizzazione della macchina,
decisamente raffinata, si accompagna
ad una costruzione in generale molto
buona. La motherboard, ad esempio, è
interamente realizzata in tecnologia
SMT con componenti a montaggio su-
perficiale. Su di essa notiamo, fra i vari
particolari interessanti, l'80C86 cuore di
tutto il sistema, l'altoparlantino piezoe-
lettrico ultrasottile, la RAM base da 1
MByte.
Gli unici cavi di collegamento che
viaggiano all'interno del computer sono
lo stampato flessibile che va alla tastie-
ra ed un fascio di fili che va al display
(questi ultimi a dire il vero avrebbero
potuto anche essere dotati di un con-
nettore rapido).
La robustezza del tutto è assicurata,
oltre che dalla rigidità intrinseca del ma-
teriale plastico adoperato per la carroz-
zeria, dai numerosi punti di fissaggio
delle varie parti; già abbiamo notato
come le viti siano moltissime, ma va
sottolineato che la scelta della loro col-
locazione é assai accurata e che tutte
stringono in madreviti metalliche anne-
gate nella plastica.
Utilizzazione
Prima di esporre le nostre impressio-
ni sull'utilizzo di questo Toshiba
T1000SE vorremmo premettere che es-
so ci è giunto senza manuale. Abbiamo
cosi dovuto desumere alcune informa-
zioni sulla macchina da altre fonti e,
ovviamente, dall'uso stesso che ne ab-
biamo fatto per diversi giorni.
Non serve tuttavia aver letto il ma-
nuale per poter commentare le dimen-
sioni del computer, che sono ovviamen-
te la prima caratteristica a dover essere
esaminata in un notebook. E certamen-
te questo piccolo Toshiba deve essere
fiero delle sue misure, specialmente
per quanto riguarda l'altezza che come
dicevamo poco fa è inferiore a cinque
centimetri. Tali dimensioni, assieme al
peso altrettanto contenuto, permettono
di portarsi appresso il T1000SE senza
particolari problemi, ad esempio in una
valigetta ventiquattr'ore. Se volete un
dato curioso a proposito di peso ed
ingombro, il T1000SE ci risulta essere il
«meno denso» fra i notebook computer
da noi provati di recente: il suo peso
specifico é infatti di circa 0,76 grammi
per centimetro cubo, contro gli 0,97 del
Compaq LTE/286 in versione equivalen-
te (ossia senza Winchester) e l'1,13
dello Zenith MinisPort. Certo i computer
non si valutano «a peso» però tale
statistica non ci sembra del tutto pere-
grina.
Per quanto riguarda le prestazioni di
puro calcolo diciamo solo che l’adozione
di un 8086 (dal bus a sedici bit) con
clock a 9 MHz e mezzo rende questo
PROVA
TOSHIBA T1000SE
computer circa due volte e mezza più
veloce di un PC/XT originale, il che per
un portatile non è poco. Osserviamo
che anche lo schermo LCD è molto
veloce contribuendo così al raggiungi-
mento di prestazioni equilibrate. Nes-
sun problema dunque anche con pro-
grammi divoratori di CPU come gli spre-
adsheet o certi word processor, a meno
di non voler proprio risolvere sistemi di
equazioni differenziali in aereo!
Spendiamo ora qualche parola sulla
struttura della macchina che risulta piut-
tosto interessante. Il sistema operativo,
come detto in apertura, si trova in ROM
e risiede su quello che appare come il
disco C : , il quale ad un esame più
approfondito risulta configurato come
un microfloppy da 720 KByte protetto
dalla scrittura. Si tratta dell'MS-DOS in
versione 3.30 customizzata Toshiba. Il
fatto che non venga fornita la nuova
4.01, la quale generalmente è da prefe-
rirsi, non è in questo caso essenziale:
infatti le maggiori migliorie della 4.x
rispetto alla 3.x risiedono soprattutto
nella gestione dei dischi fissi e nell'uso
della memoria EMS per scopi interni del
DOS, ed entrambe le cose non servono
molto in una macchina priva di disco
fisso e dotata di una gestione della
memoria assai peculiare. Già, la memo-
ria. Come ogni notebook che si rispetti
(vedi ad esempio lo Zenith MinisPort
provato due mesi fa) anche questo To-
shiba é in grado di simulare un disco
mediante la memoria RAM per ovviare
il più possibile ai problemi connessi
all'uso dei reali microfloppy. Ecco dun-
que che parte della RAM fisicamente
installata nella macchina può essere de-
dicata a quella che la casa chiama
«Hard-RAM» ed è più semplicemente
un disco virtuale permanente. Un appo-
. I I I i i I I
DC Power Caps Over- Num Disk Battery
IN /Speed Look lay Look In Use
Particolare della lila di
led di stalo La loro
posizione e la forma
ad angolo li rendono
coperchio chiuso
sito programma di configurazione per-
mette di scegliere in quale misura la
memoria, che può arrivare fino a 3
MByte complessivi, debba essere ripar-
tita fra l’uso come «Hard-RAM» e l’uso
convenzionale come memoria EMS. La
Hard-RAM rimane ovviamente alimenta-
ta anche a computer spento per evitare
la perdita di dati. Essa viene vista come
drive D: ed è fatta in modo da emulare
un Winchester così da permettere, se lo
si vuole, anche il bootstrap. Questa
possibilità è spesso indispensabile in
quanto ovviamente non è consentito
modificare i file di configurazione CON-
FIG.SYS ed AUTOEXEC.BAT presenti
sul drive virtuale C: per adattarli alle
proprie necessità.
Un'altra caratteristica interessante
della gestione della memoria, presente
anche negli altri modelli portatili Toshi-
ba. è il cosiddetto «Résumé mode». Si
tratta di un'utile funzione per la quale lo
spegnimento del computer avviene
senza cancellazione della memoria. Alla
successiva riaccensione l'utente si ritro-
va cosi nel punto stesso nel quale ave-
va «spento» il computer e può prose-
guire il lavoro come se nulla fosse suc-
cesso. In effetti ciò è quello che su altre
macchine viene chiamato «standby»,
ossia un modo in cui il computer è
«congelato» per risparmiare le batterie
e solo la RAM resta alimentata. Tale
modo è comunque escludibile in favore
del più comune spegnimento «vero»
con conseguente boot all'accensione.
Ed a proposito di spegnimento ed
accensione, dicevamo prima che il pul-
sante di alimentazione agisce sotto il
controllo del software. In effetti tale
controllo è piuttosto accurato per evita-
re all’utente manovre errate che potreb-
bero avere conseguenze dannose. Ad
esempio l'interruttore viene inibito se il
coperchio del computer è chiuso, ovvia-
mente per evitarne l'azionamento acci-
dentale durante il trasporto della mac-
china. Se si chiude il coperchio a com-
puter acceso questo emette un «beep»
di avvertimento e spegne il display per
risparmiare la batteria, pur continuando
a lavorare; per spegnerlo occorre a que-
sto punto riaprire il coperchio, ossia
effettuare un'azione positiva e senz'al-
tro volontaria. Stessa cosa vale per la
macchina spenta, che si può accendere
solo a coperchio aperto.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
TOSHIBA T1000SE
La batteria di alimentazione, piuttosto
compatta, può essere sostituita in un
attimo grazie all'ingegnoso sistema di
aggancio di cui è dotata. Durante tale
operazione la RAM rimane alimentata
da una piccola batteria tampone per cui
se si è veloci non si corre il rischio di
perdere nulla. Tra l'altro la Toshiba ha in
listino uno speciale caricabatterie multi-
plo, indipendente dal computer, col qua-
le ci si può assicurare la preziosa dispo-
nibilità di un accumulatore sempre «fre-,
sco». Il sistema segnala la condizione di*
batteria in esaurimento accendendo in
rosso l'apposito led e suonando periodi-
camente Taltoparlantino interno; quan-
do ciò si verifica si dispone di pochi
minuti di autonomia per sostituire la
batteria e/o collegare l'alimentatore da
rete, dopodiché il computer entra in
standby e vi resta fino alla morte totale
o all'arrivo di nuova energia. È tuttavia
possibile conoscere in anticipo, anche
se a grandi linee, lo stato di carica
dell'accumulatore grazie ad una funzio-
ne speciale attivata dalla combinazione
di tasti Fn + Esc (Fn è il tasto di
«overlay» o funzione multipla che serve
principalmente per accedere al tastieri-
no numerico embedded). Tale funzione,
controllata dal BIOS e denominata espli-
cativamente «PopUp». fa aprire nell’an-
golo in basso a destra del display una
finestrella nella quale si possono con-
trollare e modificare alcune delle opzioni
di stato della macchina quali il tipo di
ripartenza dallo spegnimento (résumé o
booti, l'attivazione o meno dell'allarme
per batteria scarica, il modo di visualiz-
zazione sullo schermo (normale o a
campo inverso), l'autospegnimento del
display (da 3 a 21 minuti a passi di tre).
In questa finestrella è dunque mostrato
graficamente anche il livello di carica
della batteria mediante un minuscolo
istogramma che, pur essendo intrinse-
camente poco preciso, fornisce quanto-
meno un'idea della situazione.
Terminiamo con le considerazioni di
carattere ergonomico, molto importanti
in una macchina che idealmente do-
vrebbe seguire il suo proprietario quasi
ovunque. Diciamo innanzitutto che in
generale il lavoro con questo piccolo
Toshiba è molto comodo e piacevole: la
tastiera, benché del tipo a corsa breve
senza feedback che soggettivamente
non ci piace molto, risulta molto precisa
ed egualmente pratica da usare. Il di-
splay é leggibilissimo in tutte le condi-
zioni, ha dei bei caratteri e non stanca la
vista grazie anche ad una persistenza
non particolarmente elevata. Mancando
poi sia il disco rigido sia la ventola di
aerazione il computer è quanto mai si-
lenzioso: non risulta avvertibile neppure
II TIOOOSE a confronto con un numero di MC
quel sibilo ad alta frequenza prodotto
dal display che su altre macchine è
spesso causa di notevole fastidio. La
visibilità dei led di stato anche a macchi-
na chiusa ci sembra un'ottima idea in
quanto consente di conoscere ad esem-
La RAM di sistema
pio lo stato dell'alimentazione senza do-
ver aprire il computer. Meno felice ci
sembra invece l'aver scelto di non dota-
re la macchina di una maniglia per il
trasporto: è vero che si tratta di un
oggetto relativamente piccolo e legge-
ro, ma non è sempre comodo portarse-
lo sottobraccio a mo' di cartellina. Infine
un piccolissimo appunto sul sistema di
chiusura del pannello del display che,
realizzato mediante un semplice aggan-
cio in plastica piuttosto povero dal pun-
to meccanico, non ci sembra qualitativa-
mente all'altezza del resto della mac-
china.
Conclusioni
Quanto costa, per concludere, questo
gioiellino della tecnica giapponese? Po-
co più di due milioni e mezzo in versio-
ne base, ossia con 1 MByte di RAM, La
scheda aggiuntiva da 1 MByte costa
novecentosessantamila lire mentre
quella da 2 Mbyte costa un milione e
settecentocinquantamila lire. Diciamo
dunque che un sistema espanso al
massimo viene sui quattro milioni e
trecentomila lire. Un accumulatore sup-
plementare costa poi centoquarantamila
lire ed infine il ricaricabattarie multiplo
esterno costa poco meno di mezzo mi-
lione. Diciamo che si tratta di prezzi non
bassissimi in assoluto ma giustificati
dall'elevato contenuto tecnologico del
prodotto e comunque sensibilmente più
bassi di quelli della concorrenza.
Già, a chi fa concorrenza il TIOOOSE?
A tutti, crediamo. La fa al Compaq LTE
che, nella versione monofloppy analoga
a questa, ossia con 1 MByte di RAM,
costa oltre tre milioni e settecentomila
lire (tre milioni e due per la macchina
con 640 KByte e oltre mezzo milione
per i 384 KByte supplementari) ed inol-
tre non dispone di «Résumé». La fa allo
Zenith MinisPort che. pur molto simile
come struttura, ha un display di qualità
inferiore, usa i floppy da 2" e costa tre
milioni e duecentomila lire. Diciamo
dunque che il TIOOOSE é un sasso
lanciato nello stagno dei notebook com-
puter. Sicuramente è una macchina ben
fatta e dalle caratteristiche peculiari, ma
non bisogna dimenticarsi che si tratta di
un notebook computer, coi suoi pregi e
le sue limitazioni. In particolare la sua
filosofia non dev'essere travisata, cioè
non si deve pensare di comprarlo come
primo ed unico computer. Mentre risul-
ta senz'altro prezioso se usato come
deve essere, ossia in cooperazione col
vostro fido personal che vi attende fidu-
ciosi al vostro rientro dal viaggio di affari
per elaborare nel modo migliore i dati
raccolti col portatile. mc
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
87
SIDEKICK P/M
S «///*
SideKick Plus
di Paolo Ciardelli
M olti sono i prodotti della casa
americana Borland Internatio-
nal. tali da coprire le fasce «ap-
petibili» del mercato effimero e in pe-
renne divenire, che è quello del softwa-
re. Un mercato mutevole, sia per que-
stioni di moda ma anche per le sempre
maggiori possibilità di rendere operanti
le chicche tecnologiche, più legate al-
I' hardware.
In origine programmi come il SideKick
sbarcarono in Europa, e soprattutto in
Italia, come programmi di desk utility,
ovvero software che dovevano sostitui-
re tutti quegli elementi che ingombrano
le scrivanie ; definizione a nostro avviso
un po' riduttiva del loro valore di softwa-
re professionale di automazione d'uf-
ficio.
Ci riferiamo ai primi anni '80 e ricor-
diamo come fosse usuale leggere all'ac-
censione di parecchi personal computer
la schermata di benvenuto del SideKick.
caricato dall'autoexec. I perché della
scelta però variavano dal «...l'adopero
come calcolatrice, come blocchetto de-
gli appunti...», «..boh, l'ho installato ma
non ho il manuale...», ecc.
Dello stesso periodo erano i pacchetti
integrati, che tra l'altro potevano comu-
nicare tramite modem a standard
Hayes, «...quelli che compongono il nu-
mero da soli... ». sempre per rimanere in
tema di quegli anni.
Per un motivo o per l'altro, questa
classe di programmi rimasero un po'
nell'ombra, e pagarono lo scotto di es-
sere arrivati per primi.
Introduzione
SideKick Plus torna oggi agli onori
della cronaca grazie all'accordo avvenu-
to tra la Seat, la Serma e la Borland
Italia, per la commercializzazione di un
kit telematico. Il termine kit telematico,
è una nostra licenza perché in effetti il
prodotto viene commercializzato in mo-
do generico come pacchetto mix
Ognuna delle tre società ha dato il
suo contributo attingendo alle sue pre-
rogative: la Seat, come fornitrice di ser-
vizi a valore aggiunto telematici (VAS),
regalando l'abbonamento di un anno ai
suoi servizi, la Serma, producendo i
modem, ed infine la Borland, mettendo
a disposizione il pacchetto software Si-
deKick Plus, release 1.01 in italiano.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
SIDEKICK PLUS
Descrizione
Iniziamo, giocando con le parole, dalla
aarte più leggera. SideKick Plus è, fon-
damentalmente un pacchetto software
TSR (Terminate State Residenti, che
rimane quindi pronto per l’uso in back-
ground. Rimandiamo per una più ampia
e migliore trattazione dei programmi
TSR, agli articoli di Sergio Poiini apparsi
su MCmicrocomputer numero 92. nella
rubrica Turbo Pascal.
La sua attivazione può essere deter-
minata dalla pressione contemporanea
di una combinazione a scelta tra i tasti
Ctrl. Alt. ShiftS(inistro) e ShiftD(estro),
Questa possibilità, settata di default in
Ctrl+Alt, decisa al momento dell'instal-
lazione di SideKick Plus, rende più age-
vole l'uso della tastiera.
Il menu principale a pop up si divide
in due sezioni: la prima al centro riman-
da ai programmi veri e propri, la secon-
da in basso illustra i richiami veloci
svolti dai tasti funzione, da FI a FIO. Da
notare che se una tastiera possiede
dodici tasti funzione, gli ultimi due ripe-
tono la funzione del tasto FIO. Cosa
ben fatta in quanto, come vedremo, il
tasto FIO richiama il menu del program-
ma selezionato e l'FI il classico help.
Rapidamente le opzioni principali di
SideKick Plus sono nove: Gestore File.
Block Notes. Profilo, Rubrica, Agenda.
Calcolatrice, Tabella ASCII, Intervallo e
Servizi. Per richiamare una di queste
funzioni si può procedere in due modi:
posizionando sopra il cursore tramite i
tasti di direzione (non è implementato il
mouse) e premendo Return, oppure
premendo Alt più l'iniziale del program-
ma. La pressione del solo tasto Alt, in
ogni momento, visualizza l’icona princi-
pale. dalla quale poi selezionare un nuo-
vo programma.
Piccola curiosità. La funzione appena
descritta, è sempre valida anche all'ìn-
SideKick Plus
Produttore Software:
Borland Italia srl - Via Guido Cavalcanti S
20127 Milano. Tel. 02/2610102
Produttore Hardware:
Serma Elettronica srl - Via Irpinia 16
Saonara (PD). Tel. 049/604911
Prezzi (IVA esclusa):
Package SideKick + 122 est. L. 850.000
Package SideKick + 122 int. L. 740.000
Package SideKick + 121 int. L. 600.000
terno di un programma selezionato. Per
esempio siamo nella Calcolatrice e pre-
miamo Alt+R, automaticamente si so-
vrappone alla finestra Calcolatrice quella
della Rubrica. Altresi se siamo invece
nella pagina iniziale, e premiamo «solo»
l'iniziale della funzione, questa viene
attivata lo stesso.
Schermata di apertura con evidenziato il copyright
della Borland International e i tasti di attivazione.
Ctrl+Alt.
Entriamo senz'altro nella descrizione
delle varie opzioni. La prima permette
una gestione rapida dei file (Gestore
file), un po' alla Norton Commander per
intenderci, senza però addentrarsi trop-
po, né specializzarsi in comandi avan-
zati.
I tasti funzione, escludendo i sempre
presenti help e menu, visualizzano la
directory, mandano in stampa un file,
cambiano la grandezza dello schermo
contenente le informazioni (ZOOM), vi-
sualizzano un file a schermo, cambiano
la finestra d'uso ed infine marcano l'ini-
zio e la fine di un blocco. Sono interes-
sati anche la barra spaziatrice, che di-
spone la finestra in verticale od in oriz-
zontale, a secondo i gusti, il tasto arit-
metico + che seleziona i file da sotto-
porre a operazioni di copiatura, cancella-
zione. spostamento, o visualizzazione
degli attributi. In ogni caso accedendo al
menu (FIO) si possono richiamare tutte
le funzioni supportate dai tasti funzione
Finestra del Gestore
dei File. Abbiamo
richiamalo l'opzione
Directory dal menu
per potere cambiare la
visualizzazione Si
poteva a questo punto
anche cambiare l'unita
da cui leggere
89
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
PROVA
SIDEKICK PLUS
più le altre opzioni consone all'ambiente
di lavoro.
Tra le varie voci, crea una directory,
cerca un file ecc, ce n’è una a nostro
avviso, molto utile: Prepara un disco,
che viene in aiuto a chi non ricorda i
parametri del comando Format. Ciò è
vero soprattutto quando si lavora con
una macchina di classe AT o AT/386,
che ha installati due drive di differente
grandezza (3.5 o 5,25 pollici). Tramite
SideKick Plus, dopo aver selezionato
l'unità, ci viene chiesto in automatico il
formato, che varia dal 360 Kbyte al 1 ,44
Mbyte. Insomma "idiot proof", come
direbbero gli anglosassoni.
Per uscire niente di più semplice:
ESC, e si torna al prompt del DOS,
Ctrl+Alt, sempre a DOS. ma dando la
possibilità di tornare al punto di uscita.
La seconda, Block Notes, si descrive
praticamente da sola. Si hanno a dispo-
sizione nove fogli di appunti numerati,
contraddistinti di default con il nome
Notes più il numero, con suffisso Txt
(Notes. Txt, Notes2.Txt, Notes3.Txt,
ecc.).
Abbiamo scritto di default, ma possia-
mo cambiarli sia di nome che di esten-
sione. potendo anche specificare la di-
rectory preferita per il salvataggio. Con i
pigri, SideKick Plus, si atterrà ai valori
del S.O. (Sistema Operativo) ed il file
verrà registrato nella directory corrente
di lavoro.
All'interno del foglio valgono sempre
le funzionalità assegnate ai tasti da FI
a FIO, con in aggiunta, per gli utenti di
Wordstar, il CtrIK menu, divenuto un
po' uno standard nel campo degli edi-
tor di linea. Un editor potente, per po-
ter editare anche file di messaggi da
inviare o tramite modem o alla stam-
pante.
Proseguendo con ordine arriviamo al-
la funzione Profilo, che permette di ge-
stire e manipolare testi strutturati e
note organizzate in modo gerarchico.
Un modo abbastanza complesso di la-
vorare ma che è la maniera più sempli-
ce per passare da un corposo trattato
alla semplice elencazione degli abstract
o viceversa.
Profilo viene anche incontro a chi
programma con linguaggi evoluti come
il Turbo C o Pascal, dando la feature di
scrivere le varie parti del programma ed
analizzarle a livelli differenti. Sempre ai
programmatori o a chi è alle prese spes-
so con i caratteri ASCII, è indirizzata la
Tabella ASCII, che visualizza i 256 sim-
boli grafici e non.
Della Calcolatrice, non c'è molto da
dire, a parte che utilizza una vasta gam-
ma di funzioni sia matematiche che
logiche, parentesi, numerazione sia esa-
decimale che binaria (decimale è di de-
fault) e la strisciata cosi cara ai contabili,
il tutto «sìne charta»: a video.
Rubrica
Punto focale della commercializzazio-
ne. è la sezione rubrica, che si occupa
di tutta la parte «telematica» del pac-
chetto software.
In pratica incorpora le funzioni di elen-
co telefonico personale, con annesse
annotazioni, aggiungendo una rapidità di
consultazione unica in quanto la ricerca
può avvenire in vari modi: per indice,
maschera, avanti ed indietro, o all'inter-
no della sola sezione annotazioni.
Per la parte delle annotazioni segrete,
tramite simboli, si può accedere ad un
Glossario di termini residenti, protetto o
meno da una password. I termini conte-
nuti nel Glossario possono essere sia
abbreviazioni di uso comune che com-
prensibili dal computer. Per esempio
invece di usare un lungo prefisso inter-
nazionale seguito da una parola chiave,
possiamo usare un simbolo abbreviato,
che al momento opportuno il computer
interpreterà nel modo corretto. Il fatto
di poter proteggere l'accesso al Glossa-
rio implica dei prò e dei contro, come
avverte la schermata di aiuto. Infatti non
si corre il rischio di usare un simbolo e
poi non ricordarsi che cosa significa, ma
solo quello di dimenticarsi la password
per entrare nel Glossario.
Questo per quanto riguarda i numeri,
i nomi e le annotazioni- Passando inve-
ce alla parte più legata al modem, sele-
zionato il numero da chiamare, il soft-
ware provvede ad inviare la relativa
stringa di controllo e comporlo. Parlia-
mo di stringa in quanto SideKick Plus
può gestire modem intelligenti, come
nel nostro caso.
Di default SideKick Plus sceglie un
modem standard Flayes, e comunque
se vogliamo usare le potenzialità della
Rubrica anche come «segretaria» elet-
tronica. dobbiamo usare prodotti del ge-
nere. però tramite il menu Servizi, si
può ripersonalizzare il tutto, scegliendo
sia la configurazione strettamente Hard-
ware, Ram, EMS ecc, che i tipi di
interfacce telefoniche.
Tornando alla Rubrica, oltre a memo-
rizzare dei numeri di telefono e dei nomi
corrispondenti, si possono associare
delle annotazioni di servizio. Per la parte
che riguarda le comunicazioni, chi è al
terminale non è mai lasciato in balia
della macchina e mantiene il controllo
90
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
dimenticali li
protocollo con cut
inviare il file ? Nessun
problema. Menu
(FIO), Parametri.
Protocollo e cosi
scegliamo di
trasmettere con
protocollo Sum
Xmodem.
Sempre On line,
abbiamo dei problemi
di trasmissione e
vogliamo filtrare
l'ingresso Accediamo
al Menu. Parametri,
Opzioni. Filtro.
PROVA
SIDEKICK PLUS
Un'ultima cosa prima di passare oltre
una funzione abbastanza atipica, ma
che può risultare utile: il Dialogo, Appe-
na iniziato un collegamento, SideKick
apre un Log, Dialogo, e l'utente può in
tempo reale leggere quanto ha già vi-
sualizzato, modificarlo e salvarlo.
L'aspetto ludico
Anche in questo la Borland ha pensa-
to all'utente. Alla voce Intervallo, infatti,
si inizia a giocare con una specie di
Space Invaders. con suoni e altre pecu-
liarità del caso, Tutti i messaggi anche
qui sono in italiano colloquiale; a mo' di
esempio è il finale che ci appella: «Vuoi
divertirti ancora un po'?». Nel caso arri-
vasse il capo ufficio, ci viene in aiuto la
combinazione dei tasti di uscita veloce
Ctrl+Alt.
Il modem
Dei tre modem a catalogo, quello
allegato al pacchetto per la prova era
1*122, su scheda con caratteristiche di
velocità rispondenti alla raccomandazio-
ni CCITT V21 e V22 e BELL 103 e 212A.
Velocità quindi supportate 300 e 1.200
baud sec in full duplex.
L'I22, è un modem standard Hayes e
risponde perciò al set di comandi AT,
su quello che sta avvenendo. In ogni
momento si possono cambiare i para-
metri di trasmissione, i bit di stop come
la velocità, o parametri complessi come
quelli XON/XOFF Non dimentichiamoci
che scrivendo comunicazioni non inten-
diamo solo trasmissione dati, ma anche
la semplice composizione di un numero
telefonico per chiamare una persona.
Naturalmente sono stati implementati
dei protocolli di trasmissione, non mol-
tissimi, ma in ultima analisi quelli neces-
sari e sufficienti. Ne contiamo tre: Xmo-
dem CheckSum, Xmodem CRC e Riga
(CRLF). Semplice e precisi sono stati sia
i collegamenti che la trasmissione dati
tramite seriale con il nostro host.
Per chi poi proprio non può fare a
meno di automatizzare tutto, c'è la pos-
sibilità di scrivere degli Script e di man-
darli in esecuzione durante il colloquio
telematico con un host o una base di
dati. Con un simile programma si pos-
sono far eseguire delle funzioni in auto-
matico. come la seguente: chiamare
MC-Link, entrare, inserire il codice uten-
te e la password (cosa quest'ultima,
assolutamente da evitare), selezionare
la posta personale in attesa, conse-
guentemente scaricarla e infine chiude-
re la comunicazione.
SideKick 2.0
per Presentation Manager
La Borland International, ha presentato la
nuova versione di SideKick 2.0 per Presen-
tation Manager. L'annuncio era stato dato
in precedenza durante la manifestazione
«Fall Fashion for OS/2».
Già disponibile per il mercato finale, le
sue caratteristiche sono basate su un'altra
novità della casa americana: Paradox Engi-
ne. Paradox Engine è una Application Pro-
gramming Interface (API) per linguaggi co-
me il Turbo C o il Microsoft C. che consen-
te la lettura di tabelle Paradox da parte dei
due linguaggi di programmazione.
Al contempo SideKick 2.0 per PM. gene-
ra tabelle Paradox che possono essere
condivise in ambienti multitasking o multiu-
ser. Ciò in sostanza significa che i dati
generati da una applicazione come Agenda
o Rubrica sono memorizzati in tabelle Para-
dox, sono letti da un utente che apre un
file SideKick PM, mentre un altro crea
simultaneamente sofisticati rapporti di cor-
relazione. usando il medesimo file, con
Paradox. La possibilità di interazione simul-
tanea su di un simile contenuto informati-
vo, ha un alto contenuto sinergico e rende
ideale l'uso di un simile pacchetto all'inter-
no di un gruppo di lavoro di ufficio, consen-
tendo, per fare un esempio, di accedere
sempre a delle informazioni aggiornate.
Paradox Engine inoltre fornisce altri po-
tenziamenti a SideKick 2.0 PM. tra i quali
una maggiore possibilità di interrogazione
dei dati contenuti nella Rubrica e la capaci-
tà di modificare informazioni all'interno del-
le viste di tabella. In questa nuova release
esiste un meccanismo di protezione, trami-
te una password, le applicazioni Agenda.
Rubrica e Block Notes, una possibilità di
personalizzare delle viste sui dati, il suppor-
to di un maggiore numero di font e finestre
di grandezza variabile.
SideKick 2.0 PM frutta un'interfaccia gra-
fica utente e si compone oltre alle tre
sopracitate della funzione Calcolatrice. Le
caratteristiche delle funzioni sono simili a
quelle del SideKick Plus, tranne che per
l’implementazione dell'uso del mouse.
MCmicrocompuler n. 93 - febbraio 1 990
91
PROVA
SIDEKICK PLUS
rispettando però lo standard italiano per
quanto riguarda il riconoscimento dei
toni di linea. Un punto a favore, dato
che i molti modem dagli occhi a man-
dorla non sono di solito cosi «intelligen-
ti». Per dovere di cronaca, l'utente può
acquistare il modem nelle tre versioni:
122 esterno, 122 interno e 121 interno.
I due 122 si differenziano solo per il
montaggio: uno è esterno e perciò in
un contenitore a parte e l'altro è su
scheda, mentre I'I21 è sempre e solo
disponibile su scheda. Quest'ultimo
completa la gamma potendo rispondere
alle raccomandazioni CCITT V21 e V23,
quest’ultima però non può essere sup-
portata, a livello di grafica Prestel. Ricor-
diamo che lo standard V23 in grafica
Prestel o superiori, al momento in Italia
è adottato solo dal servizio pubblico
Videotel, che a breve dovrebbe rilascia-
re anche la presentazione in ASCII.
La scheda si presenta molto bene,
con un accurato montaggio, ed uso di
componenti di alto livello. I chip di mag-
giore grandezza e superiore responsabi-
lità sono montati su zoccoli a basso
profilo ed i contatti delle prese sono
dorati. Oltre alle funzioni intrinseche del
Vista d'insieme della scheda modem, compatta e organizzata con ordine Particolare degno di nota II dip
switch AMP con i contatti argentati
modem, si può commutare posterior-
mente e farla diventare una porta se-
riale.
L'installazione è molto semplice e po-
tendo contare su una porta supplemen-
tare RS232 si può continuare ad usare
l'eventuale periferica seriale, leggi
mouse o plotter e l'utente può liberare
l'eventuale slot occupato dalla scheda
di interfacciamento. Le uniche manovre
meccaniche da effettuare, a parte il
montaggio interno, sono quelle di setta-
re sui dei valori dì default la scheda,
tramite otto microinterruttori. La sele-
zione più importante rimane quella di
poter scegliere su quattro possibilità di
indirizzare la porta, COMI, 2, 3 o 4.
Naturalmente tutti e tre prodotti sono
omologati dall'Istituto Superiore delle
Poste e Telecomunicazioni.
Considerazioni finali
Per tirare delle conclusioni su di un
prodotto mix, bisogna pensare alle varie
componenti dello stesso, e perciò con-
siderare più parti. Per prima cosa pen-
siamo giusto dare un giudizio piu che
favorevole e scontato, anticipato nell'in-
troduzione. della parte software. Il pac-
chetto SideKick Plus è un software di
classe, come del resto i compagni di
scuderia Borland. Per la parte hardware,
ci troviamo di fronte ad una scheda
modem, di eccellente fattura industriale
e con piccoli accorgimenti tecnici non di
tutti i giorni.
Solo il prezzo di vendita tende a sbi-
lanciare il giudizio, ma come sempre sul
fronte dei costi vanno fatte alcune con-
siderazioni. Un prodotto hardware di
qualità ha dei costi sia di produzione
che di progettazione superiori ad uno di
qualità inferiore. In un modem la qualità
non -si evince solo dalla bontà dei con-
nettori o delle saldature, ma anche,
come nel nostro caso, dalla piena com-
patibilità Hayes e dai relativi messaggi
di risposta al sistema. Sul mercato sono
reperibili altri modem, di produzione
orientale, ad un prezzo anche notevol-
mente inferiore, però all'atto pratico,
quando ci si deve veramente basare
sull'affidabilità della connessione, i nodi
vengono al pettine. Riassumendo in
due parole: «noblesse oblige».
In ultima istanza bisogna pensare alla
fascia di acquisto, identificabile in quella
media, non specializzata, che ha biso-
gno di entrare nel mondo dell'office
automation e della fruizione di servizi
telematici con un prodotto di facile im-
piego e che non richieda una specializ-
zazione in informatica.
92
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SIEMENS
Stampanti Siemens:
il silenzio è una
dote di famiglia
Per una stampante, nascere da
un'ottima famiglia è il miglior modo
di cominciare.
E per una stampante, chiamarsi
Siemens significa essere nata da un
prezioso patrimonio di esperienza
informatica.
Le stampanti Siemens fanno parte
di una grande famiglia europea do-
ve gli standard più avanzati sono
una realtà, dove si è aperti a tutte le
applicazioni attualmente disponibili
e preparati per tutte quelle future.
Un futuro che le stampanti Siemens
affrontano nel massimo silenzio
dalle HighPrint PT6001 e PT6002 a
getto d'inchiostro ai cinque modelli
a ventiquattro aghi, per arrivare alla
Le farfalle durante il loro
volo leggero possono
arrivare a battere le ali più di
venti volte al secondo senza
produrre alcun suono
percepibile dall'orecchio umano
perfetta ri-
soluzione
della stam-
pante HighPrint
PT10, la superveloce.
Il futuro Siemens non si ferma qui, ma
continua nella facilità di gestione, nel-
la flessibilità di utilizzo delle sue stam-
panti, dei suoi PC e, soprattutto, nella
disponibilità di una costante assisten-
za al servizio del Cliente, grazie ai
Partner Siemens Data.
Non solo per questo, se pensate a
una stampante, guardate in che
famiglia è nata.
PC Siemens.
Perfetta partenza.
.lemens Data SpA
ristretto Personal Computer e Sta
• . le Monza, 347 - 20126 Milano
| FAX 02/2520 2690
Desidero ricevere informazioni su
computer & communication
Siemens e Stet collaborano in Italia nel settore della elaborazione dati tramite la Siemens Data S.p.A. Milano per l'attività commerciale e la Italdata S.p A. Avellino per l'a
industriale
PROVA
DataEase 4.2 in italiano
di Francesco Petroni e Luigi Sandulli
A d oltre due anni di distanza dall'uscita
della precedente versione 2 5 appare
finalmente la versione 4.2 del DataEa-
se. prodotto dalla DataEase International, e
provato, a suo tempo, su MC numero 61
A tale articolo hanno fatto seguito due
prove di altri prodotti della stessa casa, il
DataEase Developer (MC n. 791. che é un
prodotto «shell» rispetto al DataEase. e che
permette di ottimizzarne l'uso per sviluppo di
applicativi, e il DataEase Graftalk (MC n 861.
che è un prodotto di Charting collegabile
direttamente al DataEase, tramite una funzio-
nalità di quest'ultimo È di caratteristiche
medie (in termini dì tipologie dì diagrammi e di
facilità operative I ma dispone anche di un
modulo Comandi, che attiva un vero e proprio
linguaggio di programmazione grafica
Tornando al DataEase 4.2 le innovazioni
rispetto alla precedente versione sono nume-
rosissime. sia in termini di adeguamento del
prodotto alla nuova realtà delle piattaforme
hardware oggi disponibili, sia in termini di
funzionalità interne, che risultano ulteriormen-
te potenziate
Il DataEase, è un DBMS relazionale, orien-
tato alTutìlizzo da parte del' utente finale, an-
che non esperto. Malgrado questa sua filoso-
fia generale, rispettata in tutte le funzionalità,
anche nella programmazione, che lo rende
facilissimo da usare, è comunque un prodotto
molto potente con il quale è possibile costrui-
re delle applicazioni dì una certa complessità,
in un tempo relativamente contenuto
Le innovazioni apportate, e il tempo trascor-
so dalla prima prova, ci autorizzano ad inten-
dere questa seconda non come un aggiorna-
mento della precedente ma come un test
eseguito ex novo, cui farà seguilo un articolo
in cui descriveremo passo passo le fasi opera-
tive necessarie per realizzare un’applicazione
completa in DataEase
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
DATAEASE 4.2
Che cosa è DataEase e come
intendiamo eseguire la prova
Per entrare in DataEase occorre innanzitut-
to indicare il Data Base su cui si vuol lavorare.
Il Data Base può essere, nel caso più sempli-
ce, costituito da un solo archivio, che ha una
sua maschera di acquisizione dati e alcuni
Report, e, nel caso più complesso, un insie-
me di archivi collegati da una serie di relazioni,
su cui "girano» sia Report tradizionali, sia
procedure batch che eseguono aggiornamen-
ti. calcoli, ecc.
Caratteristica più rilevante del DataEase è
quella di permettere la soluzione di ambedue
le problematiche, quella semplice e quella
avanzata, esattamente con gli stessi strumen-
ti, basati su alcuni ambienti operativi sempre
totalmente guidati
Questo significa che alcune delle applica-
zioni di complessità medio-alta che in prece-
denza erano risolvibili solo ricorrendo alla
programmazione tradizionale, possono esse-
re ora affrontate e risolte con le funzionalità
interattive del DBMS, che fornisce soluzioni
operativamente semplici, a problemi che so-
no invece concettualmente abbastanza com-
Per quanto riguarda la prova questa, come
tutte le prove, deve trattare un po' di tutto,
con la conseguenza che non si riesce ad
approfondire gli argomenti più avanzati.
Quindi faremo una seconda puntata, con un
articolo nel quale, invece, affronteremo diret-
tamente una problematica avanzata.
In un DBMS è infatti fondamentale sia
descrivetegli aspetti esteriori, come l'organiz-
zazione delle funzionalità e le modalità opera-
tive. ma è addirittura più importante testarlo
su problematiche spinte, che sono quelle che
in definitiva giustificano l'uso di un tale tipo di
prodotto, rispetto ad un semplice Filer o uno
Spreadsheet, che sono molto più semplici
In particolare, nel prossimo numero, appro-
fondiremo il concetto di maschera Multiform.
che rappresenta un fondamentale passo in
avanti nell'evoluzione dei prodotti DBMS (il
Multiform, ricordiamolo, é già presente nel
Paradox 3.0).
La confezione e la procedura
di installazione
Precisiamo per correttezza che abbiamo
eseguito la prova con il 100 per 100 per
prodotto in inglese e il 50 per 1 00 del prodotto
in italiano nel senso che. per i soliti motivi di
tempo, non abbiamo potuto aspettare che
arrivassero tutti i manuali in italiano.
Quindi ogni tanto «ci scapperà» qualcosa in
inglese, ma è sicuro che quando leggerete
questa prova, tra un mese circa, la situazione
sarà a posto al 100 per 100
Tutto il materiale é chiuso in un elegante
contenitore di cartone nero lucido con scritte
in bianco e logo in biancoazzurro All'Interno
del contenitore troviamo la manualistica in tre
volumi con copertina in cartone e il Tutorial
con rilegatura a spirale.
Gli altri manualetti e le due confezioni di
DataEase 4.2
Produttore:
WordPerfect Corporation
Distributore:
Sisoft srl, C.so Sempione 8, 20154 Milano
Prezzo UVA esclusa):
DataEase 4.2 in italiano L. 1.499. 000
dischetti sono contenuti in un'altra scatola di
cartone duro, che si chiama Open Me First.
All'interno troviamo il Manuale di Installa-
zione, di quasi cento pagine, che comprende
anche l'elenco delle nuove funzioni rispetto
alle versioni precedenti (e che quindi facilita
l'apprendimento a chi già lavorava con Data-
Ease), la Guida Veloce, in pratica un «Bigna-
mino» di tutti i comandi in sole 21 pagine e le
due confezioni di dischi. Questi sono quattro,
nella versione su supporto di 3 1/2. e sette, in
quella da 5 e 1/4. Comprendono il program-
ma. un disco con i file per seguire, all'interno
del DataEase, le lezioni descritte nel Tutorial.
e un Dimostrativo che si può eseguire dal di
I tre manuali sono:
L'User Guide, di circa 300 pagine. È un
manuale di apprendimento diviso in sezioni
logiche. Introduzione. Immissione Dati, Re-
port Veloci. Manutenzione del DataBase, e un
po' di Appendici tecniche.
II Data Base Admmistrator e Application
Developer's Guide, di circa 300 pagine. Analo-
go al precedente ma più avanzato nel senso
che serve al Data Base Administrator. figura
che esiste in ogni applicazione DataEase. che
costruisce la procedura organizzando i vari
componenti ed occupandosi della parte siste-
mistica. Tratta anche le varie utility
Il DQE (DataEase Ouery Language) Guide.
Di circa 350 pagine, che descrive dettagliata-
95
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Figura 4 DataEase
42 - Definizione delle
caraneristiche del
Il Modulo si crea in
modalità Full Screen
Sulla videa la « ester-
na” si digitano le scrit-
e FIO e
'I campo si
tonda nell'ambiente in
cui vanno definite tul-
le te caratici isiclte del
campo, innanzitutto
quelle che regolano il
correttezza, poi quelle
estetiche, relative al
formalo, al colore e
quelle operative, ad
esempio le vane mes-
saggistiche legate al
campo
PROVA
DATAEASE 4.2
mente, e con una buona dose di esempi, i vari
comandi del DQE, che è l'acronimo che
identifica il linguaggio di programmazione del
DataEase.
In definitiva una manualistica elegante dal
punto di vista tipografico, ma soprattutto ben
organizzata per tipo di utente, e ponderosa,
che dovrebbe mettere ciascun utilizzatore in
grado di sfruttare al meglio il prodotto-
la procedura di installazione è molto inte-
ressante, anche perché ci fa scoprire che in
pratica esistono tre DataEase.
— Il DataEase 640K Standard che lavora su
macchine di tutti i tipi che dispongano di una
memoria convenzionale di 640K
— Il DataEase 1 6M, che lavora con macchine
286 o 386 che dispongano di memoria con-
venzionale di 640K, e di una memoria estesa
pari o superiore al Mega.
La memoria estesa é gestita tramite un
sotware di tipo DOS Extender realizzato dalla
Rational System Ine. ed incorporato del Data-
Ease. Il DataEase riconosce comunque anche
eventuali espansioni di memoria (specifiche
LIM/EMS 4.0) e le utilizza direttamente per
velocizzare le operazioni di caching ed altre
Queste versioni sono funzionalmente ed
operativamente identiche, cambiano notevol-
mente le prestazioni a vantaggio della versio-
ne che utilizza la memoria estesa,
— Il DataEase LAN. È possibile installare
DataEase in pratica su tutte le LAN. Una volta
installato sul Server può essere lanciato da un
solo utilizzatore alla volta. Per aumentare il
numero delle Workstation attivabili occorre il
DataEase Workstation Pack, che permette di
gestire il numero degli User.
È da tener presente che nei menu operativi
sulle Maschere sono presenti comandi speci-
fici che gestiscono le varie problematiche di
accesso agli Archivi e ai Record attraverso la
rete Ad esempio nel menu delle Maschere di
Data Entry é presente, nella barra superiore, il
comando Multi-User. che ha cinque opzioni.
Il Manuale di installazione descrive inoltre
le varie procedure da seguire in caso di Upgra-
de dalle versioni precedenti, che in alcuni casi
comportano la necessità di convertire i file.
Altre conversioni sono necessarie nel passag-
gio tra versioni di differenti nazionalità.
Entrata in Data Ease e
descrizione dell'ambiente
Una volta installato, basterà digitare il no-
me del file EXE per lanciare il programma.
DEASE per la versione «normale», DE16M
per quella «turbo».
Quest'ultimo dispone di vane opzioni di
lancio (attraverso il comando DOS SETI, in
dipendenza dell’uso che si intende fare della
memoria estesa
Il valore da attribuire con tale comando
può essere individuato oltre che dal manuale,
anche dall'esecuzione di un programmino di
utilità, che si chiama PMINFO, che fornisce
tutta una serie di informazioni sulla memoria
installata e sui vari parametri prestazionali
relativi al Real/Protected Mode.
Lanciato il prodotto appare la videata inizia-
le (fig. 1) che. anche in questa versione del
DataEase, non permette un minimo di ge-
stione delle Directory, alla ricerca delle Ban-
che Dati su cui lavorare. Occorre ricordarsi il
percorso.
In ogni caso nella videata iniziale, una volta
specificato l'indirizzo, si potrà decidere se
continuare a lavorare su una applicazione già
creata, scelta tra quelle visualizzate automati-
camente in un box a lato, oppure si potrà
annullare e digitare una nuova descrizione
per creare una nuova Banca Dati
In quest'ultimo caso il DataEase associa
automaticamente alla Banca Dati la prima
lettera digitata, che diventerà il quinto carat-
tere nel nome di tutti i file creati dal sistema,
relativamente alla banca dati stessa, renden-
doli cosi più facilmente individuabili e mano-
vrabili. anche da DOS.
Seguirà la digitazione del propno nome e di
una password che bisognerà specificare in
ogni successivo accesso alla Banca Dati im-
pedendo ogni eventuale tentativo di intrusio-
ne da parte di persone non autorizzate
Completato l'accesso compare il menu
principale (vedi fig. 2) in un riquadro al centro
dello schermo e. nell'ultima riga del video,
alcune informazioni di carattere generale co-
me la Directory e la Banca Dati in uso, o i
tasti per uscire e per richiamare l'aiuto
Il menu colpisce per le sue poche voci,
sette per l'esattezza, di cui solo cinque ri-
mandano a sotto menu. Conseguentemente
l'albero è abbastanza semplificato ed essen-
ziale. il che tutto sommato ha il pregio di
essere poco dispersivo rispetto a quei soft-
ware che. al contrario, vantano svariate deci-
Figtira 3 - DataEase 42 L albero del menu
L 'albero del menu è molto semplice, in quanto da quello iniziale (in figura II, che dispone di sole 7 opzioni,
si entra in soli cinque sottomenu, di cui due * falsi», in quanto le loro opzioni vanno eseguite In sequenza In
molti casi le opzioni relative a certe funzionalità conducono direttamente in Moduli di Sistema, in cui le varie
specifiche vengono gestite con le stesse modalità con cui si gestisce una qualsiasi maschera di Data Entry
96
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Figura 5 - DataBase
4.2 - Campo derivato
In lase di definizione
delle caraltensliche di
un campo è possibile
delimrlo di tipo Deriva-
to Un tale campo può
e comunque presente
nell'archivio, o virtuale
ed appare sob quando
serve, in quanto viene
tre ai normali 01
ri matematici a.
ne di menu e quindi richiedono un maggior
tempo di apprendimento In figura 3 riportia-
mo, pressoché al completo, l’alberto dei
menu.
La prima voce permette la definizione e la
manutenzione delle strutture portanti della
Banca Dati, Archivi e Relazioni che vi inter-
corrono, la seconda permette l'inserimento
dei dati, seguono due voci dedicate alle
stampe ed alla manipolazione dei dati, una
voce per la definizione dei menu personaliz-
zati. ed infine una voce per i programmi di
servizio ed una per l'amministrazione del
sistema.
Inoltre quando vi é da definire qualcosa,
nella maggior parte dei casi, vengono propo-
ste dal DataEase delle maschere dette «Mo-
duli di Sistema» che si presentano e funzio-
nano allo stesso identico modo di quelle che
definisce l'utente per alimentare i suoi archi-
vi, quasi come se il DataEase fosse scritto
con se stesso.
In pratica questi moduli di sistema conten-
gono tutte quelle informazioni che servono a
far funzionare il DataEase, come per esem-
pio. il Modulo delle Stampanti, che contiene
190 record preinseriti, ognuno dei quali rap-
presenta una stampante con tutti i comandi
per attivare e disattivare le funzioni della
stessa, oppure il Modulo degli Stili dello
schermo dove ogni record contiene i colori di
carattere e sfondo dei vari oggetti DataEase
Infine il Modulo degli Utenti, il cui primo
record riguarda proprio chi ha creato la Banca
Dati che ha la possibilità di definire altri
utilizzatori creando per ognuno di essi un
nuovo recordo che contiene il Nome, la Pass-
word, uno Stile di Schermo, un Menu Perso-
nalizzato. un Livello di accesso ai dati, alle
Maschere (il creatore della Banca Dati ha
sempre il livello più alto) e un Livello di Aiuto
Considerando che questi moduli si com-
portano come quelli impostati dall'utente, a
parte quello della configurazione che è mo-
no-record, si può pensare ad alimentarli con
nuovi record (nuove stampanti, stili di scher-
mo) psichedelici e/o lampeggianti, ecc.), a
stamparne il contenuto o a manipolarlo cosi
come si fa con i normali archivi In tale
maniera tutto il sistema si presenta facilmen-
te gestibile.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
Come si crea un archivio
(monoarchivio)
Come già detto, dalla prima opzione del
menu principale si accede alla funzione di
definizione degli archivi, operazione conte-
stuale al disegno della maschera che poi
verrà utilizzata per inserire i dati, e che consi-
ste nel dichiarare i campi dell'archivio defi-
nendone le caratteristiche
DATAEASE 4.2
Queste caratteristiche riguardano diversi
aspetti del campo e sono classificabili come
anagrafiche, di controllo, di performance, di
calcolo e di estetica, e tutti questi parametri
sono raccolti in un modulo di sistema che si
richiama ogni qualvolta si intende modificar-
lo, ad esempio per definire un nuovo campo.
Quando si definisce una maschera, si ac-
cede ad una videata vuota ove ci si può
muovere e scrivere liberamente qualsiasi co-
sa (Full Screen), Si può inoltre richiamare una
tabella da cui «pescare» tutti i caratteri ASCII
compresi quelli semigrafici. e si può utilizzare
un automatismo che permette di tracciare
delle cornici.
Per creare un campo basta posizionare il
cursore nel punto della maschera che indica
l'inizio dello spazio dedicato al campo, quindi
premere FIO per richiamare il modulo di
servizio che permette di definire tutti i para-
metri del caso (vedi fig 4)
Si possono definire campi di tipo testuale,
stringanumerici, numerici, data, ora e flag
«Si/No».
É da segnalare il campo tipo «Scelta», che
permette di creare una lista di valon, codici o
descrizioni fino ad un massimo di 60 caratteri
ognuno, che verranno poi proposte in un box
all'operatore nel momento in cui, durante la
Figura 6 DataEase
4.2 - Stampa delle
specifiche del Modulo
La realizzazione dei va-
ri Moduli rappresenta
il passo più importante
l'Applicazione Data
Base. Con una funzio-
nalità di servizio, atti
rione del Modulo, è
stampa che riassume
tutte le specifiche im-
postate. e rappresenta
quindi la miglior forma
di documentazione
dell'applicazione
PROVA
DATAEASE 4.2
fase di alimentazione dell'archivio, posizione-
rà il cursore nel campo in questione
In particolare il campo tipo Scelta, al con-
trario delle altre tipologie, che si limitano a
definire il tipo di valore che verrà acquisito, e
riguardano quindi un aspetto puramente ana-
grafico, va a toccare anche aspetti di perfor-
mance in quanto verranno memorizzate in
archivio non i valori definiti nella lista, bensì i
corrispondenti valori di posizione (da 1 a 99)
Ciò vuol dire risparmiare spazio su disco e
snellire la gestione generale E considerando
che l'operatore dovrà limitarsi a scegliere una
risposta tra quelle offerte, ne consegue l'im-
possibilità di fare errori.
Insomma questo campo Scelta è proprio
una bella invenzione e come si sarà sicura-
mente capito, ne consigliamo un uso intensi-
vo ogni qualvolta sia possibile. D'altra parte i
Moduli di Sistema sono pieni di campi scelta,
a proposito il campo «Tipo di Campo» è un
esempio di campo scelta.
Seguono tre indicatori per specificare l'in-
dicizzazione, il controllo di unicità dei valori
insenti e l'obbligatorietà di riempire il campo
con un valore
Sono caratteristiche di fondamentale im-
portanza che nguardano la possibilità di indi-
cizzare un campo facendo si che il sistema
crei un file apposito per la gestione dei valori
secondo i quali sarà possibile eseguire ricer-
che istantanee e ordinamenti anche in fase
di visualizzazione
Riguardano poi la possibilità di controllare
la univocità dei valori contenuti nel campo
con conseguente segnalazione dei «doppio-
ni», e la possibilità infine di rendere obbliga-
torio l'inserimento di un valore nel campo,
evitando inserimenti di record mancanti di
dati necessari
Vi è poi la possibilità di definire valori di
default, sequenze automatiche o formule per
il calcolo del valore, che possono essere
lunghe fino a 4000 caratteri (fig. 5).
Considerando che in una formula si posso-
no utilizzare oltre che i normali operatori
aritmetici anche la cinquantina di funzioni
predefinite del DataEase, si capisce che si
può quasi scrivere un programma sotto un
campo, programma che verrà eseguito ogni
qualvolta il campo sarà calcolato
Altra novità importante è quella di poter
utilizzare nel calcolo del valore gli operatori
relazionali, si. avete letto bene, al plurale
Infatti adesso oltre al Look Up (per chi non lo
sapesse e la funzione che preleva un dato da
un altro archivio) è possibile eseguire il Sum
Of o il Count Of riferendosi chiaramente ad
archivi figli correlativi in modalità «1 a Molti»,
potendo cosi quantizzare in tempo reale totali
o conteggi sui record dell’archivio collegato.
Se si decide di operare dei controlli sul
campo si potranno definire valori di minimo e
massimo, entro i quali l'input sarà considera-
to valido, e tali valori potranno essere assolu-
ti o calcolati tramite formule simili a quelle
definibili per i calcoli
Altro importante parametro è quello che
permette la disattivazione del posizionamen-
to del cursore sul campo impedendone l'ali-
mentazione da parte dell’utente, che preve-
de la ulteriore possibilità di rendere un cam-
po virtuale, non salvato sul disco, fatto che
permette di risparmiare spazio II valore del
campo sarà calcolato solo al momento della
visualizzazione a schermo o in fase di stam-
pa, cosa che permette di avere sempre dei
valori aggiornati
Vi sono infine da definire alcune caratteri-
stiche meno importanti ma che contribuisco-
no a rendere estremamente completa l'ope-
razione di definizione del campo, che sono la
definizione degli attributi di visualizzazione
(leggi colore del campo), del messaggio di
aiuto, dei livelli di sicurezza che un eventuale
utilizzatore deve possedere per poter leggere
o scrivere nel campo e ancora l'annullamento
della visualizzazione del campo nel caso ven-
ga effettuata una visione tabellare del-
l'archivio.
Concludiamo questa prima frettolosa de-
scrizione delle modalità di definizione dei
campi della maschera, ci torneremo in segui-
to per citare ulteriori possibilità, con l'eviden-
ziare che esistono alcune caratteristiche pro-
prie del modulo, come i livelli dì accesso, che
bisogna possedere per poter vedere, modifi-
care, inserire e cancellare i record.
Inolire citiamo la possibilità di «cifrare»
dati contenuti nello archivio in fase di salva-
taggio su disco, oppure la possibilità di sce-
gliere se la vista del modulo appena richia-
mato deve essere tipo maschera o tipo tabel-
lare, se vuotare lo schermo automaticamen-
te dopo un inserimento, se eliminare la tabu-
lazione automatica a campo pieno, se ricalco-
lare una eventuale data di inserimento del
record anche quando si modifica il record e la
possibilità di definire, in una seconda videata.
un testo di aiuto relativo a tutto il Modulo
La realizzazione dei vari Moduli rappresen-
ta il passo piu importante nella costruzione
dell'Applicazione Data Base Con una funzio-
nalità di servizio, attivabile direttamente in
fase di definizione del Modulo (vedi fig 6). e
possibile lanciare una stampa che riassume
tutte le specifiche impostate, e rappresenta
quindi la miglior forma di documentazione
dell'applicazione
Attivazione delle Relazioni
In caso di applicazioni con piu di un archi-
vio, la definizione dei Moduli dovrà alternarsi
alla definizione delle Relazioni che intercorro-
no tra i moduli stessi e che generano la
MCmiGrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
DATAEASE 4.2
corrispondenza ira i record dì diversi Archivi
presenti nella Banca Dati
Considerando che le Relazioni sono basale
sulla corrispondenza dei valori contenuti nei
campi presenti e che per utilizzare gli opera-
tori relazionali Lookup, Sum Of, ecc., menzio-
nati prima, bisogna già disporre di queste
Relazioni, si intuisce come le operazioni di
definizione dei Moduli e delle Relazioni si
debbano alternare in modo da disporre innan-
zitutto dei Moduli e dei campi identificativi
per ognuno di essi.
Definiti i campi, si abbandonano, per un
po', i Moduli, per definire le Relazioni, e
quindi si conclude la definizione dei Moduli,
potendo finalmente trattare in questi anche i
campi il cui valore viene calcolato tramite una
operazione relazionale.
Per accedere alla funzionalità di definizione
delle Relazioni basta scegliere l'opzione rela-
tiva presente nello stesso menu di definizio-
ne dei Moduli, quindi viene visualizzato sullo
schermo il Modulo di Sistema dedicato a tale
scopo, nel quale bisogna specificare i due
Moduli da correlare, poi fino a tre coppie di
campi (normalmente basta una coppia) e
infine due nomi (opzionali) che saranno usati
successivamente per «percorrere» la Rela-
zione dal primo archivio al secondo e vicever-
sa (vedi fig 7),
Per i più esperti possiamo segnalare il
fatto che si riesce a ad affrontare e risolvere
anche i casi più complessi come le relazioni
cicliche normalmente alla base di gerarchie o
come le matrici chiuse dove le intersezioni
nascono dalla congiunzione di due elementi
dello stesso archivio
Dobbiamo adesso fare un passo indietro
quando si parlava di definizione di Moduli e
far presente che durante la definizione di un
Modulo è possibile, facendo ricorso proprio
alle Relazioni, definire un sottomodulo o me-
glio un estratto di un archivio in cui più
record corrispondono ad un record di quello
principale, sottomodulo che può avere diver-
se forme e che può essere elastico e quindi
adattarsi di volta in volta alle esigenze del
momento sempre compatibilmente con i li-
miti dello schermo.
L'effetto che si ottiene (vediamone uno in
fig 8) nel classico caso applicativo dell'Ordi-
ne e delle Righe d'Ordine è quasi quello del
foglio cartaceo originale che chiaramente
possiede una testata ed un dettaglio. Ma la
cosa più importante è che in questo sotto-
modulo è possibile inserire dati, modificarli o
cancellarli, come se si stesse lavorando sulla
maschera principale delle righe, mentre in
realtà siamo in quello degli ordini.
É proprio per controllare meglio questa
gestione che in fase di definizione delle
Relazioni esiste un parametro aggiuntivo da
specificare per quello, tra i due archivi, che
eventualmente compare come sottomodulo
nell'altro, e che permette di automatizzare il
processo dì modifica del valore che lega il
record padre con i record figli, o la cancella-
zione automatica dei figli se si cancella il
Tratteremo nel prossimo numero in manie-
ra molto più approfondita questa che è la
tematica Multiformi,
Navigazione all'interno
della Banca Dati
Una volta impostata e alimentata la Banca
Dati vi sono fondamentalmente due modi
per interrogarla e sono la Ricerca a Schermo,
potenziata moltissimo in questa nuova ver-
sione tanto da divenirne una delle caratteri-
stiche più notevoli, e la Stampa dei Dati che
può essere impostata tramite i Repon Imme-
diati o le Procedure Avanzate.
Quindi molte delle novità di questa nuova
versione le troviamo qui, Sono quelle che si
apprezzano più di tutte, forse perché le ope-
razioni di inserimento e di manutenzione dei
dati sono tra le più impegnative che l'utilizza-
tore deve affrontare.
Per eseguire ricerche e scansioni sugli
archivi bisogna opzionare la seconda voce
del menu principale che é Inserimento Dati
In effetti l'attività di ricerca a video dei dati è
contestuale all'attività di alimentazione e ma-
nutenzione in quanto qualsiasi archivio venga
visualizzato sullo schermo, e in qualsiasi for-
ma. potrà anche essere alimentato e i dati
contenuti nell'archivio, una volta visualizzati
potranno anche essere modificati o cancellati
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
PROVA
DATAEASE 4 2
(in fig. 9 vediamo un esempio di maschera di
tipo semplice, nel senso che ha «sotto» un
solo archivio).
Inutile soffermarci sulle funzionalità base
scontate in un prodotto di questa categoria,
di inserimento, modifica, cancellazione, scan-
sione sequenziale, ricerca con chiavi, ecc
Sono tutte opzioni che vengono attivate
tramite tasti funzione e, per le più importanti
di queste, viene visualizzata una legenda
sull'ultima riga dello schermo. Oppure, viste
le tantissime combinazioni difficili da ricorda-
re, è possibile tramite il tasto F4 richiamare
un menu a tendina che fa anche da legenda
completa Nella stampa in figura 10 mostria-
mo a completamento del discorso, l'elenco
completo dei comandi attivabili dall'interno
Figura 1 I DataBase
4.2 Altre viste dal
Modulo
Partendo dalla vista
« normale » del Modu-
lo. quella che si costi-
tuisce in modalità Full
Screen, e possibile al-
iare, che ha pan digni-
tà operativa rispetto
alla precedente È an-
che possibile, attraver-
so i collegamenti rela-
zionali, sia «tal esplo-
dere “ un campo in tor-
ma sottotabellare, sia
■ navigare « Ira i vari
Moduli
Figura 12 - DataBase
4.2 - Report out a vi-
deo di un Report sem-
Esistono due livelli di
Report, il QbE Iche
non ha nulla da sparti-
re né con II QbE del
dBASE IV, nò tanto-
meno con quello del
Paradox) e il DOL
Duello più elementare
permette di definire
sia l'aspetto estetico
che i contenuti del-
l'output È possibile
anche esguire rag-
gruppamenti e calcoli
statistici, nonché utiliz-
campi calcolati, ad
esempio campi di
lookup dagli archivi re-
lazionali
del Modulo di Inserimento Dati.
Approfondiamo invece le funzionalità che
caratterizzano il DataEase e cominciamo con
Shift-F 1 che permette di passare dalla visua-
lizzazione a Modulo a quella tabellare e vice-
versa Con la variante che se viene impostata
una chiave di ricerca su di un campo qualsia-
si mentre si é in vista a Modulo, passando a
vista tabellare verranno visualizzati esclusiva-
mente i record che soddisfano la chiave (fig
Oppure impostante un «•» al posto della
chiave di ricerca in un campo definito come
indice, passando alla vista tabellare otteremo
al volo un ordinamento crescente dei record
secondo i valori di quel campo
Mentre si è posizionati su un record di un
qualsiasi archivio é possibile tramite Alt-Fi 0
aprire all'altezza del cursore un sottomodulo
temporaneo scegliendo una relazione che ci
«porta» verso un archivio figlio e ci mostra
tutti i record di questo correlati a quello
(padrei visualizzato sullo schermo nel modulo
principale Questa operazione la si può conti-
nuare ad eseguire fino al limite delle cento
relazioni aperte.
Stando sempre su un record a mo' di
maschera, premendo FIO si può scegliere
una relazione da percorrere, ma questa volta
le registrazioni correlate compariranno a tutto
schermo. Continuando a premere Alt-F3 si
vedranno scorrere sullo schermo solo le regi-
strazioni correlate a quella iniziale
Altra possibilità, probabilmente più sfrutta-
bile in fase di inserimento dei dati, e che
somiglia moltissimo alla utilizzazione del
campo Scelta, è quella del Lookup automati-
co attivabile tramite Ctrf-FIO Nel momento
in cui ci accingiamo a digitare un codice
relativo ad una registrazione di un archivio
padre correlato e che non ricordiamo.
Tale operazione apre un box nello schermo
ove compare, in forma tabellare, la prima
parte delle registrazioni che abbiamo indiriz-
zato, quindi si potranno scorrere le registra-
zioni fino a trovare quella che inizialmente
intendevamo scrivere e la si potrà conferma-
re. Il sistema scriverà per noi. che siamo
smemorati, il codice cosi individuato
Concludendo possiamo dire che le funzioni
che aiutano l'utente nella manutenzione e
nella ricerca a schermo dei dati, sono moltis-
sime e, considerando che queste possono
essere attivate contemporaneamente, ci si
rende conto di come le combinazioni operati-
ve possibili siano infinite
I due livelli di Report
Il successivo livello per interrogare una
Banca Dati, è rappresentato dalla terza fun-
zione del menu pnncipale. QBE (Query By
Example) sigla aggiunta alla dicitura «Report
Immediati», attivabile tra l'altro, anche diret-
tamente in fase di inserimento dati, tramite
F9. Permette di definire contenuti e forma
della stampa a tempo di record (non quello
del Data Base)
Indipendentemente dalla via a cui si acce-
de al QBE viene visualizzata sullo schermo
una lista di 10 opzioni relative alla gestione e
definizione dei report
Sono scontate le voci di gestione che
permettono il salvataggio, il recupero, la di-
struzione. la stampa della documentazione e
l'esecuzione dei report, e quindi passiamo a
commentare le opzioni dedicate alla defini-
zione del contenuto e delle forme
La definizione del report avviene in 4 fasi
distinte ad ognuna delle quali è dedicata una
opzione. Sono nell'ordine. Definizione criteri
di selezione, Definizione scelta dei campi,
Definizione del formato e Definizione della
stampa.
Quando si esegue la definizione dei criteri
di selezione dei record, viene visualizzata
sullo schermo la stessa maschera (sarebbe
meglio dire una copia) che abbiamo costruito
per l'inserimento dei dati e su questa, posi-
zionandoci di volta in volta sui campi interes-
sati, imposteremo le chiavi di selezione esat-
tamente come si fa per eseguire una ricerca
a video. In piu si potranno utilizzare gli opera-
tori di confronto e si potranno impostare
chiavi in archivi correlati spostandosi con il
solito FIO.
Segue la scelta dei campi che dovranno
comparire nella stampa e anche qui verrà
visualizzata la stessa maschera Questa volta
però l'operazione è più semplice della prece-
dente in quanto basterà marcare con dei
numeri progressivi i campi interessati
Contemporaneamente alla scelta dei cam-
pi si possono aggiungere ai numeri, indicanti
la sequenza delle colonne, alcune opzioni
che permettono di ottenere ordinamenti cre-
scenti e decrescenti, stampe a rotture di
codice e calcolo di funzioni statistiche come
somme, medie, ecc In figura 12 un esempio
100
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Figura 13 - DataBase
4 2 - Archivio di confi-
gurazione stampanti
Buona parte delle fun-
ma, che si manipolano
in maniera analoga a
quelli creati dall'uten-
te Nell'archivio delle
stampanti sono me-
morizzate 190 configu-
razioni adatte alle 190
più dilluse L utente
crearne di nuove, se
PROVA
DATAEASE 4 2
Ultima cosa da evidenziare in questa breve
panoramica, è che esiste la possibilità di
definire un modulo di inserimento dati (Data
Entry) specifico per le necessità del program-
ma i cui campi possono essere utilizzati nello
stesso, a mo' di variabili già dichiarate e
nempite.
Conversioni e importazioni
Il software risulta completo anche da que-
sto punto di vista. É possibile infatti tramite
QBE e DQL. costruire report la cui destina-
zione é un file, che chiaramente potrà essere
di diversi formati scelti tra quelli più cono-
sciuti. Lotus 123, dBASEIII e IV, DIF, ASCII e
altri ancora.
di out a video. In figura 13 una videata
relativa alla scelta della stampante
È il momento di definire il formato estetico
della stampa e qui il DataEase ci viene incon-
tro in quanto é capace di generare ben nove
formati diversi che vanno dal più classico
tabulato fino alle etichette su più colonne,
alla lettera personalizzata e al formato di
esportazione in ambiente esterni.
In ogni caso una volta generato il formato
potremo sempre intervenire ad aggiustare
ulteriormente l’estetica della stampa con cor-
nici. caratteri speciali, fincature, ma anche a
sistemare la forma che poi assumerà sul
foglio, con salti pagina, totali di gruppo, inte-
stazioni e calce di foglio, numerazione pagi-
ne. ecc.
Resta da definire la destinazione della
stampa che può finire su carta, su video e su
disco (nel caso di formato esportazione), e
nel caso di destinazione su stampante biso-
gnerà specificare una delle 190 stampanti già
definite nel modulo delle stampanti con rela-
tive lunghezze e larghezza del foglio utilizzato
e i margini che si intendono lasciare.
Dopo il QBE abbiamo il DQL (Data Query
Language) che differisce, da un punto di
vista operativo, solo nel modo di eseguire la
selezione dei record e la scelta dei campi da
stampare, infatti queste due fasi sono ades-
so svolte contemporaneamente nello svilup-
po dell'interrogazione, operazione che consi-
ste nello scrivere, tramite comandi molto
potenti, brevi programmi (in fig 14 un esem-
pio)
Si tratta di processi avanzati che si divido-
no fondamentalmente in due categorie, di
elaborazione e di controllo. Più precisamente
le procedure di elaborazione permettono ol-
tre che la stampa anche la manipolazione di
record, quindi modifiche, inserimenti, cancel-
lazioni Le procedure di controllo, invece,
permettono di collegare tra di loro più proce-
dure come se si trattasse di programmi
contenenti dei «gosub»
Durante la scrittura dell'interrogazione si è
guidati completamente dal DataEase che
propone una dopo l'altra, in una sequenza
logica, liste di comandi tra cui scegliere quelli
che fanno al caso nostro, in altre parole il
DataEase si assume l'onere di scrivere per
noi comandi, simboli e punteggiature mentre
Figura 14 - DataEase
4.2 - Report DQL in
preparazione
Molto particolare é il
linguaggio di program-
mazione del DataEa-
se. che. nella versione
precedente, si chiama ;
va Report Completo. È
un linguaggio di tipo
prende tutti i comandi
classici. L'aspetto più
singolare è che il suo
novrabile da Menu.
momento esistono
uno o più menu che
permettono di opzio-
nare istruzioni, campi,
variabili, funzioni, ecc
struire una procedura
attraverso il menu
a noi non resta che scegliere da menu quelli
che servono
I vantaggi di lavorare in modalità interattiva
sono diversi.
Velocità, assenza di errori di sintassi, pos-
sibilità di concentrarsi meglio sul cosa fare
senza distarsi per come farlo, ma il fatto
importante è che vi sono due livelli di interat-
tività.
Nel primo abbiamo in effetti a disposizione
solo le liste di comandi che permettono di
eseguire, né più né meno, le stesse stampe
ottenibili col QBE
Al secondo livello scopriamo invece un
mondo nuovo. Infatti tra le tante liste visua-
lizzate in più rispetto al livello basso, ne
esiste una principale che contiene tre tipolo-
gie di comandi:
Comandi di processo, quelli cioè che per-
mettono di ottenere output su carta, video e
disco, modifiche, cancellazione e inserimenti
di record.
— Comandi procedurali. While. If. Case,
ecc.
— Comandi di controllo, il più importante é il
Run Procedure che corrisponde al «Gosub»,
ma c'è anche il Cali Menu che permette di
richiamare un menu personalizzato,
Per quanto riguarda le importazioni II di-
scorso si complica in quanto esistono delle
funzioni dedicate all'importazione dei dati e
altre alla conversione delle procedure (legge-
te anche le didascalie delle figure 15 e 16)
Le procedure di importazione, un po' come i
report. possono essere definite e salvate,
per poi essere rieseguite, assumendo cosi
l'aspetto di procedura.
Le procedure di importazione si rivelano
abbastanza sofisticate in quanto, oltre che
poter scegliere tra parecchi formati di file
compresi quelli DataEase, è possibile defini-
re un metodo con cui i record saranno impor-
tati nella Banca Dati. Si potrà infatti decidere
se i campi possiedono pii identificativi, che
dovranno essere identici ai nomi di campo
del Modulo che sta ricevendo i dati, oppure
se i dati dovranno essere importati in un
certo ordine.
In più si dovrà decidere con quale criterio i
record dovranno essere importati, e si potrà
scegliere se scartare i duplicati, se importare
solo i duplicati (modifica), operare sia Cuna
che l'altra modalità contemporaneamente, e
infine l'accodamento brutale dei record che
si stanno ricevendo, escludendo cosi ogni
controllo sui campi di univocità.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
101
Olire alla funzione di
importazione che ri-
guarda il solo recupero
dati, esiste la funzione
Convert che olire a
travasare i dati, co-
struisce. nell'ambiente
ricevente DataBase,
anche il Modulo Dati e
quindi la struttura e
maschera di Data En-
try dell'archivio, su cui
poi si può intervenire
con le normali funzioni
di manutenzione.
sibiliti di eseguire im-
portazioni dati da altri
ambienti Ile funzioni di
Inport appartengono
ad un menu di livello
inferiore rispetto a
quelli mostrati in figu-
ra 31. Queste tmporta-
esterm opportuna-
mente organizzati in
moduli DataBase già
esistenti Limportazio-
PROVA
DATAEASE 4 2
Aspetto interessante dell'importazione, è
che la struttura del Modulo che riceve i dati,
continua a funzionare cosi come durante
l’inserimento manuale, pertanto gli eventuali
campi del Modulo calcolati sulla base di
quelli importati, sono riempiti automatica-
mente durante l'operazione.
Per le conversioni delle applicazioni esiste
un file «EXE» dedicato che pur essendo
richiamabile direttamente dal Dos, funziona
correttamente solo se richiamato da menu
DataEase. I risultati di questa conversione
infatti saranno una serie di maschere con
relativi dati, che dovranno però far parte di
una Banca Dati comunque già inizializzata da
DataEase.
Senza scendere troppo in dettaglio diremo
che tale funzione é in grado, una volta speci-
ficato il formato della procedura originale da
convertire, di riconoscere le strutture che
contengono i dati, quindi di ricreare le ma-
schere nel proprio ambiente in grado di rice-
vere e contenere i dati della procedura origi-
nate-
si possono convertire applicazioni Lotus
123 (tutta la famiglia). dBASEIII e IV. Paradox
ed altri, quindi la definizione della conversio-
ne può leggermente variare da caso a caso,
non bisogna comunque dimenticare che an-
che in questa fase l'interattività del DataEase
rende l'operazione semplicissima.
Menu personalizzati
Il DataEase aveva già con la prima versio-
ne dimostrato possibile un sua utilizzabilità
come strumento di sviluppo di procedure
tradizionali da parte di tecnici
Tate utilizzo viene senz'altro favorito in
questa nuova versione ove sono state imple-
mentate anche te funzioni attivabili dai menu
personalizzati
Questi sono, al solito, definibili tramite
l’alimentazione di un Modulo di Sistema che
prevede per ogni menu oltre che un nome,
un livello di sicurezza e un titolo, la possibilità
di contenere fino a nove voci, per ognuna
delle quali vanno definite una descnzione, un
tipo funzione ed eventualmente un nome di
funzione qualora fosse richiesto.
Tra i tipi di funzioni ricordiamo la possibilità
di lanciare altri menu personalizzati, permet-
tendo di costruire cosi una classica struttura
ad albero, di eseguire procedure QBE, DQL e
anche procedure di Importazione. Inserimen-
to dati, Backup. Restore, ecc.
Conclusioni
La prima impressione che avemmo del
DataEase. nel lontano numero 61, di un
ottimo compromesso tra facilità d'uso e po-
tenza elaborativa. è ampiamente confermata.
I miglioramenti più sostanziali sono quelli
che permettono di utilizzare, anche nella cre-
azione del Modulo, i comandi relazionali.
Questo equivale ad un effettivo e considere-
vole aumento di potenza, a costo di un
mimmo aumento di difficoltà operativa, dovu-
ta. evidentemente, al fatto di avere tante
possibilità in più da sfruttare
Aumentano anche te possibilità del Data
Ease Query Language. con il quale é real-
mente possibile scrivere delle procedure, di
complessità medio-alta, senza dover cambia-
re ambiente operativo, né quindi scrivere
«istruzioni di programmazione»
E questa è una caratteristica che dovrebbe
non solo far comodo all'utente evoluto, ma
anche solleticare II tecnico, che gradisce
sempre strumenti con i quali migliorare la
propria produttività.
Il materiate su cui discutere è tantissimo
(anzi noi stessi ci siamo, nel rileggere la
prova, accorti di qualche dimenticanza, ad
esempio non abbiamo parlato delle funzioni)
per cui ci riserviamo una sessione di appro-
fondimento Questo è anche naturale per un
prodotto DBMS, dove non esìste, né può
esistere, un modello standard di rifenmento,
noto a tutti, su cui «appoggiare» te conside-
razione che via via si fanno
La maggiore differenza «filosofica» con la
concorrenza (dBASE e Paradox tanto per non
far nomi) sta nel fatto che in DataEase si
trattano direttamente Data Base, che sono
insiemi, definiti ed istituzionalizzati, di archivi
e relazioni, mentre sia dBASEIII, che Para-
dox, trattano archivi, che é anche possibile,
ed in varie maniere, organizzare e collegare
attraverso relazioni
La filosofia, direttamente mirata al Data
Base, del DataEase. non è sbagliata se si
pensa che per risolvere una problematica
monoarchivio (e quindi una problematica non
relazionale) basta ed avanza un buon spread-
sheet- Tate filosofia inoltre trova una ottima
traduzione pratica, in quanto i vari concetti
«tecnici», che stanno sotto alla teoria relazio-
nale. trovano, per essere attivati, modalità
operative semplici ed eleganti.
Se a questo si aggiunge che la versione 16
Mega è in grado di sfruttare al meglio te
grandi risorse di memoria delle macchine
delle ultime generazioni, e che quindi il pro-
blema delle prestazioni in pratica viene a
cadere anche su applicazioni di notevoli di-
mensioni, si può concludere che il DataEase
può occupare egregiamente quello spazio,
ampio anche se dai contorni per la verità un
po' indefiniti, lasciato liberto tra prodotti ele-
mentari. tipo spreadsheet, e prodotti specia-
lizzati e quindi riservati ai tecnici, tipo i vari
linguaggi di programmazione con finalità
DBMS
102
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
NÉ**
PROVA
PC Tools DeLuxe 5.5
di Giorgio Arnone e Gabriele Romanzi
E risaputo che negli USA è consen-
tito l'uso della pubblicità compara-
tiva. e quella adottata dalla Cen-
tral Point Software per reclamizzare il
software oggetto della nostra prova la
dice lunga sul tipo di prodotto che stia-
mo per esaminare.
In questa pubblicità compare uno
scaffale di biblioteca dove sono allineati
vari prodotti per PC. dai package per
back-up agli Shell DOS ; la domanda che
viene posta al lettore suona più o meno
cosi: « Perché comprare tutti questi pro-
dotti quando le stesse funzionalità le
potete trovare in un unico pacchetto
come il nostro ?»
La filosofia e la storia
Come espressamente indicato dal no-
me, PC Tools altro non è che una
collezione di programmi che coprono un
ampio spettro di necessità dell'utente
MS-DOS; si va dallo shell DOS alle
utility per la manutenzione ed il recupe-
ro dei file, dal programma di back-up a
quello per telecomunicazioni (addirittura
in background!).
I vari tool possono essere divisi in tre
gruppi (dai nomi dei rispettivi manuali):
— Data recovery & DOS Utilities
Comprende lo shell DOS vero e pro-
prio ed i programmi che permettono di
recuperare file e directory cancellate
accidentalmente, di salvare e recupera-
re una copia della FAT (File Allocation
Table) del disco rigido, di aumentare le
prestazioni di quest'ultimo eliminando
le frammentazioni che inevitabilmente
vengono prodotte quando vi si scrivono
sopra i file ed utilizzando una parte di
memoria come «cache memory»; è
compreso inoltre un modulo per la com-
pattazione (eventualmente protetta da
password) dei file allo scopo di rispar-
miare spazio o minimizzare i tempi in
caso di trasferimento via modem (è
possibile anche lo scambio di file com-
pressi con un Mac dotato dell'appropria-
104
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
PC TOOLS DELUXE 5 5
ta versione di PC Tools disponibile per
quella macchina).
— Hard disk backup
Sono dei moduli per il backup-restore
dei dati da disco rigido, completi delle
utility per la correzione degli errori e
l'ottimizzazione dei tempi e degli spazi
necessari, configurabili secondo le pro-
prie necessità.
— Desktop manager
Programma di «gestione della scriva-
nia» comprendente tutti gli strumenti
necessari quotidianamente all'utente di
personal computer; si va dal text editor
(compatibile Wordstar) al gestore di da-
tabase (compatibile Dbase), dallo
«Scheduler» di appuntamenti al genera-
tore di «outline» per pianificare i lavori,
dalle calcolatrici scientifiche e finanziare
(compatibili HP-11C e 12C) al program-
ma di telecomunicazioni.
Alcuni di questi programmi possono
essere utilizzati «stand alone» o lanciati
da PCSHELL. lo Shell DOS di PC Tools,
mentre altri sono integrati all'Interno dei
moduli principali, uno dei quali è il Desk-
top Manager.
Quando ci è giunta questa nuova ver-
sione di PC Tools (5.5) pensavamo ad
un semplice aggiornamento della 5.1
(purtroppo afflitta da una serie di bug),
rilasciata qualche mese fa per sostituire
la «gloriosa» versione 4.
Questa nuova versione invece, lungi
dall'essere una «bug fix release» è un
prodotto che. benché ricalchi il «look»
introdotto con la serie 5, presenta una
nutrita serie di novità (circa una cinquan-
tina), tra le quali sinteticamente segna-
liamo il supporto LAN (Novell e IBM
Token Ring), la possibilità di utilizzare
anche il tasto destro del mouse (con
funzione in genere di serolling), la com-
patibilità dei file database con il DB IV,
la possibilità di visualizzare un file di
testo, Lotus 123 o Dbase (lll/IV) nel loro
formato nativo oltre ad una serie di
miglioramenti ed aggiunte a livello di
interfaccia utente. La Central Point Soft-
ware ha inoltre creato un Bullettin
Board System aperto agli utenti di PC
Tools, per poter richiedere informazioni
ed essere informati su successivi ag-
giornamenti del prodotto; nel tool di
comunicazione è presente uno script-
file che permette all'utente di accedere
in maniera automatica a questo siste-
ma. una volta ottenuto uno user-name
ed una password.
A proposito della prima delle novità
citate, il supporto di rete, vorremmo
segnalare due cose che ci hanno colpi-
to. una in maniera positiva e l'altra in
maniera negativa.
Un grosso problema che affligge al
giorno d'oggi le reti di calcolatori é la
protezione dai virus; per ovviare a que-
PC Tools 5.5
Distributore:
J. Soft
Viale Restelli 5, 20124 Milano
Prezzo UVA esclusa) L. 270.000
BBS di supporto IUSA)
503-690-6650
sto inconveniente, tutti i programmi di
PC Tools possono essere lanciati da
un'unica directory protetta in scrittura
del server, lasciando nelle directory
utente soltanto i file di configurazione e
quelli contenenti i dati.
Di contro non ci sentiamo di condivi-
dere la politica di vendita della casa
madre che impone l’acquisto, per l’uti-
lizzo di PC Tools, di una copia del pro-
gramma per ogni stazione di lavoro che
accede al server di rete.
Passiamo ora, dopo queste conside-
razioni di carattere introduttivo, all'anali-
si del pacchetto.
La confezione
La confezione si presenta come il
solito «scatolotto» di cartoncino rigido
neanche tanto voluminoso, circa cinque
centimetri di spessore, piuttosto colora-
to e con molte scritte, tanto che in
realtà è anche difficile individuare a pri-
ma vista il nome del prodotto, scritto in
piccolo e di traverso in alto a sinistra.
Una volta aperta la confezione e dopo
aver tolto uno spessore di gommapiu-
ma, cominciano a saltare fuori alla spic-
ciolata floppy, foglietti e manuali; alla
fine dopo aver rovesciato tutto sul tavo-
lo, contiamo 3 dischetti da 5” e 1/4, 2
dischetti da 3" e 1/2, una cartolina di
registrazione da spedire negli USA. un
manualetto «What's new» che descrive
cosa è cambiato rispetto alla versione
5.1 e infine i tre manuali, così suddivisi:
«Data recovery and Utilities» (248 pagi-
ne) che descrive il cuore di PC Tools e
cioè lo shell DOS con tutte le sue
funzionalità, «Desktop manager» (305
pagine) che descrive gli accessori di
scrivania disponibili ed infine un volu-
metto di 82 pagine che tratta l'argo-
mento «Backup and restore».
L 'installazione
e le utility «stand alone»
La necessità di un programma di Set-
up, introdotto in questa nuova versione,
è dovuta sostanzialmente a due fattori:
la compattazione dei file sui dischetti e
l'installazione di programmi residenti o
nell'Autoexec.bat. Seguendo una con-
suetudine ormai comune a molte case
produttrici di software, anche nel caso
di PC Tools una parte dei file è stata
compattata per ridurre il numero dei
dischi da inserire nella confezione; sarà
quindi il programma di installazione, in
funzione delle scelte effettuate dall'u-
tente, ad estrarre i file necessari ed a
copiarli su disco rigido.
Durante la procedura di setup, inoltre,
viene fornita all’utente la possibilità di
installare alcuni dei tool come program-
mi residenti o da caricare daH’Autoexec
al momento del boot; iniziamo quindi a
descrivere alcuni di questi (rimandando
la descrizione dei più «consistenti»
Shell, Desktop e Backup a tre paragrafi
a parte), seguendo passo passo la pro-
cedura di installazione che può, in ogni
caso, essere rilanciata dì nuovo dall'u-
tente in caso di ripensamenti e cambia-
menti.
Per lanciare questa procedura, piutto-
sto semplice e che non richiede più di
10 minuti di tempo, basta richiamare il
programma PCSETUP contenuto nel
primo dei dischi forniti; come prima
cosa il programma chiede se si vuole
effettuare l'installazione su di una po-
stazione di lavoro singola o su di un
server di rete, quindi viene presentato
un menu con elencati i tre blocchi prin-
cipali componenti PC Tools con le sin-
gole occupazioni totali di memoria.
Si può decidere quindi di installare
soltanto la parte che interessa (ad
esempio il modulo di Backup) o il pac-
chetto completo di tool: in quest'ultimo
caso l'occupazione di memoria totale su
disco rigido sarà di 1770 Kbytes,
Come già accennato in precedenza,
alcuni dei moduli componenti il pacchet-
to sono dei programmi a sé stante,
cosa che permette il loro utilizzo anche
su sistemi dotati di soli floppy; questa
divisione del programma in tanti « EXE»
separati, inoltre, si rivela comoda in tutti
quei casi in cui non occorrono tutte le
funzionalità di PC Tools, ma soltanto
alcune di esse (esempio tipico può es-
sere la possibilità di effettuare il backup
di un disco rigido nel proprio ufficio per
poter portare il proprio lavoro a casa: in
questo caso, oltre ai dischi con i dati,
occorre avere con sé soltanto il modulo
per il restore).
Come terzo passo, il programma di
setup chiede all’utente se vuole utilizza-
re il modulo PCSHELL come uno shell
DOS standard (cioè da lanciare come un
normale programma dal quale si possa-
no a loro volta lanciare altri programmi o
compiere le normali operazioni DOS)
oppure se intende installarlo come pro-
gramma residente; in quest'ultimo ca-
so, PCSHELL si installa in memoria co-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
105
PC TOOLS DELUXE 5.5
SttfiBHiBiSàBI
me TSR (Terminate and Stay Residenti
ed è possibile «farlo apparire» durante
l'esecuzione di un qualsiasi altro pro-
gramma premendo un'apposita hot-key,
peraltro ridefinibile da parte dell'utente.
E sempre a proposito della configura-
zione del PC. benché venga richiesta
una versione del DOS uguale o superio-
re alla 3.0 si «raccomanda» all'utente di
utilizzare se possibile una versione su-
periore alla 3.2; nel caso poi di conflitti
con altri programmi residenti si consi-
glia di cambiare l'ordine di caricamento
di questi in memoria.
Continuando nella procedura di instal-
lazione, é ora la volta dei moduli da
inserire nell’Autoexec: Mirrar e PC-Ca-
che; il primo, in congiunzione al modulo
Rebuild, fornisce una protezione contro
la cancellazione o la formattazione acci-
dentale del disco rigido (fonti spesso di
travasi di bile ed urla fantozziane nel
cortile condominiale..,).
Il modulo Mirrar crea una copia di
backup della File Allocation Table (FATI
e della radice del disco rigido in un file
con attributo «hidden»; in casi disperati
(vedi urla fantozziane) il modulo Rebuild
é in grado di porre rimedio ai danni fatti
utilizzando le informazioni contenute in
questo file nascosto; il modulo Mirrar,
inoltre, può opzionalmente creare un
file contenente l'intero nome e le infor-
mazioni sui cluster occupati da un file,
in modo da poterle utilizzare dall'opzio-
ne di Undelete per il recupero di file
cancellati.
Raccomandiamo caldamente l'inseri-
mento di questo modulo nell'Autoexec;
si tratta di un'utility notevole che non
porta via spazio, non rallenta le presta-
zioni ma all 'occorrenza... è una manna
dal cielo!
Peccato che alla prima operazione
che coinvolge l'uso del disco rigido la
copia eseguita da Mirrar non sia più
coerente con l'esatto contenuto della
FAT e delle directory; sarebbe stato
multiwmdows di PC
Shell.
bello se questa operazione fosse avve-
nuta in background in maniera automati-
ca: ma forse stiamo cercando il pelo
nell'uovo...
Il secondo dei moduli che si possono
installare nell'Autoexec è un program-
ma di cache memory, il cui scopo è di
velocizzare gli accessi alle memorie di
massa mediante la memorizzazione del-
le informazioni più frequentemente uti-
lizzate dal vostro PC; in questo modo
vengono ridotti i tempi di attesa del
computer nel prelevare da disco le in-
formazioni più comunemente usate.
L'ultima informazione richiesta all'u-
tente dal programma di installazione ri-
guarda il modulo Desktop che, analoga-
mente a PCSHELL. può essere installa-
to come programma residente; valgono
anche in questo caso tutte le considera-
zioni fatte a proposito di quest'ultimo
circa l’occupazione di memoria e la pos-
sibilità di «hot key» da un altro program-
ma DOS; l'unica differenza consiste
nella maggiore «fame» di memoria di
questo modulo, pari a circa 40 Kbyte.
A questo punto vengono richiesti in
sequenza all'utente i vari dischetti ed il
programma viene installato seguendo le
indicazioni fomite; al termine di questa
operazione viene decompresso il dizio-
nario per lo spelling utilizzato dal modu-
lo text-editor di Desktop.
Questa operazione di decompressio-
ne viene effettuata dal modulo PCSE-
CURE; si tratta di un potente tool per la
codifica, decodifica e compressione di
file, in grado di ridurne la dimensione
dal 25% al 60%
Utilizza il sistema di criptazione DES
che, mescolando tra di loro i dati di un
file, rende virtualmente impossibile la
decodifica da parte di chi non é in
possesso della chiave opportuna; inol-
tre. anche conoscendo una parte del
testo, con questo metodo di codifica
non è possibile in alcun modo risalire
alla chiave stessa.
Una cosa che ci ha lasciato un po'
interdetti è stato che durante l’installa-
zione il programma avverte l'utente del-
la ricerca, effettuata in automatico, sul
disco rigido delle principali applicazioni
presenti, che verranno inserite nel me-
nu Applicazioni di PCSHELL in modo da
poter essere facilmente lanciate da es-
so; nel caso della macchina utilizzata
per la prova sono stati correttamente
riconosciuti Lotus 123. Dbase III e IV,
Framework III. Word 5 e Wordstar 5
mentre sono stati completamente igno-
rati programmi quali le Norton Utilities
(... e questo si può anche capire ).
Lotus Sidekick e Magellan. i vari compi-
latori Turbo e Quick ed Autocad (e que-
sto lo capiamo già di meno) oltre ad una
serie di altri programmi tra i quali citta
mo il Dr. Halo per tutti.
Una cosa di cui però l’utente non
viene avvertito al momento dell'installa-
zione è il fatto che il file Format.com
viene rinominato in Formatl.com e con-
temporaneamente viene creato il file
Format.bat, che si occupa di chiamare
PCFORMAT, il tool di formattazione di
PC Tools.
Questo modulo ha il pregio di impie-
gare meno tempo nell'eseguire la for-
mattazione di un disco e di permettere
il recovery in caso di cancellazione acci-
dentale dei dati in esso memorizzati;
questo è reso possibile da un diverso
sistema utilizzato da questa routine ri-
spetto all'equivalente del DOS.
In conclusione di questo paragrafo
dedicato alle utility «stand alone» man-
ca ancora all'appello una delle più im-
portanti e precisamente Compress. l'ap-
plicativo che permette di ottimizzare le
prestazioni del disco rigido
Solitamente, quando un nuovo file
viene scritto su disco, le varie parti di
esso non sono memorizzate in maniera
consecutiva ed adiacente, ma vengono
utilizzati i «buchi» lasciati vuoti, ad
esempio, dalle cancellazioni di file fatte
in precedenza. Questa «frammentazio-
ne» del file in varie parti distanti tra di
loro comporta necessariamente un tem-
po di lettura maggiore; scopo di Com-
press è proprio quello di riorganizzare i
106
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Tre applicazioni aperte
elettronica"
PROVA
PC TOOLS DELUXE 5 5
file presenti sul disco rigido, sisteman-
do le varie parti costituenti in aree conti-
gue. Inoltre Compress sposta le subdi-
rectory nella parte iniziale del disco, in
modo che vi si possa accedere in ma-
niera più rapida, ordinandole secondo
un criterio scelto dall'utente.
Infine questo tool è in grado di testa-
re il disco rigido alla ricerca di settori
rovinati (bad cluster) non marcati e di
spostare i dati in essi eventualmente
memorizzati in altre zone del disco (sur-
face analysis).
Raccomandiamo vivamente l'uso di
Compress periodicamente per dare una
•■sistemata» al vostro hard disk, seguito
magari dal programma Mirrar per salva-
re le informazioni principali necessarie a
porre rimedio a situazioni indesiderate
di cancellazione.
In linea con gli altri tool del pacchetto,
anche in Compress si nota una grande
accuratezza implementativa; sono state
previste tutte le possibilità di errore che
un programma di questo tipo può incon-
trare, quali la mancanza di corrente du-
rante lo spostamento di un cluster (non
viene calcellato l'originale finché non è
stata scritta la nuova copia), problemi
con programmi residenti che possono
aver tenuto traccia dei puntatori, ora
cambiati, ai loro file aperti (e per questo
viene raccomandato all'utente di com-
piere un reboot della macchina alla fine
dell'operazione) e la possibilità che qual-
che schema di protezione software di
programmi installati sul disco fisso pos-
sa essere intaccato (per questo motivo i
file con attributi «hidden» o «System»
non vengono spostati).
Segnaliamo infine la possibilità da
parte dell'utente di poter scegliere tra
varie tecniche di compattazione del di-
sco rigido e tra vari metodi di ordina-
mento delle directory.
Dopo questa carrellata delle utility
«accessorie» (per le quali già varrebbe
la pena di affrontare la spesa e che non
dovrebbero mancare nel corredo di ba-
se di un buon utilizzatore di PC) passia-
mo ad analizzare i tre moduli principali
di PC Tools: PCSHELL, Desktop Mana-
ger e PCBACKUP.
PCSHELL
Visto come installare il nostro pac-
chetto, iniziamo a giocare un po' suppo-
nendo di non aver installato nessuno
dei programmi che compongono PC To-
ols in modo residente; prendiamo la
tastiera, digitiamo PCSHELL e dopo
qualche secondo sul nostro video abbia-
mo due finestre, una con l'albero delle
directory del drive corrente e l'altra con
i file contenuti nella directory corrente-
mente selezionata.
Ci troviamo di fronte ad un efficiente
e versatile shell del DOS che permette
di «vedere» in modo continuo, l'am-
biente in cui operiamo; tramite i soliti
menu a tendina possiamo fare con
estrema facilità tutte le operazioni di
selezione, copia spostamento di file che
ci possono servire, da una directory ad
un'altra anche in un altro disco.
Particolarmente utile ci è sembrata la
possibilità di disporre dello sdoppiamen-
to delle window che permette di evitare
di specificare il nome della directory di
destinazione (un po' come il Norton
Commander provato nel numero di lu-
glio '89); operazione che in alcuni casi
di HD particolarmente pieni può diven-
tare noiosa. Senza scendere troppo nei
dettagli segnaliamo la sempre comoda
possibilità del Prune & Graft. cioè il
poter prendere una intera directory e
spostarla con tutto il suo contenuto di
file e subdirectory da un'altra parte sullo
stesso HD, la presenza di un comodo
file editor, senza particolari pretese ma
senza limitazioni sulla dimensione del
file da editare (per lavori più elaborati è
previsto l'utilizzo dell'editor compreso in
Desktop Manager), un editor/viewer in
HEX oltre agli ormai immancabili Viewer
per file 123 e Dbase.
Le funzioni di PCSHELL sono dunque
molte e descriverle tutte andrebbe oltre
i limiti (anche tipografici) di questo arti-
colo, c'è comunque da dire che in effet-
ti si può tranquillamente dimenticare
che esiste un prompt standard del DOS
in quanto è possibile fare tutto dall'in-
terno di questo ambiente., o quasi;
abbiamo infatti rivelato una anomalia di
funzionamento per quanto attiene la ri-
lettura automatica dell'albero delle di-
rectory.
Sul manuale è specificato che
PCSHELL rilegge l’albero ogni volta che
si richiama il programma e se lo si
desidera riaggiornare durante la sessio-
ne di lavoro occorre digitare CTRL-<dri-
ve>; ciò non è vero in quanto per far
memorizzare un cambiamento nella
struttura dell'albero dobbiamo scegliere
l'opzione «Re-read Tree» nel menu Op-
tions: andando a consultare il manuale
però questa opzione non è documenta-
ta, segno di un aggiornamento effettua-
to all'ultimo momento.
Torniamo ad esaminare le possibilità
offerte da PCSHELL; una apposita «ten-
dina» preconfezionata in fase di installa-
zione ci mostra i programmi che
PCSHELL è in grado di lanciare dal suo
interno, ma con un po' di pazienza è
possibile aggiungerne altri a questa li
sta. il cui unico difetto è la ovvia limita-
zione in verticale del menu dovuta allo
schermo.
Per usare PCSHELL come uno shell
vero e proprio é necessario che esso
non sia residente; se questa condizione
è verificata, è sufficiente che posizionar-
si con i cursori e il TAB o con il mouse
sul programma che si desidera eseguire
e premere CTRL-RETURN; una finestra
si apre per chiedere i parametri e auto-
maticamente si lancia il programma
cosi facendo rimangono in RAM circa
170K di PCSHELL, per cui se abbiamo
programmi affamati di RAM, occorre
tenerne conto. Ben diverso è il discorso
se si installa PCSHELL residente, poi-
ché in questo caso, quando non é atti-
vo, la sua occupazione in RAM è di circa
10K mentre quando è attivo sono circa
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
107
PROVA
PC TOOLS DELUXE 5.5
1 opzioni di PC
170K. Il manuale indica poi dettagliata-
mente varie possibilità configurabili dal-
l'utente sull'uso e la gestione della me-
moria. tra cui ne segnaliamo due tra le
più significative: in primo luogo è possi-
bile utilizzare la memoria espansa per
appoggiarci file di overlay, ed in secon-
do luogo è possibile specificare quattro
modelli di memoria occupata perma-
nentemente. in modo residente, che
vanno, come detto sopra, da 1 0K a
170K.
Se installato come TSR PCSHELL è in
grado di sfruttare l'eventuale memoria
espansa presente nel sistema: a questo
proposito nel manuale si consiglia di
utilizzare questa opzione su macchine
dotate di 640 Kbyte di memoria base e
320 Kbyte di memoria EMS, configura-
zione ormai minima su tutte le macchi-
ne di classe AT dell'ultima generazione.
Il Desktop Manager
Passiamo ora ad analizzare il modulo
di PC Tools dedicato alla gestione ed
all'organizzazione di una scrivania elet-
tronica; prima di passare all'analisi det-
tagliata delle varie parti componenti ve-
diamo quali sono i punti che esse hanno
in comune.
Innanzitutto un'interfaccia utente in-
tuitiva e semplice da apprendere che
ricalca la filosofia introdotta da Win-
dows, a finestre sovrapponibili e con un
uso intensivo del mouse oltre che della
tastiera.
Una volta lanciato il programma sullo
schermo viene presentato il piano della
scrivania, con in alto la barra dei menu,
su cui si possono «poggiare» anche in
maniera disordinata i vari fogli di lavoro
(ovvero le varie finestre aperte sulle
singole applicazioni); ogni singola fine-
stra può essere spostata, ingrandita,
rimpicciolita, può essere sovrapposta
parzialmente o totalmente alle altre, op-
pure può essere portata in evidenza
facendola affiorare dalla catasta di fogli
che abbiamo poggiato sul nostro tavolo
di lavoro elettronico.
Senza dubbio si tratta di un'interfac-
cia utente ben studiata e di facile ap-
prendimento anche da parte di una per-
sona non particolarmente esperta e
questo é molto importante in un pac-
chetto quale PC Tools nato con lo sco-
po di fornire all’utente medio di perso-
nal computer tutti gli strumenti di cui ha
bisogno, sollevandolo dall'obbligo di do-
versi adattare a metodologie di lavoro di
più pacchetti differenti tra di loro.
In caso di necessità c’è comunque
disponibile un help in linea molto com-
pleto con tanto di indice per la consulta-
zione. come in un manuale cartaceo.
Una volta lanciato il programma (o
richiamato tramite hot key se installato
residente) ci troviamo con il piano grigio
della scrivania ad occupare tutto lo
schermo ed il menu srotolato con le
dieci opzioni disponibili (undici nel caso
in cui PCSHELL sia stato installato resi-
dente prima del caricamento di Desk-
top).
Scegliendo dal menu un’applicazione,
essa appare in una finestra, che può
essere aperta, chiusa, spostata e di cui
si possono variare dimensioni e colore.
Di finestre di questo tipo se ne pos-
sono avere aperte fino a 15 contempo-
raneamente sulla scrivania, potendo l'u-
tente passare dall'una all'altra e svolge-
re cosi diverse attività contemporanea-
mente (ad esempio, un file transfer in
background mentre si prepara una rela-
zione con il text editor basandosi sui
dati contenuti nel modulo database).
Vediamo ora una breve panoramica
delle principali applicazioni disponibili:
— NÒTEPADS: è un word processor,
che permette di creare, editare e stam-
pare file di testo, anche WordStar-com-
patibili.
É completo di funzioni di ricerca e
sostituzione, manipolazione di blocchi di
testo ed inoltre è dotato di un proprio
modulo di correzione ortografica (in in-
glese nella versione in prova)
Grazie alla possibilità di risiedere resi-
dente in memoria, può rivelarsi utile in
quei casi in cui occorra prendere al volo
delle annotazioni o compiere delle cor-
rezioni ad un file, come spesso accade
durante la compilazione di un pro-
gramma.
È comunque adatto anche per la ste-
sura di testi non particolarmente elabo-
rati come struttura, grazie anche alla
possibilità di trasferire dati dalle altre
applicazioni tramite la Clipboard, zona di
memoria adibita al transito dei dati nelle
operazioni di Cut (taglia) e Paste (cuci).
Come per le altre applicazioni che
vedremo nel seguito, si possono avere
contemporaneamente aperte più fine-
stre di editing, ognuna su un file diffe-
rente.
— OUTLINES: é un utile tool che
permette di creare liste di idee ed ap-
punti. organizzati a livelli diversi di ag-
gregazione, con possibilità di espandere
e collassare questi livelli in modo da
avere sempre sott'occhio lo «schele-
tro» della struttura che si sta creando.
Le «outline» consistono di linee di te-
sto, ognuna rappresentante un argo-
mento principale, seguite da più specifi-
che sottolinee che dettagliano a vari
livelli quanto trattato nei livelli di ordine
più elevato.
Con questo strumento si possono
creare appunti per un discorso, prepara-
re un'agenda per una riunione o sempli-
cemente tener nota di una serie di idee
buttate giù su un certo argomento, il
tutto utilizzando uno strumento simile ad
un word processor; tramite quest'ultimo
si può poi elaborare l'outline creata per
completarla con i dati relativi ai punti fino
a quel momento solo accennati.
— DATABASES: l'utente di un perso-
nal computer ha, in genere, la necessita
di gestire insiemi di dati strutturati quali
liste di indirizzi, numeri di telefono e
schede di clienti, tanto per citare alcuni
esempi; a questo scopo è dedicato il
modulo in questione, in grado di gestire
file compatibili DBase e completo delle
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
funzionalità di ricerca e sort dei dati. •
Due cose ci sono particolarmente pia-
ciute di questo modulo: la possibilità di
chiamare automaticamente, tramite
modem, i numeri contenuti nelle sche-
de (in congiunzione con il modulo Appo-
intment Scheduler è addirittura possibi-
le settare un allarme che ad un dato
orario faccia partire una macro che,
recuperato un record, chiami il numero
di telefono in esso contenuto) e la pos-
sibilità di creare, tramite il modulo Note-
pad, dei form personalizzati.
Si tratta senza dubbio di un modulo
molto completo in grado di soddisfare
le esigenze di gestione dati di un utente
medio, in maniera semplice ma non per
questo limitativa,
- APPOINTMENT SCHEDULER: una
volta lanciata questa applicazione, si ha
sullo schermo una finestra che occupa
quasi l'intera scrivania, divisa in tre parti
contenenti, nell'ordine, un calendario,
una «to-do list» ed uno scheduler con
orari intervallati tra di loro di quindici
minuti.
È possibile in questo modo gestire i
propri appuntamenti e le cose da fare
durante una giornata e. come accenna-
to in precedenza descrivendo il modulo
Databases, é possibile settare degli al-
larmi per fare eseguire determinati task
ad ore prefissate della giornata. Anche
questo modulo ci ha favorevolmente
stupito per la sua completezza: alcuni
esempi la possibilità di settare come
festivi determinati giorni dell’anno, con
valori di default settati alle principali
festività USA, e la possibilità di richiede-
re (in forma grafica) una rappresentazio-
ne del tempo libero e di quello già
impegnato (con segnalazione di even-
tuali conflitti!).
È inoltre possibile richiedere al pro-
gramma di trovare un «buco» libero di
durata stabilita, compreso tra due orari
ed in determinati giorni della settimana.
- TELECOMMUNICATIONS è possi-
bile utilizzare questo modulo con un
modem compatibile Hayes; i suoi punti
di forza sono la possibilità di effettuare
trasferimenti di file in background, la
possibilità di automatizzare le operazioni
di collegamento tramite degli «script-
file» contenenti i comandi da eseguire
ed il supporto di velocità fino a 19.200
baud.
Una grave limitazione del programma
è quella di poter operare soltanto con i
protocolli ASCII e XMODEM; ci sembra
questa una carenza abbastanza grave in
un momento dove ormai si stanno af-
fermando protocolli quali YMODEM e
ZMODEM di gran lunga migliori dei
precedenti.
- CALCULATORS: completiamo que-
sta carrellata dei moduli di Desktop con
la parte dedicata alle calcolatrici, che
sono ben quattro. Si va dal calcolatore
algebrico a quello scientifico (compatibi-
le con l'HP-1 1 C), da quello finanziario
(che emula la maggior parte delle fun-
zioni deH'HP-12C) a quello dei program-
matori (che permette di eseguire calcoli
in esadecimale, ottale e binario con
relative conversioni).
Vengono coperti in questo modo tutti
i possibili campi di applicazione, fornen-
do a portata di mano dell'utente uno
strumento valido in tutte le occasioni.
Il Backup Manager
Il terzo ed ultimo grosso tool in cui è
suddiviso il pacchetto permette di gesti-
re in modo altamente efficiente il back-
up delle informazioni contenute nei no-
stri dischi rigidi.
Cosi come avveniva per le altre parti
di PC Tools DeLuxe anche questa parte
può essere installata in maniera autono-
ma, oppure la si può avere integrata
nello shell, se si è seguita la procedura
di installazione generale che abbiamo
descritto precedentemente. Notiamo
immediatamente come al momento del
primo lancio di PCBACKUP il program-
ma forza nei confronti dell’utente una
procedura di configurazione del-
l'ambiente; in sostanza esso chiede
conferma del tipo di unità che si hanno
disponibili per effettuare il backup e di
quale tipo di supporto ci vogliamo avva-
lere (capacità dei dischi, uso dell’even-
tuale secondo drive, etc.etc.): ovvia-
mente è possibile cambiare questi para-
metri in un secondo tempo senza per
questo dover reinstallare il prodotto.
Esistono diversi modi per poter effet-
tuare il backup con PC Tools DeLuxe:
anzitutto lo si può effettuare su qualsia-
si supporto che può essere riconosciuto
come unità DOS, e quindi floppy, nastri
o altro HD; vi è poi una differenza
importante nel modo in cui il backup
può essere effettuato e cioè nel modo
tradizionale DOS, con caricamento del
programma in RAM e successiva scrit-
tura oppure attraverso DMA. cioè diret-
to da HD a floppy e solo a floppy,
metodo che ovviamente, diminuisce
sensibilmente il tempo necessario all'o-
perazione a pena della perdita della
compatibilità DOS.
Infatti un floppy così registrato non si
può leggere con gli usuali comandi
DOS, ma necessita della parte di Resto-
re del programma stesso; per ovviare
all'inconveniente è disponibiule un ap-
posito programma che permette di ave-
re un listato dettagliato del contenuto
dei floppy di backup.
Una opzione, che riteniamo molto im-
portante. permette al programma di ap-
plicare ai dati in fase di salvataggio un
algoritmo di compressione che può es-
sere più o meno spinto a seconda che
si vogliano ottimizzare le prestazioni in
termini di tempo o di spazio durante il
backup. Ovviamente il programma la-
scia la più ampia possibilità di scelta per
quanto riguarda il modo in cui effettuare
PROVA
PC TOOLS DELUXE 5 5
il backup, che quindi può essere totale
o parziale, di alcune directory o file
aventi determinati parametri (quali il bit
archive settato o una certa data), ovve-
ro. e questa è una caratteristica vera-
mente notevole, la possibilità di selezio-
nare dei file a mano o tramite mouse
per il backup.
PCBACKUP può essere utilizzato in
modo completamente automatico: in-
fatti una volta impostate tutte le varie
opzioni, è possibile salvare in un file
tutti i parametri scelti ed a questo punto
è sufficiente inserire in un file batch il
comando: PCBACKUP < nomefile >
per far si che il programma entri imme-
diatamente in modo operativo richie-
dendo l'inserimento del dischetto nu-
mero 1.
Abbiamo notato che durante il cam-
bio di floppy il motore del drive stesso
rimane acceso, con conseguente van-
taggio in termini di velocità operativa, e
inoltre non appena si è inserito il nuovo
floppy e chiuso lo sportellino del drive il
programma riparte al volo senza atten-
dere la solita noiosa pressione di un
tasto da parte dell'utente per riprendere
il suo lavoro.
Tanto per fare un po' di numeri noi
abbiamo provato PCBACKUP su un si-
stema 286 a 10 MHz e selezionando
l'opzione di ottimizzazione dischi e utiliz-
zando dischi già formattati da PCBACK-
UP. abbiamo salvato 21.3 mega in
12:46 minuti utilizzando 12 floppy da 5
e 1/4 con capacità da 1.2 mega.
Conclusioni
Innanzitutto ringraziamo la società
Quotha32 per averci fornito una copia
del programma per la prova, quindi pas-
siamo a tirar le somme, È senza dubbio
un prodotto di altissima qualità che go-
de da anni di grande fama nel mondo
degli utenti MS-DOS e questa nuova
versione non fa che accrescerne i pregi
Lo consigliamo senza remore a quelle
persone che devono dotarsi degli stru-
menti base per l'utilizzo di un PC; fa-
cendosi un attimo i conti notiamo che in
un prodotto come questo, che raccoglie
al suo interno una trentina di utility
diverse, il prezzo pro-capite di ognuna di
queste è veramente minimo ed addirit-
tura inferiore rispetto al prezzo di tanti
programmi di pubblico dominio.
Senza contare che in questo caso si
ha un prodotto collaudato, forte dell'e-
sperienza delle versioni precedenti e
fornito di manuali di ottima qualità (an-
che se l'anomalia che abbiamo riscon-
trato in PCSHELL può risultare po' fasti-
diosa in un uso intensivo del pro-
gramma).
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
109
Intercomp MP 1008
Megavision
di Massimo Truscelli
L f aumento di situazioni nelle quali
è necessario poter disporre di
strumenti in grado di permette-
re la rapida visualizzazione grafica di dati
e immagini, prelevate da un computer,
ad un numero elevato di persone, ha
condotto inevitabilmente alla produzio-
ne di dispositivi di proiezione basati su
varie tecnologie e dalle caratteristiche
molto diversificate.
Sì parte dai videoproietton a tubi cato-
dici per la proiezione su grandi schermi,
dal costo di svariate decine di milioni,
per finire a monitor di grandi dimensio-
ni, passando per soluzioni tecniche a
volte banali, ma pur sempre efficaci e
soprattutto caratterizzate dalla semplici -
tà di impiego e dal costo molto basso. È
il caso del Megavision distribuito dalla
Intercomp del quale andiamo a scrivere.
Il display Megavision è uno strumen-
to semplice, affidabile, facilmente tra-
sportabile e che non necessita di perso-
nale specializzato per la sua installazio-
ne; in unione ad una comune lavagna
luminosa permette la proiezione di qual-
siasi immagine generata da computer
nei formati grafici consentiti dagli adat-
tatori CGA e EGA senza alcuna compli-
cazione derivante da complesse taratu-
re e messe a punto.
Si tratta di uno strumento ideale per
meeting e presentazioni e trova la sua
giusta collocazione in tutte quelle situa-
zioni nelle quali un gruppo di persone
deve seguire graficamente l'evolversi di
determinate procedure svolte su di un
computer, oppure la semplice visualiz-
zazione dì dati, provenienti sempre da
un computer, come nel caso di lezioni
scolastiche, presentazioni e corsi dì ag-
giornamento.
Descrizione
Il Megavision si presenta come una
scatola dalle dimensioni molto contenu-
te e dalla forma schiacciata (28 x 29 x 6
cm) nella quale spicca una finestra tra-
sparente di colore bluastro corrispon-
dente al display LCD da 9 pollici di tipo
supertwisted con una risoluzione di 640
per 400 punti e in grado di restituire 8
toni di grigio anche per le immagini a
colori.
Il contenitore è di linea squadrata e
piacevole e nella parte inferiore si carat-
terizza per una serie di scanalature obli-
que che contribuiscono ad alleggerire
ulteriormente l'estetica dell'Insieme,
110
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PROVA
MP 1008 MEGAVISION
Sul lato destro sono presenti una
serie di controlli e connettori corrispon-
denti all'alimentazione (fornita da un ali-
mentatore esterno a 1 2 volt), al connet-
tore DB9 per il collegamento all'uscita
della scheda grafica del computer, all'in-
terruttore di accensione a slitta comple-
tato da un led rosso che indica l'avvenu-
ta alimentazione dell'unità, due tasti
contrassegnati dalle diciture BLANK e
REVERSE e, infine, al nottolino per il
controllo del contrasto dell'immagine vi-
sualizzata sul display.
Il Megavision è dotato sul fondo di
quattro piedini dell'altezza di un circa un
centimetro che tengono sollevata l'unità
di quel tanto che basta per permettere
una buona aerazione deH'insieme, aera-
zione peraltro facilitata dalla presenza di
una piccola, ma efficace e silenziosa
ventola di raffreddamento.
Sempre sul fondo è disponibile una
comoda maniglia, normalmente ripiega-
ta, che consente di trasportare agevol-
mente i seppur minimi due chili di peso
del Megavision. Due fori contrassegnati
dalle diciture CGA e EGA permettono di
eseguire alcune regolazione sui due cor-
rispondenti modi video.
La confezione del Megavision com-
prende l'alimentatore, un cavo di colle-
gamento al computer (di dimensioni
non proprio generose) ed un piccolo,
ma efficace, specialmente in considera-
zione del fatto che non è necessario
eseguire alcuna particolare regolazione,
manuale d'uso dell'unità.
Hardware
L'interno del Megavision è piuttosto
semplice, dopo aver rimosso le quattro
viti sul fondo si accede direttamente a
tutta l'elettronica del dispositivo rappre-
sentata da due schede disposte tra loro
ad angolo retto, una delle quali corri-
sponde al piccolo pannello operativo sul
fianco del Megavision.
Le schede mostrano qualche adatta-
mento dell'ultimo minuto con conden-
satori e resistenze ponticellate sui piedi-
ni degli integrati, ma il tutto funziona
perfettamente, ragione per la quale è
inutile nutrire dubbi o incertezze sulla
Intercomp MP 1008 Megavision
Distributore:
Intercomp Spa Via del Lavoro 22,
37012 Bussolengo (VRI
Prezzo (IVA esclusa):
Megavision MP 1 008 L. 1 .800.000
Lavagna luminosa 3M 2170 L. 1.380.000
qualità del prodotto. Del resto l'espe-
rienza ci ha insegnato che anche pro-
dotti di marchi molto diffusi ed apprez-
zati dal pubblico mostrano in qualche
caso adattamenti di tal genere e che
essi non influiscono sulle prestazioni del
prodotto, spesso commercializzato con
successo e con i favori dell’utenza.
L'indagine interna conferma l'esisten-
za di una piccola ventola a 12 volt nei
pressi della quale sono sistemati anche
due compensatori (individuabili sulla fo-
tografia pubblicata per il loro colore vio-
laceo) che corrispondono ai fori di tara-
tura per le modalità CGA ed EGA.
In verità noi non abbiamo avuto ne-
cessità di eseguire alcuna taratura, poi-
ché una volta collegato al computer il
Megavision ha funzionato immediata-
La visualizzazione sul Megavision può essere inveri
mente senza alcun problema. Un parti-
colare degno di nota consiste nel fatto
che il display LCD del Megavision è
ubicato nella zona superiore in modo
che su dì esso sia possibile appoggiare
dei normali trasparenti da' proiezione
senza dover per questo agire sul siste-
ma ottico della lavagna luminosa per
una perfetta messa a fuoco.
Nella parte inferiore un vetro rimovibi-
le semplicemente svitando quattro viti
svolge funzioni di protezione del display
LCD del Megavision.
Uso
Usare il Megavision è molto semplice
poiché basta collegarlo ad un personal
computer MS-DOS come un normale
monitor, compatibile con gli standard
CGA (640 X 200) ed EGA (640 X 350),
per visualizzare le immagini sul display
LCD del quale é dotato. Sistemato su
una qualsiasi lavagna luminosa (in pro-
posito la Intercomp ci ha fornito di un
modello del quale si parla in un riquadro
in queste stesse pagine) il Megavision
permette la proiezione, con una buona
qualità, su qualsiasi parete o schermo,
delle immagini visualizzate.
Nelle prove condotte in redazione so-
na mediarne l'apposito tasto REVtliSE.
PROVA
MP 1008 MEGAVISION
no stati utilizzati svariati software e sva-
riate configurazioni hardware senza mai
nscontrare particolari problemi.
Basta collegare l'alimentazione al Me-
gavision per udire la ventola di aerazio-
ne entrare in funzione; una volta colle-
gato l'apposito cavo all'uscita dell'adat-
tatore grafico del computer si può ac-
cendere il Megavision e regolarne il
contrasto per una perfetta visualizzazio-
ne delle immagini.
I due tasti con le diciture REVERSE e
BLANK svolgono altrettante importanti
funzioni consistenti nell'invertire la scala
dei grigi dell'immagine in modo da vi-
sualizzare in bianco ciò che nell'immagi-
ne originale é in nero e viceversa; il
secondo tasto svolge una funzione mol-
to particolare che risulta particolarmen-
te utile in alcune applicazioni.
Brevemente, si può dire che la sua
funzione è quella di cancellare l'immagi-
ne temporaneamente visualizzata sul di-
splay.
Tale possibilità risulta molto utile per
permettere la visualizzazione di normali
trasparenti per proiezione senza dover
necessariamente rimuovere il Megavi-
sion ed in altre situazioni legate all'uso
di computer portatili.
In effetti, per le prove in redazione
abbiamo usato anche un portatile 286
che, come tanti altri, prevede l'attacco
di un monitor esterno sul quale commu-
tare l'immagine normalmente visualizza-
ta sul proprio display, mediante una
opportuna sequenza di tasti.
II problema consiste nel fatto che
l'operatore in questo modo si trova a
dover operare guardando ciò che viene
visualizzato dalla lavagna luminosa
spesso in condizioni non proprio como-
de; il Megavision offre in proposito una
interessante caratteristica che consiste
nel fatto che, dopo aver ricevuto un'im-
magine, se l’operatore commuta nuova-
mente sul display interno del portatile,
continua a visualizzare l'ultima immagi-
ne ricevuta; con il passare del tempo
tale immagine subisce un certo deterio-
ramento. ma il vantaggio di questa ca-
ratteristica è evidente.
In questo modo l'operatore ha il tem-
po di eseguire determinate procedure
che non interessano la platea degli
spettatori lasciando libero il campo allo
speaker che, eventualmente, può inter-
venire sul tasto BLANK per permettere
la visualizzazione di normali trasparenti
da proiezione che integrino la presenta-
zione delle sole immagini generate dal
computer.
In altre configurazioni è possibile usa-
re il Megavision con un adattatore grafi-
co secondario in aggiunta a quello pri-
mario che in tal modo può essere van-
taggiosamente usato dall'operatore in
3M2170
Lavagna luminosa
Insieme al Megavision e per comple-
tare la configurazione necessaria alla pie-
na valutazione del prodotto abbiamo ri-
cevuto in prova anche la lavagna lumino-
sa 3M 2170 distribuita direttamente dal
la stessa Intercomp
Si tratta di un prodotto dalle buone
caratteristiche tecniche prodotto da una
marca che vanta una lunga tradizione nel
campo degli strumenti audiovisivi e cioè
la 3M.
La lavagna luminosa si avvale di un'ot-
tica regolabile composta da due lenti di
355 mm con angolo di 20 gradi per la
proiezione di lucidi su parete o schermo
Il design è piacevole ed elegante e
permette il ripiegamento del braccio di
proiezione in modo da permettere la
trasportabilità del prodotto senza troppe
difficoltà.
Il braccio di proiezione é dotato di un
gruppo ottico a due lenti che conta an-
che un comodo dispositivo a soffietto in
grado di permettere l'inclinazione della
lente di proiezione per adattare il fascio
di proiezione stesso all'inclinazione di un
eventuale schermo sospeso
Un vano ricavato nella parte antenore
permette di riporre il cavo di alimentazio-
ne, di appropriata lunghezza, in un como-
do scomparto.
Il piano di proiezione è di vetro antiab-
bagliante unito a sandwich nella parte
I I 1 ‘■'-i
II palmellino di controllo della lavagna luminosa
condizioni di maggiore comodità opera-
tiva.
Conclusioni
Il Megavision MP 1008 è sicuramen-
te un valido strumento di lavoro che
offre prestazioni di buon livello ad un
prezzo piuttosto conveniente.
La sua compattezza e portabilità lo
rendono perfetto per coloro che hanno
necessità di disporre di un parco mac-
chine tale da poter essere facilmente
trasportato; in effetti è consigliabile che
l'utilizzatore lo adotti in congiunzione ad
un computer portatile per trarne i mas-
inferiore con una lastra di metacrilato
trasparente scolpito con una fitta serie di
cerchi concentrici a formare in pratica
una lente di Fresnel
Il gruppo luminoso è costituito da 2
lampade ANSI FNT a 24 volt da 250 wati
inseribili una per volta mediante un prati-
co commutatore a slitta posto sul retro
della lavagna luminosa.
Tale sistema permette di poter conti-
nuare la proiezione anche se una delle
lampade si rompe con una rapida e
semplice commutazione.
Un ulteriore controllo permette di spo-
stare il gruppo lampada in senso longitu-
dinale per controllare l'uniformità dell'ir-
raggiamento luminoso di tutto il piano di
proiezione.
La manutenzione avviene in modo
piuttosto semplice grazie alla presenza
di un blocco meccanico a scatto che
permette il ribaltamento di tutto il pan-
nello superiore per il completo accesso a
tutte le parti interne, tra le quali una
generosa ventola di raffreddamento in j
corrispondenza del gruppo lampade
La dotazione della lavagna luminosa
comprende un manuale d'uso in più lin-
gue (anche italiano) con una serie di
esempi di installazione.
simi vantaggi in termini di comodità
La lavagna luminosa é spesso in dota-
zione presso le sale nelle quali si ese-
gue la presentazione ed in tal modo con
la configurazione appena descritta si
può disporre di un pratico ed agevole
insieme facilmente installabile per esse-
re impiegato nel corso di una presenta-
zione
La qualità delle immagini prodotte è
buona e la compatibilità con il software
è assicurata, ragione per la quale non
esistono problemi nell'impiego pratico
Il prezzo é buono, anzi molto conve-
niente rispetto a qualche modello di
produzione blasonata. uc
12
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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Lo standard VGA
di Giorgio Arnone e Gabriele Romanzi
Quando ci si trova davanti alla necessità di acquistare una
scheda video per il proprio computer spesso ci si perde in un
mare di caratteristiche tecniche che rendono sempre compli-
cata la scelta.
Con questo articolo vorremmo fare un po' di luce su alcuni
aspetti del nuovo standard video che si è ormai affermato nel
mondo MS-DOS: lo standard VGA
Introduzione
È passato poco più di un anno da
quando su queste pagine é stato tratta-
to, con una prova comparativa, l'argo-
mento schede video.
Nonostante questo breve lasso di
tempo, la situazione si é evoluta molto
velocemente ed un nuovo standard si
è imposto sul mercato.
Vediamo di analizzare brevemente
cosa è accaduto in questi ultimi sedici
mesi; I" IBM, per soddisfare la richiesta
di una grafica meno limitata di quella
offerta dalle schede CGA e per contra-
stare raffermarsi di nuovi standard vi-
deo, quali quello della scheda Hercules,
immise sul mercato una versione ag-
giornata della sua scheda video a colori
rispondente al nome di EGA (Enhanced
Graphic Adapter), che portava la massi-
ma risoluzione grafica disponibile da
320x200 in 4 colori a 640x350 in 16
colori: un bel salto non c'è che dire!
Di pari passo crescevano le potenzia-
lità di calcolo delle macchine e nuove
applicazioni, fino allora disponibili solo
su workstation avanzate, entravano nel
mondo MS-DOS; ciò ha richiesto un
ulteriore arricchimento delle capacità
grafiche in termini di risoluzione e nu-
mero di colori disponibili.
Senza contare poi che la scheda
EGA non rispetta l'«aspect ratio» del-
l'immagine, in quanto i monitor hanno
un rapporto altezza/larghezza di 4 a 3.
mentre questa scheda con i suoi
640 x350 ha un rapporto diverso, con
conseguente «stiramento» dell'Imma-
gine.
La svolta decisiva si è avuta con
l'uscita sul mercato della linea dei Per-
sonal System/2 della IBM, con i quali
veniva introdotto quello che si è poi
affermato come nuovo standard di
mercato per le schede video, lo stan-
dard VGA (Video Graphics Array).
Lo standard VGA
Vediamo un po' più in dettaglio le
caratteristiche che questo nuovo stan-
dard offre: innanzi tutto la risoluzione
massima è ora di 640x480 in 16 colori
e. come si può notare, ora l'«aspect
ratio» è corretto; altra innovazione fon-
damentale è quella della gestione tra-
mite segnale analogico, proveniente da
un convertitore D/A. del monitor
Perché questa scelta che sembrereb-
be anacronistica in un'era in cui si ten-
de spasmodicamente al digitale?
Il discorso è molto semplice, per tra-
smettere l'informazione cromatica della
scheda video al monitor occorrerebbe-
ro, per 256 colori, 8 fili 2&=256) a cui
andrebbero aggiunti i segnali di massa,
alimentazione, ecc, per un totale di cir-
ca una dozzina di fili; cominciavano a
sorgere delle complessità, che per
quanto riguarda cavi e connettori pote-
vano essere superate ma si sarebbe
stati comunque limitati a questo nume-
ro di colori senza possibilità di variazio-
ni cromatiche.
È universalmente noto che con un
segnale digitale si può rappresentare
una realtà discreta di elementi, mentre
con un analogico si può rappresentare
una realtà continua, in teoria composta
da un numero infinito di valori (nello
stesso intervallo)
L'adozione del monitor analogico ha
quindi permesso di poter gestire un
numero di colori teoricamente illimita-
to, funzione solamente del convertitore
D/A della scheda video e della quantità
di memoria installata sulla scheda stes-
sa. che per lo standard VGA é di 256
Kbyte.
Con questa quantità di memoria, per
visualizzare un’immagine alla massima
risoluzione (640 x 480) in due colori oc-
corrono 37,5 Kbyte; se a questo dob-
biamo aggiungere anche l’informazione
sul colore dobbiamo moltiplicare il valo-
re ottenuto per 4 o 8 a seconda che si
vogliano 16 o 256 colori.
Nel primo caso occorrerò quindi una
memoria da 256 Kbyte mentre nel se-
condo da 512 Kbyte; se invece la riso-
luzione scende a 320x200, con 256
Kbyte di memoria si possono visualiz-
zare 256 colori scelti tra una palette di
più di 262.000 (256K)
Quindi con la quantità standard di
memoria disponibile sulla scheda VGA.
alla massima risoluzione si possono vi-
sualizzare soltanto 16 colon, mentre se
si desidera avere una cromaticità mi-
gliore occorre scendere di valore in ter-
mini di risoluzione.
Evoluzione dello standard
Così come accaduto per la «clonazio-
ne» dell'AT IBM, quando le repliche di
taiwanese origine non solo replicavano
perfettamente l'originale ma fornivano
prestazioni addirittura superiori, anche
nel caso della VGA IBM sono state
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
LO STANDARD VGA
apportate delle modifiche da parte di
produttori esterni, tendenti a fornire
prestazioni superiori all'originale. Sono
quindi state introdotte sul mercato, da
parte di vari OEM, delle schede com-
patibili VGA su cui è stata aumentata
sia la risoluzione massima (portandola
ad 800x600 o addirittura a 1024x768),
sia il numero dì colori (640 x480 in 256
colori anziché 16).
Un'ulteriore aggiunta fatta su queste
schede riguarda il connettore d'uscita;
la VGA IBM ha in uscita un connettore
DB-15 su tre file di pin (peraltro non
facilmente reperibile sul mercato),
mentre queste schede hanno a volte
due uscite distinte: una analogica con
questo tipo di connettore ed un'altra
digitale con un connettore standard
DB-9.
La compatibilità
Le prime schede video VGA uscite
sul mercato erano compatibili soltanto
a livello di BIOS con l'originale; per-
mettevano di avere la stessa risoluzio-
ne grafica disponibile con un PS/2, ma
bastava che il software saltasse il BIOS
della macchina e prendesse il controllo
diretto dell’hardware della scheda per-
ché la compatibilità non fosse più ga-
rantita.
Le schede della nuova generazione
invece sono compatibili a livello di regi-
stri oltre che di comandi BIOS e posso-
no essere controllate a livello hardware
attraverso i loro registri; questo vuol
dire che il software di gestione può by-
passare il BIOS e prendere il controllo
seguono lo standard (meno restrittivo)
del modello «da slot» ma possono ave-
re dei problemi (peraltro abbastanza rari
con le più comuni applicazioni) con
software che tenta di accedere all’inte-
ro «range» di capacità disponibili nella
versione della VGA integrata sulla pia-
stra madre dei PS/2.
Caratteristiche
di una scheda VGA
Vediamo sommariamente quali sono
le parti principali costituenti una scheda
video VGA; il componente principale è
in genere un «chippone» di dimensioni
generose che troneggia nel bel mezzo
della scheda,
Questo chip è il cuore della VGA
(anzi potremmo dire che è la VGA) in
quanto esso è il chip grafico che so-
vraintende a tutte le operazioni, il vero
microprocessore di controllo della cir-
cuitene video.
Alcuni costruttori, dovendo creare ex
novo un chip che riproducesse tutte le
«features» della VGA IBM, hanno rea-
lizzato dei chip (quali quelli della Paradi-
se e della Tseng Lab adottati poi anche
da altri OEM) che hanno al loro interno
delle funzionalità in più non presenti
sulla VGA standard. Queste funzionalità
comprendono sia modi video con riso-
luzione maggiore e maggior numero di
colori sia caratteristiche originali quali lo
zoom hardware, richiamabile tramite
hot-key, di un'immagine presente sullo
schermo; inoltre si dà modo all'utente
di scrivere proprie applicazioni che
sfruttino queste possibilità, descritte
I connettori di
uscita DB-9 e
DB-15.
diretto di talune capacità hardware del-
la scheda video.
Questo by-pass permette di aumen-
tare le performance al di là dello stan-
dard VGA (più colori, nuovi modi video
con più caratteri sullo schermo, refresh
più veloce del video, ecc.). Il problema
della compatibilità è nato a causa del
fatto che in realtà l'IBM ha introdotto
due tipi di VGA: una è l'insieme di chip
integrati sulla piastra madre dei PS/2 e
l'altra è la scheda da inserire in uno
slot delle macchine di classe XT o AT.
Il risultato è stato che questi due mo-
delli non sono compatibili tra di loro a
tutti i livelli.
Molti produttori, nel progettare i cir-
cuiti delle loro schede VGA, hanno se-
guito il modello «da slot»; come con-
seguenza pratica queste schede VGA
lavoreranno bene con applicazioni che
ì II a chippone »
VGA.
à' Il convertitore
A/D.
ì II gruppo
dei quarzi.
4 / banchi
di memoria.
s II connettore
a 16 bit.
$ Le uscite
analogica
7 II connettore
per pilotare
esternamente
la scheda.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
115
LO STANDARD VGA
nel dettaglio (fino a livello di interrupt)
sulla manualistica fornita in dotazione
con queste schede.
Il chip grafico opera naturalmente
con entità digitali ed il suo output sono
una serie di bit; per permettere il dialo-
go con i monitor VGA o Multisync con
ingresso analogico è presente sulla
scheda un convertitore digitale/analogi-
co il cui output viene diretto sul con-
nettore DB-15 non standard, con i pm
disposti su tre file, introdotto sul mer-
cato con i monitor della linea PS/2 della
IBM
Nel caso che la scheda sia dotata
anche di uscita digitale l’output del
«chippone» viene diretto anche verso
quest'ultima, naturalmente utilizzando
questa uscita non sarà possibile sfrut-
tare il modo video a 320x200 in 256
colori scelti in una palette di 256K colo-
ri per le motivazioni tecniche accennate
in precedenza (vedi prgf. «Lo Standard
VGA»), ma questa uscita può rivelarsi
utile in quei casi in cui si voglia utilizza-
re la scheda ad una risoluzione più
bassa con un monitor ad ingresso digi-
tale (o con particolari monitor Multisync
dotati solo di questo tipo di ingresso).
Perché le schede multistandard pos-
sono operare alle diverse frequenze di
quadro richieste dai vari modi video
(VGA = 31 ,5 kHz, EGA = 21.8 kHz,
CGA=15,6 kHz, ecc.). su di esse si
trovano una serie di quarzi, uno per
ogni frequenza necessaria.
Componenti che invece troviamo su
tutti i tipi di schede sono le memorie;
su una scheda ve ne sono di due tipi:
la memoria ROM, in cui è contenuto il
BIOS video, e la memoria RAM, desti-
nata a contenere i dati con le immagini.
Nella ROM é da memorizzare un’e-
stensione del BIOS presente sulla pia-
stra madre del computer, nella quale
sono presenti le routine necessarie a
gestire le nuove risoluzioni ed i nuovi
modi video. A completamento di una
scheda video VGA troviamo l’elettroni-
ca di controllo e su alcuni modelli an-
che un connettore, posto nella parte
superiore della scheda (cioè dal lato
opposto a quello che si inserisce nello
slot) simile a quella presente nella VGA
IBM, attraverso il quale si può pilotare
l'hardware della scheda stessa (ad
esempio da parte di una scheda ad
altissima risoluzione con coprocessore
grafico).
Fattori di cui tener conto
nell'acquisto di una scheda VGA
VGA, Multistandard
ed Autoswitching
Abbiamo visto che all’indomani del-
l’uscita sul mercato della VGA IBM al-
cuni costruttori hanno cominciato a
produrre schede VGA compatibili.
Nei primi esemplari, però questa
compatibilità era solo a livello di BIOS,
bastava quindi che un programma sal-
tasse il BIOS ed andasse a scrivere
direttamente in memoria che la suddet-
ta compatibilità andava a farsi benedire
Le VGA della seconda generazione
pongono rimedio a questo problema
assicurando una compatibilità piu spin-
ta, fino a livello dei registri interni della
scheda.
É bene quindi accertarsi, al momento
dell'acquisto, del grado di compatibilità
della scheda in questione ed in ogni
caso sarebbe buona norma testarla con
il software che piu spesso usate Un
altro problema sorto con il nuovo stan-
dard VGA è quello dei programmi «de-
vice dependent» ovvero programmi
che vuoi per la troppo giovane età del
nuovo standard, vuoi per particolari pro-
blemi implementativi, richiedono ne-
cessariamente la presenza di una sche-
da specifica quale la CGA, la Hercules
o la EGA.
Per ovviare a questo problema i co-
struttori di schede video non si sono
limitati a produrre schede «solo» VGA
ma hanno introdotto un nuovo tipo di
scheda: la scheda multistandard
Questa scheda è in grado di operare
come una VGA. come una EGA o co-
me una CGA, schede che differiscono
tra di loro per il modo in cui utilizzano
le routine del BIOS; praticamente è
come se l’utente avesse 3 o 4 schede
a disposizione nel proprio computer ed
in funzione del software da utilizzare
lavorasse alternativamente con la più
idonea di queste: ovviamente per utiliz-
zare questo tipo di scheda occorre ave-
re un monitor multisync (o multi-fre-
quenza), in grado cioè di accettare in
ingresso segnali alle diverse frequenze
previste dai vari modi. Naturalmente
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
116
LO STANDARD VGA
questa operazione di «cambio scheda»
è un qualcosa che avviene in automati-
co all'interno della scheda multistan-
dard (possibilità di «autoswitching») e
questo permette di risolvere la stra-
grande maggioranza dei problemi; in
caso di necessità si può comunque for-
zare la scheda, sia via hardware che via
software, ad operare in un determinato
modo video, Scegliere tra una VGA ed
una multistandard dipende sostanzial-
mente da due fattori; il primo è bieca-
mente monetario in quanto una scheda
multistandard costa evidentemente più
di una VGA ed inoltre occorre tener
conto del maggior prezzo di un monitor
multisync rispetto ad una VGA, Il se-
condo fattore é legato al software che
intendete utilizzare, per i motivi sopra
elencati di accesso al BIOS, occorre
inoltre tener conto delle possibilità of
(erte dalle schede multistandard, con le
nuove risoluzioni a cui permettono di
lavorare, con appositi driver, con pro-
dotti per CAD o DTP.
Bus a 8/16 bit
Esistono sul mercato due famiglie di
schede VGA (o multistandard) che dif-
feriscono per le dimensioni del bus: 8
o 16 bit.
I modelli con bus a 16 bit hanno una
peculiarità tecnica: anche se inseriti in
uno slot ad 8 bit., funzionano lo stes-
so. in quanto il software di gestione è
in grado di riconoscere l'ambiente hard-
ware m cui sta operando ed adattarsi di
conseguenza
A questo proposito è interessante
fare alcune considerazioni sull'effettiva
utilità del bus a 16 bit, spesso si è
portati a pensare che il bus a 16 bit
permetta di ottenere prestazioni note-
volmente maggiori e che le schede con
questo bus siano piu adatte per l'utiliz-
zo con macchine a clock elevato quali i
386 a 32 bit (clock a 20 MHz o più).
Ciò non è completamente esatto in
quanto se é vero che per indirizzare il
BIOS video si possono utilizzare tutti e
1 6 i bit. è altresi vero che l'accesso alla
memoria video per scrivere le informa-
zioni che andranno visualizzate non può
essere che a 8 bit per scelte progettua-
li. in quanto i registri interni della VGA
sono per la maggior parte ad 8 bit.
Oltretutto questa operazione di ac-
cesso al BIOS avviene molto meno fre-
quentemente di quella di accesso in
memoria, tipicamente al cambiamento
di modo di visualizzazione, in quanto la
maggior parte dei programmi sono soli-
ti «saltare» il BIOS ed andare a scrive-
re direttamente in memoria video; ec-
co quindi che soltanto in brevi intervalli
di tempo vengono sfruttati tutti i bit del
bus della scheda.
Quantità di RAM
e velocità delle memorie
Riprendiamo il discorso accennato
precedentemente riguardo alla capacità
di memoria di una scheda video VGA;
nella memoria video viene memorizza-
ta. istante per istante, l'immagine di ciò
che verrà presentato sullo schermo.
Per le risoluzioni massime standard
della VGA (640 x 480 in 16 colori oppu-
re 320x200 in 256 colori scelti tra
256K) sono sufficienti 256 Kbyte di me-
moria RAM
Diverso è il discorso per le VGA
«estese» che permettono di avere riso-
luzioni maggiori (quali 1024x768) oppu-
re un numero di colori maggiori alla
risoluzione della VGA standard (es.
640 x 480 in 256 colori): in questi casi
occorre una quantità di memoria RAM
maggiore e pari a 512 Kbyte
La scelta del tipo di scheda si riflette
anche sull'acquisto del monitor; infatti
possiamo distinguere questi ultimi, per
quanto riguarda la massima risoluzione
visualizzabile in:
— VGA (collegabili soltanto a schede
VGA «normali»);
— Multisync (in grado di funzionare a
diverse frequenze di quadro e capaci di
risoluzioni fino a 800x600);
— alta risoluzione (in grado di arrivare a
risoluzioni di 1024x768 o più).
Ecco quindi che nell'acquistare una
scheda video e dovendo decidere la
quantità di memoria RAM da installare
occorre anche considerare il tipo di mo-
nitor a cui questa andrà poi collegata,
per poterne sfruttare appieno le possi-
bilità.
Un altro fattore molto importante ri-
guardo le memorie é la loro velocita
massima di funzionamento (o se prefe-
rite il tempo necessario ad accedere ad
una singola locazione al loro interno). È
questo fattore che deve essere tenuto
in considerazione se si è desidera in
stallare la scheda video su un compu-
ter dotato di microprocessore (atto fun-
zionare con un clock elevato; infatti
può capitare che se il tempo necessa-
rio per accedere alla memoria video è
troppo elevato, il microprocessore invii
la successiva immagine da visualizzare
prima che si sia finito di visualizzare
quella attuale, creando cosi dei conflitti
temporali di accesso in memoria
Alcuni costruttori di schede video
hanno adottato un sistema di «mterlea-
ve» per la memoria video simile a quel-
lo adottato per la memoria centrale dei
personal computer basati su 80386: è
comunque bene che vi accertiate al
momento dell’acquisto del tipo di RAM
montata sulla scheda e verifichiate sul
manuale in dotazione i valori consigliati
per la frequenza di clock del vostro
processore.
Generalmente su macchine 386 il
tempo d'accesso delle memorie pre-
sente sulla scheda video non dovrebbe
superare gli 80 ns e questo dato é
facilmente riscontrabile ad occhio an-
che da una persona non esperta in
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
117
LO STANDARD VGA
quanto viene stampigliato sull'involucro
delle memorie stesse, unitamente al
nome del costruttore ed alla sigla dei
chip.
Font di caratteri
Un'altra interessante caratteristica in-
trodotta dai produttori di schede VGA è
la possibilità di avere font alternativi di
caratteri per lo schermo in modalità
testo. Ogni carattere che viene scritto
sullo schermo è composto da una serie
di punti in una matrice; variando le
dimensioni della matrice e/o variando il
«disegno» dei punti in essa è possibile
avere diversi alfabeti di caratteri (fonts).
La tabella con i font di caratteri cor-
renti viene caricato in una determinata
zona della memoria da un apposito pro-
gramma fornito in dotazione con la
scheda; al momento in cui occorre
scrivere un carattere sullo schermo vie-
ne letta I' «immagine» corrispondente
nella tabella ed accesi i pixel relativi
nella zona di schermo indicata.
È importante quindi valutare in sede
di acquisto di una scheda VGA se essa
permette l'uso di font alternativi di ca-
ratteri; su alcune schede questi font
vengono forniti su un dischetto conte-
nuto nella confezione al momento del-
l'acquisto mentre si sta sempre più
diffondendo da parte di molti costrutto-
ri la consuetudine di creare dei Bullet-
tin Board Systems a cui l'acquirente
può collegarsi via modem sia per effet-
tuare il «download» dei file con i nuovi
font che vengono via via rilasciati dalla
casa madre, sia per avere una «fiot-
tine» di assistenza e poter chiedere
consigli tecnici in caso di necessità.
Con alcuni modelli di schede, inoltre,
viene fornito un programma che per-
mette all'utente di effettuare l'editing
dei font di caratteri o crearsene ex-
novo secondo i propri gusti.
Occorre inoltre ricordare che posso-
no essere usati font di caratteri diffe-
renti per modi video differenti.
Utility e driver in dotazione
Normalmente insieme alla scheda vi-
deo (parliamo in questo caso delle mul-
tistandard) viene fornito un dischetto
contenente una serie di file che possia-
mo sommariamente dividere in due ca-
tegorie:
— utility che permettono di sfruttare
alcune caratteristiche del «chippone»
VGA;
— driver che permettono, sugli oppor-
tuni monitor, di ottenere risoluzioni al
di là di quelle previste dallo standard.
La quantità di software che accom-
pagna la scheda è un elemento di scel-
ta niente affatto secondano; vi consi-
gliamo di accertare che la scheda che
state acquistando vi permetta di utiliz-
zare i vostri programmi preferiti alle
nuove risoluzioni permesse da essa e
soprattutto che siano forniti i driver per
la versione che voi avete del program-
ma (ad esempio non potete visualizzare
Autocad 10 in 800x600 con il driver
della versione 2.xxl).
Per quanto riguarda la possibilità di
sfruttare alcune caratteristiche del chip
VGA, é auspicabile che una buona
scheda abbia in dotazione un'utility che
permetta all’utente di passare da un
modo video ad un altro (ad esempio
per «forzare» il modo CGA prima di
lanciare programmi che funzionano sol-
tanto con questo modo video) e che
permetta all'utente di accedere a quel-
le possibilità accennate in precedenza
di editing dei font di caratteri e di sfrut-
tamento delle caratteristiche «cu-
stom», quali lo zoom hardware.
Sviluppi futuri
nel campo della grafica
Prima di concludere diamo un accen-
no agli sviluppi di mercato; per soddi-
sfare le crescenti necessità introdotte
da sempre più sofisticati e potenti pro-
grammi di CAD e Desktop Publishing
oltre all'avvento di nuovi ambienti ope-
rativi che fanno delle grafica per l'inter-
faccia utente il loro cavallo di battaglia,
si stanno imponendo sul mercato sche-
de video con coprocessori dedicati alla
grafica (quali il Texas Instruments
TMS34010).
Questi processori, oltre ad avere un
set di istruzione specifico per la grafica
(disegno di una linea, trasferimento di
blocchi di pixel, «filling» di un vettore di
pixel, ecc,), sollevano il microprocessore
della macchina dal lavoro necessario per
le operazioni che interessano il video,
migliorando quindi le prestazioni generali
del sistema. Questo soprattutto per riso-
luzioni oltre quella della VGA; infatti per
poter visualizzare una immagine
1024x768 con 256 colori occorrono
1024x768x8 byte, cioè 768 Kbyle di
memoria, mentre se saliamo a risoluzio-
ni di 1280x1024 la quantità di memoria
necessaria è di circa 1 .25 Mbyte, quindi
grosse quantità di dati da elaborare ed
indirizzare ai diversi dispositivi presenti
sulla scheda.
Non è raro comunque trovare schede
ad altissima risoluzione dotate di DRAM
in cui poter memorizzare più schermate
o le posizioni dei vettori componenti
un'immagine CAD. in modo da poter
effettuare una veloce «rigenerazione»
del disegno senza bisogno di eseguire
nuovamente i calcoli necessari.
Conclusioni
Con questo articolo abbiamo voluto
dare una panoramica delle problemati-
che legate all'acquisto di una scheda
VGA; sicuramente non si è trattato di
una discussione esaustiva degli argo-
menti in esame e per questo ci proponia-
mo di tornare suH'argomento nei prossi-
mi numeri, con delle prove di alcune
schede presenti sul mercato italiano.
A quel momento tratteremo un aspet-
to che, per ovvi motivi, non abbiamo
affrontato in questa sede non trattandosi
di una prova: quello del rapporto presta-
zionì/prezzo.
118
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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MC^otoCAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ' j
a cura di Francesco D'Angelo e Gaetano Di Stasio
INT FL: interprete di un linguaggio
funzionale
di Andrea De Maria
Il corso di Teorìa e
Applicazione delle Macchine
Calcolatrici ITAMC),
inquadrato al primo anno del
c.l. in Scienze
dell'Informazione, ha il fine di
introdurre gli studenti ai
fondamenti teorico-pratici
dell'Informatica.
Gli argomenti trattati in
questo corso riguardano
principalmente l'analisi dei
linguaggi ed il lavoro
presentato in questo numero
consiste appunto nello
sviluppo di un linguaggio e del
relativo interprete.
L 'aspetto più importante del
lavoro stavolta non è il
risultato, ma la metodologia
applicata nello sviluppo del
progetto. Il programma che
ne deriva è quindi molto
limitato, sia dal punto di vista
dell'efficienza, sia dal punto di
vista delTusabilità, mentre
sono stati privilegiati gli
aspetti documentativi
Chi vuole entrare in possesso di INT FL
può trovare il tutto su MC-Lmk o acqui-
stare il dischetto presso la redazione al
prezzo di L. 30.000. L ‘importo può essere
inviato tramite assegno o c/c postale ; si
prega di specificare il tipo di supporto 15"
1/4 o 3“ t/21 desiderato.
Il linguaggio FL
Il linguaggio considerato è un linguag-
gio funzionale, detto FL (Function Lan-
guage), che permette di costruire parti-
colari «espressioni» utilizzando operato-
ri alquanto inusuali, come si vedrà in
seguito.
La sintassi del linguaggio è rappre-
sentata in figura 1 in Backus-Naur Form
(BNF) con i seguenti vincoli: non è
possibile utilizzare identificatori non di-
chiarati; non è possibile ridichiarare una
funzione; il numero di parametri attuali
deve essere uguale al numero dei para-
metri formali; i parametri formali devo-
no essere tutti diversi tra loro.
Per definire un linguaggio occorre for-
nire anche la sua semantica, cioè la
descrizione della funzionalità di ogni suo
termine (più semplicemente «che cosa
fa» ogni enunciato) utilizzando strumen-
ti basati su nozioni di algebra che non è
opportuno introdurre in questa sede (al-
gebre eterogenee, omomorfismi, endo-
morfismi). Non volendo ricorrere a tali
notazioni formali, la semantica di un
linguaggio può essere fornita meno ri-
gorosamente «a parole», come, in ef-
fetti, si è ritenuto opportuno fare
122
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
MCmicro CAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
Struttura di un programma FL
Vediamo adesso la struttura di un
programma FL, con la convenzione di
denotare le parole chiave in maiuscolo,
L'enunciato «LET - dichiarazione di
funzioni - IN - espressione principa-
le» è lo scheletro di un programma FL;
in ogni programma devono essere pre-
senti un'espressione principale e alme-
no una dichiarazione di funzione. Per
dichiarare una funzione se ne scrive il
nome (una lettera maiuscola), si dà la
lista dei parametri formali (una lettera
minuscola per parametro), e si aggiunge
il corpo della funzione (espressione) do-
po la keyword IS. Gli operatori messi a
disposizione dal linguaggio sono:
ZERO
SUCC e
il valore dell'espressione 'e' più uno;
PRED e
il valore dell’espressione 'e' meno uno:
IF e1 = e2 THEN e3 ELSE e4
il valore di 'e3' o e4' a seconda che il valore
di el’ sia uguale o meno a 'e2'.
Inoltre sono considerate espressioni
anche i nomi delle funzioni, in modo da
rendere possibile la ricorsione. Un
esempio di programma FL è riportato in
INT FL:
interprete di un linguaggio funzionale
Realizzatori: Ferrante Alessandro, Gam-
ba Federico. Varano Francesca.
Sviluppato in circa un mese e mezzo di
lavoro all'Università degli Studi di Genova
come parte integrante del corso di
«T.A.M.C.» nell'a.a. 1988-89 (esame in-
quadrato nel primo anno del Corso di
Laurea in Scienze dell’Informazione),
Docente del corso :
Prof Egidio Astesiano
Relatore:
Prof Elena Zucca
Sistema utilizzato:
PC IBM
Linguaggio:
Turbo Pascal 5.0
figura 2: tale programma calcola il pro-
dotto 4*5 adoperando le due funzioni
ricorsive S (somma) e P (prodotto),
Realizzazione del progetto
La parte più interessante del lavoro è
quella relativa allo studio delle strutture
dati necessarie e alla determinazione
dell’algoritmo di risoluzione del proble-
ma. Particolare attenzione è stata rivolta
all'analisi delle strutture dati: l’opportu-
na scelta di quest’ultime, infatti, sta alla
base della semplicità dell'algoritmo.
Ricordiamo che un programma FL è
del tipo:
LET <Funct-decs> IN <Expr>
Dove Funct-decs sono le dichiarazioni
di funzioni che a loro volta sono definite
in Expr. Per chiarezza chiameremo
espressione principale quella che com-
pare a destra dell’ «IN» (l’espressione
che dovremmo valutare), per distinguer-
la dalle espressioni che compaiono nel-
le singole dichiarazioni di funzione.
È ovvia la presenza di una tabella,
detta ambiente, in cui memorizzare le
dichiarazioni delle funzioni; questa ad
ogni funzione associerà l’espressione
corrispondente e la lista dei parametri,
più altre informazioni riguardanti que-
st’ultimi.
Quindi si impone l'utilizzo di un array
indicato su |A..Z|, che corrisponde alla
seguente dichiarazione di tipo Pascal:
type Tabella_delle_funzioni=
array [A..Z] of Informazioni;
ove Informazioni indica ciò che si vuole
associare a ciascuna funzione, ed è
costituito da due parti : la lista dei para-
metri e l’espressione. Focalizziamo l'at-
tenzione proprio su quest'ultima.
Prima di tutto le espressioni prese in
esame non hanno limiti in lunghezza,
quindi per rappresentarle è necessario
utilizzare una struttura dinamica: la
struttura scelta è l'albero:
Ad esempio: l'espressione (5+8). 4
sarà rappresentata dall'albero.
5 8
L'albero deve essere esplorato par-
tendo dalla radice (*) e scendendo sem-
pre sul ramo sinistro. Quando si incon-
tra un valore numerico, l’esplorazione
termina e viene valutata l'ultima opera-
zione incontrata (ovvero quella nell'ulti-
mo nodo non terminale).
Si noti la potenza di questo sistema
che permette di rappresentare molto
chiaramente il livello di annidamento di
una sottoespressione.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
123
MCmicro CAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
Per le espressioni FL le cose sono un
po' diverse; vediamo un esempio:
"succ pred zero"
sarà espressa nella forma;
succ
\
pred
\
zero
che può essere visto come una versio-
ne degenere di un albero: una lista.
Altro esempio:
è da notare che la radice ha quattro
sottoalberi. Altro esempio.
succ F < zero , succ zero >
sara' succ
F — > -- --
zero
Si nota che nel caso di utilizzo di
una funzione (che deve essere definita
nella parte di programma FL appropria-
ta). il nodo della funzione punta a una
lista di nodi che a loro volta rappresen-
tano le espressioni dei parametri at-
tuali.
È da notare che il numero di dirama-
zioni che partono da un nodo non è
uguale per ogni nodo, cioè ci sono
nodi da cui parte una diramazione
(succ, pred). nodi da cui ne partono 4,
o anche nodi privi di diramazione.
I nodi del'albero sono quindi dei re-
cord-case. dei record cioè che sono
diversi a seconda del tipo di nodo.
Una volta decisa la struttura dati (teo-
rica), si può pensare a come risolvere il
problema: l'algoritmo,
Nel nostro caso, si tratta di prendere
un file sorgente in FL e rappresentarlo
internamente tramite le strutture dati
(algoritmo di costruzione).
Si tratta cioè di costruire l’ambiente
derivante dalle dichiarazioni di funzione
e l'albero dell'espressione principale.
A questo punto resta da valutare l'al-
bero tenendo conto dell'ambiente. L'al-
goritmo di valutazione deriva diretta-
mente dalla definizione formale della
semantica e nasce dall'idea di valutare
un'espressione a partire dalle rispettive
sottoespressiom (valutazione per omo-
morfismo).
Per esempio, per valutare:
<Exp> -> if < Expl > = <Exp2> then
dapprima si valutano Expl ed Exp2, se
sono uguali si valuta Exp3 e si assegna
tale valore ad Exp altrimenti si valuta
Exp4 e si assegna tale valore ad Exp.
Esecuzione
Il programma richiede come parame-
tro il nome di un file contenente il
programma sorgente in linguaggio FL e
fornisce, se il programma è corretto, il
risultato. Il file contenente il programma
sorgente FL deve essere in formato
ASCII, quindi può essere scritto con un
qualsiasi editor EDLlNE-like.
Se viene riscontrato un errore statico
l'esecuzione viene interrotta ed appare
un messaggio esplicativo contenente il
tipo di errore ed eventualmente il corri-
spondente numero di riga.
La routine di gestione degli errori
dinamici effettuata un controllo della
disponibilità di spazio libero su staCk
prima di quasi (?) ogni chiamata di pro-
cedura. È stato detto «prima di quasi
(?)» perché tale routine ha senza dubbio
qualche problemino, cioè se lo stack
risulta pieno non sempre essa se ne
accorge in tempo. Questa pecca si po-
ne comunque in secondo piano, visto
che il lavoro è improntato più come
studio teorico che come interprete di un
linguaggio reale. Sono stati, per tale
motivo, accantonati problemi di efficien-
za e di interfaccia utente (però almeno i
bachi, se si tratta di bachi, togliamoli! !)
if succ zero = zero then zero else succ zero endif
sera' i f-=-t hen-else-endi f
/ \ \ \
succ zero zero succ
Norme per la partecipazione
— Possono partecipare tutti i lavori/studi scientifico-economici non
tesi di laurea (a fondo informatico) realizzati in ambiente umversitano
ed ultimati a partire dal settembre 1985.
— Ognuno di essi dovrà essere accompagnato dalle generalità del-
l'autore. recapito telefonico, università di appartenenza, matricola,
corso in cui il lavoro é stato sviluppato e norme del docente di corso
— La documentazione relativa dovrà essere inviata su supporto sia
cartaceo sia magnetico, accompagnata da un commento scritto dal-
l’autore come presentazione dell'opera, costituito da circa cinquemila
caratten Nel commento dovTà essere sintetizzato l'argomento trat-
tato. indicati i sistemi hardware e i pacchetti software utilizzati, le
eventuali difficoltà incontrate, il modo in cui sono state superate, il
tempo di sviluppo, la bibliografia (se non presente nella documenta-
zione allegata al lavoro) ed ogni altra eventuale notizia o commento
degni di nota.
— Essendo la partecipazione limitata ai lavori non tesi di laurea
realizzati in ambiente universitario, è gradita una breve dichiarazione
del docente con II quale la tesina é stata sviluppata.
— Fra tutti I lavori pervenuti via via, ne saranno scelti dieci da una
prima commissione interna alla redazione di MCmicrocomputer Que-
sti saranno argomento di altrettanti articoli che ne descriveranno
caratteristiche e potenzialità. I lavori non saranno pubblicati in quanto
tali sulla rivista, ma l lettori interessati potranno entrarne in possesso
con le modalità che saranno rese note.
— Ai dieci autori o gruppi di lavoro sarà corrisposto un compenso di
300.000 lire, perché comunque appartenenti alla fascia dei lavori più
qualificati.
— Fra questi dieci lavori una commissione di esperti ne sceglierà uno
che sarà ricompensato con ulteriori 700.000 lire
— É d'obbligo l'invio dei sorgenti e della documentazione tecnica e di
utilizzazione, sia su supporto magnetico che cartaceo.
— Non è prevista la restituzione del materiale inviato.
— Con l'invio del lavoro, l'autore ne autorizza la pubblicazione e la
diffusione gratuita come materiale didattico.
124
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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DESK TOP PUBLISHING
di Mauro Gandim
CorelDRAW!
Potenza e fantasìa
Ritorniamo questa volta
sull'argomento
dell’illustrazione. Dopo aver
visto sul numero di novembre
GEM Artline, esaminiamo
oggi CorelDRAW!, suo primo
concorrente tra questo
genere di applicazioni. Pur
avendo caratteristiche
similari, questi due prodotti si
differenziano dal punto di
vista delle prestazioni . Inoltre
CorelDRAW! utilizza
l'ambiente grafico per il
mondo MS-DOS, Microsoft
Windows
CorelDRAW!
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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
CorelDRAW! è senza dubbio uno dei
più potenti programmi di illustrazione
disponibili per il mercato MS-DOS. In
effetti dopo averlo provato e letto II
relativo manuale ci siamo accorti che
scrivere questo articolo sarebbe stata
un'ardua impresa. Cercheremo quindi di
esaminare le caratteristiche di questo
programma andando ad esplorarlo diret-
tamente su PC e integrando queste
informazioni con quelle del manuale.
Ovviamente ci soffermeremo piu su
quelle che sono le caratteristiche o fun-
zioni maggiormente innovative. Abbia-
mo cercato di integrare il tutto con un
buon numero di fotografie ed esempi.
DfcSK TOP PUBLISHING
Avete il videoregistratore ?
La domanda sembra meno assurda
appena si apre la confezione di Corel-
DRAW' questa infatti contiene tra le
altre cose un corso per l'utilizzo del
programma, interamente su videocas-
setta Purtroppo é rigorosamente in lin-
gua inglese e. quindi, non sappiamo
quanti saranno in grado di apprezzarne a
pieno l'utilità. Questa cassetta comun-
que e molto ben fatta dal punto esplicati-
vo (un po’ meno dal punto realizzativo,
ma sono i contenuti quelli che contano):
la tecnica è quella tipica americana di
non dare nulla per scontato e trattare
l'ascoltatore come se fosse un bambino
a cui bisogna raccontare tutti i fatti della
vita. Se resisterete, saranno due ore
spese bene, La scatola di buone propor-
zioni, oltre alla videocassetta, contiene il
manuale principale, un addendum alla
versione 1.1, una busta sigillata conte-
nente i dischetti (4 nella versione da5"l/
4 a 1.2 Mb e 6 nella versione da 3" 1/2 a
720Kb). una Quick Reference Guide, una
scheda di referenza per i caratteri grafici,
un tipometro (il righello utilizzato dai
tipografi) e un cataloghino nel quale
Foto 2 - Questa è una
finestra che consente
di effettuare le scelte
di formato del lesto e
troviamo riprodotti tutti i clip-art già pron-
ti forniti con il programma e altri ancora
con gli indirizzi delle società americane
che li vendono.
Tutto il materiale, come detto, è in
lingua inglese: il programma è prodotto
dalla canadese Corel System Corp II
manuale principale è composto da oltre
240 pagine suddivise in una ventina di
capitoli pnncipali e tre appendici. Non
esiste una vera e propria introduzione
guidata alle principali caratteristiche del
programma, ma dopo la prima parte
dedicata all'installazione, si parte ad esa-
minare gli strumenti di disegno e poi i
menu del programma. L'installazione è
guidata e piuttosto semplice. Prima di
installare CorelDRAW! è indispensabile
avere già installato Microsoft Windows
2.0 o successive versioni. Al contrario di
altri programmi che vengono forniti con
un cosiddetto Runtime di Wndows, Co-
relDRAW! parte dal presupposto che
ormai tutti coloro che vogliono lavorare
in grafica su un PC o fare del Desktop
Publishing, abbiano già Microsoft Win-
dows. Per installare il programma basta
selezionare il dischetto A e digitare In-
stali: in pochi minuti, seguendo le istru-
zioni avremo installato CorelDRAW' in
una cartella inserita a sua volta nella
cartella di Windows.
CorelDRAW! è un programma di dise-
gno di tipo Objecl Onented. identifica
cioè le varie parti del nostro elaborato
come oggetti descritti da una formula
matematica più o meno complessa. Tut-
te le attività del programma sono quindi
basate su questa identificazione degli
oggetti, i quali, come poi vedremo, sono
composti da due principali elementi, il
profilo e. nel caso di oggetti chiusi, un
fondino. Esistono due possibilità di vi
sualizzazione: una di draft che visualizza
solamente il profilo degli oggetti e che
consente di apportare loro le necessarie
modifiche, mentre l'altra di preview con-
sente di visualizzare gli oggetti con tutti i
loro attributi (colore, spessore delle li-
nee, ecc.). E anche possibile dividere lo
schermo e far convivere le due rappre-
sentazioni, questa opportunità tuttavia
rallenta le operazioni e, quindi, va usata
solo quando il disegno e già sufficiente-
mente abbozzato (foto 1)
Gli strumenti
Per far partire CorelDRAW! e suffi-
ciente (are un doppio click su CO
RELDRW.EXE: dopo un paio di secondi
appare una finestra dì presentazione del
programma con il numero di versione e
le indicazioni del Copyright Dopo circa
altri 20 secondi (la prova e stata effettua-
ta su un Nixdorf 386 con scheda EGA)
appare la scrivania del programma. A
sinistra troviamo un box verticale conte-
nente tutti gli strumenti, a destra tutto il
resto dello spazio video è disponibile per
accogliere il nostro documento. In alto
abbiamo la barra dei menu e, subito
sotto, la barra di stato che fornisce delle
utili informazioni in tempo reale sull'azio-
ne che si sta effettuando (es. durante la
rotazione di un oggetto indica di quanti
gradi lo stiamo ruotando; mentre si
riduce o si ingrandisce un oggetto la
barra di stato indica attimo dopo attimo
la percentuale di ingrandimento o ridu-
zione. ecc,). Gli strumenti a disposizione
possono essere suddivisi in tre principali
categorie: quelli di selezione e modifica,
quelli di disegno e scrittura e quelli per
gli attributi. Tra i primi troviamo la frec-
cia. la freccia di modifica della forma e la
lente per lo zoom. Gli strumenti per il
disegno e la scrittura sono quattro: la
matita, il rettangolo, l'ovale e la lettera
per la scrittura. Infine abbiamo i due
strumenti per gli attributi delle linee e dei
fondini. Esaminiamo le funzionalità di
questi strumenti : per maggior chiarezza
partiamo dagli strumenti di disegno e
scrittura per passare a quelli di selezione
128
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
DESK TOP PUBLISHING
e modifica ed infine, a quelli per gli
attributi
La matita
È il tipico strumento di disegno a
mano libera. Consente di generare righe
e segmenti di qualsiasi genere: ogni
elemento disegnato viene identificato
come una serie di curve di Bezier, ognu-
na con i quattro punti identificatori. Per
disegnare basta tenere premuto il tasto
del mouse. Se si vogliono realizzare dei
segmenti retti basta clickare nel punto di
partenza e. poi, su quello di arrivo; verrà
automaticamente tracciata una linea tra i
due punti.
Il rettangolo
Consente di disegnare figure chiuse
con lati a 90° come appunto rettangoli e
quadrati: vedremo più avanti come, par-
tendo da un rettrangolo normale, é pos-
sibile ottenerne uno con gli angoli smus-
sati.
L ovale
Per disegnare, naturalmente, ovali e
cerchi, ma anche, come vedremo poi,
archi.
La scrittura
Ci sarebbe da scrivere un articolo solo
su questo argomento tanto sono potenti
le funzioni di CorelDRAW! in questo
campo. Intanto notiamo subito che il
programma adotta una serie di font propri
e che questi vengono forniti già con il
programma in numero sufficiente per
qualsiasi applicazione: infatti ne abbiamo
contati ben 43 differenti tipi. Una volta
selezionato lo strumento testo rappre-
sentato da una A, appare una finestra di
dialogo che consente di scegliere il font,
la sua grandezza (fino a 999 punti tipogra-
fici con incrementi di 1/10 dì punto), le
sue caratteristiche (grassetto, corsivo,
ecc.), la spaziatura (tra i caratteri, tra le
parole, tra le righe) e l'allineamento (sini-
stro, destro, centrato). Fatte queste scel-
te. si può digitare il testo nell’apposita
finestrella anche su più righe (foto 2). Alla
fine basta fare click su OK per vedere
scomparire la finestra e comparire il testo
sul nostro documento. Questo testo
potrà essere manipolato come un ogget-
to qualsiasi, sarà anche possibile scom-
porlo in elementi elementari che a loro
volta potranno essere modificati a piace-
re ottenendo cosi font molto personali e/
o distorti Ovviamente essendo una figu-
ra chiusa (ricordiamoci che il programma
tratta tutti gli oggetti con un profilo e un
fondino) potremo applicare qualsiasi fon-
dino come vedremo più avanti.
La freccia
Questo strumento non ha la sola fun-
zionalità di selezionare un oggetto, ma
consente anche di modificarne le dimen-
sioni, Una volta fatto click con la freccia
su un oggetto del nostro disegno appari-
ranno otto quadratini che ci indicano la
selezione dell’oggetto stesso: quattro
quadratini sono sugli spigoli e altri quat-
tro sono al centro dei lati. Ora, se
prendiamo il nostro oggetto e con la
freccia spostiamo uno dei quadratini su-
gli spigoli, otterremo un ingrandimento o
una riduzione mantenendo le proporzioni
dell’oggetto. Se vogliamo invece modifi-
care queste proporzioni dobbiamo agire
muovendo i quadratini sui lati: questi ci
danno anche la possibilità di creare mol-
to semplicemente un’immagine specu-
lare del nostro oggetto. Infatti, se. per
esempio, prendiamo il nostro oggetto
sul lato sinistro e con il mouse lo restrin-
giamo fino a superare il lato destro e
proseguiamo oltre otterremo molto
semplicemente una figura simmetrica a
quella di partenza.
Ma la freccia consente anche di ese-
guire rotazioni e deformazioni lineari (fo-
to 3, 4). È veramente molto semplice
l'idea avuta dai progettisti di Corel-
DRAW! : se con la nostra freccia al posto
di clickare una sola volta facciamo un
doppio click, al posto dei quadratini ve-
dremo comparire delle piccole frecce a
due punte e un circolino al centro della
nostra figura. Ora se puntiamo il mouse
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
129
DESK TOP PUBLISHING
sulle frecce degli spigoli possiamo otte-
nere delle rotazioni dell'oggetto. In que-
sto caso il circolino al centro della figura
viene preso come centro di rotazione;
se vogliamo, prima di eseguire la rotazio-
ne, possiamo spostarlo ovunque sul no-
stro documento ottenendo cosi differen-
ti tipi di rotazioni. Se invece puntiamo
sulle frecce al centro dei lati dell'ogget-
to, potremo ottenere delle deformazioni
lineari dell'oggetto in quanto si va a
spostare tutto il lato dell’oggetto stesso
in alto, in basso o a destra e sinistra.
Senza dubbio é uno dei sistemi di rota-
zione e deformazione più semplici da
utilizzare che siano mai stati realizzati
per questo tipo di programmi-
la freccia modificatrice
Questa speciale freccia considera gli
oggetti come composizioni di più pezzi e
quindi consente di modificarli come enti-
tà singole. Il suo utilizzo varia a seconda
dell'oggetto da trattare.
Rettangoli - Prendendo un spigolo del-
la figura questo si arrotonderà a piaci-
mento (foto 5).
Ovali - Ogni ovale viene identificato
con un punto di apertura che se preso
con la freccia modificatrice consente di
generare archi di cerchio togliendo una
parte dell'ellisse disegnato Si può anche
generare figure simili ad una torta senza
una fetta o anche per eccesso una sola
fetta (foto 6, 7. 8)
Curve di Bezier - Sono il punto di forza
di questo strumento. Esso consente
infatti di modificare le curve, inserire
nuovi nodi per renderle piu flessibili,
unire o separare piu curve, selezionare
più punti di differenti oggetti e attuare
modifiche su tutti contemporaneamen-
te, rendere acuti dei punti dove la curva-
tura è accentuata o viceversa arrotondar-
li, unire due punti vicini per generare una
figura chiusa e in ultimo rendere simme-
trici due tratti di una curva
Testo La freccia modificatrice con-
sente di spostare le singole lettere di
una parola (foto 9), per avvicinarle tra
loro o allontanarle sia singolarmente che
a gruppi e persino operando su tutta la
scritta. Facendo un doppio click su un
carattere o un gruppo si ottiene una
finestra di dialoghi che consente di inse-
rire ulteriori elementi di modifica come la
possibilità di inclinare un carattere di un
certo numero di gradi rispetto alla sua
linea di base, spostarlo in alto, in basso,
a destra o a sinistra rispetto sempre alla
sua posizione originale, trattarlo come
esponenziale o al piede
Disegni bit-mapped - Come vedremo
CorelDRAW! consente di importare dei
disegni di tipo bit-mapped preparati con
altri programmi come per esempio
Paintbrush. La nostra freccia in questi
casi consente di «tagliare» delle parti del
nostro disegno che non ci interessano.
130
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
DESK TOP PUBLISHING
Zoom
Una lente indica come al solito la
possibilità di zoomare sul proprio dise-
gno. L'utilizzo di questo strumento è
differente da altri programmi (foto 10).
Diciamo innanzi tutto che appena fatto
click sulla lente appare un sottomenu
che visualizza una lente con un « + ».
una lente con un «-», la scritta «1:1»,
la scritta «ALL» e un rettangolino. Pren-
dendo la lente con il « + » è possibile
eseguire degli ingrandimenti: la percen-
tuale di tali ingrandimenti è data dall'a-
rea che andremo a selezionare con la
lente, cosi come si fa per disegnare un
rettangolo Se selezioniamo un'area pic-
cola l'ingrandimento sarà maggiore,
mentre se ne selezioniamo una grande
l'ingrandimento sarà minore, in quanto
CorelDRAW! riproduce a pieno scher-
mo l'area selezionata. La lente con il
segno « — » riduce automaticamente
l'immagine, l'« 1 : 1 » porta l'immagine a
dimensione reale, mentre «ALL» mo-
stra tutti gli oggetti disegnati. Infine il
rettangolino mostra tutto il documento.
La penna
Questo strumento serve a modificare
gli attributi dei segmenti, delle curve e
del profilo delle figure chiuse. Come lo
zoom una volta selezionata la penna
appare un sottomenu con numerose
scelte (foto 11). La primaria è quella
dello spessore della linea, abbiamo poi
la possibilità di creare una penna perso-
nalizzata la possibilità di utilizzare il colo-
re o di utilizzare un retino per l'esecuzio-
ne della linea stessa. Esaminiamo la
possibilità di personalizzare la penna
che ha tracciato la nostra linea o curva
(foto 12).
Personalizzare la penna vuole dire ap-
portare alla linea o alla curva sostanziali
variazioni poiché inizialmente essa vie-
ne disegnata da un elemento puntifor-
me di un certo spessore. Intanto il
tratto potrà essere a scelta continuo o a
piccoli trattini o a pallini. La riga può
iniziare con un profilo ad angolo retto
(pensate di vedere il punto iniziale della
riga molto ingrandito), arrotondato, op-
pure può iniziare o terminare (o entram-
bi) con una freccia. Il tratto della nostra
penna può anche essere fisso oppure
seguire gli ingrandimenti o riduzioni del-
la figura con essa disegnata (per esem-
pio: un rettangolo con una linea di con-
torno dallo spessore di 1 pt. se viene
ingrandito, nel primo caso in contorno
resta di 1 pt„ nel secondo aumenta o
diminuisce il suo spessore in scala con
l'ingrandimento o riduzione apportati).
Si possono anche «disegnare» la pun-
ta della nostra penna: infatti Corel-
DRAW! permette di indicare con una
precisione di un decimo di pollice lo
spessore della linea, l’angolo con cui
viene utilizzata appoggiandola sul foglio
e anche il contorno della punta (ad
angoli vivi come un grosso pennarello o
a punta arrotondata come una ball-pen)
(fig. 1). Non è finito: si può anche
scegliere il colore oppure un fondino di
tipo particolare come stelline, pallini,
ecc. (pensate che si può anche sceglie-
re la densità per pollice di questi mini
elementi!).
I fondini
Anche questo menu come i due pre-
cedenti dà adito ad un sottomenu con
ulteriori scelte.
Queste scelte vanno da una sene di
percentuali di grigio standard (0. 10. 20.
40, 60, 80 e 100% di nero), alle sfuma-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
131
DESK TOP PUBLISHING
ture, ai fondini predefiniti con disegni a
scelta, al colore.
Sfumature - Possono essere di tipo
lineare o circolare. Per quelle di tipo
lineare si può scegliere un angolo di
applicazione. Inoltre é possibile sceglie-
re il colore di partenza e quello di arrivo
oltre, ma anche il disegno che deve
svolgere il compito di passare da una
tonalità all'altra (per esempio minuscole
stelline, tondini, ecc.) (foto 13).
Colore - Si può sceglire un colore a
piacere, anche in questo caso la super-
ficie di colore potrà essere realizzata
con un minuscolo disegno.
Fondini predefiniti - CorelDRAW! con-
sente di inserire anche dei fondini con
Foto 13 ■ Questa fine-
stra consente di sce-
gliere i parametri con
cui applicare le sfuma
ture dando la possibili-
tà di identificare, colo-
re dì partenza, di arri-
vo. inclinazione nel ca-
so di sfumature linea-
ri, È anche possibile
ottenere delle sfuma
ture concentriche lo
dei disegni predefiniti: ne offre ben 44 a
scelta (foto 14). In effetti le possibilità
sono infinite poiché oltre a scegliere il
disegno del fondino si possono variare
anche molteplici elementi come la ripe-
titività del disegno, la sua scala, il suo
colore, ecc. Il manuale riporta ben 176
esempi, ma sono veramente pochi ri-
spetto alle possibilità (fig. 2). Purtroppo
questi fondini vengono applicati attra-
verso delle formule in PostScript e non
sono visualizzati a video anche per
questo il manuale mostra cosi tanti
esempi, per dare un'indicazione di cosa
accade quando si variano alcuni degli
elementi.
I menu
Già esaminando gli strumenti abbia-
mo trovato una buona parte delle possi-
bilità di questo programma, ma i menu
offrono ancor più flessibilità.
File - Consente di creare nuovi docu-
menti e documenti già salvati in prece-
denza. CorelDRAW! consente di utiliz-
zare un solo documento per volta. Tro-
viamo anche la possibilità di stampare
(anche in separazione di colori per la
stampa in quadricromia) e di impostare
la grandezza del documento. Inoltre pre-
senta anche la possibilità di importare
disegni preparati da altri programmi (nei
formati. CorelDRAW! (.CDRI, PC
Paintbrush (.PCX). UFF (TIF), Lotus PIC
(.PIC), lllustrator (.ART)), oppure di
esportarli in differenti formati per l'utiliz-
zo per esempio con programmi di desk-
top publishing (formati per l'esportazio-
ne: Encapsulated PostScript (.EPS),
Windows Metafiles ( WMF), PC
Paintbrush (.PCX), TIFF ( TIF), Graphic
Metafile (,CGM), SCODL ( SCD)). Se si
importa un file il programma chiede se
esso deve considerarsi vero e proprio
disegno oppure una velina da ricalcare
Infatti CorelDRAW! permette di fare il
132
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
DESK TOP PUBLISHING
tracing automatico di disegni o immagi-
ni acquisite da scanner.
Edit - Consente di annullare l'ultima
azione eseguita o ripeterla su altri og-
getti o sullo stesso. Questo menu con-
sente anche le classiche operazioni di
taglia, copia e incolla ormai presenti in
tutti i programmi più blasonati. È anche
possibile copiare gli attributi di un og-
getto per riutilizzarli in seguito. Consen-
te inoltre- 'di modificare un testo già
scritto e modificarne gli attributi.
Transform - È il menu più breve, ma
comunque molto efficace poiché con-
sente di applicare rotazioni, distorsioni
lineari, allungamenti, accorciamenti e
anche creare immagini speculari.
La differenza nel fare queste cose da
menu piuttosto che con il mouse, sta
nel fatto dì avere a disposizione una
maggior precisione, dovendo indicare
esattamente l'angolo di rotazione o de-
Fìgure 3-4 - Ecco due
esempi di disegni di-
sponibili per Corel-
DRAW i II primo viene
tornilo insieme ad altri
con il pacchetto, il se-
formazione nell'apposita casella.
Arrange - Questo menu consente di
cambiare la posizione degli oggetti so-
vrapposti, di raggruppare più oggetti o
combinarli tra loro (per esempio utilizza-
re il fondo sfumato di un oggetto come
sfondo particolare di una scritta), di con-
vertire in curve i profili delle lettere che
compongono un testo, di allineare og-
getti e testo. Con questo menu è anche
possibile far scorrere un testo lungo
una linea qualsiasi o il profilo di un
qualsiasi oggetto, addirittura del testo
con un corpo piccolo lungo il profilo di
una grande lettera.
Display - Consente di inserire una
griglia e di allineare gli oggetti a questa.
Inoltre é possibile inserire o togliere i
righelli e la linea di stato. Questo menu
come già indicato prima consente an-
che di poter visualizzare come il dise-
gno risulterà poi su carta aprendo la
finestra di Preview.
Special - Consente di generare delle
Macro registrando una sequenza di azioni
che poi possono essere riapplicate in al-
tre occasioni eliminando le operazioni ri
petitive. Sempre in questo menu trovia-
mo le Preferences che consentono di
stabilire i principali default del pro-
gramma.
At thè end
Bene! Eccoci alla fine: la nostra spe-
ranza è quella di avervi dato un'idea delle
possibilità di questo programma. Senza
alcun dubbio una delle cose che più ci
hanno fatto piacere è la velocità di esecu-
zione delle operazioni che pone veramen-
te al di sopra di tutti questo programma.
Se proprio dobbiamo fare una critica di-
ciamo che ci sarebbe piaciuto poter vede-
re le sfumature a colori anche a video, e
cosi pure per i fondini personalizzati. Spe-
riamo che il problema venga risolto in una
delle prossime versioni. mc
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
133
SPREADSHEET
Verso rSQL
Sintassi elementare
Nel mondo dei prodotti software su Personal Computer esistono
decine e decine di categorie. Alcune di queste sono giunte ad un
elevato livello di sofisticazione e coprono ormai quasi al cento per
cento le necessità di un utente anche particolarmente esigente.
Ad esempio non si può negare che le due categorìe più affollate di
prodotti e più utilizzate dagli utenti finali, che sono Spreadsheet e
Word Processing, siano giunte al massimo livello di sofisticazione.
Questo non significa che non possano subire ulteriori migliora-
menti, ma questi saranno di interesse marginale rispetto alle
funzionalità principali, e quindi percentualmente più utilizzate, già
presenti nei vari prodotti
Lo stesso discorso non va bene per
un'altra categoria di prodotti, anche
questa -molto diffusa, i DBMS, ovvero ì
gestori di Banche Dati, per i quali esi-
stono ancora numerosi margini di mi-
glioramento. come anche dimostrano i
vari prodotti di cui via via presentiamo le
prove. Non va bene per vari ordini di
motivi.
Come noto lo Spreadsheet si appog-
gia alla metafora del foglio di carta a
quadretti, su cui tutti bene o male,
riescono ad inserire intuitivamente dati.
E il Word Processor si appoggia sulla
metafora del foglio di carta bianca su
cui tutti, bene o male, sanno scrivere.
Il DBMS non ha metafore altrettanto
semplici ed intuitive su cui appoggiarsi
e questo è uno dei motivi che rende
tale categoria di prodotti ben più difficili
da usare delle altre due. e spinge i vari
produtton ad « inventare» sempre nuovi
prodotti e in questi nuove interfacce
utente nel tentativo di rendere più sem-
plice il lavoro all'utilizzatore.
Il progetto di una Base Dati
con un DBMS
Altro elemento che differenzia l'utiliz-
zo di uno Spreadsheet da quello del
DBMS è costituito dal fatto che mentre
il primo è uno strumento con il quale
impostare e mettere a punto l'applica-
zione. senza dover affrontare un pre-
ventivo lavoro di studio, in quanto lo
Spreadsheet stesso è strumento con il
quale eseguire lo studio, con il secondo
il lavoro iniziale è sempre costituito da
una fase preliminare, da eseguire prima
di accendere il computer, di progettazio-
ne della Base Dati, indicando con que-
sto termine gli archivi e le relazioni tra di
essi.
Il successo di una applicazione dipen-
de infatti in larga misura dal buon pro-
getto della Base Dati, e in misura di
gran lunga inferiore da altri elementi,
come ad esempio la correttezza nella
stesura dei programmi.
Infatti un eventuale errore nella ste-
sura dei programmi può essere indivi-
duato e risolto con relativa facilità. Al
contrario un errore nel progetto della
Base Dati, può comportare un «disse-
sto grave» se non il «crollo» dell'edifi-
cio, pardon dell'applicazione, ad esem-
pio la necessità di dover modificare, a
procedura completata, le strutture degli
archivi oppure l'impossibilità di risolvere
una data problematica di calcolo, perché
non si è previsto, nel progettare gli
Archivi, un particolare dato.
Sull'argomento Progettazione di Base
Dati esistono numerose metodologie,
che suggeriscono le procedure da se-
guire in fase di analisi, e numerose
tecniche, che consentono di formalizza-
re, in un linguaggio univocamente inter-
pretabile. il progetto finale.
Tra queste ultime ne citiamo due,
abbastanza simili anche perché utilizza-
no pochissimi simboli, e sono quindi
relativamente facili da imparare ed utiliz-
zare, Backman ed Entity Relationship,
ben conosciute da chi si occupa profes-
sionalmente di DBMS.
La progettazione di un Data Base
presenta numerose analogie con la pro-
gettazione in altri campi. Non per nulla
si sentono spesso termini come «Inge-
gnerìa del Software», che è del tutto
analoga all' «Ingegneria» in senso lato.
E infatti come nell'ingegneria tradizio-
nale esistono delle metodologie di cal-
colo e di progettazione, ne esistono,
come detto, anche nel mondo dei
DBMS.
Altra analogia tra le due materie e
l'indipendenza dallo strumento o dal
materiale che si usa. Cosi come la
Scienza delle Costruzioni è una materia
teorica, che prescinde dall'esistenza
dell'acciaio o del cemento armato, an-
che la progettazione del DBMS. o. co-
me più genericamente si dice, l'Analisi
dei Dati, qualsiasi sia la tecnica e il
formalismo che si usa, prescinde dal
fatto che si preveda di utilizzare questo
o quel prodotto software o addirittura di
utilizzare un computer.
In definitiva il DBMS è un prodotto
utilizzabile solo dopo aver studiato e
teorizzato a tavolino il problema applica-
tivo e. possibilmente, dopo averne for-
malizzato in maniera piu schematica
possibile la soluzione (Progetto). Acce-
so il computer si passa alla fase di
creazione degli archivi e delle relazioni
(Costruzione).
Rispetto ad uno Spreadsheet, che e
un prodotto «elementare», il DBMS e
un prodotto «superiore», attraverso il
quale può passare l'utilizzatore finale
che si è «fatto le ossa» con lo Spread-
sheet, ed é arrivato a utilizzare quest’ul-
timo al limite della sua convenienza.
Altro importante ambito di sfrutta-
mento del DBMS da parte dell'utilizza-
tore finale è costituito dalla possibilità di
postprocessare i dati aziendali, comun-
que già gestiti da procedure tradizionali,
che girano su qualsiasi tipo di macchina
(Main, Mini e PC), e messi a disposizio-
ne attraverso apposite reti e da appositi
software di comunicazione.
134
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SPREADSHEET
È una tendenza ormai consolidata
quella di lasciare all'informatica tradizio-
nale la gestione della Banca Dati e di
delegare all'informatica individuale le
vane procedure manipolative ed infor-
mative.
I prodotti software che rendono pos-
sibile questa attività sono i vari Server,
che permettono, detto in parole molto
povere, di far accedere, in maniera tra-
sparente, qualsiasi utente autorizzato a
qualsiasi dato presente negli archivi
aziendali, dovunque questo risieda e
con qualsiasi linguaggio sia stato scritto.
Progetto della Base Dati
e sua manipolazione
La fase progettuale prevede, in gene-
rale. due momenti.
II progetto della Base Dati, che si
concretizza nel disegno delle strutture
degli archivi e delle relazioni che li colle-
gano, e il progetto delle procedure che
manipolano sia individualmente sia in-
siemisticamente i dati.
Nel disegnare la Base Dati è necessa-
rio tener conto delle necessità dei vari
programmi manipolativi previsti. Ma una
volta che la Base Dati esiste ed è ben
progettata, non cé nessuna difficoltà a
realizzare successivamente una proce-
dura. che sulla base di un algoritmo e
quindi sulla base di regole logico-mate-
matiche. manipoli, anche pesantemen-
te. i dati.
Con l'evoluzione dei linguaggi DBMS,
anche e forse soprattutto quelli realizza-
ti per lavorare su PC, mentre non ci
sono state grosse novità per quanto
riguarda i comandi di programmazione
tradizionali (gestione delle variabili, crea-
zione di cicli, istruzioni di salto, ecc.), ce
ne sono in continuazione per quanto
riguarda la definizione della struttura de-
gli archivi e per quanto riguarda i co-
mandi manipolativi che si appoggiano
sulla struttura generale del Data Base.
In definitiva compito del prodotto
DBMS é quello di tradurre una realtà
applicativa, costituita da una serie di
archivi fisici e di relazioni tra di essi,
formalizzata in maniera univoca median-
te delle specifiche tecniche di indagine,
in una realtà logica e schematica, e
quindi facilmente interpretabile.
L'utente del DBMS, può lavorare di-
rettamente con specifici comandi su
questa realtà logica, al limite ignorando
totalmente la realtà fisica.
Concetti iniziali
Abbiamo preso l'argomento, che è in
pratica un primo avvicinamento al lin-
ARCHIVIO
Rappresentato in torma Tabellare
!
COD NOME IMPORTO
PROPRIETÀ’
(CAMPO)
REGISTRAZIONE
(RECORD)
DATO
Figura I - Schematizzazione di un archivio e terminologie
Come tutte le altre materie del sapere umano anche l'Analisi dei Dati utilizza Formalismi e
Terminologie Questi sono adottati dagli specialisti per unilicare il « linguaggio" con il quale i
vari concetti, sottostanti un'applicazione di Data Base, vengono espressi Fortunatamente la
materia Analisi Dati é abbastanza semplice ed intuitiva da essere accessibile a chiunque
abbia un mimmo di attitudine mentale alla schematizzazione dei problemi
guaggio SQL, un po' alla larga. Per cui
cerchiamo di tornare in tema.
I DBMS sono i prodotti più importanti
su tutte le categorie di macchine e
quindi anche su Personal Computer.
Su questa ultima categoria i DBMS
non sono i prodotti più diffusi, in quanto
l'utente del PC ha in genere problemati-
che aplicative semplici che vengono ri-
solte o da un WP o da uno Spread-
sheet. che dispone di sue funzionalità
elementari di DBMS, ma che possono
essere sufficienti per le necessità iniziali
dell'utente.
L'uso dello Spreadsheet è ulterior-
mente facilitato dal fatto che in tale
categoria di prodotti esiste un linguag-
gio comune, per cui imparare un generi-
co Spreadsheet significa impararli tutti,
in quanto non esistono differenze con-
cettuali tra l'uno e gli altri, cambiano un
po' i passi operativi, in quanto i vari
comandi (che sono sempre gli stessi)
sono attivabili in maniera un po' diffe-
rente tra i vari prodotti.
Al contrario i prodotti DBMS non so-
no tutti uguali non tanto in termini di
applicazioni affrontabili, né di tipologie
di comandi utilizzabili, quanto in termini
di filosofie sottostanti.
Le differenze fondamentali tra l'uno e
gli altri risiedono pricipalmente nella fa-
se dichiarativa, cioè in quella fase inizia-
le, che è peraltro la più importante, in
cui vengono disegnate le strutture, gli
indici e le relazioni, in cui in altre parole
viene costruito, sulla base del progetto
schematizzato nella preventiva fase di
Analisi Dati, il Data Base.
Le procedure manipolative, quelle di
creazione dei Report, o piu generica-
mente quelli di elaborazione attraverso
programmi, sono invece fondamental-
mente simili.
Citeremo, ad esemplificazione di
quanto detto, i tre prodotti che più
abbiamo avuto occasione di utilizzare
sia per motivi professionali che per ne-
cessità legate alla nostra rivista. I tre
prodotti sono il dBASE III e IV della
Ashton Tate, il Paradox 2 e 3 della
Borland e il DataEase 2.5 e 4.2, della
Data Ease International, di cui in questo
stesso numero presentiamo la prova.
Ma prima di rilevare le differenze tra
questi tre prodotti diamo alcune defini-
zioni e ribadiamo due concetti fonda-
mentali che occorre avere ben chiari
prima di utilizzare qualsiasi prodotto di
DBMS. Facciamo riferimento alla termi-
nologia dBASE, in quanto é la più dif-
fusa.
Un Archivio è un insieme di registra-
zioni omogenee (Record), riferite ad una
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
135
SPREADSHEET
Figura 2 - Schematizzazione de l concetto di Relazione I a Molti
Anche il concetto di Relazione inteso come « regolar per mettere in collegamento due archivi deve essere
capito a tondo, e davanti al caso reale, intuito, più che imparato a memoria Intuita la relazione questa può
essere poi facilmente schematizzata graficamente usando tormalismi universalmente comprensibili
serie di proprietà (Campi). Una Registra-
zione è un insieme di dati, uno per
ciascuna proprietà.
Un Dato é il valore di una Proprietà di
una Registrazione di un Archivio. Come
evidente nella rappresentazione in for-
ma tabellare di figura 1, il numero
17.800 di per sé non rappresenta nulla
se non riferito a quel Campo di quel
Record di quell'Archivio.
Per Banca Dati si intende, come piu
volte detto, un insieme di archivi tra di
loro correlati.
Per Informazione si intende una mani-
polazione dei dati di una Banca Dati.
Tale manipolazione viene eseguita per
soddisfare una necessità. Le necessità
possono essere Report. cioè stampe
con eventuali calcoli sottostanti, Query,
ovvero interrogazioni individuali od in-
siemistiche. Statistiche, che eseguono
calcoli statistici. Grafici, che elaborano
dati e tracciano diagrammi, ecc.
Una Applicazione è costituita da una
Banca Dati, dalle relative funzioni per il
suo aggiornamento, e dalle funzioni per
la manipolazione necessarie per genera-
re Informazioni,
L'indice
Un archivio ha un suo ordine fisico, in
generale costituito dall'ordine progressi-
vo di immissione delle Registrazioni in
Archivio. Tale ordine è in generale del
tutto casuale per cui è pressoché inu-
tile.
L'Archivio può utilizzare, cosa con-
sentita da tutti i DBMS, uno o più indici,
che ne permettono più viste logiche in
cui l'ordine delle registrazioni varia a
seconda delle necessità.
A differenza del mondo reale (ad
esempio un Elenco Telefonico) in cui
esiste solo un ordine fisico/logico, nei
DBMS, dato un archivio fisico, possono
esisterne infiniti ordini logici, utilizzabili
direttamente a seconda delle necessità.
L'indice serve per due necessità ope-
rative. Per organizzare i dati (ad esem-
pio prima di una stampa) o per eseguire
ricerche rapide, tramite la cosiddetta
chiave di indicizzazione.
In dBASE III gli indici non sono ele-
menti strutturali e quindi è responsabili-
tà dell'utente la loro creazione, gestione
e il loro utilizzo.
Con il dBASE IV invece esiste la
possibilità di definire gli indici (ad esem-
pio un campo, una combinazione di
campi, oppure una espressione che ma-
nipola un campo) sia in sede di creazio-
ne della struttura, sia alla vecchia ma-
niera.
Nel Paradox ogni archivio, che si chia-
ma Table. ha due differenti tipi di indice.
Quello primario va definito a livello di
struttura, che può anche essere di tipo
composto, in modo tale che la Table sia
sempre ordinata secondo tale chiave.
Inoltre con il linguaggio di interroga-
zione. che come noto si chama Query
by Example (QbE), si possono realizzare
delle Query-Speedup. che possono ba-
sarsi su indici secondari che entrano in
gioco, e quindi sono creati o riaggiorna-
ti. solo quando si utilizza la Query.
Il Data Ease 4.2. di cui vi raccoman-
diamo la lettura della prova pubblicata in
questo stesso numero, invece privilegia
la fase dichiarativa, nel senso che in
sede di definizione dell'archivio, che co-
incide con la fase di disegno della Ma-
schera di Lavoro sull'Archivio stesso,
occorre indicare tutte le proprietà del
campo e tutte le modalità operative
relative a quel campo nella maschera.
E quindi è in fase di creazione della
struttura che va indicato se quel campo
è un indice.
Per creare indici su combinazioni tra
campi occorre definire dei campi in più,
di tipo calcolato, come combinazione tra
gli altri campi.
Il fatto poi di accumunare la definizio-
ne della struttura a quella della masche-
ra comporta il fatto di trasferire alla fase
dichiarativa anche buona parte del com-
plesso problema del controllo dei dati in
immissione. Invece in dBASE e in Para-
dox la definizione dei controlli da ese-
guire sui campi in immissione viene
posticipata alla fase di creazione delle
Maschere.
In caso di controlli molto complessi
l'unica soluzione è. per tutti i prodotti, il
ricorso alla programmazione.
La Relazione
Esistono applicazioni mono-archivio e
in questo caso non sono necessarie, il
più delle volle. Relazioni (il piu delle
volte in quanto può essere necessario
creare una relazione tra un archivio e se
stesso).
Se nell’applicazione sono necessari
due archivi questi debbono essere lega-
ti da una relazione. Se non esistesse
questa necessità allora l'applicazione si
può spezzare sicuramente in due
In pratica esiste un solo tipo di rela-
zione, quella 1 a Molti (oppure si dice 1
a N), che nell'altro senso si chiama
Molti a 1, e che mette in relazione un
Record del primo archivio con uno o più
Record del secondo.
Ad esempio, ad un dato Assegno
Bancario corrisponde un Conto Corren-
te, mentre ad un Conto Corrente corri-
spondono molti Assegni
Una Relazione 1 a 1 non ha senso, in
quanto equivale logicamente ad un uni-
co archivio.
Una Relazione Molti a Molti invece,
genera necessariamente un archivio
d'incrocio. Ad esempio dato un archivio
Clienti ed un archivio Venditori, l'unica
maniera per legare gli uni agli altri è
quella di creare un archivio Ordini, ma-
trice tra i due, che sia 1 a Molti con gli
altri due. Dato un Ordine appartiene ad
un Cliente e a un Venditore Un Cliente
ha molti Ordini e un Venditore ha molti
Ordini.
Chiarito il concetto di Relazione, che
prescinde dai DBMS, occorre chiarire
come funziona la Relazione nel prodotto
DBMS. Non come funziona internamen-
te (archivi indice, puntatori, ricerca bina-
136
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SPREADSHEET
ARCHIVIO PERSONE
ARCHIVIO PROVINCE
NOMEC
TIPO
LNGH DEC
NOMEC
TIPO
LNGH DEC
Car
4
RAGR
Car
1
CITTA
Car
15
Dm
Car
14
CAP
Car
5
DTRG
Data
8
PHTEL
Car
4
INDI
Car
24
SCONTO
Num
5 2
CAP
Car
S
crrr
Car
14
PROV
Car
2
VTOT
Num
9
SCNT
Num
5 2
SLDO
“
9
Figura 3 Strutture dei due archivi usati in questo articolo
Pensiamo di scrivere due articoli II primo con esempi monoarchivio e biarchivio. il prossimo con esempi più
complessi su cinque archivi Per ora usiamo un archivio Persone, di cui vediamo la struttura, ed un archivio
relazionato Province h nspettivi campi di relazione sono Prov e Siglai La relazione è I a Molli, in quanto una
persona risiede in un'unica provincia e in una provincia risiedono molle persone
ria, ecc non interessano l'utente finale)
ma come funziona agli ochi dell'utilizza-
tore
In una situazione analoga a quella
della figura 2. una volta aperti gli archivi
e le relazioni, è il DBMS che garantisce
che a qualsiasi spostamento sull'archi-
vio Ordini, corrisponda automaticamen-
te ed istantaneamente lo spostamento
degli altri due archivi, sui Record colle-
gati attraverso la relazione.
Nell'esempio della figura è come se
l'archivio Ordini si arricchisse di tutti i
campi sia nell'archivio Clienti, sia di tutti
i campi dell’archivio Venditori. Cliente e
Venditore che corrispondono a quelli
interessati dall'ordine.
In dBASE III o IV. la relazione non è
un fatto strutturale, ma deve essere
«confezionata» dall'utente che deve es-
sere sicuro che «funzioni».
In Paradox la Relazione entra in gioco
quando si lavora con il Query by Exam-
ple. Nei due schemi delle strutture van-
no inseriti due «examples», due strin-
ghe identiche che servono per definire il
collegamento.
Inoltre possono essere utilizzate delle
istruzioni che servono per definire il tipo
di manipolazione eseguite su quella re-
lazione.
Nel DataEase l'utilizzatore crea diret-
tamente un Data Base, in cui inserisce
le strutture dei vari Archivi e. in uno
degli Archivi di Sistema, le varie Relazio-
ni, che vengono digitate in una Masche-
ra totalmente guidata. In pratica anche
la Relazione diventa un elemento strut-
turale, e. una volta create, possono es-
sere utilizzate direttamente nella defini-
zione dei vari archivi, ad esempio nei
campi calcolati o nei campi di lookup.
SQL
Il «vecchio Wordstar» indica Pagina 8.
Riga 39, per cui abbandoniamo le digres-
sioni che ci hanno portato fuori tema e
cominciamo finalmente a parlare di SQL
L’SQL (Structured Query Language) è
un linguaggio nato oltre 10 anni fa in
casa IBM che ha riscontrato immediata-
mente un buon gradimento. Si è infatti
rapidamente diffuso come linguaggio in
grado di standardizzare applicazioni che
potessero girare indistintamente sia su
Mainframe che su Minicomputer.
Il suo successivo apparire nel mondo
Micro è la naturale evoluzione di un
linguaggio teso alla standardizzazione
dei Mezzi di interrogazione delle Basi di
Dati, standardizzazione necessaria nelle
grosse organizzazioni dove esistono tut-
te le categorie di macchine, che ormai
hanno tutte la stessa importanza «stra-
tegica».
I vari DBMS, come si é detto, risolvo-
no in genere il problema della gestione
di una Base Dati in maniera originale,
con strumenti di costruzione, manipola-
zione e interrogazione che rispondono a
precise regole sintattiche e procedurali
derivate dalla progettazione del DBMS
stesso.
Se a questo aggiungiamo la crescente
interazione tra Micro e macchine di clas-
se superiore, con conseguente condivi-
sione di informazioni, otteniamo il terre-
no di coltura adatto alla comparsa sul
mercato di DBMS, e addirittura Spread-
sheet, che «sfoggiano», tra i vari tool per
l'interrogazione, anche l'SQL.
Abbiamo quindi dei pacchetti che par-
lano anche SQL e. volendo, sono aperti
alla costruzione ed esecuzione procedu-
re ibride adatte al dialogo con Mini e
Main.
Nel perseguire la finalità di standardiz-
zare le applicazioni, non é stato tralascia-
to l'obiettivo di creare un linguaggio
semplice, con un set ridotto di istruzioni
dalla sintassi il piu possibile naturale
L’SQL è un linguaggio di interrogazio-
ne molto avanzato che permette di pre-
scindere dalla organizzazione fisica dei
dati dando in sostanza la possibilità di
impostare set di informazioni indipen-
denti della loro collocazione fisica.
Restano quindi ben separate le com-
petenze. L'utente dovrà solo indicare
quali sono le informazioni che desidera,
mentre il sistema si dovrà preoccupare
del come queste informazioni debbano
essere reperite e visualizzate.
Al lavoro
La necessità oggettiva di utilizzare
degli esempi pratici, per rendere più
comprensibili le parole, ci spinge ad
immaginare una situazione in cui sia
necessario interrogare due archivi in am-
biente dBase IV.
Nell'archivio Persone sono raccolte
informazioni relative ad ipotetiche ditte,
mentre nell'archivio Province son regi-
strate informazioni relative alle 95 Pro-
vince italiane (fig. 3).
Procederemo ora in «slalom parallelo»
(siamo in piena stagione) tra due serie di
istruzioni semplici, la prima serie, a sini-
stra, in linguaggio dBase standard, la
seconda in linguaggio SQL (sempre sot-
to dBase e quindi utilizzando gli stessi
archivi).
Figura 4.1. - List é un comando di
visualizzazione generico. Perché possa
lavorare occorre preventivamente aprire
l'archivio (USE).
Se al comando List facciamo seguire
un elenco di campi, il sistema limiterà la
visualizzazione solo ai dati indicati nell'e-
lenco. Anche "LIST PERSONE
— *DITT,...'' è corretto, volendo indicare il
campo con il suo archivio di appartenen-
za. ma non é obbligatorio in quanto, in
questa situazione, il nome dell'archivio
di lavoro é implicito.
Se apriamo l'archivio Province non
abbiamo più i dati di Persone a disposi-
zione. ma solo quelli dell'archivio aperto.
Infatti possiamo lanciare l'istruzione
"LIST PROVI NCE-*SIGLA", ma non
quella 'LIST PERSONE-.DITT... ' perché
Persone è chiuso.
Si è detto che in SQL l'onere di
reperire e organizzare al meglio i dati
richiesti è esclusivamente del sistema.
A questo scopo, l'unica operazione pre-
ventiva richiesta è la dichiarazione degli
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
137
SPREADSHEET
USE PERSONE
USE PROVINCE
USE PERSONE
LIST D1TT, INDI
USE PROVINCE
OBDEFINE PERSONE;
SELECT * FROM PERSONE;
DBDEF1NE PROVINCE;
SELECT * FROH PROVINCE;
SELECT DITT,INDI,CITT
FROM PERSONE;
FROM PROVINCE;
■*.19
USE PROVINCE
AVERAGE SCONTO
CALCULATE AVG(VTOT),;
AVG(VTOT*SCNT/10O) F'
IN PROV+DITT TO 1ND2
T AVG(SCONTO)
OH PROVINCE;
T AVG(VTOTJ,AVG(VTOT*SCNT/100>
M PERSONE 01
5 COMANDI INSIEMISTICI - VISUALIZZAZIONE DI
COMANOl SINTETICI IN SOL
VARIE COMPOSIZIONI DI COMANDI IN dBASE
oppure PROGRAMMAZIONE
FROM PERSONE
GROUP BY PROV, RAGR;
ELECT PROV, RAGR, SUM(VTOT)
FROH PERSONE
HAVING SUN VT0T>1 0000000;
Figura 4 - Comandi su unico archivio Per scrivere questo primo articolo abbiamo utilizzalo
l'SOL presente nel dBASE IV. che essendo una versione semplificata degli SQL su
Mainlrame o Mini e degli altri su PC I Oracle . Paradox, ecc.l. risulta molto meno potente ma
più maneggevole e quindi più adatto alla finalità didattica dell'articolo
archivi che compongono il Data Base
(DBDEFINE). Gli archivi, una volta dichia-
rati, possono essere referenziati in ogni
momento e per qualsiasi operazione.
Volendo quindi visualizzare dati in ma-
niera indipendente e da due archivi, con
dBase passiamo da un archivio all’altro
avendo a disposizione un set di dati o un
altro, in SQL abbiamo sempre a disposi-
zione entrambi i s.et di dati (perché
dichiarati come patrimonio informativo
del DB).
Figura 4.2 - La selezione dei campi e
dei record da visualizzare sì ottiene me-
diante la specifica dell’elenco dei campì
da visualizzare e della formula logica in
grado di individuare il gruppo di registra-
zioni che ci interessano. Tralasciando il
problema delle aperture e chiusure di
archivio, la sintassi è simile: là dove in
dBase si usa il FOR, in SQL si utilizza il
WHERE (salvo un piu ampio utilizzo
dell'opzione WHERE in SQL, che vedre-
mo in seguito). Sia per il primo che per il
secondo è possibile porre una condizio-
ne di selezione.
Figura 4.3 - Lo stesso si può dire per il
calcolo semplice di valori che può essere
eseguito sia orizzontalmente in rapporto
ai valori di una registrazione, sia vertical-
mente sui dati appartenenti ad un insie-
me. Da notare che mentre in dBase
l’istruzione vera e propria cambia (AVE-
RAGE) ed ha effetto sull'archivio in uso,
m SQL no. è una funzione di calcolo
(AVG) che viene applicata all'insieme
selezionato (SELECT . WHERE) di un da-
to archivio (FROM). Anche ricorrendo
alla recente istruzione (c’è in dBase IV e
non in dBase III) CALCULATE non
avremmo la stessa praticità sintattica e
procedurale.
Figura 4.4 - L'ordinamento dei dati in
un archivio dBase può essere affidato ad
un SORT (fisico) o a un INDEX (logico).
Nel primo caso l’archivio sarà autosuffi-
ciente in quanto esso sarà fisicamente
copiato in ordine. Nel secondo caso
«l’effetto ordinamento^ sarà dato dall'a-
pertura contemporanea di un archivio e
un indice, con quest'ultimo unico re-
sponsabile dell'ordinamento.
In SQL l’ordinamento è solo logico ed
è una specifica della modalità di visualiz-
zazione di un campo in base ad un
determinato criterio (ASC/DESC). Là do-
ve in dBase occorre una espressione di
campo per ottenere un ordinamento su
chiave multipla, in SQL è sufficiente un
elenco di campi
Da notare che mentre in Dbase l'ordi-
ne di visualizzazione dipende dall'indice
attivo ed é indipendente dal set di infor-
mazioni che vogliamo visualizzare, in
SQL la clausola ORDER BY deve riferirsi
ad un campo dichiarato nella SELECT.
Figura 4.5 - In alcuni casi le nostre
necessità informative richiedono elabo-
razioni un po' più complesse delle sem-
plici visualizzazioni o del semplice calco-
lo di dati. In alcuni di questi casi il dBase
non riesce con comandi interattivi a
risolvere il problema. Totalizzazioni anali-
tiche e raggruppamenti devono essere
risolti con comandi complessi come il
TOTAL ON (che genera un archivio) se
non addirittura con la stesura di piccoli
programmi o con la realizzazione di Re-
port di stampa.
L'SQL risponde in parte a questa esi-
genza con l’opzione GROUP BY che
permette totalizzazioni per gruppi e sot-
togruppi e addirittura permette con la
clausola HAVING di subordinare ad una
condizione la visualizzazione del risul-
tato.
Addentrandoci, sempre con la dovuta
cautela, in problematiche di livello supe-
riore, si fa sempre piu evidente la dire-
zione in cui sono dirette le energie SQL
(Fig. 5).
Imbastendo una situazione relazionale
tra i nostri due archivi, possiamo avere in
linea le informazioni di Persone e quelle
di Province, avendo la certezza che per
ogni «persona» del primo archivio avre-
mo a disposizione le informazioni della
138
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
SPREADSHEET
relativa «provincia» nel secondo.
Figura 5.6- Le istruzioni necessarie al
dBase III (due in meno in dBase IV) per
predisporre un tale meccanismo sono
sette oltre a quella successiva di visualiz-
zazione. Occorre aprire gli archivi su due
zone di lavoro diverse (SELE/USE), oc-
corre indicizzare l'archivio «di consulta-
zione» sul campo adatto al funzionamen-
to della relazione (INDEX) e occorre
lanciare la relazione tra l'archivio di lavo-
ro e quello di consultazione (SET RELA-
TION).
In SQL l'operazione è più naturale, è
sufficiente indicare i campi che si voglio-
no visualizzare (SELECT), gli archivi in cui
si trovano (FROM) e il criterio di relazio-
ne tra gli archivi (WHERE).
Anche per indicare un criterio di rela-
zione si utilizza quindi l'opzione WHERE.
la stessa che viene utilizzata per specifi-
care un criterio di selezione dei record.
Figura 5.7- Come dovremmo compor-
tarci se volessimo visualizzare dati da
entrambi gli archivi, ma non per tutte le
registrazioni?
L'istruzione sarebbe la stessa salvo
che per una leggera complicazione, del-
l'opzione WHERE, a cui va semplice-
mente aggiunto il criterio di selezione
dei record. Il sistema provveder a deci-
frare al meglio l'istruzione WHERE che
in tale caso svolge due funzioni.
Figura 5.8- In una situazione relaziona-
le, nell'elenco dei campi da visualizzare
si può fare riferimento a campi di più
archivi. È Possibile dunque lanciare una
LIST o una SELECT e richiedere campi
da Persone. Province e Campi calcolati
Ma, essendo in dBase sempre solo
uno l'archivio di lavoro, è sempre neces-
sario con il LIST, referenziando campi di
archivi diversi, utilizzare il nome comple-
to di campo.
Questo è formato, come detto prece-
dentemente, dal nome dell'archivio piu il
nome campo o dell'identificativo di SE-
LE (A, B, ...), più il nome del campo. In
pratica i campi dell'archivio province sa-
ranno indicati con 'Province— »SIGLA'
L'istruzione SELECT resta invece
sempre uguale a se stessa e fedele al
concetto secondo il quale è sufficiente
indicare ciò che si desidera vedere, sor-
volando sul come fare per organizzare la
risposta.
Figura 5.9 - Una volta stabilita la rela-
zione si ha, sull'insieme di Archivi aperti,
la stessa semplicità operativa che si
avrebbe su un archivio unico. Tutti i
campi di tutti gli archivi sono ugualmen-
te utilizzabili per qualsiasi tipo di opera-
zione (indici, ordinamenti, selezioni, cal-
coli, ecc),
È compito del DBMS quello di reperi-
re, sulla base delle regole relazionali, i
vari dati «disseminati» nei vari archivi,
Conclusioni
I prodotti DBMS sono tuttora in evolu-
zione. Nei prossimi anni ci daranno mol-
to «filo da torcere». Ce ne sono in
circolazione numerosi e in generale
ognuno ha qualche lato originale ed
indovinato, che lo differenzia dagli altri.
Esiste uno standard di fatto che é il
dBase III. recentemente aggiornato in
dBase IV, ma che sta subendo pesanti,
ed in certi casi efficaci, attacchi da
prodotti concorrenti, specie sul fronte
della «facilità d’uso», fondamentale chia-
ve del successo di qualsiasi prodotto su
PC.
La apparizione delI'SQL. anzi dei vari
SQL, anche nel mondo dei Micro rappre-
senta un ulteriore indice del fermento di
questo settore del mercato.
II nostro obiettivo è. anche se non
avete nessuna intenzione di diventare
esperti SQL, di darvene un assaggio,
che vi faccia capire, con dei semplici
esempi pratici, di che cosa si tratta,
Nel prossimo numero continueremo
l'argomento presentando esempi più
complessi e sperimentando anche l'SQL
del Windows Excel, <éc
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
139
GRAFICA
Automatismi nella produzione
di Business Graphics
di Francesco Petroni
Inizialmente, ci riferiamo
ovviamente al mondo
dell'Informatica Individuale,
l'attività di produzione di
Grafica di tipo Commerciale
(utilizzeremo nell'articolo i
termini inglesi di Business
Graphics o più sinteticamente
Charting) era considerata
un'attività estemporanea. I
primi prodotti erano inoltre del
tutto manuali, e gli unici
automatismi riguardavano la
possibilità di leggere
direttamente file di vario
formato, per prelevarne i dati
MESE PROD.A
Gennaio 52.469
Febbraio 68.343
Marzo 108.343
Aprile 168.650
Maggio 277.417
Giugno 274.984
Luglio 263.041
Agosto 147.951
Settembre 285.253
Ottobre 329.056
Novembre 400.215
Dicembre 476.751
PROD.B PROD.C
389.677 407.819
250.218 265.285
290.880 280.463
286.669 327.727
446.886 430.947
340.370 356.127
298.733 291.987
125.744 143.590
275.172 245.927
271.919 255.561
296.851 282.908
282.593 310.266
Figura 1 / dall usali per i nostri esempi
L 'automazione nel Charting prevede l'accesso di-
retto, da parie del prodotto gralico. ad un hle in cui
siano presenti i dati I formati percentualmente piu
lem dai vari prodotti gralici sono quelli legati ai
pacchetti più diffusi ILotus 123. dBase III e ASCII) I
dall da graficaie possono sempre essere espressi
La categoria di prodotti software Bu-
siness Graphics ha avuto, nel corso
degli anni, un notevole sviluppo soprat-
tutto per il fatto che l'attività più critica
in qualsiasi tipo di elaborazione (che è
quella di immissione dati) nel Charting o
è minima, o, se i dati numerici da grafi-
care si leggono da un file, è addirittura
nulla. In altre parole se si hanno a
disposizione dei dati, tirarne fuori dei
grafici, come ulteriore elaborazione, è
quasi «gratis».
«Quasi» perché il lavoro da eseguire
non è ancora completamente «azzera-
to», Una volta letti i dati vanno definite
le altre caratteristiche del Grafico, carat-
teristiche sia di tipo contenutistico, sia
di tipo estetico.
Il passo successivo nell'automazione
è proprio quello di memorizzare «l'este-
tica» del grafico, in altre parole memo-
rizzare del grafico anche tutto quello
che non siano dati. In tale maniera si
raggiunge un buon livello di automazio-
ne in quanto basta inizialmente confe-
zionare una serie di formati «prototipo»,
nei quali siano impostate tutte le carat-
teristiche estetiche, e poi all'occorrenza
combinare uno di questi prototipi con i
dati, letti automaticamente dal file. Cosi
la gran mole di lavoro ripetitivo nella
realizzazione periodica dei grafici viene
sensibilmente ridotta.
Reporting grafico
Il termine Reporting è notoriamente
legato al concetto di «tabulato», ovvero
stampa in forma più o meno tabellare di
numeri che rappresentano, in maniera
analitica o sintetica, l'andamento di uno
o più fenomeni.
I Report possono essere di tipo
estemporaneo o di tipo periodico. Que-
sti ultimi corrispondono in pratica a pro-
grammi da eseguire a determinate sca-
denze (Report Mensili, Report Annuali)
ed hanno la caratteristica di avere sem-
pre lo stesso aspetto esteriore, mentre
cambia ovviamente il contenuto.
I primi invece possono rendersi ne-
cessari in seguito ad esigenze impre-
viste.
È evidente che i Report estemporanei
sono «costosi» in quanto va realizzato
un solo «prototipo» che viene eseguito
una sola volta. Quelli periodici sono più
economici in quanto ne viene costruito
uno che però viene eseguito molte
volte.
Questo stesso ragionamento, di pro-
duzione estemporanea o periodica, si
può trasferire sulla produzione di Busi-
ness Graphics, che in tal caso si può
chiamare Reporting Grafico.
In questo articolo facciamo un po' il
punto della situazione sull'argomento,
con particolare rilievo all'aspetto auto-
mazione della produzione, mediante la
quale anche la realizzazione di Business
Graphics viene elevata a dignità di attivi-
tà elaborativa procedurale.
Le due strade percorribili
Di fronte al problema di produrre in
maniera automatica dei Grafici di tipo
Business, le soluzioni percorribili sono
due.
La prima é quella di utilizzare un pro-
dotto integrato, che permetta sia di
trattare i dati, sia di visualizzarli in forma
grafica, attraverso il modulo GRAPH (o
comunque si chiami) sempre presente
in tale categoria di prodotti.
La seconda è quella di utilizzare un
prodotto grafico «stand alone» che ab-
bia però la capacità di leggere il file nel
formato originario per estrarne i dati
voluti. Tra le due strade la prima é
teoricamente la più comoda, in quanto
non occorre affrontare il problema del
trasferimento dei dati da graficare, ma
presenta due svantaggi.
II primo è che in un prodotto integrato
il modulo Business Graphics non è evo-
luto come lo è nei prodotti «stand alo-
ne», Il secondo svantaggio è che in
140
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
GRAFICA
genere i dati da graficare provengono
dagli ambienti più disparati, sia in termi-
ni dì macchine che di prodotti software,
e in molti casi questi non hanno nulla a
che vedere con un prodotto integrato.
La seconda soluzione, quella di ricor-
rere ad un prodotto «stand alone», per-
mette risultati estetici più efficaci, ma
presenta un «punto critico» proprio nel
passaggio dei dati.
La sua criticità consiste nel fatto che
tratta di un «punto di non ritorno» e
quindi i dati letti debbono essere esatta-
mente quelli da grafìcare.
Un errore nei dati o nelle impostazioni
è più facilmente correggibile in un inte-
grato, dove il Diagramma è sempre un
sottoprodotto della tabella con i dati. Se
si lavora con un prodotto grafico «stand
alone», va invece rieseguito compieta-
mente il processo di generazione dati e
di trasferimento nel prodotto grafico.
I tre formati che i prodotti
di Charting debbono leggere
In pratica i formati che tutti i prodotti
di Charting possono leggere in fase di
importazione dei dati sono tre. Inoltre
ciascun prodotto legge anche altri for-
mati. principalmente quelli generati con
pacchetti software della stessa casa. I
tre formati più diffusi sono:
— il formato Lotus 123, in quanto for-
mato standard nel mondo degli spread-
sheet, riconosciuto in lettura e in scrit-
tura da buona parte degli altri prodotti di
tale categoria e di altre categorie.
In fase di predisposizione del grafico
occorre indicare in quali zone del tabel-
lone sono dislocati i dati da graficare. In
genere l’indicazione delle zone può av-
venire sia mediante i tradizionali riferi-
menti delle celle sia mediante il nome
che, nello Spreadsheet, si può assegna-
re alle celle stesse.
La possibilità di far leggere diretta-
mente al prodotto di Charting il file con i
dati può avere più livelli di sofisticazio-
Figura 2 - Microsoft
Chart 3 0
Chart è un prodotto
« storico ». in quanto é
prodotti di grafica
commerciale. E' nato
all'epoca del Multiplan
e quindi già dalle pri-
me versioni disponeva
di efficaci strumenti di
Linking verso il prodot-
to « fratello a Succes-
sivamente tutte le fun-
zionalità grafiche del
Chart sono state inse-
rite «pari pana nell'Ex-
cel. che integra dati e
Figura 4 - Freelance
Plus Versione 3 0 - Da-
ta Entry del Datalink
Con questo termine
zionalità di collega-
dotti gràfici della Lotus
I Freelance 3 0 e
Graphwriter III e file
esterni. Nel salvare il
lavoro quindi non ven-
modalità con la quale
questi vengono letti
dal file dove nsiedono
141
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
GRAFICA
ne. in dipendenza della caratteristica di
tale lettura.
Citiamo la possibilità di leggere più
serie non contigue. La possibilità di leg-
gere non solo celle con dati numerici
ma anche celle con dati alfabetici, che
contengano titoli, etichette, legende,
— L'altro formato standard letto un po'
da tutti è il DBF. ovvero l'archivio in
formato dBase III. In generale i vari
prodotti grafici però possono solo leg-
gere e non elaborare i dati e quindi
spesso é necessario realizzare, in dBa-
se stesso degli archivi che contengano i
dati da graficare già opportunamente
manipolati.
Ad esempio se si deve analizzare in
forma grafica l'andamento per mese di
un archivio vendite occorre costruire un
archivio in cui i dati siano già totalizzati
per mese, in quanto è difficile che il
prodotto grafico possegga proprie fun-
zioni di totalizzazione.
Dal dBase III questa operazione di
totalizzazione, come sanno i molti utiliz-
zatori di questo DBMS, è molto sempli
ce in quanto richiede l'esecuzione di un
unico comando, che crea proprio un
archivio di totali.
— ASCII. Questo è il formato ottenibile
da qualsiasi prodotto e leggibile da pres-
soché tutti gli altri. É in pratica un
formato tabellare solo che le colonne
possono essere individuate indiretta-
mente, indicandone la dimensione, in
numero di caratteri, oppure è diretta-
mente la routine di lettura che interpre-
ta i blank tra le colonne come elementi
separatori.
In figura 1 vediamo un tabella ASCII,
ma può essere un archivio DBF o un file
123, utilizzata per realizzare qualcuna
delle illustrazioni a corredo dell'articolo.
Passiamo in rassegna ora alcuni pro-
dotti sia di Grafica «stand alone» sia
Integrati, scelti tra quelli più diffusi e di
cui abbiamo avuto occasione di parlare
in sede di prova, per vedere applicata a
casi reali la problematica di produzione
automatica dei grafici.
Microsoft Chart
Chart è nato all'epoca del Multiplan
come «braccio grafico» di questo tabel-
lone elettronico, dal quale é in grado di
leggere direttamente i dati, con una
funzione di Link, che può essere caldo o
freddo (figura 2)
Successivamente la funzione Linking
e stata estesa ad altre tipologie di file
come Lotus, dBase III e ASCII. Si tratta
di un link un po' limitato soprattutto per
il fatto che si lavora «al buio» nel senso
che occorre avere ben chiara la disposi-
zione dei valori numerici e dei vari ele-
menti alfabetici al contorno.
È possibile infatti leggere anche le
intestazioni delle sene e le legende, che
debbono risiedere o su una riga o su
una colonna, a seconda del fatto che le
serie siano organizzate per riga o per
colonna.
In fase di salvataggio, se si sceglie
Link Yes. vengono memorizzate nel (ile
142
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
GRAFICA
Chart le regole per il collegamento e
quindi il file con i dati deve essere reso
disponibile in un successivo riutilizzo del
file stesso. Se si sceglie Link No si
esegue una semplice copia di dati dal
file dove risiedono al foglio di Data
Entry del Chart.
Altra funzionalità che facilita il lavoro
ripetitivo e quella che permette di cari-
care o di salvare del file Chart o solo i
valori numerici o solo le specifiche di
formattazione o ambedue.
Si può quindi lavorare per «prototipi»,
realizzando cioè un primo esemplare del
disegno e poi, volta per volta, caricando
solo I dati e lasciando fissa la formatta-
zione.
In questo caso il lavoro ripetitivo vie-
ne molto alleggerito ma non eliminato
del tutto, in quanto alcuni elementi sicu-
ramente variabili tra un disegno e l'altro,
come ad esempio il titolo, fanno parte
non dei dati, ma della formattazione.
Va infine citata la possibilità di lancia-
re l’esecuzione del Grafico, o di più
grafici indicati in un file ASCII, diretta-
mente da DOS. e questo rende pratica-
bile una produzione automatica diretta-
mente da DOS. analoga ad una qualsia-
si procedura Batch.
Il Datali nk del Graphwriter II
e del Freelance
Con questo termine viene indicata la
funzionalità di collegamento «caldo» tra
prodotti grafici della Lotus (Freelance
3.0 e Graphwriter II) e file esterni.
Va subito precisato che si tratta di
due prodotti differenti. Il primo è un
prodotto di grafica vettoriale con una
sofisticata sezione «Charting». Il secon-
do è un prodotto specializzato (venti-
quattro tipi e numerosi altri sottotipi)
che fa solo Charting.
Nel primo. Freelance, il file con il
grafico realizzato può essere salvato sia
come CHT (memorizzazione degli ele-
menti per fare il diagramma), sia come
DRW. in cui il diagramma è tracciato, ed
e quindi scomposto e memorizzato in
forma vettoriale.
Al grafico si possono poi aggiungere
altri elementi vettoriali, oggetti prelevati
da librerie, e addirittura, questa è una
caratteristica del Freelance 3.0. inserti
di immagini Bit-Mapped in formato TIFF
(figura 3).
Queste caratteristiche sono partico-
larmente utili nel Desktop Presentation,
ovvero in quella grafica in cui è impor-
tante anche, se non soprattutto, l'este-
tica.
Quindi utilizzando il Datalink in pratica
si realizza il collegamento «caldo» e
memorizzando in formato CHT, si me-
morizzano non i dati da graficare, ma le
modalità con le quali questi sono letti
dai file, di vario formato, dove risiedono.
In figura 4 vediamo la schermata del
Datalink. In questo particolare ambiente
è possibile, premendo un tasto funzio-
ne. far apparire in forma tabellare il
contenuto del file di dati con il quale si
sta dialogando ed in tal modo è impos-
sibile sbagliare le impostazioni.
Altra caratteristica interessante del
Datalink è quella di poter «leggere» dal
file esterno non solo tutti gli elementi
numerici ed alfabetici, come titoli, note,
legende, ma anche le caratteristiche
estetiche degli elementi da graficare.
Ad esempio si può leggere il colore
delle varie barre di un Istogramma. Se
questo viene prodotto con uno Spread-
sheet il colore può essere il risultato di
una operazione logica.
Con il Graphwriter II si può ottenere
una automazione completa della produ-
zione in quanto i vari diagrammi da
realizzare possono essere impaginati
(più disegni in una pagina) e memorizza-
ti in un elenco. Questo elenco di dia-
grammi, impaginazione compresa, può
essere mandato in esecuzione per mez-
zo di un sottoprogramma esterno al
prodotto, lanciabile da DOS.
Ad esempio è possibile eseguire da
dBase III, e rimanendo in dBase III. una
procedura che elabora i dati da graficare
e lancia un comando DOS che produce
(lanciando l'eseguibile del Graphwriter)
la sequenza di disegni sull'unità di
output voluta (stampante o plotter)
In tale caso le modalità di esecuzione
sono del tutto analoghe a quelle da
seguire in caso di lancio di Report dBa-
se tradizionale.
Utilizzo di un linguaggio
tradizionale ad esempio il Basic o
di un linguaggio grafico
ad esempio il Graftalk
Utilizzare un prodotto di Charting
«stand alone» presenta numerosi van-
MCmicrocomputer n, 93 - lebbraio 1990
143
GRAFICA
taggi, sia per il fatto che si tratta di
prodotti facili da usare, sia per il fatto
che lavorando per prototipi si minimizza-
no i tempi necessari per realizzare gros-
si volumi di diagrammi ripetitivi.
Tali prodotti presentano però due li-
miti, che in caso di necessità particolari,
possono renderli inadatti o addirittura
insufficienti.
Il limite principale è costituito dal nu-
mero di serie e dal numero di valori per
serie. Ad esempio se si vogliono grafi-
care, con un diagramma di tipo lineare,
l'andamento annuale di cinque serie di
valori giornalieri, occorre trattare 5 per
365, ovvero 1825 valori.
In questo caso la finalità del grafico
non è più «Business» in quanto in ge-
nere si tratta di graficare andamenti di
fenomeni fisici (esempio le temperatu-
re) o di graficare letture di dati stru-
mentali (esempio le tensioni in un im-
pianto).
In altre parole un elemento determi-
nante nella scelta del prodotto e nella
possibilità di automatizzare la produzio-
ne di diagrammi è il tipo di grafico
voluto.
Il tipo a barre in genere serve quan-
do si vogliono visualizzare poche serie
e pochi valori per serie, il tipo a torta
può andare bene per una sola serie e
per pochi valori (una torta con più di
10, 12 valori sarebbe illeggibile).
Nella rappresentazione di grandezze
strumentali, letti cioè automaticamente
da strumenti, i valori possono essere
centinaia e l'unico metodo per rappre-
sentarli è il diagramma di tipo lineare o
il tipo a dispersione.
Se occorre realizzare tali tipi di dia-
grammi occorre quindi assicurarsi che il
prodotto che si vuole usare «ce la fa».
Un altro limite presente negli integra-
ti è costituito dalla difficoltà di program-
mare il grafico, intendendo con tale
termine la possibilità di inserire para-
metri variabili, condizioni, calcoli interni,
ecc., al di fuori delle tipologie standard
disponibili.
li lavoro per prototipi va bene quando
i grafici sono molto simili l'uno agli altri,
ma non è più praticabile quando entra-
no in gioco elementi variabili tra un
grafico e gli altri
Le soluzioni a questo problema pos-
sono essere quelle di scnvere, con un
linguaggio dì programmazione, ma che
disponga anche di istruzioni grafiche,
un programma tradizionale, che legga,
elabori e in uscita produca il disegno. I
limiti consistono nel fatto che ad ogni
programma, a meno di non scriverne
uno molto complicato, corrisponde un
solo tipo di grafico, e che. ovviamente,
i costi di realizzazione del singolo grafi-
co aumentano notevolmente.
Una soluzione intermedia è quella di
utilizzare un prodotto misto, col quale
sia possibile sia fare del Charting, sia
fare della programmazione tradizionale
orientata ai Charting.
Esempio di questa categoria di pro-
dotti. peraltro molto rara, è il Graltalk
della DataEase International, che può
diventare un linguaggio procedurale a
tutti gli effetti.
In tale maniera si può anche risolve-
re il problema del volume dei dati in
quanto nel programma si possono inse-
rire letture parziali del file e disegni
parziali.
In figura 5 vediamo un esempio di
diagramma realizzato con Graftalk che
graficizza centinaia di valori distribuiti
su ben dodici serie.
Boeing Graph - Il tridimensionale
Boeing Graph. di cui esistono più
versioni con diversi nomi, presenta due
singolarità. È un prodotto tridimensio-
nale e dispone di un micro spreadsheet
asservito ai suoi scopi (figure 6 e 7)
Questo mini tabellone dispone di nu-
merose funzioni di editing e di calcolo
per facilitare il lavoro a chi inserisce i
dati.
Il caricamento della tabella può esse-
re eseguito direttamente da file esterni
di diverso formato, cosi come anche il
salvataggio dei dati o del grafico risul-
tante può essere eseguito in svariati
formati.
La tridimensionalità in un prodotto di
Charting può essere un «effetto spe-
ciale» (si veda ad esempio la torta fatta
con il Chart) o un modo per rappresen-
tare più serie numeriche, che appaiono
all'osservatore disposte su piu piani.
La tridimensionalità rende difficoltosa
la lettura dei dati, ma è molto spettaco-
lare ed é quindi adatta al Desktop Pre-
sentation,
144
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
GRAFICA
Figura 12 - Grafico
automaticamente ver-
so Word 5 Nel mondo
della grafica gli auto-
grafici, ma possono ri-
guardare anche la dire-
none che va dal pro-
dotto grafico ad un
Word Processor evo-
luto o un Publisher
Qui vediamo una inte-
ressante caratteristica
del Word 5. la funzio-
ne di collegamento
che permette di detim-
documento e zone di
un foglio elettronico,
disegni, o file testuali
li
ini
Ììi
-I ■
1
GRAFICO CON SOTTOSTANTE
PROCEDIMENTO DI CALCOLO
AD ESEMPIO REGRESSIONE LINEARE
Figura 13 Gral
calcolo Si
Con questo termine
intendiamo dire che in
taluni casi occorre gra
ficaie dei dati ottenuti
con un prodotto inte-
grato nessuna diflicol-
loglio elettronico i cal
coli Ma anche i prò
dotti grafici piu evoluii
presentano tiplogie di
diagrammi in cui gli
elementi da visualizza-
re sono prodotti via
calcolo Qui vediamo
Charting con gli integrati
Tutti gli Integrati o gli Spreadsheet
evoluti dispongono di moduli Graph,
che permettono di visualizzare in (orma
grafica i dati contenuti nel tabellone.
Variano in genere il numero di tipi di
grafici realizzabili e le modalità con le
quali questi sono visualizzati sul video.
Vediamo in rapida sequenza il Lotus
123 Release 3. che come il suo prede-
cessore Release 2. è ancora text-
oriented.
Permette di produrre schermate con
i grafici, alternative a quelle testuali.
L'unica «concessione» al dilagare della
grafica é la modalità di visualizzazione
finestra grafico, che divide in due il
video (figura 8).
In Microsoft Excel il grafico occupa
un proprio foglio, del tutto differente da
quello con i dati, anche se il foglio
grafico deve far rifenmento a un foglio
con i dati (figura 9).
Il modulo Grafico di Excel è parente
stretto del Chart e permette anche, al
pari di Chart, la possibilità minima di
inserire elementi vettoriali semplici nel
grafico prodotto.
Si tratta di testi, le linee e frecce,
che possono servire per inserire dei
«commenti» sul disegno.
Il Quattro Professional permette va-
rie cose (figure 10 e 11).
Innanzitutto di impaginare, in una zo-
na del tabellone, un grafico. Il grafico
occupa quindi un rettangolo di celle e
subisce le sorti, per cosi dire, delle
celle stesse, per cui può essere allarga-
to e ristretto intervenendo non sul gra-
fico ma sulle righe e/o le colonne su
cui è posizionalo.
Permette poi, con il modulo Annota-
te, di personalizzare, anche in maniera
pesante il grafico prodotto. In pratica
nel Quattro Professional è presente un
modulo grafico di tipo vettoriale (si trat-
ta di un prodotto Draw di caratteristi-
che medie) con il quale si può sia inter-
venire su qualsiasi elemento del dia-
gramma, sia inserire, con tipici stru-
menti di Drawing. elementi vettoriali al
disegno
Il disegno cosi realizzato risiede nel
file spreadsheet oppure si può salvare
nel classico formato PIC.
Permette anche, nel caso si realizzi-
no piu disegni, di costruire uno Slide
Show, con la temporizzazione del pas-
saggio da una figura alla successiva.
Altre problematiche
Prima di concludere citiamo altri temi
legati al tema dell'automazione nella
produzione e nell'uso dei grafici.
Il primo è il fatto che può servire non
tanto l'automazione nella produzione
del disegno, quanto l'automazione nel
suo uso. Vediamo in figura 12 la funzio-
ne di preview del Microsoft Word 5, e
nella pagina che appare si dovrebbero
scorgere due diagrammi.
L'aspetto interessante è che la fun-
zione con cui questi grafici vengono
inseriti nel documento è un Link e non
un Import.
Questo significa che si può automa-
tizzare ad esempio la realizzazione di
un documento periodico, in cui i vari
elementi, testi, tabelle, grafici, sono
prodotti autonomamente (e magari
automaticamente) e poi inseriti in un
assemblatore automatico.
Altro tema interessante è la sempre
maggiore sofisticazione dei prodotti
grafici, che da prodotti stupidi, che leg-
gono e traducono in barre, linee, ecc.
si evolvono anche dal punto di vista
«intelligenza». Sanno ragionare, sanno
fare calcoli.
L'esempio piu classico è costituito
dalle funzioni statistiche, ormai presenti
in tutti i prodotti grafici, che permetto-
no anche di eseguire dei calcoli per
estrarre, dai dati disponibili, ulteriori
«informazioni grafiche». In figura 13 ve-
diamo una serie di linee di regressione
ottenute mediante funzioni di calcolo
eseguite sui dati base.
La conclusione che possiamo trarre
e che ormai l'automazione, sia sotto
forma di Funzionalità del prodotto, sia
sotto forma di Macro. ovvero possibili-
tà i memorizzare sequenze di comandi,
sia infine sotto forma di tradizionale
linguaggio procedurale, é pesantemen-
te presente in tutti i prodotti grafici.
Di conseguenza la predisposizione
dei Dati, la produzione dei Grafici e la
loro utilizzazione possono entrare in un
processo produttivo, che merita una di-
gnità sicuramente pari a quella riserva-
ta ai processi elaborativi tradizionali.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
145
intelliGIOCHI
Dopo aver visto i fantastici merletti pseudobiologici prodotti da Hopalong ed aver
parlato delle Turmiti, le minuscole creature in continuo movimento sul piano, facciamo
questo mese la conoscenza con una nuova specie di organismi frattali: i biomorfi,
strane entità imparentate alla lontana con l'Insieme di Mandelbrot
Biomorfi
L e belle immagini che ac-
compagnano questo arti-
colo non sono state riprese
al microscopio ma sono sta-
te generate da un normale
personal trasformato, per
l'occasione, in una strana
specie di strumento di inda-
gine,
Che nome potrebbe avere
un microscopio digitale, rea-
lizzato totalmente in softwa-
re. in grado di esplorare i più
remoti recessi del piano
complesso? A questa do-
manda non so dare risposta,
però conosco il nome delle
creature ritratte nelle imma-
gini prodotte dal nostro per-
sonal indagatore: esse sono
state chiamate biomorfi dal
loro primo scopritore, il ma-
tematico americano Clifford
A. Pickover.
Collega dell'oramai cele-
berrimo Benoit B. Mandel-
brot ai laboratori di ricerca
della IBM a Yorktown
Heights, Pickover si è imbat-
tuto nelle peculiari entità da
lui dette biomorfi mentre
compiva indagini sul piano
complesso, in particolare per
studiare gli insiemi di Julia,
verso la metà degli anni '80.
Da allora è divenuto un
esperto di questa elusiva mi-
crofauna matematica della
quale ha studiato aspetti, ca-
ratteristiche e proprietà con
pazienza ammirabile.
I risultati delle sue ricer-
che sono stati pubblicati su
riviste di informatica ma an-
che utilizzati come esempi
della notevole capacità che
la teoria dei frattali mostra
nel descrivere le forme di
vita naturali. Inoltre le imma-
gini dei biomorfi di Pickover,
cosi come quelle dell'Insie-
me di Mandelbrot. hanno an-
che illustrato diversi articoli
riguardanti le intriganti con-
nessioni fra matematica del-
la complessità e bellezza
astratta.
Ciò che però ha reso fa-
mosi in tutto il mondo i bio-
morfi di Pickover è stato l'ar-
ticolo che lo scorso anno A.
K. Dewdney ha dedicato loro
nell'ambito della sua cele-
berrima rubrica «Computer
(Re)Creations» su «Scientific
American». L'eco che tale
pubblicazione ha in tutto il
mondo è così notevole che il
nostro Pickover ed i suoi
protozoi matematici sono di-
ventati da un giorno all’altro
famosi e ricercati (i biomorfi
piu di Pickover. natural-
mente...).
Anche nel nostro Paese i
semi lanciati da Dewdney
mostrano di attecchire bene.
Non é infatti la prima volta
che presento su queste pa-
gine lavori messi a punto da
miei affezionati lettori sulla
scia dell'entusiasmo provo-
cato dall'accattivante rubrica
di «Le Scienze» .
Il caso dei biomorfi (il rela-
tivo articolo su «Le Scienze»
è dell'agosto 1989) non ha
fatto eccezione, e dunque
posso dire con soddisfazione
che questi graziosi essenm
hanno trovato anche da noi
degli estimatori che hanno
scelto di armarsi di personal
e pazienza per scovarli e stu-
diarli nel loro habitat natu-
rale.
Questi microscopisti infor-
matici nostrani sono, nella
fattispecie, due studenti di
Ingegneria alla seconda Uni-
versità di Roma i quali, dopo
lunghi periodi passati a fare
le poste ai biomorfi, hanno
pensato bene di spedirmi un
bel sunto delle loro esperien-
ze. Ma Marco Altigieri di
146
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
INTELLIGIOCHI
Ciampino e Alfredo Ferrarotti
di Ostia, questi i loro nomi,
oltre ad essere gli autori del-
le suggestive immagini che
illustrano questa puntata ci
stanno anche preparando un
breve articolo relativo alle te-
cniche di programmazione e
visualizzazione da essi ado-
perate per la generazione
delle immagini stesse; arti-
colo che pubblicherò il pros-
simo mese a compimento di
questa mini-serie in due parti
sull'argomento biomorfi. In
questa prima puntata intro-
duttiva. dunque, io mi limite-
rò solo ad introdurre il tema
in via del tutto generale; sa-
ranno poi i nostri due amici a
guidarci più operativamente
nell'affascinante campo della
caccia ai biomorfi.
La scoperta
dei biomorfi
Molte grandi scoperte, si
sa, sono avvenute «per sba-
glio»: ossia provocate come
effetto collaterale di un
evento non voluto o non in-
tenzionale. Forse la scoperta
dei biomorfi non può definir-
si «grande» però anch'essa
è avvenuta in modo acciden-
tale.
Dicevo prima che Pickover
si imbattè nel suo primo bio-
morfo mentre stava studian-
do gli insiemi di Julia. Tali
insiemi, che sono stretta-
mente imparentati con il fa-
moso Insieme di Mandel-
brot. dovrebbero essere ben
noti a tutti i miei fedeli Intelli-
giochisti e dunque non ne
parlerò in questa sede; vor-
rei solo ricordare che an-
ch’essi sono entità frattali
generati dalla iterazione di
una particolare formula nel
piano complesso.
Sono «meno famosi» del-
l'Insieme di Mandelbrot per-
ché dal punto di vista esteti-
co risultano meno belli ed
affascinanti, ma ciò non to-
glie che sul piano teorico la
loro rilevanza sia grande. Fat-
to sta che Pickover li stava
studiando, e per farlo aveva
scritto dei programmi di cal-
colo e visualizzazione delle
figure generate dall'iterazio-
ne di determinate formule
nel piano complesso. Com-
mise però un errore di pro-
grammazione (Dewdney ci
dice che mise un OR al po-
sto di un AND) nella sezione
dedicata al calcolo dell'im-
magine, per cui ciò che ven-
ne prodotto sullo schermo
del computer non furono le
delicate sinuosità degli insie-
mi di Julia ma strane forme il
cui aspetto ricordava da vici-
no quello di certi organismi
unicellulari. Pickover fu colpi-
to da questi «protozoi» che
vivevano nel piano comples-
so e cominciò a generarli in-
tenzionalmente. Scopri cosi
che ne esistevano di molte
forme e che la loro distribu-
zione nel piano era maggior-
mente densa intorno all'ori-
gine, ed iniziò ad interessar-
sene ed a studiarli da vicino.
Biomorfologia
dei biomorfi
Ma come sono fatti i bio-
morfi? Dicevo prima che
vengono generati dall'itera-
zione di una formula sul pia-
no complesso, analogamen-
te a come avviene per l'In-
sieme di Mandelbrot e quelli
di Julia. Ciò che differenzia i
biomorfi dai loro più illustri
cugini frattali è ovviamente
la formula generatrice, men-
tre il procedimento di calcolo
è sostanzialmente simile. Si
parte suddividendo il piano
complesso in una griglia di
valori discreti, per ognuno
dei quali si procede con l'ite-
rare una medesima funzio-
ne. Un esempio di funzione
generatrice può essere
z 3+c la quale genera il mi-
croorganismo a dodici aculei
simile ad un radiolare visibile
in foto. L'iterazione in un
punto consiste nell'assegna-
re inizialmente a z le coordi-
nate del punto in esame (ri-
cordo che z è un numero
complesso e come tale com-
posto di due partì assimilabili
alle due coordinate di un pia-
no cartesiano) ed applicare la
formula a questo valore; il
risultato ottenuto viene as-
sunto come nuovo valore di
z e dunque nuovamente usa-
to per valutare la medesima
formula. E cosi si procede
iterando questa funzione su
se stessa. Quando ci si
ferma?
Il criterio generalmente
adottato da Pickover è quello
di controllare a ciascuna ite-
razione il valore assoluto del-
la parte reale di z. quello
della sua parte immaginaria
ed il modulo di z stesso,
uscendo dal ciclo se almeno
una di queste tre quantità è
maggiore di 1 0 ovvero dopo
aver fatto dieci iterazioni.
Al termine del ciclo di cal-
colo, ovviamente, il pixel che
sullo schermo corrisponde al
punto iniziale dell'iterazione
deve essere colorato: la con-
venzione originale di Picko-
ver è che tale punto va trac-
ciato in nero se il valore as-
soluto della parte immagina-
ria o di quella complessa del-
l'ultimo valore di z trovato
risultano minori di 10 ed in-
vece colorato di bianco in
caso contrario. Fatto ciò si
può passare al punto suc-
cessivo nella griglia, appli-
cando il medesimo procedi-
mento fino a che non si è
scandita tutta la griglia
stessa.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
147
INTELLIGIOCHI
È chiaro che le forme dei
biomorfi trovati dipendono in
modo strettissimo dalla loro
funzione generatrice. Però a
parità di funzione generatrice
ciò che svolge un ruolo de-
terminante nello stabilire l'a-
spetto del disegno è la co-
stante c. la quale è in effetti
un parametro da cui dipen-
dono le caratteristiche parti-
colari di ciascun biomorfo
prodotto dalla medesima
funzione. Molto importante
è anche il fattore di scala
con cui si scandisce il piano
alla ricerca dei biomorfi.
Aumentando, per cosi dire,
l'ingrandimento virtuale del
nostro «biomorf oscopio » si
possono scoprire i delicati
dettagli dell'Interno di que-
ste creature: filamenti, alve-
oli ed altre strutture com-
plesse che ad ingrandimenti
minori sfuggono all'osserva-
zione. Tanto per esemplifica-
re, la maggior parte delle im-
magini che illustrano questa
puntata sono state ottenute
dalla funzione i 3+c definita
poc'anzi. A prima vista esse
non sembrano cosi correlate
come sono in realtà, segno
che l'influenza di questi due
parametri sul risultato finale
è grande.
Naturalmente se si usa il
biomorfoscopio di Pickover
come l'ho appena descritto il
mondo dei biomorfi ci appa-
rirà bidimensionale e mono-
cromatico. Esistono però
delle nuove versioni di que-
sto speciale strumento d'in-
dagine, perfezionate assai di
recente, che ci consentono
la rappresentazione a colori
e/o in tre dimensioni dell'uni-
verso dì questi microorgani-
smi. dandoci modo di co-
glierne a pieno le sottili bel-
lezze. Vediamo subito come.
Il lavoro dei nostri
biomorfologi
Il lavoro svolto da Marco e
Alfredo è consistito proprio
nel mettere a punto proce-
dure di calcolo che non solo
permettessero di trovare e
visualizzare i biomorfi in mo-
do convenzionale ma anche
di assegnare loro colori e
prospettiva in modo da far
risaltare meglio dal punto di
vista visuale ciò che si è
trovato.
Il loro biomorfoscopio è
assai evoluto e funziona mol-
to bene: la prova è costituita
dalle immagini di questo arti-
colo, tutte realizzate col loro
programma il quale, scritto
in QBasic su una macchina
MS-DOS, consente la visua-
lizzazione dei biomorfi su
una scheda video di tipo
VGA con risoluzione di
640x480 punti in 16 colori.
Con tale programma si può
esplorare il piano complesso
alla caccia di biomorfi in ma-
niera più o meno veloce (se-
lezionando il grado di preci-
sione desiderata) e, come ho
detto, con la possibilità di
creare immagini a colori ed
in tre dimensioni come qual-
cuna di quelle che vedete in
queste pagine. Esso dispone
inoltre di alcune preziose fa-
cility che semplificano la vita
del biomorfologo dilettante,
quale ad esempio la possibi-
lità di salvare un’immagine
su disco per recuperarla in
seguito.
Col loro biomorfoscopio
avanzato Marco ed Alfredo
hanno proceduto ad un'e-
splorazione sistematica del
piano complesso nei dintorni
dell'origine alla ricerca delle
migliori funzioni generatrici e
dei più interessanti biomorfi.
Il risultato, con le loro stesse
parole, è stato questo: « Sia-
mo oramai in possesso dì un
notevole studio su svariate
serie di funzioni generatrici e
sulle zone più interessanti».
Il seguito
alla prossima puntata...
È chiaro che giunti a que-
sto punto abbiamo anche noi
voglia di condividere con i
nostri amici tali scoperte:
perciò, come dicevo prima, li
ho pregati di raccontarcele e
di illustrarci sia i loro procedi-
menti che il loro programma.
Benché impegnati con la tesi
(...in bocca al lupo, ragazzi!) i
due volenterosi biomorfologi
hanno aderito al mio invito e
stanno scrivendo un piccolo
trattato di biomorfologia ap-
plicata il quale vedrà la luce
su queste pagine il prossimo
mese. Non posso infatti, per
ovvie ragioni di spazio, pre-
sentarvi tutto in una puntata:
il materiale è copioso ed in-
teressante ed avrei dovuto
operare dolorose riduzioni
per farlo entrare in un mese
solo. Meglio invece trattarlo
con calma ripartendolo in
due parti, anche se ciò mi
costringe a farvi attendere
altri trenta giorni per vederne
le conclusioni. Beh, non si
può avere tutto dalla vita,
no?
Nel frattempo potreste pe-
rò impiegare utilmente il
tempo per mettere a punto i
vostri programmi di ricerca;
le notizie che vi ho dato fino-
ra sono sufficienti a farlo e
sarei anzi curioso di sapere
che cosa si può ottenere su
macchine diverse dal PC
IBM per quanto riguarda ri-
soluzione e numero di colon.
Ricordo solo che tutte le
operazioni di calcolo previste
dal programma si svolgono
su numeri complessi e dun-
que vanno svolte secondo le
regole dell'aritmetica com-
plessa. Non posso in questa
sede spiegare di cosa si trat-
ti a chi non lo sa, ma imma-
gino che (complici gli articoli
sull'Insieme di Mandelbrot)
tutti i miei lettori sappiano
almeno eseguire le quattro
operazioni nel campo com-
plesso e dunque non do-
vrebbero aver problemi a
scrivere il programma.
Bene, a questo punto cre-
do di aver terminato la pre-
sentazione del tema e dì chi
ce ne parlerà. Non mi resta
dunque che darvi l'appunta-
mento alla prossima puntata
dove concretizzeremo i di-
scorsi oggi solo accennati.
Arrivederci tra trenta giorni,
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
w
un amico
w
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vostro computer deve essere più di
una macchina capace soltanto di con-
tare. Deve conservare e ge-
stire i vostri dati più prezio-
si. Vi deve aiutare nel lavoro,
non vi deve tradire mai.
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FAX 886-2-7366733 TLX: 14286 OADC
intelliGIOCHI
Quasi due anni fa si chiudeva su MC una serie di quattro articoli dedicati ad un
argomento di grande interesse: schedine & computer. Da allora molta acqua è passata
sotto i ponti ed è ormai ora di aggiornare la situazione osservando i nuovi prodotti
Totocalcio & Computer:
quando il PC azzecca il 13
D opo aver trattato il me-
se scorso l'argomento
Lotto & Computer, su que-
sto numero, pur rimanendo
nel campo dei concorsi,
cambiamo bersaglio: ci oc-
cupiamo di Totocalcio.
Tra il mese di novembre
1987 (MC n. 68) ed il feb-
braio del 1988 (MC n. 71)
sulla nostra rivista aveva tro-
vato spazio un piccolo serial
dedicato all'impiego del
computer nel campo dei
concorsi a pronostico basati
sui tre segni tradizionali: 1, X
e 2.
Quel lungo servizio, il pri-
mo ad affrontare organica-
mente un argomento cosi
vasto, ci aveva introdotto nel
mondo della sistemistica
computerizzata spiegandone
i concetti e la terminologia e
presentando, assieme ad un
profilo storico di questa gio-
vane scienza, una serie di
prodotti all'epoca in com-
mercio.
Questo mese vogliamo
iniziare la presentazione del-
le maggiori novità intervenu-
te nel frattempo nel tumul-
tuoso sovrapporsi di nuovi e
piu sofisticati prodotti.
Negli articoli cui abbiamo
fatto cenno in apertura, la
maggior parte di programmi
erano dedicati al Commodo-
re 64. l'home computer as-
solutamente più diffuso all'e-
poca.
Oggi la quantità dell'instal-
lato parla ancora ampiamen-
te a favore di questa intra-
montabile macchina, ma la
diffusione raggiunta dalla nu-
merosa famiglia degli MS-
DOS IBM compatibili ha giu-
stificato la produzione di
un'ampia gamma di softwa-
re sistemistico a loro dedi-
cata.
Il presente servizio sarà
perciò incentrato su una bre-
ve ma completa rassegna
delle ultime novità in questo
ormai frequentatissimo set-
tore.
I programmi di cui parlere-
mo sono tutti commercializ-
zati da una gloriosa azienda,
certamente la più affermata
e qualificata nel mondo della
sistemistica computerizzata:
la Nuova Totoprint di Roma,
una software house che da
anni si trova all'avanguardia
della ricerca e della speri-
mentazione in fatto di nuove
metodologie di approccio al-
la infaticabile caccia al 13
Primo
La nostra carrellata parte
da Primo, un programma
che ha nella completezza de-
gli strumenti di condiziona-
mento la sua principale e piu
pregevole caratteristica.
Si tratta del prodotto che
per primo (da qui il suo no-
me) ha incluso la possibilità
di selezione delle «fasce di
vincita» assieme ai più tradi-
zionali metodi di condiziona-
mento.
Delle fasce di vincita si
parlava anche nella serie di
servizi pubblicati due anni fa,
ma da allora l’affidabilita di
questa interessante forma di
condizionamento ha raggiun-
to livelli di quasi infallibilità:
spieghiamo in breve il prin-
cipio.
Tutto nasce da una rileva-
zione che viene effettuata
sul pronostico espresso da
un campione significativo di
giocatori della schedina; se
ne ricavano delle percentuali
di frequenza su ciascuna par-
tita e per ciascuno dei tre
segni previsti (1. X e 2) che
vengono settimanalmente
pubblicati su una nvista di
settore. La Schedina, nella
rubrica intitolata «Come han-
no giocato gli italiani», una
sorta di «picchetto realé»
dettato da una media delle
passioni calcistiche che at-
traversano il nostro paese.
L'introduzione di queste
percentuali consente al pro-
gramma di fornire una valu-
tazione molto precisa di qua-
le possa essere la quota di
vincita che presumibilmente
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
151
INTELLIGIOCHI
toccherà ad una determinata
colonna in (unzione della sua
«reale» difficoltà in base al
parere dei giocatori.
Questo significa che dopo
aver sottoposto il proprio
pronostico di base ai condi-
zionamenti tradizionali, è
possibile chiedere la presen-
tazione delle sole colonne
che ad esempio possano
realizzare un tredici compre-
so tra i 10 ed i 40 milioni,
scartando cosi sia le colonne
a «quota popolare», sempre
numerose e poco vantaggio-
se. sia quelle troppo ricche,
vantaggiose ma di rara
uscita.
Il programma Primo inglo-
ba ai suo interno anche altre
interessanti possibilità come
ad esempio quella del «recu-
pero intelligente», una for-
mula che consente di preve-
dere anche il fatto di «sba-
gliare» qualche condiziona-
mento. oppure quella della
riduzione «a massima rap-
presentatività», della quale
parleremo più avanti.
Una completa gestione di
utili dati statistici nella fase
di «calcolo delle colonne» ar-
ricchisce infine questo picco-
lo gioiello sistemistico.
Plus
Mutuando alcuni dei con-
cetti appena espressi a pro-
posito delle fasce di vincita,
questo programma consente
l'immissione di due differen-
ti «picchetti»: uno di tipo
«reale», o meglio «giocato»,
identico a quello descritto in
Primo ed uno di tipo «tecni-
co» ispirato dalle convinzioni
calcistiche del pronostica-
tore.
La sovrapposizione di que-
ste due matrici di percentuali
consente di esprimere il pro-
prio sistema con le colonne
«più vantaggiose», intenden-
do con questo quelle colon-
ne che a pari quota di vincita
prevista risultano più facili di
quanto non siano remunera-
tive
Questo intelligente modo
di giocare è stato presentato
con un nome un po' pompo-
so ma abbastanza giustifica-
to Totocalcio sconfitto.
In altre parole, in base ai
valori contenuti nei due pic-
chetti (giocato e tecnico), il
programma è in grado di se-
lezionare le colonne che pre-
sentano una difficoltà tecni-
ca inferiore a quanto credo-
no mediamente i giocaton
ed in base alle quali è possi-
bile ottenere una vincita su-
periore a quella cui tecnica-
mente avrebbero diritto.
Con Plus, limitandosi all'in-
troduzione del picchetto tec-
nico. è possibile ottenere so-
lo le colonne più probabili in
base alle proprie convinzioni
calcistiche.
Il grande vantaggio offerto
da questo programma è co-
stituito dal fatto che si chie-
de la presentazione di un nu-
mero predeterminato di co-
lonne e si è quindi in grado
di stabilire a priori la cifra da
destinare alla propria speran-
za settimanale, cosa questa
impossibile con gli altri pro-
grammi, nei quali l'impegno
colonnare e quindi economi-
co esce solo al termine della
verifica dei condizionamenti
imposti.
PRO
Nel presentare i primi due
programmi abbiamo ripetuta-
mente parlato di picchetti
probabilistici: uno dei mag-
giori problemi che qualunque
pronosticatore incontra a
questo proposito è proprio
quello dell'allestimento di un
picchetto tecnico obiettivo,
che non risenta quindi delle
simpatie o delle antipatie di
chi lo compone.
Il programma PRO (PRO-
nostico PROfessionale) na-
sce appunto con lo scopo di
eliminare questo spesso fa-
tale inconveniente che si
presenta all'atto della formu-
lazione di un qualunque si-
stema.
PRO nchiede una sempli-
cissima operazione prelimi-
nare: il calcolo della media
inglese ottenuta nelle ultime
10 partite dalle 26 squadre
che compaiono settimanal-
mente in schedina. Una vol-
ta ottenuti ed immessi que-
sti dati, il programma prov-
vede alla presentazione di un
picchetto tecnico assoluta-
mente asettico, comunque
stravolgale da parte del gio-
catore
Sembra una trovata da
piazzisti, ma i risultati ottenu-
ti dal settimanale La Schedi
na in funzione di questo
semplicissimo algoritmo
scoraggiano qualunque ten
tativo di ironia.
Un'altra curiosa opportuni
tà offerta da PRO é. una
volta definito il picchetto, la
presentazione di tutti e 105 i
sistemi possibili nel gioco
del Totocalcio in base alla
crescente probabilità di veri
ficarsi.
Cosa sono questi 105 si-
stemi ?
Molto semplicemente, so-
no tutte le combinazioni pos-
sibili tra le varie quantità di
fisse, doppie e triple: si an-
drà perciò da 0 triple-0 dop-
pie-13 fisse (OtOd) fino a 13
triple-0 doppie-0 fisse I13t-
Od), il tutto passando per
Otld. 0t2d fino a 12t0d.
12t1d ed infine 13t0d
Questo può da una parte
aiutare il pronosticatore ad
affinare le proprie capacita
valutative, consentendogli di
scoprire a priori quanto
avrebbe dovuto spendere
152
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
INTELLIGIOCHI
per vincere, e dall'altra con-
sentire al ricevitore di espor-
re tutti i possibili pronostici
con la sicurezza di avere
sempre i più probabili
13 Anch'io
Oltre ad essere il titolo di
un settimanale di previsioni
di carattere popolare (dove
«popolare» sta per «sempli-
ce»), 13Anch'io è il nome di
un programma che fa della
assoluta semplicità di utilizzo
la sua arma vincente.
I condizionamenti proposti
all’interno sono quelli piu
elementari e cioè presenza e
consecutivi dei segni e nu-
mero delle interruzioni (ne
abbiamo parlato a suo
tempo).
Oltre a queste possibilità
di base. 13Anch'io consente
di condizionare le colonne da
giocare in base ad una clas-
sificazione dei pronostici
espressi che si rifà a quella
contenuta nel leggendario
TOT13LM, il primo program-
ma di sistemistica informa-
tizzata che si possa definire
in questo modo (era dedica-
to al C64 nei primi anni ‘80)
e cioè Base, Varianti e Sor-
prese.
Questo programma è co-
munque completato da tutta
una serie di servizi accessori
che gli consentono comun-
que di costituire un dignitoso
strumento per il gioco
Offre infatti la possibilità di
presentare i sistemi in forma
«ridotta assoluta» grazie ad
una libreria di riduttori classi-
ci compresa nel pacchetto,
di ridurli in maniera automati-
ca una volta condizionati (ne
parleremo tra poco) e di ac-
corparne il definitivo svilup-
po colonnare.
A questo proposito va
chiarito che per accorpamen-
to si intende l'operazione
svolta dal programma con lo
scopo di raggruppare in mi-
cro-sistemi integrali (in gene-
re da 1 o 2 doppie al massi-
mo. ma anche di più se pos-
sibile) le colonne ottenute
come risultato dell'elabora-
zione
L'obiettivo di questo ac-
corpamento è ovviamente
quello di abbassare il più
possibile il numero di schedi-
ne necessario per porre in
gioco l’intero sistema, con-
sentendo un evidente rispar-
mio di tempo, sia che lo si
ricopri a mano che lo si
stampi direttamente da com-
puter
Ridottimi
Concludiamo la nostra ras-
segna con la presentazione
di un programma che si può
definire «di servizio» rispetto
a quelli di cui abbiamo parla-
to sinora.
Infatti Ridottimi non viene
utilizzato per sviluppare dei
sistemi ma per «ridurre» gli
sviluppi colonnari risultanti
da elaborazioni condotte con
gli altri programmi che utiliz-
zino lo standard NTP (Nuova
Totoprint). una particolare
metodologia di registrazione.
Poche parole sul concetto
di «riduzione», per sistema
ridotto si intende un sistema
che garantisce, a condizioni
e pronostico esatti, la vincita
di seconda categoria (il 12)
rendendo solo probabilistica
quella di prima (il 13).
È chiaro che tale rinuncia
va a tutto vantaggio del nu-
mero di colonne da mettere
in gioco, spesso abbassato a
livelli del 15-20% rispetto al
sistema integrale.
Ridottimi offre quattro di-
verse possibilità di riduzione:
veloce, normale, ottimizzata
1 ed ottimizzata 2.
La riduzione «veloce», per
sua stessa vocazione, risulta
la meno efficace di tutte in
quanto si limita a leggere le
colonne da ridurre ed a cer-
care senza troppa insistenza
dei gruppi che possano es-
sere rappresentati da un ele-
mento già presente nel si-
stema.
La riduzione «normale»
opera in modo analogo ma
più oculato in quanto legge
io sviluppo in Input a blocchi
di 750 colonne per volte; su
questi gruppi opera però una
ricerca più attenta.
Le due riduzioni ottimizza-
te (la 2 in modo un po' più
preciso della 1 ). oltre a lavo-
rare completamente in me-
moria per sistemi composti
da non più di 3.500 colonne,
operano invece in base ad
un principio che solo di re-
cente ha raggiunto i livelli di
funzionalità richiesti ad un
programma di livello profes-
sionale: quello delle colonne
«esterne».
Il programma cioè, tende
a creare delle colonne ester-
ne allo sviluppo originale ca-
paci di rappresentare con un
minore impegno colonnare
tutte quelle comprese dalle
condizioni originali imposte.
Questo significa che. a ri-
duzione ultimata, si otterrà
un sistema ridotto che com-
prende anche delle colonne
che non obbediscono alle
condizioni dettate in fase di
generazione del sistema da
ridurre, il tutto però conti-
nuando a garantire al 100%
la vincita di 2" categoria (il
12 ).
Questa intrusione può
quindi rappresentare anche
una gradita sorpresa al mo-
mento dello spoglio del si-
stema nella serata della do-
menica (opzione presente in
tutti i programmi di sviluppo
prima citati).
Per chiarire meglio il con-
cetto è forse meglio proce-
dere ad un esempio; ponia-
mo che a due partite sia
stata imposta la condizione
di presentare lo stesso
segno.
Nello sviluppo colonnare
risultante ci sarà perciò una
coppia di colonne del tipo 1 1
e XX.
Queste due colonne diffe-
riscono per due segni, per
cui nessuna delle due può
rappresentare l'altra mante-
nendo la promessa di alme-
no un 12; a questo punto
Ridottimi genera una colon-
na di tipo IX capace di rea-
lizzare almeno il 12 su cia-
scuna delle due originali, la
quale però si trova «fuori»
dalle condizioni preliminari
imposte (uguale segno sulle
due partite).
Riduzione «a massima
rappresentatività»
Parlando di riduzioni è op-
portuno chiarire un concetto
appena accennato parlando
di Primo ma presente in qua-
si tutti i programmi descritti
ed inglobata in un program-
ma ausiliario denominato
Utility: la massima rappre-
sentatività.
È una formula che consen-
te di estrarre dallo sviluppo
colonnare completo solo gli
elementi che differiscono tra
loro per tre risultati, ottenen-
do cosi una serie di colonne
che non risultano avere nes-
sun 12 in comune tra loro.
Il mazzetto di colonne ri-
sultante gode quindi della
caratteristica di rappresenta-
re ognuna il numero massi-
mo di probabilità di vincita,
ma questo senza che venga
assicurato al 1 00% il fatidico
12.
L'obiettivo perseguito da
questo tipo di riduzione ano-
malo è esclusivamente quel-
lo di non sprecare alcuna co-
lonna che possa presentare
delle sovrapposizioni di 12,
tendendo così a coprire
un'area di pronostico il più
vasta possibile.
Proprio per questo, in fase
di esecuzione, questa funzio-
ne non fornisce il dato relati-
vo al classico Rapporto di
Riduzione previsto per i ri-
duttori tradizionali, ma solo il
numero 13 e 12 diversi ag-
ganciati dal nuovo insieme
colonnare.
Conclusione
In una successiva puntata
dedicata a questo sempre
seguìtissimo argomento
contiamo di presentare altri
prodotti che. analogamente
a quelli trattati in questa oc-
casione. presentino ulteriori
novità metodologiche rispet-
to alle problematiche in que-
stione.
Nel ringraziare la Nuova
Totoprint e l'Editoriale Ipote-
si per la collaborazione pre-
stata in questa occasione, in-
vitiamo le altre software
house impegnate nel settore
a farci conoscere i loro pro-
dotti ed a segnalarci even-
tuali novità sistemistiche.
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1 990
153
Play World
di Francesco Carla
S ono contento che sia
uscito tanto software
di qualità in questi ultimi
mesi. Ancora mi ricordo di
come l'anno scorso, verso
la metà, avessi temuto il
peggio : le macchine sedici
bit non decollavano, i pro-
dotti avevano una media
scadentissima, non si ve-
devano grandi novità hard-
ware all'orizzonte e in Ita-
lia la pirateria era ancora
forte.
Improvvisamente tutto è
cambiato. Adesso l'Amiga,
l'Atari ST e il PC hanno
avuto finalmente il softwa-
re che meritavano, il CDI
sta per nascere e comun-
que molti usano già i di-
schi rigidi per far andare
più veloce il loadmg, e so-
prattutto anche l'Italia ha
una legge contro i crimini
informatici. E proprio di
questa legge vorrei parlare
un po' Nel 1983 sono nati
gli home computer in Eu-
ropa, Dopo qualche mese
alcune case inglesi e altre
americane hanno comin-
ciato a produrre software
per queste macchine. In
Europa e negli USA il fe-
nomeno ha trovato subito
una sua credibilità com-
merciale e forme di tutela
legale. In Italia no. Però in-
tanto anche in Italia si ven-
devano molti home com-
puter e la gente non sape-
va dove acquistare il soft-
ware.
Cosi, tra il 1983 e il
1985, si è sviluppata una
rete di piccole aziende che
duplicavano illegalmente il
software e vendevano que-
ste copie I soprattutto cas-
sette) nei negozi. Nel frat-
tempo. dopo l'uscita dei
drive, molti negozianti ac-
quisirono un proprio hac-
kerino di fiducia destinato,
per pochi soldi al mese, a
soddisfare mediante dupli-
cazione prèt-à-porter i bi-
sogni della clientela. Que-
sto succedeva in assenza
di una legislazione sull'ar-
gomento e soprattutto in
assenza di una adeguata e
capillare distribuzione del
prodotto originale sul mer-
cato.
Il problema più grave
che impediva la nascita di
organizzazioni in grado di
fornire un servizio di que-
sto tipo era il prezzo dell'o-
riginale, mai competitivo
con il prodotto piratato e
comunque sempre troppo
alto per la maggior parte
delle tasche. Questa la si-
tuazione fino all'inizio del
1985. In quel momento
esordisce in Italia un'azien-
da di commercializzazione
di prodotti software da di-
vertimento, la Leader di
Casciago amministrata dal-
l'inglese John Holder. che
dimostra di avere le idee
piuttosto chiare.
La sua azione si concen-
tra su tre fronti: 1 ) battere
la pirateria nei negozi e
nelle edicole (mi ero scor-
dato di dire che. nel frat-
tempo, nelle edicole italia-
ne si assiste impotenti al-
l'esplosione di dozzine di
pubblicazionacce che con-
tengono supporti magneti-
ci pieni di game originali
illegalmente piratati...); 2)
abbassare il prezzo del pro-
dotto originale; 3) importa-
re e distribuire il maggior
numero possibile di prodot-
ti software.
Nello stesso periodo,
un'altra azienda lombarda,
la Lago di Como di Ugo
Grandolini e Laura Maestri,
svolge un'importante atti-
vità di vendita per corrispon-
denza di un catalogo vastis-
simo di software, riuscendo
a soddisfare la clientela più
distante dalle città.
Negli anni seguenti, nel
1987. arriverà anche la
CTO, una società di Bolo-
gna guidata da Marco Ma-
drigali, che riuscirà ad im-
portare anche i buonissimi
prodotti dell'Elecronic Arts
e di altre case america-
ne, seguendo poi anche i
cataloghi di altre software
house, specialmente in
Francia, e riuscendo in bre-
ve tempo a crearsi un otti-
mo spazio.
Il 1989 è stato per que-
ste aziende l'anno boom:
la Leader si è assicurata
dopo lunghe lotte più del
70% del mercato, la CTO
ne ha in mano un altro
20% e la Lago tira decine
di migliaia di copie del suo
fornitissimo catalogo Soft-
mail e raggiunge un elen-
co di cinquantamila clien-
ti in tutt'ltalia e all'estero.
Ma nel 1988 era successa
un'altra cosa nel panorama
italiano del software da di-
vertimento: era nata la pri-
ma casa di produzione ita-
liana.
La casa, come sapete
già. si chiama Simulmondo
e se io ne sono il padre
tutti voi lettori di Playworld
ne siete per lo meno i fra-
telli perché difficilmente
senza il vostro supporto (e
quello di altre migliaia di
clienti dei nostri game al-
cuni dei quali clienti non
leggono Playworld...) Si-
mulmondo sarebbe nata e
cresciuta.
E invece è successo. E
in questo mercato efferve-
scente che si prepara per
gli anni Novanta, forte an-
che della nuova legge che
appioppa pene severissi-
me (fino a tre anni di re-
clusione e fino a trenta mi-
lioni di multa) a chi cerca
di sproteggere un game, a
chi vende in negozio e da
qualunque altra parte lan-
che per corrispondenza
dunque) un dischetto o un
altro supporto magnetico
privo dei contrassegni di
Copyright degli autori, a
chi in ogni caso viene bec-
cato a cimentarsi con BBS
intemazionali atti alla tra-
smissione di software pira-
tato via cavo.
P.S. Americo Bonanni è
diventato un mio imitatore
(parole sue) su un'altra rivi-
sta di computer. La cosa
mi riempie di malcelato
entusiasmo tanto che alla
sua richiesta di entrare in
contatto con me rispondo
superyes (come a tutti del
resto...) e lo invito a scriver-
mi c/o MC. Infine a tutti
quelli che mi scrivono chie-
dendo se possono usare in
giro le frasi 'saluti interattivi
e/o simulati’ rispondo of
course si: le parole nasco-
no di qualcuno e vivono di
tutti.
Grazie anche a quelli
che mi hanno mandato gli
auguri.
Index: Speciale It Carne
from thè Desert/Cmema-
ware; PW Avvenimento 1
Kick Off e Extra Time ; PW
Panorama. Si comincia.
154
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PLAYWORLD
lt Carne
From The Desert
David Riordan
Cinemaware (USA)
Leader
Amiga, IBM
Dal diario del Dr. Greg
Bradley: «Ancora oggi, se ri-
penso a quello che accadde
a Lizard Breath tra 1*1 e il 15
giugno del 1951, non so se
sia stato vissuto davvero o
se non sia stato piuttosto un
lunghissimo interminabile in-
cubo E. se non mi soccor-
ressero le testimonianze di
tutti gli altri abitanti della cit-
tà, credo che anche adesso,
dopo quarantanni da quegli
avvenimenti, non potrei es-
sere certo di aver visto con i
miei occhi quello che sto per
raccontarvi.
Come vi dicevo tutto ebbe
inizio il primo giugno del
1951. Ricordo che ero appe-
na rientrato da un lungo viag-
gio e quella mattina ero piut-
tosto stanco, tanto che sta-
vo pensando di stendermi
sul divano del salotto a ripo-
sare. Proprio in quel momen-
to, con un suono che aveva
già in sé qualcosa di minac-
cioso o almeno questa fu la
sensazione che mi trasmise,
qualcuno bussò alla porta.
Era un mio amico cercatore
d'oro (avevo dimenticato di
dire che Lizard Breath è la
classica città mineraria degli
Stati Uniti...) con il suo fede-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
155
PLAYWORLD
le asino che lo aiutava a tra-
sportare gli attrezzi del me-
stiere. Il mio amico voleva
dirmi che una meteorite era
esplosa con grandissimo fra-
stuono proprio nel deserto
vicino alla città, lo gli dissi
che me ne sarei interessato
al più presto e dovetti con-
gedarlo anche perché in
quello stesso momento suo-
nava il telefono. Era Dusty,
la mia giovane fidanzata. Du-
sty lavorava a KBUG (Bug
significa insetto), che è l'uni-
ca radio della zona e proprio
in quel momento stava per
andare in onda la sua tra-
smissione. Mi salutò in fret-
ta e mi disse di correre da lei
al piu presto. Decisi di andar-
ci dopo essere stato prima
nel deserto a raccogliere
frammenti del meteorite. E
cosi infatti feci. In quel mo-
mento assolutamente non
potevo immaginare quello
che stava per accadermi.
Devo intanto informarvi che
tutta la zona intorno a Lizard
Breath è incredibilmente ari-
da e sabbiosa: le rocce si
alternano alla sabbia e a vol-
te si finisce in veri e propri
canyon che hanno pareti alte
anche cinquanta o cento me-
tri. In uno di questi canyon
era caduto il meteorite che
stavo cercando e perciò non
potei raccogliere nulla. In
fretta mi recai da Dusty alla
KBUG. La mia fidanzata mi
trasmise una sansazione di
tranquillità e serenità. Pensai
rapidamente che avrei dovu-
to cercare di stare più tempo
possibile insieme a lei nei
prossimi giorni. Un pensiero
lucido che adesso mi sem-
bra davvero appropriato ri-
flettendo su quei giorni di
giugno. Senza badarci Dusty
mi riferì che qualcosa di stra-
no stava forse accadendo
agli impianti minerari ad est
di Lizard. Mentre stavo per
salutarla e andare vìa, lei mi
consigliò di fare attenzione
se avevo in mente di dare
un'occhiata da quelle parti.
Un brivido mi corre ancora
oggi la schiena se penso a
quell'avvertimento. 2 giugno
1951. Mi svegliai tranquilla-
mente dopo sette ore di
sonno. Erano già le otto di
mattina: a quell'ora Dusty
stava alzandosi per andare a
KBUG, La radio smetteva
l'autoplaying verso le nove e
Dusty era la prima ad andare
on thè air con il suo lungo
programma per le donne. Il
mio amico cercatore aveva
promesso di fare un salto a
salutarmi anche oggi, cosi
non mi meravigliai affatto
quando una mano bussò
contro la porta di legno. In-
fatti era lui: sempre con l'a-
sino, la bisaccia e una strana
sacchetta di cuoio marrone.
Ricordo benissimo che ero
sveglio del tutto quando lo
salutai. Lui mi passò la sac-
chetta immaginando la mia
curiosità. Stava dicendo che
forse anch'io avevo già sen-
tito parlare delle pietre del
meteorite, ma. proprio in
quello stesso momento io
avevo incautamente toccato
la pietra rossa che immedia-
tamente aveva preso fuoco.
E anche la mia casa era inva-
sa dalle fiamme. Fortuna che
ero riuscito a trovare subito
un estintore e con quello ero
riuscito a soffocare il cuore
del fuoco: anche se allora
non sapevo che non avrei
avuto ugualmente più casa e
che nessuno avrebbe avuto
più niente a Lizard Breath.
Sebbene pieno di interno
terrore per questi strani se-
gni e inequivocabili avverti-
menti. mi risolsi a vestirmi e
a muovermi verso gli impian-
ti minerari. La strada da casa
mia non era molta, Lizard
Breath infatti non era mai
stata una grande città, e
quindi non ebbi letteralmen-
te il tempo di riflettere su
quegli accadimenti cosi stra-
ordinari. All'impianto numero
tre un operaio che conosce-
vo per averlo visto qualche
volta in città, mi disse che gli
altri erano tutti giù all'impian-
to numero uno dove stava
succedendo qualcosa d'inve-
rosimile. Decisi di correre
giù con gli ascensori e, se
ricordo la curiosità e la velo-
cità con la quale mi accinge-
vo a raggiungere il livello del-
la Mine 1 , in quel momento
non dovevo proprio avere la
minima idea di quello che
stavo per guardare con i miei
occhi. Poi vidi la creatura E
ancora oggi non so dire se
davvero la vidi cosi grande o
se la mia fantasia e la mia
immaginazione resero enor-
me la bestia. Ero compieta-
mente solo alla Mine 1 quan-
do Lei si avvicinò per la pri-
ma volta. Ricordo benissimo
il colore rosso e nero, la for-
ma in tutto simile a quella di
un insetto normale e il rumo-
re che faceva muovendosi
uguale a quello di una moto-
cicletta veloce. E non scor
derò mai le sue antenne
flessibili, minacciose, oscil-
lanti. Non mi degnò di uno
sguardo e ondeggiò via men-
tre io quasi in trance mi at-
taccavo al calcio della mia
pistola scarica: sei colpi le
avevo esploso sul corpo.
Senza nessun apparente ri-
sultato.
5 giugno 1951. Per due
giorni interi dopo quegli avve-
nimenti avevo cercato di far-
mi ricevere dal sindaco. Alla
fine riuscii a vederlo il pome-
riggio del 5 giugno mentre
usciva dal suo ufficio. Erano
passate le cinque e stava
andando a casa Cercai di
parlargli della creatura, gli
proposi la mia teoria secondo
la quale quell'apparizione non
poteva essere isolata e anda-
va collegata con l'esplosione
della meteora sulla monta-
gna. Il suo sornso di rassicu-
razione e dì scetticismo mi
troncò le parole sulla bocca.
Ancora adesso penso a co-
me le cose sarebbero potute
andare se solo il maior mi
avesse dato ascolto quel cin-
que di giugno
8 giugno 1951 Con l'aiuto
di Dusty e del mio amico
analista del laboratorio uni-
versitario provammo a met-
156
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PLAYWORLD
tere insieme degli altri ele-
menti del meteorite esploso
vicino a Lizard Breath. Non
trovammo nulla. Intanto, piu
o meno in quegli stessi gior-
ni le formiche giganti, ormai
tutti le chiamavano cosi, era-
no state viste ancora al Drive
In (ricordo perfino che dava-
no «Rocket Ranger»...) e
qualcuno giurava di averle
avvistate anche di notte nel
centro di Lizard Breath e di
giorno nella zona vicino all'u-
nica stazione di servizio della
città (quella del mio amico
balbuziente). Il sindaco liqui-
dava tutte queste voci scher-
zandoci su e anche il mio
amico sceriffo non sembrava
dar troppo credito agli avvi-
stamenti.
9-10 giugno 1951. Per due
giorni tutto sembrò tornare
normale. Nessun segnalò al-
cunché di strano né in città
né alle miniere. Lizard Bre-
ath ridivenne rapidamente
una tranquilla città mineraria
e perfino gli ubriaconi abitua-
li fecero ritorno al pub. Dusty
riprese a parlare di cucina e
canzoni a radio KBUG e an-
ch'io stavo per dedicarmi
anima e corpo alle mie ricer-
che geologiche bruscamente
interrotte. Nessuno parlava
più delle formiche giganti e
chi ne aveva parlato, me
compreso, non godeva di
limpida fama tra i cittadini.
Perfino il sindaco e lo scerif-
fo si erano raffreddati nei
miei confronti. Le loro facce
mute sembravano volermi
rimproverare per aver semi-
nato inutilmente il panico in
città. Improvvisamente, quel-
la stessa notte, le creature
tornarono.
11 giugno 1951. Qualcuno
aveva telefonato la mattina
presto al giornalista del Mor-
ning Star. Diceva di aver vi-
sto tre formiche gigantesche
nella zona est della città al-
l'alba. Il giornalista si era su-
bito recato sul posto, ma
aveva potuto vedere solo
qualche strana orma e le
tracce di un po' di trambu-
sto. Non si potè trovare nep-
pure il cittadino che aveva
chiamato perché non aveva
detto il suo nome per paura
di essere preso per visiona-
rio. In ogni caso la notizia
fece il giro della città e dopo
poche ore arrivarono moltis-
sime chiamate a KBUG. Era
gente in preda al panico che
voleva sapere qualcosa di
più. Dusty mi telefonò subi-
to per mettermi al corrente.
Decisi di rivolgermi al mio
amico della squadriglia aerea
con l'accento francese per
avere un consiglio, Lui mi
suggerì di tentare una rico-
gnizione della zona con un
aereo per dare un'occhiata
dall'alto. Mi accordai per
avere un piccolo aeroplano la
mattina dopo, visto che in
quel momento era già pome-
riggio avanzato e stava per
venire buio. Quella sera,
mentre cercavo altri indizi in
giro per la città, fui costretto
a fare il gioco del pollo (tirare
dritto con la macchina contro
un'altra macchina in corsa
dalla parte opposta, per ve-
dere chi ha più coraggio e si
scansa per ultimo...) da due
giovinastri della zona. E sic-
come vinsi io, l'altro si arrab-
biò a tal punto da sfidarmi in
un'idiota gara con il coltello.
Dovetti disarmarlo per fare
smettere anche lui. Poi. con
un terribile presentimento
addosso, andai finalmente a
casa.
12 giugno 1951. Mi trovai
presto all'appuntamento con
il mio amico pilota. Mi fece
vedere un piccolo aereo che
avrei potuto usare per sorvo-
lare Lizard Breath e mi fece
montare a bordo un compli-
cato sistema di recording
per registrare i rumori delle
formiche se mai ne avessi
incontrate. E davvero quella
mattina ne incontrai molte.
Ricordo perfettamente che
feci un po' di fatica a prende-
re dimestichezza con i co-
mandi del piper: le leve mi
guizzavano tra le mani e so-
prattutto il carburante tende-
va a consumarsi troppo in
fretta. Seguivo sulla mappa
lo svolgersi delle strade a
me cosi familiari di Lizard, e
contemporaneamente avevo
fisso un occhio al vetro per
scorgere qualcuna delle cre-
ature qualora ci fosse stata.
Poi la vidi. Anzi le vidi. Ed
erano tante: un'incredibile
processione di formiconi con
le antenne rosse e nere
sventolanti, con le mascelle
grandi e spalancate e le zam-
pe enormi e ributtanti. Rima-
si a guardarle per un bel po'
(mi sembrò passasse molto
tempo, ma certo adesso non
riesco a ricordare quanto...)
e mi ridestai da una specie
di incredulo torpore solo
quando l'indicatore del car-
burante attirò la mia atten-
zione: segnalava (ma ormai
era decisamente troppo tar-
di...) che il gas era definitiva-
mente finito. Cercai di non
farmi prendere dal panico e
riuscii ad ammortizzare l'im-
patto il più possibile planan-
do a venti metri dalle formi-
che. Credo di averci messo
qualche minuto a riprender-
mi dal colpo, cosi quando
uscii dall'abitacolo le creatu-
re erano li. Ricordo solo di
aver estratto la pistola e di
aver svuotato il caricatore
addosso alla più vicina. Mirai
alle antenne e forse per que-
sto la bestia cadde contor-
cendosi. Due ore dopo mi
svegliai all'ospedale di Lizard
Breath.
13 giugno 1951. L'infer-
miera che mi svegliò quella
mattina mi disse subito che
ero stato trovato ferito in
modo non grave da un grup-
po di minatori i quali mi ave-
vano trasportato fin li in sta-
to d'incoscienza. Avevo per-
so un po’ di sangue e i chi-
rurghi di Lizard avevano già
provveduto a ricucirmi per
bene. Disse anche che nes-
suno aveva capito che co-
sa poteva avermi ridotto in
quello stato, lo risposi che
erano state le formiche gi-
ganti, ma notai una strana
luce nei suoi occhi: adesso
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157
PLAYWORLD
sono sicuro che non credet-
te ad una sola parola di quel-
le che le dissi. Quel pome-
riggio tentai di fuggire dall'o-
spedale. ma fui ripreso da
due infermieri in fondo alle
scale.
14 giugno 1951. Fui di-
messo solo il giorno quattor-
dici perché i medici insistet-
tero per praticarmi un tratta-
mento intensivo a base di
non so quali farmaci Ricordo
chiaramente che lasciai l'o-
spedale in preda ad un parti-
colare senso di agitazione e
ad un terribile stato d'ansia:
era come se qualcosa dentro
e fuori di me ripetesse che
Lizard Breath stava per non
esistere più. Non passai nep-
pure da casa e decisi di re-
carmi immediatamente nel-
l’ufficio del sindaco. Non lo
trovai, ma qualcuno, non rie-
sco a ricordare chi. mi avvisò
che il sindaco era fuggito do-
po che una formica gigante
gli aveva addentato l'auto-
mobile. Sebbene immerso in
un profondo stato di dispera-
zione non potei fare a meno
di ridere a questa notizia. Su-
bito dopo chiamai Dusty a
KBUG. Li era tutto abbastan-
za tranquillo anche se quella
mattina avevano ricevuto da
tutta la città continue segna-
lazioni della presenza degli
insetti giganti in molte zone
di Lizard. Le promisi che sa-
rei passato a prenderla dopo
le cinque e mi feci garantire
che non si sarebbe mossa
prima del mio arrivo. Tra-
scorsi due ore a riflettere
sulla situazione e poi decisi
di andare a parlare con la
guardia nazionale. L'ufficiale
che incontrai disse che sen-
za un ordine scritto del sin-
daco non poteva muoversi.
Cercai di convincerlo che
eravamo in una situazione di
assoluta emergenza, ma lui
mi rispose che doveva ri-
spettare gli ordini. In città,
intanto, si stavano scatenan-
do le formiche.
15 giugno 1951. Ricordo
come un incubo quella gior-
nata decisiva. Il sindaco era
fuggito, l’esercito aspettava
ordini, lo sceriffo non sapeva
cosa fare e nel frattempo le
formiche dilagavano nella cit-
tà. Dusty era andata a KBUG
e faceva da punto di riferi-
mento per le richieste di aiu-
to. Ricordo che provai a chia-
mare il Morning Star e il la-
boratorio di analisi, ma nes-
suno rispondeva. Pensai che
dovessero essere scappati
via lontano. Chiamai Dusty
per tranquillizzarla e per dirle
che sarei andato a prenderla
per andare via insieme. In
mezz’ora feci il giro comple-
to di Lizard Breath: la citta
era orribilmente deserta. Mi
mossi come un automa ver-
so il Drive In dove un gruppo
di formiche erano state viste
solo pochi minuti prima. Cre-
do che la mia intenzione fos-
se solo quella di farmi un'i-
dea precisa della situazione.
Fui sorpreso dagli insetti sot-
to il telone del cinema. Riu-
scii incredibilmente ad evita-
re che mi vedessero e corsi a
KBUG. Alla radio, che ascol-
tavo in macchina, Dusty sta-
va dicendo che tutti i cittadini
dovevano lasciare Lizard Bre-
ath ordinatamente e al più
presto possibile. Arrivai a
KBUG in pochi minuti, Dusty
mi aspettava all'entrata L'ul-
tima immagine di Lizard Bre-
ath che mi è rimasta in men-
te è quella del tramonto di
quel 15 giugno. Fuggivamo
per ultimi e lasciavamo Lizard
Breath agli insetti».
Ho raccolto fedelmente la
testimonianza del Dr. Greg
Bradley che è tra i pochi
scampati al terribile massa-
cro di Lizard Breath del 15
giugno del 1951. Il dottore
mi prega di riferirvi che se ci
fosse qualcuno tra i lettori in
grado di riscrivere questa
storia interattiva con adegua-
to lieto fine, egli sarebbe lie-
to di sposare Dusty e di tor-
nare a vivere a Lizard Breath.
Magica potenza del software
simulato.
Kick Off/extra Time
Dino Dini
Anco IGBI
Amiga/Atari ST
Leader
Per motivi che ancora ades-
so non so spiegare, quando,
alcuni mesi orsono. Kick Off
per Amiga (la versione mi-
gliore) piombò sul mercato,
io non ci feci troppo caso.
158
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
PLAYWORLD
superare. Deve aver pensa-
to. Dino, che la qualità più
appariscente di World Cup
era la velocità di gioco e la
plasticità dell'animazione.
Probabile che in seguito si
sia chiesto come mai queste
Kìek OH/ due qualità avevano un ri-
Extra Vme flesso cosi forte sulla simu-
Probabile che il problema
stesse nel fatto che chi lo
aveva prodotto, cioè la Anco
del mio amico Anhil Gupta.
pur brillando per la simpatia
del suo titolare, non aveva
altresì mai troppo convinto
per la qualità del suo softwa-
re. I pregiudizi e le ideologie
non sono mai buoni consi-
glieri. Riparo adesso, solo ad
esso, visto che oltretutto è
uscito questo kit di espan-
sione per Kick Off, alla mia
mancanza imperdonabile di
allora.
Non ci sono assolutamen-
te dubbi che Kick Off sia il
miglior simulatore di calcio in
circolazione. Forse dovrei fa-
re una piccola storia del cal-
cio per computer prima di
parlare di Kick Off o, meglio
ancora, dovrei dire che il cal-
cio è in assoluto lo sport che
meno si presta ad essere
ripreso dai media simulanti.
Quando si simula qualcosa è
necessario mettere il sog-
getto della simulazione nel
ruolo principale. E come si
può fare quando i soggetti
sono piu di uno? E' il proble-
ma dei giochi di squadra; i
soggetti qui sono tutti i cal-
ciatori che fanno parte del
team e il simulante (l'interat-
tore) è obbligato a rappre-
sentarli tutti sullo screen con
notevole confusione dei ruo-
li, E non c'è solo questo. Per
ragioni tecniche, che dipen-
dono soprattutto dalla veloci-
tà di calcolo delle macchine
attualmente utilizzate per le
simulazioni, c'è un limite in-
valicabile nel numero dì cal-
ciatori (in generale di perso-
naggi) che possono essere
visualizzati nella stessa im-
magine. Di più non si può.
Perciò va a finire che non
può essere utilizzata con
successo altra prospettiva
se non quella 'dall'alto', pro-
spettiva che dà buoni risulta-
ti di giocabilità, discreti di
simulabilità, non eccezionali
di realismo estetico. Questa
era la regola fino a Kick Off,
Cosi almeno nell'home com-
puting. In sala giochi, nel
1986, era già uscito (e tutto-
ra si trova nella sala e non
risulta che qualche altro ga-
me lo abbia eguagliato...)
World Cup della giapponese
Tekhan. il simulatore da cui
deriva anche Kick Off.
Quindi sospetto, con no-
vanta probabilità su cento di
essere nel giusto, che Dino
Dini abbia studiato a dovere
World Cup e che. come del
resto dovrebbe fare e in real-
tà fa ogni autore intelligente,
sia partito proprio da un ap-
profondito esame del vi-
deogame da sala per cercare
di capirne le qualità sensibili
all'interazione, ma non altret-
tanto semplici da scoprire e
lazione e perché facevano
sentire così tanto all'interno
del campo di calcio e coin-
volti nella partita. Immagino
che a questo punto sia stato
tentato di darne il merito alla
immane track-ball che in
quel videogame guidava l'in-
terazione. Poi dovette riflet-
tere che quel problema non
poteva essere sufficiente a
farlo desistere dall'impresa.
Probabilmente pensò che il
joystick poteva tranquilla-
mente emulare la track-ball,
poteva replicarne la circolari-
tà plastica di movimento,
purché il rapporto occhio/le-
va fosse stato sufficiente-
mente veloce da consentire
un appropriato coinvolgimen-
to del simulante nell'azione
simulata. Credo che in quel
momento Dino capì che il
centro della qualità di World
Cup fosse proprio nella rapi-
dità con la quale i burattini/
calciatori eseguivano le istru-
zioni del burattinaio/simulan-
te/interattore. Capi che do-
veva concentrarsi sulla rapi-
dità di esecuzione e sulla ve-
locità di corsa dei calciatori
di pixel.
Isolò allora il problema in
due parti ugualmente fonda-
mentali: parte prima: gli atle-
ti simulati dovevano essere
sufficientemente piccoli e po-
co colorati da permettere
una guizzante interattività al-
le potenzialità di gestione
dell'Amiga e delI'ST; parte
seconda: il set di immagini
animate dei calciatori simula-
ti doveva essere abbastanza
vario e realistico da fondere
la velocità eventualmente ot-
tenuta con la parte prima,
con un movimento simulu-
mano. Questi due problemi
fondamentali avevano due
sub problemi altrettanto im-
portanti: la superficie di gio-
co andava proporzionata e-
steticamente e dimensional-
mente con gli atleti interat-
tivi; dovevano essere rea-
lizzati effetti acustici in grado
di esprimere realisticamente
le sensazioni sonore del gio-
co.
Dallo sviluppo di queste
semplicissime linee proget-
tuali deve essere nato Kick
Off: sintesi tra la velocità di
risposta alle istruzione del
joystick e la capacità degli
arti inferiori simulati (e della
testa idem simulata) di espri-
mere i gesti del calcio reale.
E cosi infatti fu: Kick Off
esprime, appunto in visione
dall'alto, tutte o gran parte
delle possibilità del calcio. I
calciatori sono plastici, ri-
spondono bene e veloce-
mente alle sollecitazioni del
joystick, calciano forte e con
realismo, colpiscono la palla
di testa, si distendono in un
dribbling credibile, rispettano
criteri strategici e tattici rigo-
rosi, fanno dei bellissimi goal
simulati. I miei complimenti.
Adesso esce questo kit di
espansione delle opzioni del
software che la Anco ha
chiamato Extra Time. Con
questo disco che deve esse-
re usato insieme a quello di
Kick Off, potete disporvi in
campo in altri modi strategici
e tattici, potete decidere di
giocare su altre superfici per
esempio su campi fangosi, o
bagnati, o duri, etc etc, e
potete aumentare la velocità
dei calciatori in tutte le cate-
gorie previste dall’originale.
Quello che non cambia, for-
tunatamente, è che con Kick
Off potete ancora fare stu-
pendi tornei di calcio con gli
amici, anche quando fuori
piove. Tornei e partite cosi
divertenti che sono in molti a
sperare che piova.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
159
PLAYWORLD
La funzione di questo spazio, come di certo a tutti voi è
assolutamente noto, è quella di tenen/i il più possibile
informati su ciò che accade d'altro e d'interessante
nella galassia software. Questo mese è accaduto
quanto segue.
Interstandard
C64. Atari ST
PC IBM e co.
Giusto per smentirmi su-
bito, il primo software di cui
ho agio di parlarvi è Stunt
Car Racer. gioiello vettoriale
solido della premiatissima
ditta Geoff Crammond (Sen-
tinel, Revs), software che
narra i terribili pomeriggi tra-
scorsi alle corse dei drag-
ster di pixel, da sconosciuti,
ma prestanti piloti cyber-
punk. Fluidità e spettacolari-
tà dell’azione sono la regola,
mentre il difetto, l'unico, di
questo capolavoro è l’asetti-
cità e la freddezza della sce-
na e dei suoni, e la terribile
difficoltà dei circuiti. Lo pro-
pongo come versione inte-
rattiva di Interceptor.
Dopo una decina d’anni
d’attesa è giunto, opera del-
la neonata Innerprise ameri-
cana, il clone di Xevious per-
fetto. Anche se il nome è
un altro, il non troppo fanta-
sioso Battle Squadron, que-
sto game racconta più o
meno la stessa favola dell’il-
lustre predecessore: grandi
spazi dissestati visti dall'al-
tro, creature metallizzate per
nulla disponibili a farcela
passare liscia, postazioni si-
gillate che si aprono con
una dose da cavallo di dum
dum digitali. Per chi ama il
genere Battle Squadron è
un must assoluto.
Sturi Car Racer ►
La statunitense Microillu-
sions, in Europa distribuita
dall'Activision, ha realizzato
un divertente adventure con
un gruppo di personaggi di
Hanna e Barbera che anche
le nostre TV private conti-
nuano di tanto in tanto a
proporre. The Jetsons, da
noi conosciuti come I Proni-
poti, sono un nucleo familia-
re per molti versi ricalcato
esattamente dagli Antenati,
di cui oltretutto sono anche
coetanei, che vive già nel
futuro e del futuro esaspera
a scopo divertimento le ma-
nie più improbabili e scon-
160
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PLAYWORLD
clusionate. Tutto quello che
hanno in casa è digitale e
automatizzato, si spostano
soltanto con piccoli mezzi a
cuscino d'aria (ma il traffico
non è stato eliminato nep-
pure cosi), mangiano e dor-
mono come nei libri di Kurt
Vonnegut. E in questo buon
The Jetsons
interattivo della Microillu-
sions sono coinvolti in una
avventura che si chiama The
Legend of Robotopia.
La casa francese Infogra-
mes, dopo il successo di
Kult e di The Quest for thè
Time Bird, pubblica un altro
interattivo fiction gestito con
una inedita interfaccia ani-
mata che ricorda un pochino
quella del fossile The Hob-
bit. Quasi mi scordavo di di-
re che l’interattivo si chiama
Draknen, Volevo anche ag-
giungere che della Infogra-
mes mi piace la capacità di
produrre e realizzare proget-
ti intricati e francesi, che
sanno esprimere un giusto
mix tra cultura francofona e
convincente possesso di do-
ti tecniche e creative. L'ac-
cusa che viene spesso mos-
sa ai loro software è di es-
sere eccessivamente vel-
leitari: a me sembra invece
che prodotti come Crash
Garrett, Captain Blood, Pas-
sengers of thè Wind abbia-
no lasciato un certo segno
nella storia del software.
Stavolta, con questo Drakk-
nen, ammorbidiscono un po'
il segno e cercano di avvici-
narsi al gusto dei consuma-
tori europei più continentali
(tedeschi e inglesi soprattut-
to): è una storia di draghi.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
161
PLAVWORLD
Inierphase
dame e cavalieri che ricorda
il ciclo carolingio di Artù e
Lancillotto- Se riuscite ad
iniziare, e non sempre è fa-
cilissimo, poi vi è parecchio
difficile smettere. La Image-
works, del gruppo Mirror-
soft. é una delle etichette
inglesi che si è messa più in
evidenza negli ultimi mesi,
e a questo successo non è as-
solutamente estraneo il pol-
Operalion Tbunderboll
so di ferro e la grande com-
petenza di Peter Bilotta.
boss della Mirrorsoft e con
un passato in grandi compa-
ny del game con la Activi-
sion. Dopo Xenon 2 e Blo-
odwych la Imageworks pub-
blica questo Interphase, vet-
toriale solido retinato che ri-
corda abbastanza Starglider
2 senza però eguagliarne la
forza distruttiva e l'atmosfe-
ra ambigua e sospesa di so-
gno digitale. Anche qui uni-
versi a scacchi come i pavi-
menti di «L’uomo che Sape-
va Troppo» del maestro Al-
fred Hitchcock, e circuiti
vettoriali 3D da percorrere in
lungo e in largo.
La Ocean è la migliore
software house commercia-
le del mondo: è l'unica che
si sia adeguatamente strut-
turata (la US Gold, dopo al-
cuni passi falsi e falsissimi
tipo Out Run sta organizzan-
dosi per fare la stessa co-
sa...) per realizzare operine
perfette e masticabili, com-
mestibili a tutto il grande
pubblico dei game, operine
che in gran parte sono ver-
sioni home di famosi vi-
deogame da sala giochi op-
pure grandi film d'azione
che abbiano avuto o si pre-
veda possano avere, eco di
massa sui giovani Con que-
sto Operation Thunderbolt.
seguito di Operation Wolf
della Taito, hanno raggiunto
il massimo livello di qualità
possibile. Virtualmente, a
parte il controllo mitragliato-
162
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
PLAYWORLD
re delle arcades, nella ver-
sione Amiga e Atari c'è tutta
l'azione e la forza del coin op.
Impressionante la qualità
estetica e la violenza audio
del game, magistrale la tecni-
ca d'interfaccia intuitivo e fi-
siologico. Più di così non si
può davvero in questo tipo
di prodotti.
Cinque software diversi,
ma tutti emblematici dì cosa
sia stato in questi anni il vi-
deogame e di quali vesti sti-
listiche abbia potuto e sapu-
to indossare: Clown-o-Ma-
nia della tedesca Magic By-
tes. Commando della Elite,
Eye of Horus della Logotron,
Stormlord e On-Slaught del-
la Hewson. In Clown-o-Ma-
nia c'è tutta la storia dei
platform game alla Qbert:
strade volanti, tridimensio-
nali, accidentate, piene di
amici e nemici, da percorre-
re a velocità nevrastenica,
per raggiungere obiettivi as-
solutamente virtuali: un sac-
chetto di conoscenza simu-
lata in più che corrisponde
al più impraticabile livello
successivo Commando è in-
vece il prototipo del coin op
di guerra. Un soldato arma-
tissimo contro tutti, impe-
gnato m una missione suici-
da. intenzionato a vendere
cara la pelle e ad esplodere
un volume di fuoco come
mai è stato dato di vedere
su un video a colori.
In questi giorni escono le
versioni Amiga e ST. Poi
questo Eye of Horus della
Logotron, una giovane casa
inglese che ha già messo al
mondo alcuni prodotti con-
vincenti tra cui spiccano di
certo Archipelagos e l'in-
quietante Defender clone
Star Ray. Stavolta il tema è
egizio (e sembra che ci sia
un accordo al contrario tra le
software house perché an-
che Rambow Arts e Chip
hanno pubblicato prodotti pi-
ramidali con i loro Day of
Pharaos e The Mistery of
thè Mummy...) ed è svilup-
pato come io avrebbero fat-
to tanti anni fa i grandi del-
la Ultimate: il personaggio
cammina lo vola) in orizzon-
tale e sulla sua strada incon-
Slormlord.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
163
PLAYWORLD
Die Stadi Der Lowen
tra continuamente oggetti e
personaggi che hanno un
senso nella sua vita simula-
ta. Tutto confezionato con
cura, plastico, interessante e
un po' nostalgico. Contempo-
raneamente, come per un at-
tacco di nostalgia dei vecchi
tempi del software, anche la
Hewson che comunque non
ha mai smesso di realizzare
prodotti e prodotti™ di questo
antico genere, ha sfornato
due autentici capolavori del
settore, due pietre miliari del
vetusto schema «omini pic-
coli, ben realizzati, che cam-
minano su e giù, salgono e
scendono scalette, aprono e
chiudono botole, ricevono o
infliggono ferite interattive,
etc. etc.». E sia per Storm-
lord che per Onslaught vale
assolutamente il termine ca-
polavoro e, credo fortemen-
te, anche il termine canto
del cigno: mi sembra che ci
sia poco o nullo spazio, al-
meno in Italia, per questi di-
vertenti e perfettissimi vi-
deogame del passato, storie
in mappa enorme di miti bri-
tannici shakespeariani e di
leggende belliche dei Lanca-
ster e degli York e delle loro
guerre floreali. E oltretutto
sono in vendita a 18.000 lire
per Amiga
Per finire due parole (ne
meriterebbe molte di piu.
ma mi rifarò quando e se
uscirà la versione inglese)
su questo Die Stadt der Lò-
wen della tedesca e finora
ignota Software 2000. Devo
facilmente ammettere che il
tedesco non è il mio forte e
per questo tutto quello che
posso dirvi al momento è
che sono rimasto fortemen-
te affascinato dalla qualità
grafica dell'adventure e dalle
immagini erotiche che vi
propongo. Direi che l'inqua-
dratura da dietro che vede-
te. vale da sola tutti gli strip
poker finora in circolazione.
Arrivederci.
164
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
mpo in me«o ai big del tennis
SIMULMONDO li ha preparalo
nella classifica dei top 100 e ora
compilo di risalire l'ino
in altro fantastico simulatore
tutta la tensione del vero tennis.
• stratosferico manager strategico
- velocissimo arcade/action
- tutti i tornei del grund prix
- sponsor e allenamenti
- lutti i terreni del circuito mondiale
- 8 racchette differenti e differenti
accordature
- fino a 5 giocatori contemporaneamente
• da una a cinque stagioni nel circuito R.p.
MEGAGAME 64
dì Marco Pesce
Un videogioco tutto nostro
Siamo giunti al nostro
penultimo resoconto sullo
stato del nostro videogioco. Il
prossimo mese vi dovrei
presentare il programma
finale e allora tireremo le
nostre belle conclusioni. Per
questa puntata ci occuperemo
di osservare, come al solito, la
situazione raggiunta
In quest'ultimo mese ho realizzato
gran parte del lavoro «concreto», vale a
dire programma già testato e funzionan-
te e totale della grafica, più alcuni espe-
rimenti musicali. Chiaramente il pro-
gramma non è ancora finito, altrimenti
potevamo concludere con questa pun-
tata, e manca la colonna sonora (ovvero
c'è il programma per realizzarla ma non
il musicista... ovvero c'è il musicista ma
non l'idea per la musica... ovvero c'è
l’idea ma non il tempo per realizzarla...
fino ad oggi). Ci incamminiamo quindi in
una serie di spiegazioni che, spero, ser-
viranno per far rivivere anche a voi le
mie stesse emozioni riguardo questo
progetto.
Al termine della scorsa puntata mi
ritrovavo con alcune schermate realizza-
te tramite Kwik paint (un prg per dise-
gnare sul Commodore 64) e un grande
schema della struttura del gioco, piu
una manciata di routine per la presenta-
zione tra l'altro neanche testate «be-
ne». L'unica parte del programma che
era stata effettivamente trasferita sul
computer e vista funzionare era la routi-
ne musicale. Le schermate erano relati-
ve alla presentazione, ma in passato ne
avevo realizzate diverse come modelli
per il gioco effettivo e molto spesso
erao state scartate perché il gioco si era
modificato lungo il cammino. Nonostan-
te ciò mi era piaciuta l'idea di alcune
schermate pubblicate sul numero di
gennaio dell'88 (più di un anno fa!).
Ovviamente non andavano bene per il
Megagame attuale, ma il loro stile mi
convinceva. Vada per lo stile, mi metto
quindi all'opera per adattarle ai pannelli
rimodernati (vedi numero di novembre
'89). E in queste pagine potete infatti
ammirare i nuovi pannelli made in C-64.
Terminate le schermate con il Kwik
paint occorreva renderle utilizzabili,
quindi trasformarle in set di caratteri.
Questo era solo il primo passo da fare
in quanto, una volta mescolate nei set
(tre) di caratteri occorrevano delle map-
pe che avrebbero ricostruito le scher-
mate secondo i nostri comandi. La solu-
zione era più semplice del previsto in
quanto mi occorreva un programma in
grado di «costruire» queste mappe e a
suo tempo avevo realizzato qualcosa
del genere per il videogame Psicoman
(rimasto incompleto...); bastava modifi-
care «un po’» di cosette. Mi ritrovo alla
fine con un bel tool per la creazione
delle mie mappe, ma mi servivano an-
cora i set di caratteri. Il primo dei tre
riguardava la grafica della presentazione
(stelle, montagne, scritte e set alfabeti
co) che ha dato fortunatamente pochis-
simi problemi (solo un carattere non
coincideva con una scritta). Il procedi-
mento dì trasformazione consisteva nel
«ritagliare» parti di screen effettivamen-
te occupate dal disegno e comprimerle
in una ristretta area di schermo in hi-
res; fatto questo bastava salvare la
schermata e poi prelevare solo la parte
occupata (l’inizio della screen.. i primi 2
kbyte, coincidenti appunto con l'ampiez-
za di un set di caratteri). Come forse
non sapete, o non ve ne siete mai resi
conto, le screen in hi-res (sia multi che
mono color) sono memorizzate in ram
con lo stesso ordine della mappa carat-
teri, ovvero non c'è bisogno di conver-
sione tra i due formati (a differenza
degli sprite), quindi il «gioco» era già
fatto senza ulteriore sforzo, tutto stava
a spostare la parte di schermata che ci
interessava nell'area ram da noi dedica-
ta al (primo) set di caratteri Chiaramen-
te la procedura dei «tagli» illustrata pri-
ma richiede una certa attenzione in
quanto dobbiamo far coincidere esatta-
mente in un'area di 8 per 8 pixel (alline-
ata con 8 byte) ogni carattere, sempre
che questo debba essere utilizzato da
solo come nel caso dei caratteri facenti
parte del set alfabetico; nel caso di
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
MEGAGAME 64
gruppi di caratteri che poi saranno stam-
pati uno accanto all'altro non ci sono
particolari problemi di sconfinamento,
almeno per quelli interni al gruppo. Tut-
to questo per farvi capire che mi sono
ritrovato più volte a dover riaggiustare la
schermata «tagliuzzata» perché un de-
terminato carattere di 8 per 8 era diviso
in due. oppure non si incastrava» bene
nel mosaico (specialmente per quanto
riguarda il set dei pannelli). Il Kwik paint
utilizza solo il modo multicolor e infatti
tutto il megagame é in multicolor, carat-
teri alfabetici compresi. Per gli sprite.
che poi si riducono ai soli cursori anima-
ti, ho usato un programma di conversio-
ne già utilizzato per lo stesso Psicoman.
Tanto per la cronaca il secondo set è
quello dei pannelli e il terzo quello della
schermata del «famoso» fine-giorno.
Nel caso qualcuno di voi volesse impos-
sessarsi del mio tool per la creazione di
mappe caratteri vi illustro alcune sue
caratteristiche. Sullo schermo è visualiz-
zata una bella fetta di quella che è la
nostra pagina video, più l'intero set di
caratteri (sia ridefiniti che normali, a
scelta) Si costruisce tramite joystick
con il cursore che si trasforma nel carat-
tere da noi scelto tra i disponibili. Pos-
sono essere definiti fino a 9 «pennelli»,
ovvero agglomerati di caratteri, prelevati
dallo screen stesso o dal set. richiama-
bili in qualunque momento (con notevo-
le risparmio di tempo), Tramite altre
opzioni è possibile richiamare screen
memorizzate in ram secondo un ordine
scelto da noi (in quanto é possibile
riposizionare liberamente il puntatore
che stabilisce la sezione di ram) e ovvia-
mente salvarle (sempre in ram). C’é
anche la gestione dei file su disco (save
e load). Se vi interessa fatemelo sapere
che ne riparliamo. Torniamo al Megaga-
me. Siamo giunti al momento in cui mi
ritrovo finalmente con le mie mappe e i
miei set di caratteri, più gli sprite. Stabi-
lisco la loro posizione in ram e li salvo in
un unico blocco, al fine di poterli ricari-
care ogni volta che effettuerò un test
sulle routine Assembler che mi accingo
a realizzare.
Sarei
Le prime routine che trasferisco sul
Commodore, servendomi del solito As-
sembler, sono quelle della presentazio-
ne. Mi accorgo che devo fare alcune
modifiche perché parte di esse possono
essere utilizzate come sub anche per il
resto del programma e perché ci sono
alcune imperfezioni. Dopo non poche
lotte con la routine dello scrolling paral-
lattico, che non voleva assolutamente
essere fluido (ma l’ho spuntata io) la
presentazione è completa e la mostro
orgogliosamente a mio fratello. Manca-
no ancora i nomi da inserire nella lista
degli «hanno partecipato». Ma la routine
che più mi rende felice è quella della
stampa di fette di ram di qualunque
dimensione, affiancata poi da quella di
riempimento con valore fisso (per le
cancellazioni). L'unico inconveniente è
che per funzionare a volte richiedono (se
la fetta è troppo grande) più di un ciclo
raster (1/50 di secondo), ma ciò non crea
alcun problema (almeno fino ad oggi!),
Quello di cui ho bisogno a questo
punto è un elenco dettagliato delle loca-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
167
MEGAGAME 64
zoni di partenza di tutte le schermate
contenute nel blocco dati della mappa
realizzata in precedenza. Mi realizzo una
modifica al programma di editing delle
mappe in modo che sia lui a fornirmi le
mie informazioni e il problema non sus-
siste più In questo elenco occorre ag-
giungere anche le locazioni dello scher-
mo che andranno ad occupare, una vol-
ta stampate le relative screen, i tasti dei
pannelli, le scritte seguite da informa-
zioni a barra, la posizione dei pianeti, più
gli indicatori vari. Anche se il tutto è
diverso nel caso dei pannelli del secon-
do giocatore, basta aggiungere un delta
di 520 posizioni ed i dati ottenuti risulta-
no perfettamente coincidenti.
Consideratelo pure un capriccio da
programmatore, ma le prossime routine
che mi propongo di realizzare sono
quelle di gestione dei joystick, della
stampa dei pianeti sulle mappe e della
stampa degli indicatori a barra. Butto
giù degli schizzi e passo subito alla
scrittura delle routine in Assembler; in
effetti l'impresa mi era sembrata più
complessa di quanto effettivamente po-
teva esere dopo alcune semplici modifi-
che di criterio. Durante l'assemblaggio
di tanto in tanto carico il blocco di dati
con la grafica per assicurarmi che tutto
vada per il meglio, ma il più delle volte é
solo perché sono curioso di vedere il
risultato di ogni minima modifica (e la
cosa mi comporta un bel po' di carica-
menti-attese-perditempo). Tanto per
avere in mano qualcosa di concreto mi
faccio un paio di demo con il risultato di
quanto ho fatto lino a quel momento.
Andiamo ad esaminarci queste routi-
ne. Cominciamo con quella di gestione
dei joystick. Come abbiamo detto il cur-
sore-puntatore é uno sprite (animato)
quindi le sue coordinate non sono diret-
tamente utilizzabili per essere confron-
tate con la posizione sul video dei vari
gadget, che sono invece in formato
40x25. Tuttavia è sufficiente dividere
per 8 sia la coordinata X che la V dello
sprite e otteniamo una coppia compati-
bile con lo schermo caratteri. Il caratte-
re in alto a sinistra (locazione ram-video
1024) corrisponde alle coordinate 0.0
(X.Y) e il secondo Hoc. ram 1025) alle
coordinate 1 .0 e cosi via. C'é ancora un
piccolo problema da risolvere, in quanto
quando lo sprite occupa le coordinate
0,0 non coincide (in termini di sovrappo-
sizione fisica) al primo carattere e per
questo occorre aggiungere una delta di
22 pixel in X e 50 in Y (considerando
anche la forma dello sprite). Tutto ciò
che riguarda questa routine funziona in
IRQ video.
Passiamo alla routine di gestione del-
la stampa degli indicatori a barra. Questi
indicatori sono costituiti da una barra di
pixel in orizzontale (avente una ampiez-
za verticale di 4 pixel), tanto piu ampia
quanto maggiore è la grandezza che
con essa si intende rappresentare. La
barra è quindi costituita da un insieme
di caratteri ridefiniti in multicolor. La sua
max ampiezza orizzontale è sempre in
54 pixel (quindi 8 caratteri). Se osserva-
te le foto relative ai pannelli potete
ritrovare una serie di 8 barre nella de-
stra della mappa. Il mini set di caratteri
abbinato alla routine è costituito da 8
«pezzi», aventi ognuno una striscetta di
quattro pixel verticali in più rispetto al
precedente. Per realizzare una barra di
10 pixel occorrono 2 caratteri, uno di 8
pixel (pieno) e l'altro di 2. messi uno
accanto all'altro. La routine trasforma
un qualsiasi numero compreso tra 0 e
63 in una corrispondente barra, posizio-
nata sullo schermo a nostro piacere. Il
suo funzionamento è abbastanza sem-
plice. E sufficiente avere un puntatore
alla locazione video di partenza e il
numero da trasformare. Del numero si
prendono i tre bit meno significativi e si
depositano in un registro libero; questi
tre bit indicano quale degli 8 caratteri
occorre stampare dopo la serie di carat-
teri «da 8 pixel». Quest'ultima serie di
caratteri viene stabilita tramite una divi-
sione per 8 del numero stesso. Si effet-
tua quindi un ciclo di stampa servendosi
del puntatore video e incrementandolo
di volta in volta. Il ciclo ovviamente dura
tanto quanto è il risultato della divisione
(nel caso dell'esempio, un solo ciclo). Al
termine del ciclo si stampa il carattere
stabilito dai tre bit meno significativi,
ricavati in precedenza, nella posizione
video indicata dal puntatore attuale.
Veniamo alla routine di stampa dei
pianeti. La mappa è di 8x7 caratteri, ciò
vuol dire che è compresa in un range di
6x40+8=240 locazioni, quindi è suffi-
ciente l'indirizzamento indicizzato per ri-
coprire l'intera area. La loro posizione
effettiva sullo schermo è determinata
da una locazione di base (diversa, ovvia-
mente per le due mappe, dei due gioca-
tori) più una delta (registro X) che va da
0 a 240, contenuto in una opportuna
tabella di 16 elementi. La loro forma
dipende dal loro stato (normalità, perico-
lo o guerra) e per stabilirla occorre ricer-
care i flag che lo indicano nella tabella
dati del pianeta. Anche il colore di stam-
pa dipende da questi dati (mio-tuo, at-
tivo-disattivo).
E adesso occupiamoci della routine
che utilizzano come «schiavi» le sub
finora descritte, ovvero la routine di
gestione dei tasti e conseguente attiva-
zione delle funzioni corrispondenti, la
routine di gestione dei pianeti e la routi-
ne di gestione della stampa dei pannelli.
In parte queste routine si fondono e in
parte svolgono funzioni a sé stanti. Ad
esempio, la routine dei tasti deve con-
trollare che il joystick coincida con uno
dei tasti contenuti nei pannelli ovvero
che le coordinate di questi, contenute
nelle tabelle già descritte, coincidano
con quelle del puntatore; anche per la
gestione dei pianeti occorre un confron-
to di coordinate per stabilire quale è
quello attivo, quindi a quale devono
riferirsi le carattenstiche stampate con
le barre La routine dei tasti non fa altro
che settare un flag quando verifica la
coincidenza; sarà poi il resto del pro-
gramma ad occuparsi della funzione re-
lativa. Quando si attiva un nuovo piane-
ta la mappa viene ristampata per aggior-
nare «l'illuminazione» dei pianeti, ovve-
ro per spegnere quello vecchio e accen-
dere quello nuovo (vi ricordo che un
pianeta è acceso quando passa dal suo
colore base, blu o rosso, al rispettivo
colore piu luminoso, ciano o giallo),
quindi viene ristampato l'elenco di bas-
se sulla destra, prelevando i dati dalla
tabella del pianeta attivato
La stampa dei pannelli si effettua
basandosi sulle seguenti informazioni
— giocatore utilizzatore,
— tipo di pannello,
— tipo di sottopannello;
quindi la prima informazione determina
dove stampare il pannello, la seconda
qual è l’opzione e la terza qual é la sotto
opzione. Si procede quindi con la stam-
pa. solo se i pannelli attivi sono cambiati
rispetto al ciclo programma precedente
Megaposta
Caro Marco Pesce,
finalmente tra tutti i lettori della rivista
MC c'è anche una ragazza che s'inte-
ressa di videogiochi. Compro regolar-
mente la rivista e leggo volentieri anche
la rubrica di Francesco Carla, pur trovan-
do spesso discutibili i suoi giudizi.
Ritengo la tua iniziativa veramente
meritevole dello spazio che ha occupato
finora nella rivista (se non vado errata,
sono più di 2 anni che il Megagame
a procede »). Mi rendo conto che è stata
un'impresa difficile, ma spero che tu
possa persistere perché trovo veramen-
te interessante quello che scnvi e pen-
so di non essere la sola, e spero che tu
possa continuare ancora per molto tem-
po. Spero che questa lettera ti sia di
conforto in qualche modo, ma non cre-
do che tu ne abbia bisogno vista la tua
tenacia. Aspetto con impazienza il pros-
simo numero!
A presto
Barbara Tosti, Roma
Erano due anni che aspettavo una
lettera cosi. A quanto pare l'attesa è
stata più che ricompensata! Cara Barba-
ra, spero proprio che questa non sarà
la tua ultima lettera... prossimamente
fammi sapere se sei interessata a qual-
che argomento particolare.
Ciao. mc
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di Corrado Conforti
Il CP/M è stato senz'altro il
primo vero sistema operativo
a larga diffusione della storia
del Personal Computer, e
conobbe la sua massima
espansione nei primi anni '80
quando un personal computer
a 16 bit era un sogno quasi
fantascientifico.
Oggi a dieci anni di distanza,
tra il dilagare di macchine
sempre più potenti, tra MS-
DOS 4.01, OS/2 e UNIX, il
vecchio sistema operativo a 8
bit sembra non volere ancora
uscire di scena. Infatti, anche
se negli ambienti di lavoro i
grossi «scatoloni» lenti e
rumorosi sembrano essere
stati completamente
rimpiazzati dai PC delle nuove
generazioni, la stessa cosa
non vale per il settore
hobbystico. dove ancora si
trova qualcuno che a casa
propria continua ad usarli
Ma il CP/M oggi come oggi non so-
pravvive con questi pochi nostalgici, né
con coloro che lo usano sugli MS-DOS
o su Amiga con degli emulatori, ma
grazie soprattutto al grande parco degli
utenti Commodore 128 e 64 e MSX.
Inoltre, oggi come oggi è abbastanza
raro che qualche produttore di software
commercializzi un programma per CPI
M, visto che è senz'altro più remunera-
tivo impegnare le proprie energie pro-
grammatone su calcolatori a più vasta
diffusione, cosa questa che ha decreta-
to di fatto la fortuna del software di
Pubblico Dominio (PD) e dello Sharewa-
re. Sul significato esatto di questi due
termini, vi rimando al numero di aprile di
MC (n. 84, pag. 83 e seguenti) dove
Massimo Gentilini ha approfondito mol-
to bene l'argomento.
È opportuno, prima di iniziare a parla-
re del software PD per il CP/M. analizza-
re quali sono i canali per reperirlo, quali i
metodi per effettuarne il prelievo dai
BBS ed infine la descrizione dei metodi
di compressione più utilizzati.
Dove reperire il software PD
In Italia, uno tra ì canali principali è
costituito dall'area programmi di MC-
Link, che come tutti saprete certamen-
te è il servizio telematico della Techni-
media, e in cui potrete trovare tutti i file
di cui si parlerà su queste pagine.
Oltre a MC-Link, è possibile cercare
in alcuni tra i nodi più forniti della rete
Bytes Records
Metodo Usato
EXEMPIO.DOC
EXEMPIO . ARK
EXEMPIO . DZC
EXEMPIO. DQC
EXEMPIO. ZIP
EXEMPIO. LZH
4k 21
2k 13
2k 13
2k 15
2k 10
2k 11
nessuno
ARK 1.1
Crunch v2.0
Squeeze vi. 6
PkZip vi. 02
LHArc vi. 3
Tabella comparativa dei metodi di compressione piu usati nel CP/M L'indicazione RECORDS è l'effettivo
170
CP/M
FidoNet (mi riferisco in modo particolare
a Opus MonteCastello e a Fido Po-
tenza).
Negli Stati Uniti poi. esistono una
infinità di piccole BBS sparse su tutto il
territorio, molte delle quali dedicate
espressamente alle macchine CP/M
Ma la fonte principale di software PD,
punto di riferimento dell'universo dei
programmatori, sono le 12 aree file per
il CP/M del grande network americano
CompuServe.
Come prelevare il software
Disponendo di un programma di co-
municazione in CP/M. è estremamente
semplice effettuare il download (prelie-
vo) di un file da un BBS: basta chiamare
il servizio in questione, selezionare il
programma desiderato ed iniziare il tra-
sferimento con uno dei tanti protocolli
di trasmissione esistenti.
Ma è purtroppo abbastanza probabile
che un utente MSX o Commodore non
abbia inizialmente un programma di co-
municazione che giri in CP/M. ma ne
abbia invece uno che funzioni nel modo
nativo della macchina. Vediamo che co-
sa si può fare in questi casi,
Commodore C64
Il piccolo Commodore permette di
utilizzare il CP/M grazie ad una cartridge
Z80 che veniva venduta qualche anno
fa. Oggi è ancora possibile reperire la
cartuccia ad un prezzo accessibilissimo
presso un rivenditore abbastanza for-
nito.
La versione di CP/M che gira sul 64 è
la v2.2 (la più diffusa) e ha una TPA
(Transient Program Area) di 48K e gira
con un C64 e almeno un drive 1541.
Ovviamente un dischetto formattato in
CP/M risulta illeggibile al 64 in modo
nativo e viceversa, quindi come poter
usare del software prelevato da un pro-
gramma di comunicazione come LINK-
64 o VIP-TERMINAL?
Esiste un programmino funzionante
in modo nativo che risolve questo pro-
blema. che si trova in MC-Link ed è
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
PD SOFTWARE
possibile prelevare normalmente. Si
chiama COMCPM.BIN e permette di
copiare facilmente dei file da un di-
schetto formattato in modo 64 a un
dischetto formattato da un 1541 in mo-
do CP/M 2.2.
Commodore C128
Il sistema operativo CP/M+ 3.0 distri-
buito insieme al CI 28 é la versione
dell'agosto 1985, che tra le cose non
permette di utilizzare la USER PORT
della macchina come una RS232 e quin-
di in definitiva preclude l'uso di un mo-
dem. La Commodore ha comunque rila-
sciato sul mercato PD due nuove relea-
se del file CPM+.SYS, datate rispettiva-
mente dicembre 1985 e luglio 1987.
Entrambe queste nuove versioni per-
mettono l'uso della RS232 e quindi di
uno qualsiasi dei programmi di teleco-
municazione disponibili sul mercato, an-
che PD. In MC-Link è presente il file
NUOVOCPM.SYS che è appunto la ver-
sione del luglio 1987 del CPM+.SYS.
Ma come fare per portare il file NUO-
VOCPM.SYS, come qualsiasi altro file,
in modo CP/M dato che ovviamente
come per il C64 un dischetto formattato
in modo CP/M non è leggibile al modo
CI 28 e viceversa? Anche qui si può
usare il COMCPM.BIN se si ha un drive
1541, ma se si ha invece un 1571 è più
conveniente usare il CROSS-LINK, pro-
gramma che permette la copia di file tra
dischi 128, dischi CP/M e addirittura
dischi MS-DOS. Vediamo cosa si deve
fare per utilizzarlo: per prima cosa prele-
vare in modo CI 28 da MC-Link il file
chiamato XLINK.SDA e metterlo su un
floppy vuoto. Dopo aver spento e riac-
ceso il computer, si carichi e si faccia
girare sempre in modo 128 il file prele-
vato. Questo produrrà sul disco un pro-
gramma composto da tre parti, di cui la
principale é quella chiamata XLINK21.
Seguendo le semplici istruzioni accluse,
il problema è risolto. A questo punto
possiamo trasferire il file NUOVOCPM-
+.SYS sul dischetto di boot del CP/M,
non senza aver prima fatto una copia di
riserva di quest'ultimo. Caricate il CP/M
e cancellate dal disco di sistema il file
CPM + .SYS e rinominate NUOVOCPM-
.SYS in CPM+.SYS. Il gioco è fatto. Ora
la vostra versione di CP/M+ 3.0 vi per-
metterà di far girare un programma di
comunicazione in CP/M, quale può es-
sere il MEX128.COM o I1MP344.COM
(presenti in MC-Link) che avrete trasfe-
rito con il CROSS-LINK o con il
COMCPM su un disco CP/M.
CRUNCH BBS
ROYAL OAK'S
FOG #1
FOG #6
PRAC.SA.
MICRO BBS
REDIFFUSION
GREY MATTER BBS
DOWNEY RCPM
WEST LOS ANGELES
THE MACHINE BBS
- (201) 447-6543
- (313) 759-6569
- (415) 755-2030
- (415) 755-8315
- (415) 948-2513
- (303) 752-2943
- (213) 665-5332
- (213) 971-6260
- (213) 806-2226
- (213) 838-9229
- (503) 747-8758
Elenco restalo di alcu-
ne Ira le BBS amenca-
ne che hanno delle
fomite aree file di soft-
ware Public Domain
per il CP/M.
MSX e MSX2
Sulle macchine dello standard MSX
girano due versioni del sistema operati-
vo CP/M. La prima, prodotta dalla Spec-
travideo per l'MSXI è la versione 2.2 ed
ha una uscita video a 40 colonne, men-
tre la seconda, dalla Philips per l'MSX2
è la versione 3.0 con uscita video sia a
40 che a 80 coione. Entrambe le versio-
ni di CP/M vengono distribuite dal pro-
duttore insieme a degli appositi pro-
grammini di utilità che permettono il
trasferimento di file dal modo nativo al
CP/M con pochi passaggi. Va notato
che a parte alcune applicazioni che fan-
no uso di particolari locazioni di memo-
ria, i programmi scritti per CP/M girano
quasi tutti nel modo nativo della mac-
china. in quanto l’MSX-DOS è parzial-
mente compatibile con questo. Spesso
comunque è necessario convertire alcu-
ni overlay per permettere ai programmi
di girare senza problemi in modo MSX.
In MC-Link alcuni utenti, tra cui lo stes-
so Maurizio Mauri che i nostri lettori
utenti MSX senz'altro conosceranno,
hanno cominciato a collaborare tra loro
per eseguire queste modifiche, e i risul-
tati si vedono: gli arcatori ed i program-
mi di comunicazione che prima giravano
solo sotto CP/M ora anche in versione
MSX-DOS.
Programmi di comunicazione
In CP/M esistono diversi programmi
di comunicazione estremamente-validi,
ma hanno il problema che sono «hard-
ware-dipendenti», nel senso che biso-
gna personalizzare gli overlay in codice
Z80 che si occupano degli I/O sulla
porta seriale. In MC-Link al momento
esistono alcuni programmi già adattati
alle macchine che stiamo trattando. Ve-
diamo quali sono:
IMP244:
Scritto da Irvin Hoff, il creatore dell'Y-
modem è presente in MC-Link sia in-
stallato per il Commodore CI 28 che per
il C64. Inoltre è in linea una versione
non installata.
L'IMP (acronimo che sta per Irvin
Modem Program) permette il settaggio
automatico dei parametri di comunica-
zione (a parte la velocità) ed i protocolli
XMODEM, YMODEM e YMODEM
BATCH per il trasferimento multiplo di
file.
A.CRUNCH20
Usage: CRUNCH20 [d:]<afn» Id:] I/OI/VI/CJ
GEL Cruncher v2.0
EXEMPIO.DOC -> A: EXEMPIO.DZC
21 13 621 1476 0 I 3k ---, 2k)
A>UNCR20
Usage: UNCR20 [d:]«afn> (d:) ( /Q | /V | /CI
A>uncr20 esemplo. dzc
EXEMPIO.DZC -> A : EXEMP IO . DOC
13 21 1624 1476 0 ( 2k — » 3k)
Il modo di impiego dei programmi CRUNCH20 e
UNCR20 è visibile in questi due esempi
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
171
PD SOFTWARE
M EX 128:
Ottimo programma di comunicazione
installato per CI 28. permette il trasfen-
mento in XMODEM e KERMIT.
ZMP15:
Acronimo di ZModem Program, giun-
to ora alla versione 1.5, é presente in
area in due versioni, una installata per
girare sotto MSX2 e l'altra non installa-
ta. Il programma permette il trasferi-
mento dei file con i protocolli XMO-
DEM, YMODEM BATCH e ZMODEM
con recovery. Quest'ultimo protocollo è
oggi il più usato e funzionale nonché
veloce, ottimo anche in presenza di
linee molto disturbate, dal momento
che permette di riprendere un trasferi-
mento interrotto a causa dei troppi erro-
ri, al punto esatto in cui si era arrivati.
CV3.0:
Programma di terminale VIDTEX per il
CP/M del CI 28. Tra le altre cose per-
mette il trasferimento automatico usan-
do il CIS-B, efficacissimo e veloce pro-
tocollo di comunicazione elaborato dal
network americano CompuServe.
Compattatori e archiviatori
La quasi totalità dei computer in uso
al giorno d'oggi fa uso di programmi
che permettono la compressione o l'ar-
chiviazione dei file. Per la descrizione
approfondita di cosa sia un compattato-
re o un archiviatone rimando al numero
85 di MCmicrocomputer (maggio '89,
pag. 122 e seguenti). Per ora é suffi-
ciente sapere che un programma di
compressione è un software che conca-
tena, comprimendoli, uno o piu file in-
sieme in un unico archivio di lunghezza
relativamente ridotta. Ma vediamo quali
sono i programmi più usati in CP/M
SQUEEZE:
É il primo tra i compattatori utilizzati
sulle macchine CP/M, e di conseguenza
non è molto efficiente, sia in termini di
velocità di compattamento/decompatta-
mento sia per le dimensioni del file
compresso. Un file «squeezato» si rico-
nosce dal fatto che la lettera centrale
dell’estensione del nome é una «Q»
Ad esempio, comprimendo il file « PIP-
PO. COM» avrò un file chiamato «PIP-
PO.CQM».
In MC-Link sono presenti i due file
SQUEEZE.COM e UNSQ.COM che so-
no rispettivamente il compressore ed il
decompressore.
CRUNCH:
Anche questo è un compattatore ab-
bastanza datato, con delle caratteristi-
che simili allo SQUEEZE. Il rapporto di
compressione migliora nettamente, ma
resta praticamente invariato il tempo
impiegato per le operazioni di compatta-
mento e decompattamento. Un file
«crunchato» si riconosce dalla «Z» alla
seconda lettera dell'estensione del no-
me. Ad esempio. «PIPPO.COM» «crun-
ehato» diviene «PIPPO.CZM»
In MC-Link è possibile trovare i file
CRUNCH20.COM e UNCR20.COM. ri
spettivamente compattatore e decom-
pattatore.
LIBRARY:
Questo non è un compattatore, ma
solo un archiviatore.
Infatti una library, cioè un programma
con una estensione «LBR» non é altro
che una «raccolta» di file, inclusi tutti
insieme in un unico item. L'utilità di una
cosa simile è evidente se si ha la
necessità di trasferire gruppi di file lega-
ti tra loro, li si include in una libreria, la
si trasferisce dopodiché la si «delibra»,
cioè si estraggono da essa tutti i file
contenuti. Usualmente in CP/M si trova-
no delle librerie che includono file tratta-
ti da SQUEEZE e CRUNCH. cosi che
oltre a contenere più file, sono anche
più corte della somma dei loro compo-
nenti.
In MC-Link sono presenti LU.COM e
DELBR1.COM. rispettivamente le utility
per creare una library e per dissolverla.
Esistono anche dei particolari program-
mi di utilità che permettono di dissolve-
re una library e decomprimere gli even-
tuali file «squeezati» o «crunchati» tutto
automaticamente.
Un esempio e il file LBREXT22.ZIP
presente in MC-Link.
ARC:
È senz’altro il compressore più cono-
sciuto ed usato (nonché il più amato
dagli italiani, n.d.a.d.p.l, tant'è che la
maggioranza dei personal computer ne
ha una versione, piu o meno compatibi-
le con le altre. In particolar modo la
versione attuale per il CP/M é la 1.1,
compatibile perfettamente con
ARC5.21 e PKARC 3.61 del mondo MS-
172
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
PD SOFTWARE
DOS. Infatti è perfettamente lecito pre-
levare un file arcato da un PC con uno
dei succitati arcatori. e dearcarlo con
successo su un CI 28 o un MSX tramite
il dearcatore CP/M È vero anche il
contrario, e cioè un file arcato da un CP /
M può essere dearcato con un IBM
compatibile e addirittura da un Amiga.
ARC racchiude in un solo programma
le caratteristiche di SQUEEZE, di
CRUNCH e delle LIBRARY, infatti gene-
ra file che oltre ad essere degli «archi-
vi» (librerie), sono anche compattati con
dei metodi a volte analoghi a quelli dei
vecchi compressori. La scelta del tipo di
compressione da usare, è normalmente
fatta in modo automatico dalla macchi-
na. ma si può forzare il programma ad
usare il CRUNCH per tutti i file. Da
Anche il programma
SQUEEZE dispone di
un corrispondente pro-
gramma per la decodi-
fica in formato leggibi-
le. si tratta di UNSQ
notare che l'ARKl.1 può girare anche
sotto MSX-DOS senza alcuna modifica.
In MC-Link sono presenti ARK1 1 ARK
e UNAR16.LBR, cioè l'arcatore (in for-
ma arcata!) e -il dearcatore. Per usare
questi due file, si deve prima decompri-
mere la libreria UNAR16.LBR e poi con
il file UNARC.COM ottenuto, dearcare
TARIC1 1. ARK.
ZIP:
Questo è senz'altro il compressore
piu efficiente che si trovi oggi, ed è
largamente usato nel mondo MS-DOS,
dove praticamente non ha rivali. Per il
CP/M esiste un deZIPpatore, cioè un
programma che permette di decom-
primere un archivio ZIP creato da
una macchina MS-DOS. Purtroppo per
quanto ne so attualmente, uno ZlPpato-
re. cioè il programma per creare i file
ZIP non è stato ancora fatto per le
macchine basate su Z80. L'avere il solo
decompressore per lo ZIP può sembra-
re privo di senso pratico, ma in realtà
permette all'utente CP/M di prelevare e
decomprimere tutti quei file creati da
macchine MS-DOS, in cui ad esempio
ci sono dei sorgenti di programmi, o dei
file di testo che possono essere utili
anche a lui. Inoltre spesso succede di
trovare dei file CP/M compressi con lo
ZIP e che sono stati ovviamente creati
usando una macchina MS-DOS. Anche
noi in redazione quando dobbiamo inse-
rire dei file CP/M in MC-Link, prima li
passiamo su un PC e li ZIPpiamo. Suc-
cessivamente li scarichiamo in MC-Link.
Il vantaggio è che la compressione è
assai più spinta che con qualsiasi altro
metodo. In MC-Link il decompressore è
presente come UNZIP9.LBR.
LHARC:
Anche per questo nuovo metodo di
compressione, ultimamente molto in
voga sui sistemi MS-DOS e Amiga, sul
CP/M esiste al momento solo il decom-
pressore perfettamente compatibile
con la versione 1.3 di LHARC per MS-
DOS. Dal momento che LHARC utilizza
la compressione di Huffmann che è uno
degli algoritmi utilizzati dallo ZIP, l'effi-
cienza di compressione tra i due è più o
meno uguale, solo che ZIP è senz'altro
più veloce. Il decompressore in MC-
Link è LH-CPM1 1 ARK.
ZOO:
Esiste anche un decompressore per
gli archivi creati con il pacchetto ZOO
sotto MS-DOS e Amiga, ma non è
installato per nessuna macchina. Nel
pacchetto presente in MC-Link sono
incluse i sorgenti «C» che possono es-
sere usate per adattare il programma a
girare sulla propria macchina. Gli archivi
ZOO sono abbastanza compatti, anche
se non ai livelli di ZIP o LHARC. In ogni
caso è abbastanza raro trovare program-
mi CP/M compressi con tale metodo.
Su MC-Link il decompressore ZOO si
chiama B00Z4CPM.LBR.
Conclusioni
Dopo un lungo uso dei vari compres-
sori su CP/M. posso senz'altro consi-
gliarvi di usare ARC per creare i vostri
archivi, se non altro per la trasportabilità
di questi, vista la compatibilità di ARK1 1
con le versioni MS-DOS e Amiga. D'al-
tro canto è lecito aspettarsi per l'imme-
diato futuro delle nuove e più aggiorna-
te versioni dei programmi citati oltre
che le versioni CP/M dei compressori
ZIP e LHARC. visto il grande traffico
esistente di software PD per Z80.
A>UNZIP
UNZIP v0.99 by S. Greenberg
May be reproduced £ or non-profit use.
Usage: UNZIP <f llenamef . zipl > [<afn.]
Extracts all members matchlng .afri, from thè specified ZIPflle.
If <a£n> la not present. a directory of thè nenbers Nili be displayed.
A>unzip exempio.zip
UNZIP v0.99 by S. Greenberg
Exploding : EXEMPIO.DOC, done.
Per tutti i file compressi in formato ZIP è possibile impiegare il corrispondente di
decompattazione UNZIP
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
173
ARCHIMEDES
di Bruno Rosati
Anteprime, notizie e..* brevi riflessioni
Il ti rivoluzionario» A3000 e la nuova serie 400/1;
più le notizie a riguardo di nuovi pacchetti, annunciati o già in
distribuzione e una mini-panoramica su quello che é l'effettivo
parco software di Archie le relativa disponibilità in Italia ) ultime
novità hardware comprese
Acom Educations News: Announcing
a new BBC computer — thè Acorn
A3000. Ed ancora: Computing in The
Home. Powerful, Adaptable, Educatio-
nal... and Fun.
Non si tratta di un modo originale
messo a punto dalla Shenker per far
imparare l'inglese. Più semplicemente,
ho appena citato i titoli di due depliant
pubblicitario-informativi che l'Acorn ha
stampato per divulgare al mondo la lieta
novella: l'avvento dei nuovi computer
della linea Archimedes. L'A3000 e la
rinnovata serie A400/1 . Un qualcosa di
dirompente è soprattutto l’annuncio e
l’avvenuta commercializzzione del «pic-
colo» A3000. L' entry level della famiglia
degli Archie, già in catalogo presso la
Delphi ad un milionecinquecentomila
(IVA esclusa) sarà al più presto oggetto
di una nostra prova su strada.
A chi nel frattempo non sa resistere,
possiamo comunque dare qualche bre-
ve anticipazione; cominciando anzitutto
con il tranquillizzare sul piano della com-
patibilità. L'A3000, così come la nuova
serie 400/1 è e resta un Archimedes.
Fornito dello stesso chip-set delle altre
RISC-machine, il RISC-ÒS di serie, un
Mbyte di RAM (con l’opzione per un
secondo mega da aggiungere interna-
mente), interfaccia Centronics standard,
più la possibilità di collegare schede di
espansione, secondo disk drive e hard
disk esterni, il piccolo di casa Acorn è
una versione (tra l’altro ben riuscita an-
che come design) a modulo unico. Sul
tipo degli Atari ST e l'Amiga 500, com-
patta unità centrale e tastiera, con il
drive interno incassato sul lato destro
dello chassis.
A chi poi si chiede perché è
stato costruito, la risposta è
presto data: riduzione dei co-
sti ed allargamento del merca-
to da quello professionale a
quello educazionale (ovvero il
«regno» della Acorn). In prati-
l'anello mancante di una
catena che ora si completa
portando la tecnologia ri-
dotta a tutti i livelli. Dal
mondo dell’Unix con
l’ R 1 40 aH'home «puro»
dell’A3000. Il solo pensare
che un ARM è da oggi sot-
to i polpastrelli di scolaretti
con fiocco e grembiulino mi fa ac-
capponare la pelle. Ma ci pensate?
Fra le due opposte soluzioni ecco poi
la serie 400/1 che con i modelli 410,
420 e 440 riesce a coprire l’eterogenea
fascia di utenza personal-e, alla quale,
confermando le stesse doti di velocità,
consente la massima espandibilità della
macchina configurabile attraverso le tre
versioni distinte. Dal 410/1 con un solo
megabyte di RAM al 420/1 con 2Mb ed
HardDisk da 20Mb fino al 440/1 attesta-
to a 4Mb e con HD da 50 Mb. ce n'é
per tutte le esigenze e. dai tremiliom-
duecentomila del primo ai setteemezzo
del 440/1 , anche per tutte le tasche.
La conseguenza più immediata di
questo nuovo listino è stata la messa
fuori produzione dei vecchi modelli
A305 e A440. Il riallineamento del cata-
logo Acorn era cosa quanto mai giusta
ed auspicabile. Il mercato tra l'altro,
oltre ad un indubbio miglioramento tec-
nologico, esigeva una migliore colloca-
zione dell'offerta. L'A3000 per ì'home,
la serie 400/1 per il personal e l'R140
per il professional ridisegnano una stra-
tegia più chiara.
Software, software...
...e tanto hardware!
Se lo stato di salute di un computer si
legge dal numero dei programmi per
esso realizzati, possiamo tranquillamen-
te affermare che il nostro Archie. a due
anni e mezzo dalla sua commercializza-
zione. é vìvo, vegeto e sano come un
pesce. Leggasi il numero delle softwa-
re-house al lavoro per lui. centoquaran-
ta! Dall'AcornSoft all'AutoDesk, dalla
AVP Computing con il suo sterminato
catalogo alla Silicon Vision con i suoi
gioielli per la Computer Graphics e la
programmazione in genere, poi la EMR
e i suoi dodici moduli per la MIDI-music,
la Minerva, la ACE del rinnovato RISC-
OS Euclid, la CADsoft Computer Gra-
phics e la mitica Clares dell'altrettanto
mitico Artisan e del Render Bender;
quindi la Lingenuity (divisione della Lin-
dis International) con il Presenter II ed il
Presenter-Story per fare business Pre-
sentation. Quindi, e con questa mi fer-
mo, la Open Software Library, specializ-
zata in training-program sulla struttura
ed il funzionamento dei principali organi
del corpo umano.
Il totale sfiora il numero di mille appli-
cativi e mi correggo: le soft (hard)-ware-
house al lavoro su. e per, Archie sono
«solo» centotrentotto!
Non farò recensioni, ma credendo di
rendervi cosa ancora più gradita, una
autentica panoramica su tutto quello
che è il parco software ed hardware del
174
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
ARCHIMEDES
nostro. Doveroso è iniziare aprendo il
catalogo della Delphi e partendo dalla
pagina due, rendervi edotti anzitutto
della disponibilità dell'upgrade per la se-
rie 300. del RISC-OS. Quattro chip
dal peso di mezzo-mega che con
una spesa di sole ottantatremi-
la lire vi permettono di uscire
dalle limitazioni dell'Arthur e di
cominciare a far sul serio. Se
ancora non vi rendete conto
di cosa possa mai essere il
RISC-OS, prego di aprire a
pagina 196 il numero 88 di
MCmicrocomputer e di darvi
una «letta». Subito dopo, una
telefonatina al vostro rivendi-
tore o direttamente alla Delphi
e in poco tempo avrete, al posto di
un sistema operativo, il Sistema Ope-
rativo.
Tornando di nuovo al catalogo Delphi,
per chi abbisogna di più memoria e
velocità di calcolo, ecco i kit da un
mega, sia per la serie 400/1 (578.000)
che per l'A3000 (587.000), le schede
Floating Point (solo per i 400/1) e gli
adattatori SCSI.
Quindi il nuovo Armadillo Stereo
Sound Sampler e le schede GenLock;
dalla Chroma 320 (587.000) alla Chroma
345 in versione avanzata, più il converti-
tore a colori (668.000) per il digitalizzato-
re Watford. Indi il Pace Linnet, modem
V21/V23 con autodial e autoanswer per
collegarsi in Videotel, banche dati ed
altri terminali, ovviamente in congiunzio-
ne con uno dei pacchetti in catalogo:
l'Hearsay Comms, l'ArcCom e l'Arc-
Term.
Il nostro consiglio è rivolto all'Hearsay
(225.630) che riesce ad emulare termi-
nali VT100, Viewdata, ovvero TeleVideo
e VT220; quindi Tektronix e supporto
dei protocolli XModem, Kermit, SEAIink
e YModem.
Per quanto riguarda i linguaggi di pro-
grammazione. passato lo Speciale Lin-
guaggi, ecco aggiungersi il nuovo RISC-
BASIC (253.970) ed il C-Front per il
RISC-OS C-Compiler.
In fatto di fogli elettronici il nuovo
PipeDream-3, é stato rivisto e corretto
per l'avvento del RISC-OS, con capacità
di multi-tasking e multi-windowing.
Completamente «finestrellato» nel si-
stema window standardizzato dal RISC-
OS. il Pipedream-3, a differenza dei suoi
predecessori riesce a dimostrarsi un
vero Word Processor, un vero spread-
sheet e un vero database.
Cresce, accanto al System Delta
Plus, la lista degli archivi archimediani.
Disponibile fra poco il Genesis. genera-
tore di ipertesti. Della serie «un databa-
se potente, ma facile», troviamo in listi-
no il Flying Star della Mitre Software.
Immediato e di facile impiego e il FS è
autoguidato.
Sul fronte dei WP/DTPublishing, sta-
rei per dire niente di nuovo; in catalogo
troviamo difatti il Graphic Writer, il 1 st
Word Plus e il Desktop Publisher recen-
sito il mese scorso ...ma non posso non
informarvi del nuovo e potente wp rea-
lizzato dalla Contact Computer Con-
cepts. Sto parlando dell'impressionante
Impression — un gioco di parole scon-
tato quanto vero... — . Specializzata nel-
la produzione di scanner e spelling-che-
EI.ABORATORI ACORN ARCHIMEDES
Modello S.O. Memoria Porte Schede Prezzo
(Mbyte) (X 1000)
A3 10 Arthur 1.2 1 PS 2 2.368
A410/1 RISC-OS 1 li PS 4 3.200
A420/1 RISC-OS 2/4-HD20 PS 4 4.629
A4 40 / 1 RISC-OS 4-HD40 PS 4 7.469
cker. la CCC ha appena tirato fuori dal
cilindro questa magia. Immaginate, tan-
to per gradire, di poter lavorare su un
documento con due differenti modi di
visualizzazione attivi sullo stesso. Uno
per vedere l'insieme l’altro per poterci
scrivere nello stesso momento.
Aggiungete la caratteristica dello spoo-
ling-dish automatico, con il quale, sulle
macchine da un solo mega. ITmpres-
sion provvede a non occupare la memo-
ria libera con il documento attivo. Sem-
pre se non vi sembra sufficiente poi,
consideratene le capacità grafiche, con
il colour control a 24 bit e quindi 16
milioni di colori. Il resto vorremmo effet-
tivamente verificarlo in prima persona e,
trattandosi di un grandissimo package,
credo che la Delphi non tarderà a met-
terlo in catalogo togliendoci la soddisfa-
zione di una prova su strada. Impres-
sion è quotato intorno alle 150 sterline
che non è poco, ma neanche tanto.
IstWordPlus e DTPublisher, nato il
RISC-OS cominciano a trovarsi nuove
compagnie.
Grafica & CAD
Da quando cominciai a digitare qual-
cosa sull'Archie, convinto che una mac-
china del genere avrebbe mandato in
sollucchero un videografìco incallito co-
me il sottoscritto, molta acqua è passa-
ta sotto i ponti ed oltre ai «vecchi»
Artisan e Pro-Artisan. leggo della dispo-
nibilità in catalogo di altre «cosette»
niente male. Come il Mogul della già
citata ACE Computing. Un film-making
adatto per sceneggiare le animazioni
create dal RISC-OS Euclid (del quale
non dobbiamo dimenticarci la sigletta
3D, vero?). Il Mogul costa 55 mila lire,
ma ne vale dieci volte tanto.
Un altro nome interessantissimo pre-
sente in catalogo è quello del RealTime
Solids modeller by Silicon Vision, Velo-
cissimo e facile da usarsi, questo mo-
dellatore solido, concentrando nella sua
struttura le caratteristiche migliori di un
CAD e di un linguaggio grafico per se-
quenze animate quali il SolidCAD e il
RealTime Graphics Language, sempre
della stessa Silicon Vision, è forse il più
completo e versatile package per la
creazione, il rendering e l'animazione
mai prodotto per Archie né per gli altri
personal in genere. Il costo del RSM è
di circa duecentotrentamila lire.
Accanto a questa «scheggia» realizza-
ta in puro ARM-Assembler ecco il miti-
co Render Bender della onnipresente
Clares Micro Supplies. Molte delle vo-
stre lettere chiedevano proprio di que-
sto programma; non tanto per sentirse-
ne decantare le caratteristiche sopraffi-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
175
tutti e due?
Prima che lo scriviate e me ne faccia-
te una colpa, prometto: fra non molto
cercheremo di organizzare con la Delphi
una serie di prove configurando l’Archie
come workstation grafica completa. Un
genlock, il digitalizzatore, i migliori pac-
chetti per computer Graphics. Il softwa-
re in catalogo è fortunatamente suffi-
ciente per provare l'approccio e se per-
mettete che provi un attimino ad in-
fluenzare. vorrei riuscire, un giorno, a
provare tutta la collana della Silicon Vi-
sion che. credo la migliore sw-house in
assoluto per quanto riguarda la Compu-
ter Grafica, per Archie. e per Macintosh,
dato che i suoi pacchetti vengono pro-
dotti anche per il «(melone». Sto pen-
sando al grandioso FilmMaker, il Solids-
RENDER. il SolidsTOOLS. l’ARC-PCB
Professional e gli stessi SolidsCAD e
RealTime Graphics Language.
Tutto questo perché, anche se Archi-
medea nasce per essere bravo a far
tutto continuo a ritenere decisivo il suo
indirizzamento verso la Computer Gra-
phics e la videografica in particolare.
Archie e la Musica
Oltre ai moduli dell'Arpeggio Music
System, in parte visti ed in parte intravi-
sti qualche mese fa. il catalogo della
Delphi si è ultimamente arricchito del
grande Armadeus, un sampler (ma
guarda un po’!) della Clares e, sempre
della Electric Music Research, dello
ScorePMS for ARC, abile, quest'ultimo,
aH'impaginazione e stampa (in Post-
Script tra l'altro) da raffinatissime parti-
ture musicali. In arrivo poi lo Studio-
24Plus del quale, recensendo la versio-
ne minore, quella sprovvista del PLUS,
potemmo solo immaginare la potenza.
Ci vengono garantite incredibili possibili-
tà di controllo anche sui codici video
(SMPTE) grafica in tempo reale e nota-
zione musicale ovviamente sincronizza-
ta al resto per poterci creare anche fra
le mura di casa, videoclip spaventosa-
mente professionali.
Con MIDI Maestrol e 2. infine, un
minicorso per l'apprendimento della
musica via MIDI, con una infinità di
esercizi per la lettura e per il dettato
musicale. Più che nel software applicati-
vo sono da inserire in quello didattico,
del quale, due paroline è il caso di
spenderle.
Software didattico
TermoDìnamica e Statistica. Geome-
tria Analitica. Genetica 1 e 2. etc., per
quanto riguarda studi superiori, e poi
argomenti più «elementari» quali «Lo
stagno come ecosistema », « L'albero
della conoscenza» o « / cicli in natura»,
sono solo alcuni fra i titoli presenti in
catalogo. Si tratta della giocosa tradizio-
ne acomiana ed olivettiana del compu-
ter quale mezzo video-didattico all'ap-
prendimento. Un qualcosa di misterioso
qui da noi, è vero. Ma ovviamente gradi-
to, più di quanto si possa pensare, da
chi. avendo sempre apprezzato le mac-
chine Acorn ed Olivetti-prodest. può per
motivi di lavoro — vedi insegnanti — o
di studio — vedi studenti — rivolgersi al
catalogo con notevoli possibilità di
scelta.
Infine, includendo nel gran pentolone
del parco hard & soft di Archie. una
trentina di game finalmente si conclude
questo ribollente giro d'orizzonte dedi-
cato al catalogo Delphi.
Il prossimo mese allargheremo l'oriz-
zonte guardando più attentamente cosa
succede oltremanica. mc
176
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Un 1990 senza problemi per i rivenditori di PC.
Se gli anni '80 hanno avuto in J .soft un sicuro punto di
riferimento per la distribuzione di Lotus, Microsoft.
Borland. Xerox Ventura, Corel Draw e Spiga, gli anni
'90 iniziano all'insegna di un nuovo e promettente
incontro.
J .soft e Ashton-Tate hanno unito il proprio entusiasmo e
la propria esperienza per offrire al mercato il meglio dei
prodotti Ashton-Tate attraverso l’onnai consolidala rete
distributiva di J .soft. Il ruolo leader svolto
da sempre nel settore della distribuzione
di pacchetti software per office automa-
tion. la notorietà raggiunta presso utenti e
rivenditori, a cui offre la più completa as-
sistenza tecnica ed il supporto marketing, rendono J .soft
il miglior “mezzo di comunicazione” per la diffusione
dei prodotti Ashton-Tate dedicati al mondo Dos.
Di Ashton-Tate tutto o quasi è già stato detto: i suoi
prodotti (dBase IV. Framework. Multimate. ...) hanno
fatto la storia del l'informatica e rappresentano oggi lo
standard di mercato.
Le condizioni commerciali competitive, i rapidi tempi
di consegna dei prodotti, la capillare rete di distribuzio-
ne, un listino ampio ed aggiornato, da
oggi permetteranno ad ogni rivenditore di
accrescere i propri successi con la sicu-
rezza di avere al fianco due società leader
nei rispettivi mercati.
Distributore per l'Italia
Viale Restelli, 5 • 20124 Milano
Telefono 02/6073671 Fax. 02/6070821
MACINTOSH
di Raffaello De Masi
WingZ 1.0 (2 a parte)
Diceva mia nonna che chi ha
cattiva testa deve avere buon
piede (a chi tene mala capo
adda tené buono pede») vale
a dire che chi non riesce a
fare al completo una cosa
dovrà per forza di cose
preveder di ripeterla,
completando quelle cose che
non aveva fatto in
precedenza.
A parte la saggezza di mia
nonna e di tutte le nonne in
genere è proprio vero che
nella vita ogni cosa fatta è
migliorabile; vero è che il
meglio è sempre nemico del
bene ma se continuiamo con
10 scioglilingua dei proverbi
qua non la finiamo più!
11 motivo di tutto questo
preambolo è piuttosto
semplice; ci ritroviamo di
nuovo a parlare di WingZ, a un
mese di distanza per ampliare
il discorso su questo package
dalle notevoli risorse e dalla
non comune struttura.
Vedremo in questa puntata
certe caratteristiche
specifiche del pacchetto che
ne consentono l'uso anche in
aree che esulano in parte
dall'uso specifico di uno
spreadsheet
Esplorando WingZ
WingZ viene fornito in una grossa
scatola di cartone delle dimensioni di
30x22x13 cm contenente tre volumi
pieni zeppi di notizie, riferimenti, descri-
zioni. Sufficiente materiale per passare
numerose ore ad apprendere il funzio-
namento del package in attesa della
successiva release.
Ci viene a questo punto spontanea
una domanda; questa corsa al migliora-
mento ha davvero significato? Mi è ve-
nuto qualche dubbio correndo appresso
alle varie release di Excel; dopo un
anno d'uso non ero ancora padrone
della versione 1.0 che ecco apparire le
successive 1.4. 1.5 e infine la 2.02;
cerchi di capire appena appena come
funziona una che arrivano di corsa le
altre a farti ricominciare tutto daccapo.
È giusta quindi tutta questa corsa al
miglioramento? Da parte dei produttori
certo si. visto che niente fa vendere
meglio, ovviamente, un pacchetto, che
una nuova release. Ma da parte dell'u-
tente? Direi di no. anzi per essere dav-
vero onesti la risposta sarebbe «ni».
Intendiamoci, tutto dipende dalla facilità
di apprendimento di un programma-pac-
kage; la maggior parte di quelli di grafi-
ca. specie se ben integrati nella inter-
faccia Macintosh, sono piuttosto facili
da imparare e portare al massimo delle
prestazioni; cosi ogni nuova release e
miglioramento sono i benvenuti, e ven-
gono facilmente sfruttati dalla maggior
parte degli utenti.
Lo stesso non avviene, invece con
programmi di maggiore complessità e,
soprattutto, di più ampia e articolata
utilizzazione; capita quindi spesso che.
mentre ci si sta raffinando e specializ-
zando nell'uso di un pacchetto, ne vien
fuori un altro ben più dotato per cui si
abbandona il lavoro finora svolto per
passare a ricominciare daccapo.
Credo che chi acquisterà WingZ ne
avrà di cose da imparare e da leggere,
anche io, che l’ho scelto come spread-
sheet d'elezione per certe mie incom-
benze professionali, dopo averlo usato a
fondo per tre mesi non credo ancora di
conoscere tutte le caratteristiche del
programma. Farò a tempo prima che
arrivi la release successiva?
Ma torniamo a bomba, cercando di
analizzare certe caratteristiche davvero
specifiche del package che la volta scor-
sa, per essere quella la prova del pac-
chetto in generale, si son dovute sotta-
cere per i soliti maledetti problemi di
178
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
MACINTOSH
WingZ™ versione
spazio. Vorrei innanzi tutto nvedere la
definizione di WingZ che. per come
espressa la volta scorsa, mi pare un po',
ripensandoci, limitativa.
Volendo giungere ad una definizione
completa. WingZ può esere inteso co-
me un prodotto capace di molto più che
eseguire semplicemente i calcoli più
complessi e avanzati. Esso offre in ag-
giunta raffinati tool grafici destinati a
creare schemi (grafica commerciale], il-
lustrazioni (grafica pittorica! e report di
testo (funzioni di w.p.|. Ma la cosa
migliore che già adesso si riesce a
Joe Erìckson, Larry Horner, Anne Ogborn,
Jane Keller, Marion Lesser e Nezar Gharbia
Produttore:
Informix Software. Ine.
16011 College Blvd
Lenexa, Kansas 66219
Tel. (9131 492-3800
Fax (913) 492-2965
Distributore:
Modo s.r.l.
Via Masaccio. 11
42020 Reggio Emilia
Tel. 0522/515199
intravedere è che con i suoi 20 tipi di
«chart», i suoi tool grafici e alfanumerici
e la pressoché infinita capacità di com-
binazione di questi WingZ riesce a tra-
sformare un worksheet in un completo
e sofisticato tool di presentazione II
tutto efficacemente supportato dalla di-
sponibilità degli Script, che utilizzando
un vero e proprio linguaggio di program-
mazione, HyperScript, dalla facile sin-
tassi e dall'ottima implementabilità an-
che da parte di un utente meno che
sprovveduto, permette di automatizzare
del tutto le più complesse operazioni e
di creare applicazioni «custom» della
più grande efficienza e efficacia.
In pratica WingZ è tre programmi in
uno, cosi riassumibili:
In questa pagina e nelle successive (pagg 180/181) pubblichiamo alcuni esempi di output di grafica commerciale e statistica
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
179
MACINTOSH
• il worksheet di base, il vero «number
cruncher», dalle elevate e sofisticate
prestazioni;
• il «presentation worksheet» che
mette a disposizione un sofisticato am-
biente grafico destinato a presentare
dati su fogli colorati, report, stampe a
colon su lucido e carta, diapositive in
formato 35 mm;
• il «custom worksheet», che mette a
disposizione dell'utente una interfaccia
completamente programmabile che
consente di tagliare WingZ alle proprie
effettive necessità.
Vediamo le caratteristiche in partico-
lare.
Il worksheet di base
Il foglio singolo di WingZ può acco-
gliere e manipolare numeri, formule,
operazioni e calcoli che consentono di
organizzare e manipolare dati alfanume-
rici e numerici. Gli scopi e le finalità
specifiche del foglio sono quelli tipici di
uno spreadsheet di base, come analisi
dei costi, delle spese e dei ricavi, calco-
lo di medie e sviluppo di previsioni del
tipo «what if». creazioni e mantenimen-
to di operazioni di budget, organizzazio-
ne di conti personali e commerciali. La
tecnica «what if», ovviamente la fa da
padrone, consentendo di sviluppare
strategie d’affari o di mercato, analizza-
re problemi scientifici e valutare soluzio-
ni tecniche e finanziarie.
I campi d'azione dei calcoli sono quel-
li classici, divisibili in cinque aree princi-
pali, testo, numeri, logica, data, e tem-
po. Una delle applicazioni integrate di
tali funzioni sono l'analisi delle regres-
sioni lineari, o le analisi di tendenza
tresi utilizzare
funzioni su matrici per eseguire calcoli
specialistici; e ancora, sui dati contenuti
nel foglio, impiantare un data base, su
cui eseguire operazioni specializzate,
dalle più semplici operazioni a quelle più
complesse della gestione di un archivio
clienti o altro.
La cosa più interessante in tutto que-
sto è che WingZ, con la sua possibilità
di adoperate tutti i suoi tool sulla stessa
pagina, utilizza senza particolari proble-
mi (tranne quello forse della lentezza
operativa), link dinamici tra valori e grafi-
ca ad essi collegati; questo significa
che lavorando con fogli di presentazione
ben strutturati (lo vedremo tra poco), è
possibile evidenziare con un impatto
grafico molto efficace, le variazioni nu-
meriche gestite dall'operatore.
Il «presentation worksheet»
Parlare di questa caratteristica significa
immediatamente far riferimento alle so-
fisticate caratteristiche grafiche del pac
chetto. Usando una completa linea di tool
di disegno e di scrittura degni del miglior
pacchetto grafico sensu strido, WingZ
mette a disposizione una schiera di at
trezzi per generare «oggetti» (come cam-
pi di testo, disegni, chart. bottoni, ecc.)
che, combinati, possono creare esat-
tamente la presentazione desiderata.
I campi di testo possono essere utiliz-
zati come semplici note, testate, para-
grafi o veri e propri campi di report da
abbinare, eventualmente, ad altri tool I
campi di testo godono delle migliori
caratteristiche di un buon w.p , vale a
dire che accettano una varietà di font,
stili, misure e colori.
II pacchetto ha cinque tool di base
finalizzati al disegno; linea, arco, rettan
golo, ovale e poligono. Ognuno di essi
gode di caratteristiche specifiche di
tracciamento e specializzazione, come
colori, pattern, spessore di linea (l'hairli-
ne viene accettato dalle stampanti lase-
ri, frecce e bordi.
La piu specifica specializzazione di
tale ambiente di lavoro è la creazione e
la gestione delle presentazioni. Alla riu-
scita di tal fine concorrono come abbia-
mo già detto in precedenza, venti diffe-
renti tipi di «chart». che vanno dai più
semplici istogrammi alle più sofisticate
rappresentazioni tridimensionali Tutto
questo, insieme all'adozione di note,
testate, titoli, legenda, colori e pattern
determinano una disponibilità immedia-
ta e illimitata di motivi
Attraverso l'uso di «bottoni» custo-
mizzati è possibile creare fogli interattivi
del tutto personalizzati, che consentono
di esplorare e valutare i dati presenti nel
lavoro anche da parte di chi non cono-
sce neppure il pacchetto. Generalmente
MCmicrocomputer n 93 - tebbraio 1990
MACINTOSH
i bottoni sono usati in unione con
«script» per eseguire automaticamente
un set predelimto di operazioni. Attraver-
so un tool dedicato, i bottoni possono
essere dislocati ovunque nel foglio in
modo da costruire fogli di presentazione
opportunamente organizzati e sviluppati.
Tutti gli oggetti in WingZ, come grafi-
ci, linee, campi di testo, bottoni possono
essere manipolati e spostati senza per
questo disturbare i campi numerici.
Il «custom worksheet»
Una volta era l'utente che doveva
adattarsi al programma; ricordate Visi-
Cale e i salti di casella per scrivere una
frase di senso compiuto? Oggi i pro-
grammi, e WingZ in particolare, si adat-
tano all'utente e al lavoro che esso deve
compiere La chiave per customizzare
WingZ è HyperScript, un linguaggio che
può essere usato per automatizzare ope-
razioni, creare fogli interattivi, costruire
funzioni personali, o modificare un intero
menu II tutto è incentrato su un coman-
do fondamentale, di base, «Learn». che
consente di registrare le operazioni da
eseguire e di salvarle in forma di linguag-
gio HyperScript (né piu né meno delle
meno roboanti Macro di Excel), Registra-
to lo «script» basterà lanciarlo perché la
macchina riesegua pedissequamente le
stesse operazioni. In aggiunta attraverso
HyperScript é possibile creare i propri
set di comandi, sistemarli nei menu
presenti (o in uno appositamente co-
struito). o di creare vere e proprie edizio-
ni speciali di WingZ, all'uopo personaliz-
zate (pensate, è possibile con un poco di
pazienza tradurre in italiano tutti i coman-
di della barra di menu, senza impazzire
appresso al resource Editor).
Infine, cosa non da poco, un help in
linea dalla inedita struttura ad albero (ne
abbiamo già parlato la volta scorsa) ren-
de tutto piu semplice e facile.
Una occhiata alle
« presentation chart»
Delle potenzialità di WingZ come
number cruncher abbiamo già detto la
volta scorsa. Inutile qui ripeterci; ci inte-
ressa invece esplorare le altre due aree
che per forza di cose (leggi di spazio)
dovemmo all'epoca trascurare e che
oggi questa nuova occasione ci consen-
te di analizzare in maggiore dettaglio.
WingZ consente, come abbiamo già
detto prima, di analizzare e visualizzare i
dati sotto forma di 20 differenti tipi di
grafico, dalla semplice «pie chart» alle
più sofisticate combinazioni in tre di-
mensioni. Le operazioni fondamentali su
cui si articola la manipolazione delle
chart sono le seguenti;
— creazione;
— selezione;
Le caratteristiche di WingZ in breve
— rielaborazione manuale (le due pre-
cedenti funzioni sono automatiche);
— aggiunta di titoli;
— aggiunta di note a pié pagina;
— creazione e aggiustamento della le-
genda;
— aggiunta, scalatura, assegnazione di
un nome, rotazione e riorganizzazione
degli assi;
— visualizzazione in 3D e eventuale
nuova definizione;
— creazione di stack;
— creazione di grafici di combinazione.
L'uso delle chart e la loro creazione è
piuttosto semplice e intuitiva, il principio
è che una chart é agganciata a una serie
di valori che ne sono origine; a tale
principio consegue che. ove mai vengo-
no cambiati o spostati dati, la figura si
modifica di conseguenza.
In base a questo principio, del tutto
Foglio di calcolo di 32.768 righe x 32.768 colonne (1.073.741,824 celle disponibili,
compatibilmente con la memoria!
Creazione di campi di testo di 22" x 22”; sono compresi tutti i più comuni strumenti di
wp.
Grafica 21 tipi di grafici, tavolozza di tool di disegno. 256 retini, 16 milioni di colon,
rotazione delle immagini, elevazione e prospettiva, importazione di grafica bitmap,
operazioni di scalatura, cambio di prospettiva e elevazione.
Memoria; gestione della memoria con la tecnica delle matrici sparse (allocazione di
memoria solo in base alle celle effettivamente occupate).
Ricalcolo di mimmo e background, iterazione e calcolo manuale; collegamento con altri
file WingZ.
Gestione di numero illimitato delle finestre.
Annotazioni su celle dedicate
Personalizzazione dei menu, creazioni di bottoni, box di controllo, barre di scorrimento,
pop-up menu, ecc
188 funzioni precostituite.
Protezione del foglio attraverso password e crittografia dei dati
Possibilità di importazione ed esportazione di file da altri fogli di lavoro (non legge i
formati Excel 2.02 puri, ma li legge sotto il formato SYLK)
Fornisce il bloccaggio automatico dei file nelle installazioni in rete
Completa programmabilità attraverso il linguaggio HyperText.
MCmicrocompuler n, 93 - febbraio 1990
MACINTOSH
intuitivo e soprattutto immediato, creare
un grafico è cosa estremamente sempli-
ce e del tutto automatizzata. WingZ e
presettato ad «Automatic Layout», vale
a dire che esso si preoccupa del tutto di
creare il migliore output grafico, ivi com-
presa la sistemazione della legenda alla
destra del grafico stesso (in default il
tipo di visualizzazione é rappresentato
dagli istogrammi a barra), escludendo
l'opzione di automatismo ogni pezzo del
disegno (perfino le singole barre) è spo-
stabile individualmente (si ricordi, come
succede comunque in tutti i programmi
di grafica commerciale, cominciare dal
vetusto Microsoft Chart) che tutti i grafi-
ci sono esportabili via clipboard a qualun-
que programma di grafica). Su questo
blocco di base é possibile lavorare in
maniera raffinata con le label degli assi
(che possono essere centrate, poste alla
base, all'esterno e all'interno degli assi,
ecc„ oltre a essere rappresentate come
testo, valore assoluto o percentuale).
Alla chart può essere aggiunta una testa-
ta-titolo. e. cosa di straordinaria utilità,
un'area di nota a pié pagina, che può
essere agganciata in tutto e per tutto alla
chart cui si riferisce (prerogativa questa
assente, ad esempio, in Excel).
La personalizzazione delle chart è solo
all'inizio; separando i vari pezzi è possibi-
le agire su di essi in modo estremamen-
te sofisticato ed efficiente; oltre a lavo-
rare sui particolari il programma ha la
capacita di creare chart con combinazio-
ni di valori, tabelle a torta comparate tra
di loro e esplose, visualizzazione in tre
dimensioni, con scelta della elevazione,
della rotazione e del punto di fuga del
blocco prospettico.
Tutto quello che si vede sullo scher-
mo, ivi compreso il colore, e compieta-
mente stampabile (un esempio di output
lo si vede nelle allegate figure). Oltre a
ciò vediamo certe opzioni originali quali
la scelta della risoluzione grafica della
periferica, l'arrotondamento non solo dei
caratteri ma anche degli spigoli, la possi-
bilità di stampare il materiale in bilmap in
maniera più veloce, e cosi via. Di origina-
le c'è ancora la centratura automatica
nella pagina, e la possibilità, già vista
altrove, di creare testate e pié di pagina
specializzate e automatiche.
Gli Script e HyperScript
Eccoci alla seconda parte del nostro
dire, il potente tool di programmazione
che trasforma WingZ in un docile cagno-
lino pronto a eseguire i comandi dell'u-
tente. Le operazioni principali eseguibili
attraverso questo potente tool sono:
creazione di Script per automatizzare
operazioni ripetitive;
— compilazione, lancio e salvataggio di
Script;
— apertura di Script già creati;
— caricamento di Script in memoria;
— creazione di bottoni e loro aggancio a
Script;
— modifica di menu.
Molte operazioni nei worksheet sono
del tutto ripetitive; ad esempio, tanto
per agganciarsi a quanto detto la volta
scorsa, nel foglio elettronico che prepa-
rai a suo tempo per Alfonso, destinato
(per chi non ha letto l'articolo) a control-
lare un migliaio di tessere di Portfolio), le
operazioni da eseguire sono sempre le
stesse; localizzazione della casella di
input iniziale nel foglio, introduzione dei
valori, calcolo del foglio, visualizzazione
del risultato e. eventualmente, qualche
messaggio riferito al fondo schiena in
caso di vincita.
Un altro esempio, più serio, potrebbe
essere quello di recuperare da workshe-
et settimanali dati per poter redigere un
foglio elettronico riassuntivo, a tutte
queste incombenze assolvono gli Script,
vere e proprie funzioni tuttofare capaci di
eseguire le operazioni piu complesse e
raffinate.
La strada più semplice per automatiz-
zare una operazione è quella di usare il
comando ILearnl; analogamente a quan
to avviene con le macro di Excel, Auto-
mac o MacroMaker. uno Script, in
WingZ. è la registrazione completa e
dettagliata di tutto quanto viene esegui
to da un operatore; successivamente,
qualora si desideri ripetere la stessa
azione ancora, sarà sufficiente lasciare lo
Script e. letteralmente, stare a guardare
Per creare uno Script usando il coman-
do ILearnl è necessario selezionare
|New Scriptl nel menu |Script| Una
finestra vuota sarà pronta ad accogliere
la descrizione dei comandi e delle opera
zioni che verranno eseguite nella fine-
stra contenente il foglio oggetto di lavo-
ro; è davvero impressionante vedere
come nella wmdow di Script le operazio-
ni eseguite nella finestra principale si
riflettano in ordine rigido e sequenziale
sotto forma di comandi mnemonici di
facile comprensione (sotto questo punto
di vista la lettura di uno Script e molto
più semplice di una macro di Excel)
Sebbene nel 95% dei casi sia piu
semplice e anche piu sicuro affidarsi al
comando ILearnl, esiste sempre la pos-
sibilità di accedere ai comandi desidera-
ti. Anche qui la tecnica é del tutto simile
a quella di Excel; la vera utilità di poter
accedere agli Script per le modifiche e
rappresentata dagli aggiustamenti che
potrebbe essere necessario eseguire
quando si desidera modificare solo in
parte una macro tanto lunga da risultare
tediosa nel rintracciamento II manuale
contiene la libreria dettagliata e ben
esemplificata dei comandi disponibili nel
182
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
MACINTOSH
linguaggio; si tratta di un idioma di
quarta generazione dalle caratteristiche
molto simili e quelle di Excel; « nihil novi
sub sole» dicevano i latini e anche qui
chi e abbastanza pratico della strana
sintassi di Excel non avrà difficoltà a
impratichirsi in questo nuovo linguaggio.
Ancora un poco di spazio per parlare
della creazione di fogli interattivi. La vera
chiave di tale tipologia utilizzativa sono i
"Bottoni» che all'atto pratico rappresen-
tano i veri master dell'uso avanzato di
WlngZ- Qui la tipologia di creazione e
gestione è un poco diversa da quello che
la concorrenza offre; i risultati sono
comunque quelli di collegare diretta-
mente un intero Script (o piu Script
diversi collegati tra di loro).
E giungiamo infine alla potenzialità piu
entusiasmante del pacchetto; la custo-
mizzaztone; WingZ è costruito per forni-
re attraverso un'ampia varietà di coman-
di la maggior parte delle operazioni pos-
sibili su uno spreadsheet; ciò non toglie,
comunque, che potrebbe essere neces-
sario organizzare la nostra scrivania in
maniera diversa da quella che abbiamo
in default a disposizione, aggiungendo
nuove opzioni o, magari, eliminando co-
mandi di cui si ha poco bisogno. Attra-
verso una serie di comandi dedicati è
possibile aggiungere menu e comandi ai
menu, eliminare menu e comandi da
esso e creare addirittura una barra com-
pleta, del tutto nuova, che sostituisce o
che può essere del tutto intercambiabile
con quello originale.
Conclusioni
E rieccoci alle conclusioni su questo
interessantissimo package che, stavolta,
abbiamo veduto nelle vesti di presenta-
tion manager e di tool tanto elastico da
riuscire a soddisfare bisogne diverse ri-
correndo a trasformismi degni del mi-
glior Hawkett. Sarebbe ingeneroso fare
dei confronti con pezzi da museo come
Multiplan VisiCalc et similia, che pure ci
hanno semplificato la vita negli anni pas-
sati, ma la legge dell'evoluzione, fulmi-
nea nel regno del silicio, fa invecchiare di
colpo pacchetti di un anno di vita (qual-
che mese or sono provai Canvas 1 .0, e
già ho tra le mini la release 2) Che fare?
A costo di ripetermi, con package cosi
sofisticati non ha senso parlare di miglio-
ri e peggiori; come ho dimostrato prima,
non si fa a tempo a sfruttare fino in fon-
do un programma che ecco la concor-
renza offre qualcosa di più sofisticato e
potente. Che fare? La risposta, secondo
me. può essere una sola; «sposare» un
pacchetto, che poi é anche una filosofia
di vita e di impostazione, e seguire le
successive release che, si spera, non
facciano buttare alle ortiche tutto il lavo-
ro precedentemente svolto. É l'unico
modo per sopravvivere e per non rischia-
re di andare in manicomio (per lo sforzo
mentale) o all'ospizio (per lo sforzo finan-
ziario, visto che poi questi pacchetti non
sono poi cosi economici, viaggiando in-
torno al milione o giù di li). A ben risentir-
ci, quindi, la prossima volta.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
183
AMIGA
Videon:
tutti i colori del mondo
cinch-RCA. Fatto ciò non resta che inse-
rire il contatto dell'alimentatore e dare
corrente.
Amiga, il Vìdeon ed il nostro bel vi-
deoregistratore possono cominciare il
loro bel dialogo fatto di segnali analogici
che, inviati dal VCR al Videon verranno
tradotti ed ottimizzati in digitali da que-
st'ultimo anche e soprattutto, attraver-
so i tre potenziometri presenti sul pan
nello frontale. Level, Light e Color
In pratica il segnale videocomposito
prelevato dal V-OUT del nostro VCR
entrerà nel Videon attraverso una sezio-
ne di amplificazione che ne permetterà
la regolazione sia del livello del segnale
(rumore compreso) che del colore e
della intensità luminosa. Il nuovo segna-
le che se ne genera — ancora analogico
— verrà convogliato, da una parte verso
l'RGB del monitor, dall'altra verso lo
splitter interno al Videon che provvede-
rà finalmente alla decodifica del vi-
deocomposito. Tramite i due interruttori
a commutazione, a questo punto po-
tremmo vedere l'effetto della splitterata
(l'uscita del Videon) o. per confrontare il
lavoro, l'immagine alla fonte (ovvero
quella in ingresso al Videon. L'opportu-
nità di godere di un raffronto immediato
sarà di grande importanza, perché a
partire da questo momento dovremo
effettuare un bel po' di prove, prima di
trovare il valore giusto della luce, la
saturazione dei colori e il livello generale
del segnale che il Videon dovrà trattare
Ed a prescindere dalla qualità del Vi-
deon ciò che risulterà comunque deter-
minante sarà la qualità del videonastro,
quella del nostro VCR e del suo fermo-
Rroduttore:
Newlronic s.n.c.
Via Nicolò Dasle. 84 R.
16149 Sampierdarena IGEI
Prezzo UVA compresa)
L. 499.000
L'impressione che il Videon ci
procura, ancora a scatola
chiusa, è di estrema
raffinatezza. Una confezione
bellissima in cartone lucido
con il retro del contenitore a
far da pubblicità al prodotto. È
lo stile del Made in Italy.
Inconfondibile ed affascinante
soprattutto quando, come in
questo caso, la conferma è
nel valore assoluto del
prodotto che reclamizza
Uno scatolotto nero dalle linee molto
semplici, un alimentatore da 15 volt
continui, un cavetto per la «bocca» pa-
rallela di Amiga, un altro per quella
RGB, la card per la registrazione e la
garanzia (valida per sei mesi dalla data
di acquisto) un manualetto ...etto, etto...
di otto pagine tra l'altro bellamente
scritte in inglese, ed ovviamente il soft-
ware di sistema targato Videon 2.0.
Malgrado la delusione di dover legge-
re in inglese e pensare in italiano anche
in questa occasione, apro il manuale e
comincio subito a svolgere le operazioni
preliminari. Il primo «OKI» lo esclamo
quando leggo che il Videon ha uno
speciale sistema di by-pass che permet-
te all'utente di avere in monitor sia
l'immagine digitalizzata che. per com-
mutazione, quella del videoregistratore
o della telecamera che sta inviando il
suo analogico. La giusta pensata dei
«genovesi» è confermata dalla vista del
retro dello scatolotto, una bocca a ven-
tuno pin chiamata monitor, un connetto-
re femmina chiamato «computer» per
l'equivalente «maschio» dell'RGB, l'in-
dispensabile RCA per l'ingresso vi-
deocomposito ed il quarto connetto-
re parallelo. Quello più importante. I
cavetti ci sono. Spengo Amiga, stac-
co la cavetteria computer-monitor e
la rinserisco «pensando» al Videon.
L'uscita RGB della macchina, gra-
zie al cavetto maschio-femmina a
corredo del Videon, andrà, invece
che all'ingresso del monitor, nel
connettore «computer» del Vi-
deon; a sua volta, il cavetto
SCART-RGB, senza sconnetter-
lo dall'Ingresso del nostro
Al 084, sarà sufficiente tirarlo
via dalla uscita RGB di Amiga
ed inserirlo in quella «moni-
tor» del Videon. Terza opera-
zione da fare è quella di
collegare la parallela del
computer con la «paralle-
la» del digitalizzatore.
Quarto, connettere il Video
OUT del nostro videoregistratore con
l'IN del Videon che, ripeto, è del tipo
184
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
immagine in particolare. Digitalizzare
con il Videon comunque, è cosa tre-
mendamente facile. Prendiamo il soft-
ware e carichiamolo nel drive. Una volta
entrati in ambiente Videon 2.0 ci ritrove-
remo davanti, in basso sullo schermo,
un pannello di comando decisamente
intuitivo. Occhio alla figura 2 e, per il
momento, solo al primo dei tre pannelli.
Le cose importanti da imporre al Videon
prima dì effettuare la digitalizzazione
sono la scelta della risoluzione, il nume-
ro dei colori, da B&W ad HAM, da 16 a
32. e quindi il tipo di scansione che
dovrà effettuare. SlowScan, per digita-
lizzazioni più precise ma più lunghe da
effettuare (con un tempo di «posa»
mediamente di un minuto) e FastScan
per acquisizioni rapide dell'ordine di di-
cìotto-venti secondi. La differenza di
qualità se non disponete di un «digita-
le» non è comunque quantificabile al-
l'occhio.
Scelta una risoluzione o l'altra (per
default il Videon lavora a 32 colori inter-
cedati), imposto il numero dei colori ed
il tipo di scansione, basterà clickare
perlappunto o sulla SlowScan o la Fast-
Scan per dare inizio alla decodifica del
segnale «pausato». Una volta ottenuta
la conversione, tramite i due interruttori.
computer/VCR, potremo verificare all'i-
stante il risultato dell'operazione svolta,
tornando a rifarla se non ci soddisferà e
modificando i livelli del segnale amplifi-
cato, la luminosità e la saturazione.
Videon 2.0: il software
Il disco Videon 2.0, è la parte «soffi-
ce» della confezione preparata dalla
Newtronic. Un software che ci permet-
te, prima e dopo l'awenuta digitalizza-
zione ogni sorta di manipolazione.
Se tornate alla figura 2. avendo già
parlato del «main». ora possiamo passa-
re agli altri due pannelli. L'effects e il
Mapping. Per entrarvi basta un click sul
rispettivo gadget presente sul pannello
principale.
Iniziamo entrando nell’Effects. Tale
sottosezione, attraverso i suoi sub, ci
permette una serie davvero interessan-
te di effetti da eseguire sulle nostre
digitalizzazioni IFFizzate.
Ad esempio l'effetto mosaico (pixel)
realizzabile attraverso la selezione dei
fattori di moltiplicazione, sistemati subi-
to sotto il gadget Pixel. I valori selezio-
nabili vanno da 2 a 6 con la relativa
proliferazione di pixel a grandezza varia-
bile. Il gadget successivo è quello del-
l’effetto Multipic(ture), con il quale po-
tremmo far riempire lo schermo di tante
piccole immagini ridotte rispetto all'ori-
ginale.
Ciò che nell'effetto Multipic mi ha
maggiormente colpito è la raffinatezza
dell’algoritmo che opera la minuziosissi-
ma operazione di resize dell'immagine
primitiva a pieno schermo senza perde-
re alcun pixel-particolare del soggetto
digitalizzato. Questo, a parte l'effetto
moltiplicatore delle immagini, mi porta a
pensare ad un suo «sfruttamento» an-
che e soprattutto per una produzione di
VideoPresentation. dove le immagini è
spesso necessario francobollarle in un
angolo di schermo. Tra l'altro, agendo
con tale effetto, ed attraverso l'utilizzo
in SlideShow anche a soli 32 colori (lo
dico solo per la maggiore manipolabilità
Figura I - Anna Oxa-
HAM Si Videon : tulli i
colori del mondo.
Figura 2 - i Ire pannelli
di lavoro del Videon
Dal « main ». all'Elfecls
e al Mapping, dal qua-
le, selezionalo il solido
geometrico si scende
in un successivo pan-
nello per assegnare /
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
185
AMIGA
che il DPaint sa garantire), una immagi-
ne ripresa con il Videon. seppur ridotta
dalle possibilità di una ricodifica HAM,
rende comunque moltissimo. Provare
per credere ed osservare intanto la figu-
ra 4.
Altri effetti: il Solar, classico «brucia-
colori», il Negative e lo Zoom.
Dal pannello Mappmg infine altri note-
volissimi effeti di brush-iatura delle im-
magini. Con la possibilità di costringere
le picture avvolgendole in solidi geome-
trici quali cubi, esagoni, piramidi, cilindri,
etc., a cui, una volta selezionatone uno
ed entrati nel proprio sottomenu, si
possono imporre grandezze, prospetti-
ve ed angolazioni.
Conclusioni
Le mie prove hanno dunque dato un
esito positivo, anche se il problema del
mio vecchio VCR, un povero «due-te-
ste» che quando va in pausa sembra
colto da morbo di Parkinson acuto, si è
manifestato di non secondaria impor-
tanza. Non tanto perché il Videon si
ntrovava a dover fare i conti con un
segnale ballerino, ma per l'incertezza
dei colori e l'indubbio abbassamento
della luminosità e il purtroppo apprezza-
bile aumento del rumore.
Mi son pure detto: qui ci vorrebbe un
VCR con fermo-immagine digitale, ma
non è la sola cosa che può rimediare al
brutto miscuglio di colori che dovrebbe
rappresentare la tigre ringhiosa che ho
stoppato dal film «I Gladiatori» e riporta-
to in alcune figure. Con il problema dei
colori per cosi dire «random» e della
luminosità a zero (cosi come è capitato
a me potrebbe succedere a molti di
voi), l'unica cosa da farsi è quella di
provare con l'innalzare il segnale. Torna-
re in pausa col VCR e dopo una Fast-
Scan verificare il risultato. Che potrà
anche non essere sublime, ma senz'al-
tro migliore al precedente. Nel caso
della mia tigre il miglioramento è stato
davvero notevole. Altri tentativi con i
controlli e come mi è capitato, la gioia di
impartire il save al Videon che memoriz-
za sul disco la prima immagine grabbata
dal VCR.
Quella tigre li, tanto per dirvene una,
era un pezzo che cercavo di riprodurla in
DPaint. Con pochi aggiustamenti ad un
segnale sporco da «monotestina in
pausa» e con un poco d'indulgenza da
parte mia, l'immagine è diventata mia!
Insomma, il Videon sembra proprio una
bella cosa, la possibilità di manipolare le
immagini all'istante che offre il suo soft-
ware e la benedetta possibilità di swit-
chare fra ingresso ed uscita del Videon
è utilissima.
Una volta effettuate tutte le connes-
sioni elettriche e presa un poco di dime-
stichezza con il software, effettuare la
miglior digitalizzazione possibile non é
cosa titanica. Si deve andar per tentativi
ovviamente, imponendo valori di lumi
nosità e di saturazione diversi a secon
do della qualità della videoripresa e del
tipo di ambiente che circonda il sogget
to stoppato in pausa. L'immagine im-
mortalata in figura 1 è emblematica. Il
titolo dell'articolo è venuto in mente
proprio per quell'HAM li. Tutti i «brividi»
del mondo, la canzone che probabil-
mente stava cantando Anna Oxa al mo-
mento della digitalizzazione, trattandosi
di una «4096», s'e trasformata in «Tulli
i colori del mondo». In effetti anche
«brividi» sarebbe andato bene, tant'è
impressionante l'effetto IFFizzato che.
microfono alla mano, ha gelato l'espres-
sione della cantante. Un «bravo!» alla
Newtronic. mc
MCmicrocompuler n. 93 - lebbraio 1990
amiga 500
amiga 2000
Mitri 520
Mitri 1040
pbilips 9IW
pbilips 9115
Philips tl2S
pbilips 9130
ZS8
849.000
1.950.000
699.000
900.000
1.149.000
1.690.000
2.290.000
3.100.000
659.000
Citizen I80E
Citizen I5E
Citizen MSP40
Citizen MSP50
swift 24
sttr LCH)
sltr LCI0C
sttr LC24/I0
epson LX800
epson LQ500
nec 2200
nec Pòpi us
399.000
599.000
699.000
850.000
Telefonare
420.000
539.000
655.000
499.000
749.000
749.000
1.490.000
pbilips 12" mono
pbilips 14’ mono
pbilips 14’ color
pbilips 14' egt
pbilips 14’ s.ega
pbilips VGA
pbilips multisync
mitsubisbi multisync
nec II
nec 2A
nec 3D
165.000
240.000
510.000
729.000
799.000
799.000
1.190.000
1.190.000
1.190.000
1.190.000
1.650.000
cga/bercules
vga 2561
vga SI2k
madre xt
madre tt
seriale
parallela
joystik
controller bd xt
controller bd at
99.000
250.000
449.000
179.000
475.000
40.000
40.000
40.000
130.000
270.000
geahck Commodore a2301
minigeo (senza regolazioni)
easygen (semiprofessionale - con regolazioni)
digit ideo
digiaudio
tideon II (digitalizzatore a colori)
splitter RGB (nitro elettronico)
modulatore aSOO
modulatore a2000
cavo scart
telecamera B/N
449.000
349.000
649.000
129.000
169.000
499.000
319.000
49.000
169.000
28.000
449.000
3 1/3 bulk 1.700
3 1/2 dsdd 2.200
3 1/2 bd 6.500
5 1/4 bulk 800
5 1/4 dsdd 1.300
5 1/4 bd 2.500
Vastissimo
Catalogo
Software
*■>**
drive esterni amiga
drivi interni amiga
drive esterni alari
esp.ne 5l2k amiga
bard-disk AS90 x ASOO
hard -disk atari
janus xt
janus at
cavo scart atari
digit ideo alari
commutatore mooo/color alari
219000
190.000
349000
180.000
999000
12)90.000
700.000
1.800.000
29000
190.000
119000
de®*
AATARI
SISTEMA BASE’
SISTEMA PLUS’
SISTEMA PRO’
alari 1040
900.000
atari mega 2
1.740.000
atari mega 4
2.490.000
monitor sm!24
290.000
monitor sm 124
290.000
hard-disk 30 mega
1.090.000
stampante nec 2200
749.000
stampante laser Alari
2490.000
monitor sm 124
290.000
programma timcworks
169.000
programma timcworks
169.000
stampante laser Atari
2490.000
programma timeworks
169.000
TOTALE:
2.108.000
TOTALE:
4.648.000
TOTALE:
6.488.000
Questa pagina pubblicitaria e’ stata realizzata interamente oon il sistema 'PRO* DTP Atari.
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dall’EasyData dispongono della
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rispettivi costruttori. La merce
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nell'ambito di otto giorni
ricevimento.
il centro
<iu' qualificato per
l'informatica personale
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
PD software:
fritto misto per Amiga
di Enrico Maria Ferrari
(MC0012 su MC-Lmk)
Questo mese presentiamo
una corposa manciata di
software shareware e/o public
domain per Amiga selezionato
fra librerie nuove, meno
nuove e rinnovate.
Troveremo infatti sia
ultimissime revisioni di
programmi già noti, sia
«vecchie» utility sempre
buone e delle quali spesso si
ignora l'esistenza; si tratta
spesso di piccoli programmi o
implementazioni che rendono
facile la vita alTutilizzatore
Amiga come al suo più
esperto programmatore. È
utile ricordare che tutti i
programmi di cui parleremo
sono presenti su MC-Link, al
quale vi rimando anche per
commenti e trucchi sull'uso di
detti programmi dei quali è
possibile discutere nella
apposita conferenza Amiga
Archiviatori, compattatori...
... e via dicendo. È necessario tornare
sull'argomento per fornire qualche novi-
tà che renderà più facile la vita a chi è
abituato a collezionare file compressi
per esigenze di spazio o per comodità.
Lhwarp
Si tratta di un programma che compri-
me un intero disco in un unico file
analogamente a quanto fa il già recensi-
to Warp, ma con alcune sostanziali dif-
ferenze. Lhwarp adotta lo stesso algo-
ritmo del programma Lharc (anche que-
sto precedentemente trattato), basato
sulla compressione di Huffman che pro-
duce dei file estremamente ridotti. Se
un disco «trattato» come Warp verrà
ridotto ad un file di lunghezza 100, con
Lhwarp lo stesso disco verrà compres-
so in un file lungo circa 80.
Viene riportata nella documentazione,
a titolo di esempio, la differenza tra un
disco trattato con i due differenti com-
pressori che risulta essere di ben 1 20K.
Naturalmente tale efficienza dì compres-
sione si paga con un maggior tempo di
elaborazione, la compressione di un di-
sco può durare anche più di mezz'ora; è
ovvio cfie un cosi grande dispendio di
tempo si giustifica economicamente
con. ad esempio, un minor tempo di
trasmissione del file compresso, questo,
nei sistemi telematici con pagamento a
tempo, può voler dire un significativo
risparmio di soldi. Il programma legge e
comprime il disco traccia per traccia, si
può specificare il numero delle tracce da
comprimere e viene visualizzata la trac-
cia di boot, sia in scrittura che in lettura,
per effettuare un sommario controllo su
eventuali virus; degna di nota è anche la
presenza della possibilità di selezionare il
drive di lavoro, cosa che con Warp non è
possibile fare. Per Lhwarp non è richie-
sto alcun tipo di contributo e vengono
anche forniti i sorgenti C per sviluppare a
proprio piacimento il programma.
Lhxarc
É un programma di ridotte dimensioni
(circa 10K) che permette di visualizzare
ed eventualmente decomprimere un ar-
chivio creato con Lharc. Analogamente
come già detto per Pkax. Pkunzip e Booz
il vantaggio di tali programmi di sola
decompressione risiede nella possibilità
di avere su un unico dischetto tutti i tipi
di decompressori senza occupare centi-
naia di K necessari alle versioni comple-
te dei compressori; purtroppo non si
registra nessun aumento della velocità
di decompressione rispetto a Lharc.
Visualizzatori di file ASCII
Sarà capitato a tutti di dover leggere
un file ASCII, magari piccolo e di voler
evitare di caricare un word processor per
svolgere questo facile compito; si può
ricorrere al ben noto MORE di sistema
che però è poco versatile, oppure si può
ricorrere ad uno dei tanti visualizzatori
ASCII che circolano liberamente. Ne pre-
sentiamo qui due che pur avendo carat-
teristiche simili, molto spesso da vero e
proprio editor di testi, possono essere
scelti per differenti motivi
Qview
Qview è un visualizzatore di file estre-
mamente semplice, una volta lanciato si
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
può caricare un file in memoria e scor-
rere attraverso esso con i tasti cursore
e con alcune sequenze di tasti che vi
permettono di salire o discendere il file
con rapidità, una barra proporzionale la-
terale vi permette di usare il mouse per
posizionarvi in qualsiasi punto del file.
Si può effettuare una ricerca di una
stringa nel testo e si può anche ridurre il
visualizzatore in una semplice barretta
con il noto procedimento detto di «Ico-
nify», questo, nonostante la relativa
«rozzezza» del programma, lo fa preferi-
re di gran lunga al MORE anche in virtù
delle sue edottissime dimensioni che lo
rendono disponibile anche sui dischi più
pieni. Qview necessita della ARP. li-
brary.
View80
Realizzato da Fedenco Giannini di Pa-
lermo, View80 ha alcune caratteristiche
che lo rendono estremamente singola-
re. Innanzitutto è pilotabile sia da
mouse che da tastiera cosi si acconten-
tano tutti i gusti. Il suo punto di forza è
lo scrolling, che avviene a tre velocita:
lenta, veloce e turbo.
La velocità lenta è la più bella vista su
programmi di questo tipo ed effettua
uno serali fine veramente professionale,
l'autore ha ottenuto ciò con una partico-
lare routine di scnttura video efficace
anche nello serali turbo; questo avviene
o attraverso una sequenza di tasti o
attraverso una barra proporzionale che
troviamo in posizione orizzontale sotto
l'ultima riga, in questo modo si possono
perfettamente visualizzare testi di 80
colonne.
Il programma permette la ricerca di
una stringa nel testo e ha una comoda
opzione di stampa dalla quale si posso-
no scegliere una o piu righe da stampa-
re. si può anche inviare la stampa verso
un file eseguendo concatenazioni di file
ASCII
Il programma permette anche il cari-
camento multiplo di file e consente di
spostarsi da uno all'altro senza ricaricarli
da disco. Un funzionamento perfetto,
una generale impostazione «simpatica»
e il fatto che il programma sia italiano
ce lo fanno di gran lunga preferire ad
altri del genere, unica pecca la lunghez-
za di circa 30K che talvolta rende pro-
blematica la sua collocazione nel classi-
co dischetto d'uso corrente.
Varie ed eventuali
Browser
È un programma che ha addirittura
l'ambizione di sostituire, almeno parzial-
mente, l'uso del Workbench; è noto a
tutti come il nostro Workbench di siste-
ma pur essendo facile da usare ha
alcune grosse lacune, come il non poter
operare su tutti i tipi di file e altro
ancora. Browser permette di muovere,
copiare, cancellare e rinominare file e
directory in modo assolutamente sem-
plice, sia utilizzando le clickate del
mouse sia operando attraverso menu,
da notare che pur non supportando una
interfaccia ad icone e non avendo fun-
zioni tipicamente orientate al disco (for-
mattazione, duplicazione, ecc.) esso
può realmente rimpiazzare il Work-
bench e buona parte dei comandi CLI.
Una volta lanciato, Browser vi mostre-
rà una piccola finestra (allargabile a piace-
re) nella quale viene mostrato il contenu-
to di un device selezionato, in ordine
alfabetico e di diverso colore a seconda si
tratti di file o directory; clickando. ad
MCmicrocomputer n 93 - febbraio 1990
AMIGA
esempio, su una directory aprirete un'al-
tra finestra con il suo contenuto, potete a
questo punto « prendere» un file (sia con
il mouse sia da menu) e spostarlo in
un'altra finestra, oppure rinominarlo, op-
pure potete selezionare una serie di file in
base ad una keyword e ancora se il file è
eseguibile potete lanciarlo con un doppio
click Attraverso i menu di Browser pote-
te visualizzare i file a seconda delle
dimensioni, creare directory, cancellare
tutti i file della finestra o solo quelli
selezionati, e via dicendo. Si possono
anche specificare le opzioni che da CU
impartiremmo ad un programma per farlo
partire, ad esempio "Command-Z-X..". il
tutto senza uscire dal Browser. Un pro-
gramma estremamente potente per il
quale é richiesta una donazione facoltati-
va di 30$.
Fixdisk
Questo programma serve a salvare il
salvabile da un disco illeggibile o da una
partizione difettosa, ha alcune funzioni
in piu del noto «Diskdoctor», quali la
possibilità di salvare tracce illeggibili,
directory con puntatori alterati e file
cancellati, Molto comodo da usare gra-
zie ad una interfaccia guidabile via
mouse, sono presenti numerosi gadget
dai quali selezionare i file cancellati che
possono essere salvati o le varie opera-
zioni per «salvare” un disco corrotto. É
presente un disk-validator diverso da
quello Amiga standard con il quale si
tenta di riparare il disco danneggiato. Se
ricorrete a Fixdisk come ultima spiaggia
avete buone probabilità di salvare il sal-
vabile, altrimenti potete tristemente ri-
formattare avendo la coscienza tranquil-
la di aver fatto tutto il possibile.
PopupMenu e Popdir
Si tratta di due minuscoli programmi
che facilitano l’uso dei menu e delle
directory anche per chi usa quelle utility
che attivano automaticamente le fine-
stre a seconda di dove si trovi il pointer
PopupMenu consente di far apparire,
nel punto esatto dove si trova il pointer
il menu relativo all'applicazione attiva, in
questo modo anche se abbiamo il poin
ter. a metà pagina possiamo scegliere
le varie opzioni del programma in corso
senza risalire «in alto” per clickare sulla
barra comandi, molto utile con piu appli
cazìoni attive e con parecchie barre co
mandi vicine
Popdir apre una minuscola finestra
che una volta clickata si apre (da cui il
nome inglese «Pop») in una piu grande,
contenente i gadget relativi ai device
utilizzabili e una riga dove specificare un
qualsiasi path, scelto quest’ultimo la
finestra si ingrandisce mostrando il con
tenuto del device visualizzando directo-
ry e file in colori diversi e con le loro
lunghezze relative II programma effet
tua anche un controllo contro il virus
IRQ che si può annidare tra i file, per la
sua esiguità di spazio e occupazione di
memoria Popdir può risultare molto co-
modo invece di alcuni comandi CLI
VìrusX
È ormai noto come anche per Amiga
il fenomeno della diffusione dei virus sia
elevatissimo, il problema maggiore era
quello di mettere ordine Ira il mare di
virus presunti e reali e fra i relativi
programmi protettori e antivirus. Fin dal
la sua prima versione VìrusX si e distm
to per la semplicità e la completezza del
suo operato, tale programma é infatti
attualmente l'antiviurs piu fidato per chi
usi Amiga. L'autore continua ad aggior
nare la sua versione aggiungendo «vac-
cini» a mano a mano che un nuovo
virus viene alla luce ed inoltre fornisce
sempre il sorgente del programma nel
caso qualcuno non credesse alla buona
fede dell'autore, sembra intatti che al-
cuni sedicenti antiviurs in realta siano a
loro volta temibili untori, con in mano il
sorgente ognuno può controllare cosa
fa il programma VìrusX una volta lancia-
to controlla costantemente la memoria
e ogni disco inserito verificando la pre
senza o meno di ben 16 virus (nella
versione 4 del programmai permetten
do di eliminarli appena questi vengono
trovati; è buona norma tenere costante-
mente attivo VìrusX specie se avete
190
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
l’abitudine di scambiare dischetti. At-
tualmente i virus si possono dividere
nella categoria dei boot block e negli
altri Alla prima categoria appartengono
virus che si «innescano» e si riproduco-
no attraverso il blocco di boot, per que-
sto VirusX controlla sempre tale blocco
ad ogni inserzione di disco segnalandovi
eventuali anomalie; da notare che un
boot-block non standard non significa
necessariamente che vi sia la presenza
di un virus, molti programmi adottano
particolari caricatori che modificano tale
blocco. Al secondo gruppo di virus ap-
partengono quelli della nuova generazio-
ne, tali virus si «attaccano» in coda a
programmi eseguibili (ad esempio ai co-
mandi della directory C) o in file sempre
presenti quali la startup-sequence. altri
ancora si insinuano nei file che si apro-
no e chiudono durante le normali opera-
zioni di accesso al disco; scoprire questi
virus è abbastanza difficile, l’autore di
VirusX suggerisce anche alcuni «sinto-
mi» che possono determinare la pre-
senza di tali virus. Per ogni evenienza
insieme a VirusX viene fornito Kv. un
programma che controlla uno per uno i
file eseguibili avvertendovi dell'eventua-
le presenza di qualche virus, é utile
notare come se i possessori di hard
disk siano esenti dai virus del boot-
block non lo siano per quanto riguarda
gli «altri» virus. VirusX si presenta come
una piccola barra che una volta clickata
visualizza lo status del programma,
quanti dischi ha controllato e quanti
virus eventualmente trovati, si può an-
che richiedere la visualizzazione del bo-
ot-block dei dischetti attualmente inseri-
ti É bene notare come si debba SEM-
PRE essere sicuri di avere l'archivio
originale contenente VirusX, infatti sono
state realizzate delle versioni pirata del
programma apparentemente uguali al-
l'originale ma dalle azioni incerte, assi-
curatevi quindi di prelevare da una fonte
controllata (quale, tanto per cambiare,
MCLmk) il pacchetto in questione. An-
che per VirusX non viene chiesto alcun
contributo e anzi ne viene incoraggiata
la sua libera circolazione.
E per finire...
... alcuni programmi più divertenti che
utili, ma che almeno ci insegnano a
sorridere un po'.
Cursive
Questo programma genera banner oriz-
zontali in corsivo utilizzando caratteri
ASCII, può essere usato, ad esempio, per
creare una propria «firma» nelle lettere di
posta elettronica, oppure per creare di-
vertenti frasi da inserire nelle schermate
del vostro BBS. Il programma accetta un
parametro che definisce la spaziatura tra
le singole lettere e un altro che determina
la lunghezza del tratto dell'ultima lettera
(come se doveste firmare un assegno...),
non sono implementati i numeri ma
l'effetto finale é comunque divertente
come appare dalle foto.
Screen-Hack
Appartengono a questa categoria tutti
quei programmi, assolutamente inutili,
che modificano in qualche modo l'aspet-
to dello schermo del Workbench o del
pointer. Ne esistono a decine, ci sono
quelli che fanno rimbalzare il pointer da
un punto all'altro dello schermo, che
«scuotono» lo schermo come se fosse
terremotato, quelli che sciolgono letteral-
mente ogni cosa appaia sul video simu-
lando una spettacolare colata e via di
seguito. Attenzione a non prenderli per
virus; alcuni sembrano infatti dannosi,
come quello che sbriciola le lettere am-
mucchiando pixel bianchi sul bordo infe-
riore dello schermo, tanto che sembra
una caduta di forfora, in realtà è facile che
un vostro amico buontempone vi abbia
modificato la startup-sequence facendo
partire a vostra insaputa uno screen-
hack, niente scene di panico quindi,
spesso basta addirittura «tirar giù» il finto
schermo dissolto o sbriciolato per scopri
re dietro il vero schermo Workbench. In
ogni caso NON sono dannosi e vanno
presi come puro divertimento, le nostre
foto rendono un'idea di cosa fanno questi
programmi. mc
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
HARD- AMIGA
coordinamento di Andrea de Pr/st
Pilotiamo trenini e scambi
di Mario e Alessandro Manotti
In questo numero
vorremmo mettervi in
condizione di utilizzare in
pratica le schede input e out
(sento già delle voci che
dicono «arieccoli questi»)... a
proposito le avete costruite,
vero?!? Bene, allora ecco il
giusto premio alle vostre
fatiche
Con esse non piloteremo sterili led
ma un vero plastico ferroviario, veri tre-
ni, veri scambi, ecc, tramite circuiti
hardware e programmi software- Ovvia-
mente chi ne ha uno già montato dovrà
adeguarlo alle schede Noi abbiamo
scelto la soluzione che ci permette di
gestire il plastico con il mouse, lascian-
do quindi al «macchinista» la scelta di
come pilotarlo.
La parte piu complicata sarà il regola-
tore di velocità, per gli scambi sarà
sufficiente solo un picco|o circuito a
comandarne una coppia. É stato suffi-
ciente costruire le schede «Junior» es-
sendo il plastico composto da 3 regola-
tori e da 4 gruppi di scambi.
Il regolatore di velocità
«Duty Cicle» significa « ciclo utile». È
grazie ad esso che il treno può cammi-
nare. Anche con una normale alimenta-
zione in corrente continua (C.C.) potreb-
be camminare, ma non funzionerebbe
sempre alla coppia massima.
Un motore elettrico in C.C. varia la
sua velocità proporzionalmente alla ten-
sione applicata ai suoi capi, quindi con
una tensione di ingresso pari al valore
massimo applicabile al motorino stesso,
si avrà una forza torcente massima
quindi, la velocità massima (funziona-
mento in coppia massima). Questo è
l’unico modo per avere il migliore rendi-
mento da parte di un motorino elettri-
co. beh. non é proprio l'unico modo,
infatti mi sto accingendo a spiegacene
un altro. Per avere velocità differenti ma
con potere di torsione massima, biso-
gnerebbe avere dei picchi di tensione di
ampiezza Vcc costante e variabili in lar-
ghezza (in tempo). Immaginate quindi il
variatore come un interruttore che lasci
passare la corrente (corrente massima)
solo quando noi lo chiudiamo. Ripeten-
do ciò più volte in un secondo e varian-
do il tempo che rimane chiuso (nel
tempo di un secondo) avremo una ten-
sione media proporzionale al tempo di
chiusura dello stesso.
Come vedete nel diagramma numero
1 TI è 1/4 di secondo mentre T2 è 3/4
di secondo; con ciò si ha con una Vcc di
12V una Vm pari a 3V (Vm= tensione
media). Nel diagramma numero 2.
TI =1/2 di un secondo, T2= 1/2 di un
secondo, pertanto la Vm=6V
Si possono ottenere dei valori che
vanno da 1 % a 99% di Vcc. Ovviamen-
te, a mano sarebbe impossibile realizza-
re ciò e inoltre per un buon funziona-
mento di un motorino occorre una fre-
quenza che superi i 300/400 Hz, povera
mano! Niente paura, viene in nostro
aiuto l'elettronica.
Esaminando lo schema elettrico nu-
mero 1 si notano i due NE 555, e
siccome il loro utilizzo è molto frequen-
te, in figura 1 troverete una breve (!)
Diagrammi! I
192
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
HARD-AMIGA
spiegazione su questo piccolo ragnetto.
Esso è costituito essenzialmente da
due comparatori con la tensione di rife-
rimento Vcc/3 e Vcc2/3; le uscite dei
due comparatori sono applicate ad un
flip-flop RS. la cui uscita Qnegata, co-
manda contemporaneamente lo stadio
di uscita e la base di un BJT, il cui
collettore è disponibile esternamente.
Qualora sia Vcc=15V. la corrente in
uscita può giungere fino a 200mA.
Quando la tensione all'ingresso di Trig-
ger diventa inferiore a Vcc2/3, l'uscita
del comparatore inferiore e, quindi, l’in-
gresso S del flip-flop si portano a livello
alto. Quando la tensione dell’ingresso di
Threshold diventa superiore a Vcc2/3,
l’uscita del comparatore e. quindi, l’in-
gresso R del flip-flop si porta a livello
alto II reset è utilizzato per mantenere
l’uscita dell’NE 555 a livello logico 0
indipendentemente da qualsiasi altro in-
gresso; esso è attivo a livello logico 0
(se non viene utilizzato deve essere
collegato a +Vcc). Ora quando lo stato
del flip-flop è imposto dall'ingresso R
(R=1), l’uscita Qnegata si porta a livello
alto determinando una forte conduzione
del BJT Se, invece, lo stato del flip-flop
è imposto dall'ingresso S (S=1), l’uscita
Qnegata si porta a livello basso interdi-
cendo il BJT.
Ora. passiamo ad esaminare lo sche-
ma elettrico nutliero 1. Il primo NE 555
viene usato in configurazione Astabile,
(fig. 2) mentre il secondo in Monostabi-
le (fig. 3). Il primo NE genera una fre-
quenza variabile in funzione di RA ed
RB; il condensatore CI viene collegato
tra massa e Threshold. a sua volta,
collegato direttamente al Trigger. Al
momento dell'accensione CI inizia a
caricarsi, tramite RA e RB. Quando ai
capi del condensatore abbiamo i 2/3 di
Vcc. Discharge viene messo in condu-
zione scaricando il condensatore stes-
so. fino ad 1/3 di Vcc. dopo di che il BJT
viene interdetto, e di nuovo CI inizia a
caricarsi riprendendo il ciclo. Tutto pro-
cede finché non toglieremo l’alimenta-
zione.
Seguendo lo schema elettrico nume-
ro 1 si vede che l'uscita del primo NE
555 la colleghiamo al Trigger del secon-
do NE 555 (fig. 3).
L'impulso negativo al Trigger porta il
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
193
HARD-AMIGA
flip-flop ad S=1. Pertanto C2 inizia a
caricarsi tramite RD e poiché la tensio-
ne ai capi della capacità C2 è applicata
all'ingresso di Threshold, quando que-
sta raggiunge i 2/3 di Vcc porta in
conduzione Dìscharge. ma con un tem-
po vicino allo zero, essendo collegata
senza resistenza, la scarica sarà pratica-
mente istantanea. Con la RD variabile
potremo cambiare il tempo di carica
(non la scarica), variando così TI, otte-
nendo il famoso interruttore a tempo
variabile (ciclo utile) ma sempre con la
stessa frequenza. Ora abbiamo un rego-
latore di Duty Cicle, ma in esso non vi è
nulla che possa giustificare un articolo
scritto su questa rivista osservando pe-
rò lo schema elettrico numero 1 , trove-
remo la risposta, infatti in esso troviamo
l'integrato 4067 (un multiplex/demulti-
Collegamanti contatti relais
elenco componenti duty eie le
da r6 a rl9 tutti i valori vicina non producono una
sostanziale differenza della tensione out
ri = 20GK3 ohm
r2 = 22000 trimmer
r 3 = 220 ohm
r-4 = 1000 ohm
-5 = 1000 ohm
r 6 = 1500 ohm
r7 = 3000 ohm
'8 = 4500 ohm
r9 = 6000 ohm
rl0= 7500 ohm
-11= 9000 ohm
12= 10500 ohm
-13= 12000 ohm
rl4= 13500 ohm
'15= 15000 ohm
'16= 16500 ohm
r=l/4
rl7= 18000 ohm
r!8= 19500 Ohm
ri 9= 21000 ohm
i*20= 24000 ohm
1*21 = 1000 ohm
r22= 24 0hm
r23= 0»47 ohm 2.5watt
ol = 100nf
c2 = 47 nf
c3/c4= 10 nf
tr 1 = tip 122
tr2/3=2n2222
icl/ ic2=ne555
ic3 = cd4067
relais con contatti a doppio
scambio con bobina a vecl2
ri > odO 1 n 4004 r, S i m i I i
Schema elettrico n. 1
plex), comandato da 4 bit, i quali pro-
vengono dall'Amiga tramite la scheda
out. Ho usato il 4067 per la sua sempli-
cità d'uso.
Il 4067 ha un ingresso comune e 16
uscite (o 16 ingressi ed una uscita,
secondo le esigenze), selezionate dai 4
bit di selezione. Collegando alle uscite
1 6 resistenze di valore diverso, noi avre-
mo una resistenza variabile dai bit di
ingresso, variando cosi il tempo di cari-
ca del C2 del secondo NE 555 variere-
mo il ciclo utile. L'uscita del secondo
555 la collegheremo, tramite una resi-
stenza da 100 ohm alla base di un Tip
122 (transistor di potenza), tenendo
presente che un transìstor pilotato in
questo modo si comporta come un in-
terruttore, noi avremo una tensione va-
riabile al collettore, con la quale potre-
mo comandare un qualsiasi motorino a
1 2 Vcc ed una corrente massima di 2A.
montando un'adeguata aletta sul transi-
stor. Tenendo presente che, questo re-
golatore è stato costruito per un plasti-
co ferroviario, ho ritenuto utile proteg-
gerlo contro un cortocircuito accidenta-
le. così potranno usarlo anche i nostri
figli. Collegando in serie all'emittitore
del Tip 122 una resistenza da 0,47 ohm
si utilizza la caduta di tensione, che si
genera al passaggio della corrente sulla
resistenza stessa per polarizzare la base
di un 2n2222, il quale si comporterà
come un interruttore chiuso, «collegan-
do» cosi (quando sulla sua base vi sa-
ranno circa 0,55 V) il suo collettore
verso massa (saturazione del transistor)
e di conseguenza la base del Tip 122 a
massa, interdicendolo per il tempo che
il corto circuito permane, eliminandolo,
in seguito il 2n2222 viene interdetto
(interruttore aperto) a causa della perdi-
194
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
HARD-AMIGA
ta di polarizzazione sulla sua base, ripor-
tando al valore primario la base del Tip
122 stesso. Attenzione, non è finita! Fin
qui, abbiamo una tensione variabile, ma,
se vogliamo invertire il senso di rotazio-
ne del motorino? Useremo di nuovo la
scheda out, prelevando da essa un 5°
bit. che manderemo tramite una resi-
stenza da 1 000 ohm alla base di un altro
2n2222, (vedi schema elettrico numero
1 ) il cui collettore verrà collegato ad un
capo della bobina di un relais, l'emittito-
re montato a massa, l'altro capo della
bobina collegato a 12 Vcc. Quindi il bit
numero 5 a 1=bobina attratta; bit a
0=bobina a riposo. Però, non abbiamo
ancora invertito il senso di rotazione,'
Collegando le uscite (collettore del Tip
122 e alimentazione a +12 Vcc) ai con-
tatti del relais, noi avremo l'inversione
ogni volta che faremo attrarre la sua
bobina. Per trasferire la tensione ai bina-
ri, prenderemo i contatti centrali. Atten-
zione a collegare bene i contatti ed
attenetevi scrupolosamente allo sche-
ma (vedi tabella contatti relais).
Avendo cura di controllare tutto per
benino con un tester, verificheremo che
non ci siano cortocircuiti. Dopo di che
alimenteremo la scheda, controllando
gli assorbimenti (la cui corrente max
assorbita non deve essere superiore a
50 mA in assenza di carico esterno);
applicando poi un voltmetro alle uscite,
ne verificheremo la funzionalità. Innanzi
tutto uniremo i quattro fili che escono
da A. B. C. D, del 4096 collegandoli a
+5 V. Mettendo un piccolo cacciavite
nel trimmer regoleremo l'uscita (leggen-
do il valore nel tester) più vicino possibi-
le alla Vcc 12, se nell'escursione del
trimmer il tester va verso un valore piu
basso, riportare il trimmer verso il sen-
so contrario, poi riprovare di nuovo, fino
a riavvicinarsi più possibile a 12 V (pote-
te ritenervi soddisfatti raggiungendo 1 1
V). Ora togliete i quattro fili da +5 V
collegateli a massa, dovrete leggere sul-
lo strumento un valore prossimo allo 0
(circa 0,8 V), se si. tutto OK. altrimenti
ricominciate da capo, ma vi assicuro
non ve ne sarà bisogno!
Ora spero di avere detto proprio tutto
sul regolatore.
P.S. Collegando una Vcc diversa da
12 si deve sostituire sia il relais, che il
motore adeguandoli alla nuova tensio-
ne. Inoltre, potrete sostituire i valori
delle resistenze per avere dei salti (step)
di tensione diversi da quelli dello sche-
ma, come riterrete più opportuno a se-
condo del vostro motorino.
Il circuito per gli scambi. Vedendo lo
schema elettrico numero 2 potrete ve-
dere che esso è costituito da tre Nor e
da due transistor, alcune resistenze e
un solo condensatore. Il tutto si pilota
con un solo bit della scheda out. Il
circuito è fatto per sentire la posizione
logica 1 o 0 del bit che va al primo Nor,
quello con gli ingressi uniti, con questo
bit si decide quale bobina (dritto o de-
via) dello scambio verrà abilitata a fun-
zionare. Per capirne il funzionamento
basterà rileggere le tabelle della verità
dei Nor. Chi volesse saperne di più,
dovrà rileggere l'articolo di MC n.71
pag. 1 70.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
195
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
ADPnctwork
Net-Handler & Net-Server
di M L. Ciuchini e A. Suatoni
terza puntata
Nelle puntate precedenti sono
stati analizzati i principi di
funzionamento di un generico
handler Amiga DOS: è
necessario che abbiate
acquisito i concetti di base
dell'AmigaDOS che abbiamo
spiegato IBPTR, device list.
ecc.) in quanto vi faremo
spesso riferimento
Il concetto di base
del Net-Handler
La differenza principale che esiste tra
un generico handler AmigaDOS e il Net-
Handler è che quest'ultimo deve essere
in grado di gestire strutture dati Amiga-
DOS appartenenti alla macchina alla
quale abbiamo richiesto un servizio.
Cerchiamo di spiegarci meglio. Nella
prima puntata abbiamo soprannominato
il Net-Handler un «traghettatore» di
messaggi: a fronte di quanto spiegato
nelle precedenti puntate, è ora intuibile
che questi messaggi non sono altro che
i pacchetti AmigaDOS. Facciamo quindi
un rapido esempio. Supponiamo di ave-
re due Amiga collegati in rete, una con il
nome Platone ed una con il nome So-
crate e supponiamo anche che un pro-
gramma (sarebbe più corretto dire un
processo) sul computer Platone richieda
l'accesso al file «MyFile» contenuto nel-
la directory «MyDir» presente sull'hard
disk del computer Socrate. Il path com-
pleto per accedere a tale file è, come
già sappiamo:
NET : Socrate/DHO/MyDir/MyFìle
A questo punto all'handler del device
logico NET: (il Net-Handler, appunto)
arriverebbe un pacchetto AmigaDOS
con comando ACTION_FINDINPUT o
ACTION-FINDOUTPUT (o anche AC-
TION_FINDUPDATE, se si usa un kick-
start versione successiva alla 1.1) a
seconda della modalità di apertura che il
programmatore ha specificato nella fun-
zione AmigaDOS Open() (fate riferimen-
to alle tabelle pubblicate nelle puntate
precedenti). Già qui incontriamo il primo
problema neH’implementare un handler
di rete: il device su cui dobbiamo opera-
re risiede fisicamente su un computer
diverso dal nostro. È chiaro, quindi, che
in qualche modo dovremo informare il
processo che «gira» su quella macchina
(il Net-Server) che vogliamo aprire un
file sull'hard disk della macchina stessa.
Esistono sicuramente diverse soluzioni
a questo problema: quella che abbiamo
adottato noi è la soluzione che ci è
sembrata piu logica, ovvero «trasporta-
re» il pacchetto AmigaDOS dal compu-
ter richiedente al computer servente.
Questo spiega quanto detto in prece-
denza: il Net-Handler «traghetta» il pac-
chetto AmigaDOS al computer serven-
te. questo lo processa tramite il Net-
Server e lo rimanda indietro, con i risul-
tati dell’operazione, al Net-Handler del
computer richiedente il quale, a sua
volta, rimanda il pacchetto AmigaDOS
al processo che lo aveva originato. Nel
caso specìfico dell'esempio riportato, il
trasporto del pacchetto, nell'ambito di
una rete, effettuato tramite i seguenti
passaggi:
Tabella A ■ Il sigmlicato dei parametri dei pacchetti ACTION- FINDINPU T. ACTION-FINDOUTPUT e
ACTION-FINDUPDATE
MCmìcrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
Processo
Net-Handler
— » SDB
— SDR
— » Net-Server
— * File System
Computer
Platone
Platone
Socrate
Socrate
Socrate
equivale al trasporto del pacchetto, nel-
l'ambito di un solo Amiga, tramite il
singolo passaggio:
Handler — * File System
Lo stesso vale, ovviamente, per i
percorsi fatti in senso inverso. È da
notare che nel secondo caso il pacchet-
to non viene effettivamente trasportato,
ma viene solo passato al File System il
suo puntatore.
Il problema dei puntatori
utrasportati»
Il trasporto di un pacchetto Amiga-
DOS da un computer ad un altro intro-
duce un problema di non piccola entità:
i puntatori alle varie strutture dati, una
volta trasportati su un'altra macchina,
non saranno più validi! Questo non tan-
to per il fatto che le strutture dati da
essi puntati sono al 99% allocate ad
indirizzi diversi, ma per il fatto che tali
strutture dati NON SONO parte inte-
grante del pacchetto stesso. Se vi ricor-
date. gli argomenti di un pacchetto Ami-
gaDOS sono contenuti nei campi
dp_Argl .. dp_Arg7, ma questi campi,
come vedremo, possono solo contene-
re due tipi di dati: long integer (LONG)
oppure puntatori (CPTR o BPTR). Nel
caso di puntatori, quindi, dovremo prov-
vedere a trasmettere al Net-Server an-
che quelle aree di memoria, da questi
indirizzate, che contengono le strutture
dati necessarie all’espletamento della
richiesta effettuata. Prendiamo, ad
esempio, il pacchetto ACTION_FINDIN-
PUT (simile ai pacchetti ACTION-FIN-
DOUTPUT e ACTION_FINDUPDATE) i
Bibliografia
Comm.odore-Amiga Ine..
The AmigaDOS Manual
Bantam Books
ISBN 0-553-34294-0
CBM Ine.. Amiga ROM Kernel Reference
Manual - Exec
Addison-Wesley Publishing Company
ISBN 0-201-11099-7
Dittrich Gelfand Schemmel. Amiga
System Programmerà Guide Abacus
ISBN 1-55755-034-4
cui parametri sono mostrati nella tabella
A. Questi tre pacchetti, che permettono
l'apertura di un file in lettura/scrittura
(MODE-OLDFILE), creazione e lettura/
scrittura (MODE_NEWFILE) e lettura/
scrittura con accesso dock) esclusivo
(MODE-READWRITE) rispettivamente,
contengono nel campo dp_Arg1 il pun-
tatore BCPL (BPTR) alla struttura File-
Handle fornita dal processo chiamante,
un puntatore BCPL ad una stringa BCPL
(BSTR) al nome del file che si vuole
aprire ed infine un puntatore BCPL alla
struttura FileLock relativa alla directory
nella quale è contenuto il file richiesto.
Tale campo può essere nullo (ossia
uguale a zero) nel caso il campo
dp_Arg3 specifichi un nome di file com-
pleto del suo pathname (ad esempio.
SYS:s/Startup-Sequence).
Come si può vedere, le strutture dati
da trasferire insieme al pacchetto sono
tutte di lunghezza diversa e di tipo di-
verso; non solo, ma alcune di esse
devono essere inizializzate dal Rie Sy-
Figura 2 - Schema a blocchi del lunzionamento del
Net-Handler
stem del computer servente (la struttu-
ra FileHandle) e devono essere restitui-
te al processo richiedente. Dobbiamo
quindi definire una struttura e due fun-
zioni generalizzate che ci permettano di
trasferire virtualmente qualsiasi tipo di
pacchetto (e le relative strutture dati) da
una macchina all'altra. A tale scopo è
stata utilizzata la struttura dati la cui
definizione in C è visibile in figura 1.
La struttura DosNetMsg
Diamo allora uno sguardo a questa
struttura. Il SDR (Software Di Rete) di
AdP prevede di identificare destinatari e
mittenti dei messaggi tramite stringhe
C di 10 caratteri. Poiché, come tutti
sapranno, alle stringhe C va posposto il
carattere ASCII NUL e poiché i dati
successivi a queste due stringhe sono
dei. long integer ed è consigliabile che
tali tipi di dati siano allineati ad indirizzi
multipli di 4 (che è la dimensione in
byte dei long integer sull'Amiga), ecco
che tali stringhe sono dimensionate di
12 caratteri l'una, Il campo Action ha lo
stesso valore del campo dp_Action, co-
si come i campi Resi e Res2 contengo-
no il valore dei campi dp_Res1 e
dp_Res2 del pacchetto, campi che. vo-
gliamo ricordarlo, contengono l'esito
dell'operazione richiesta. Il campo Num-
Args, infine, contiene il numero di para-
metri relativi al pacchetto. C’è da notare
che. nonostante la Commodore preve-
da teoricamente un numero massimo di
parametri pari a 7. nella pratica tale
situazione non si verifica mai: i pacchet-
ti gestiti dal Net-Handler hanno al mas-
simo 4 parametri. Ma. direte voi. e le
strutture dati relative ai pacchetto, dove
vanno inserite? La risposta è semplice:
tali strutture vengono semplicemente
«accodate» alla struttura DosNetMsg in
modo dinamico! Spieghiamoci meglio.
Prendendo sempre come esempio la
trasmissione del pacchetto relativo alla
funzione Open(), dobbiamo allocare
un’area di memoria pari alla dimensione
della struttura DosNetMsg più la dimen-
sione della struttura FileHandle più la
lunghezza della stringa costituente il no-
me del file più la dimensione dell'even-
tuale (in base al valore di dp_Arg2)
struttura FileLock: se il campo dp_Arg2
è nullo, allora sommeremo la dimensio-
ne di un long integer (4 byte). A questo
punto, partendo dal byte successivo al
campo NetMsgLen, cominciamo a co-
piare una per una le strutture dati indi-
rizzate dal pacchetto riportando nel cor-
rispettivo elmento dell'array LenArgs la
dimensione della struttura appena co-
piata. Confusi, eh? Purtroppo il giro di
parole, non era evitabile. Cercate di
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
197
AMIGA
tenere duro ancora un po' perché non è
finita. Infatti, nel caso un parametro del
pacchetto identifichi un valore (cioè un
LONG) invece di un puntatore allora,
per convenzione, tale dato viene inseri-
to con lunghezza pari a zero, Oltre a
questo, abbiamo pacchetti i cui parame-
tri sono a volte puntatori BCPL e a volte
puntatori C. Ora, questa differenziazio-
ne deve essere notificata in qualche
modo al Net-Server, il quale sarà re-
sponsabile della decodifica del Dos-
NetMsg nel corrispondente pacchetto
AmigaDOS: per questo, si è deciso che
le lunghezze delle strutture puntate da
puntatori C siano indicate da valori ne-
gativi. In base a quanto appena detto, il
messaggio da inoltrare su rete avrà
quindi il seguente contenuto (nell'ipote-
si che il nome del file sia quello sopraci-
tato e che dunque non ci sta una strut-
tura FileLock associata):
Il processo a cui arriva un messaggio
di questo tipo non dovrà far altro che
richiamare la funzione apposita che
svolge il compito inverso, ovvero «rico-
struire" il pacchetto a partire dalla strut-
tura DosMeMsg. Quanto detto finora è
sufficiente a interpretare la figura 2 che
mostra lo schema a blocchi del funzio-
namento del Net-Handler.
Il pacchetto ACTION-READ
Ora che abbiamo aperto il nostro file,
possiamo, per esempio, leggerne il con-
tenuto tramite il pacchetto AmigaDOS
ACTION_READ, del quale diamo una
descrizione del significato dei suoi para-
metri in tabella B. Questo pacchetto
evidenzia un altro dei tanti problemi che
hanno afflitto la programmazione del
Net-Handler: la necessità di identificare
in modo implicito la macchina destinata-
ria dei pacchetti (ovvero il computer
servente). Infatti, se per il pacchetto
relativo alla funzione Open() il problema
non sussiste, in quanto il nome del file
identifica (anche se non sempre, come
abbiamo appena visto) il computei ser-
vente. per i successivi pacchetti di Read
ACTION_READ) e Close (ACTION_END)
tale informazione, viene a perdersi. Non
solo, ma della struttura FileHandle viene
solamente passato come parametro il
suo campo fh_Arg1. È chiaro, quindi,
che in qualche modo dobbiamo alterare
in modo trasparente il contenuto di tale
campo in modo da riconoscere in segui-
to il computer con il quale intendiamo
comunicare. La soluzione anche questa
volta è semplice a dirsi ma difficile a
implementarsi: tanto il Net-Server che il
Net-Handler gestiscono delle liste di da-
ti, e più precisamente il Net-Handler
una lista che collega la struttura File-
Handle univocamente ad un server, e il
Net-Server una lista che memorizzi tutti
i FileHandle attivi in ogni istante, in
modo che tramite un opportuno identifi-
catore esso sia in grado di recuperare la
struttura FileHandle corretta (ricordiamo
che Amiga è e rimane una macchina
Multi-tasking e che pertanto gli accessi
ad una risorsa sono spesso convidisi da
piu processi). Una descrizione di come
tale algoritmo sia stato implementato
porterebbe via una buona fetta di rivista
e dato che noi dobbiamo restare entro
certi limiti (di spazio, sì intende!) affron-
teremo eventualmente in futuro tale
argomento.
Tornando al nostro pacchetto AC-
TION-READ, diremo semplicemente
che il campo dp_Argl fornisce l'identifi-
catore del FileHandle relativo al file pre-
cedentemente aperto, il campo
dp_Arg2 (un CPTR, miracolo!) punta al
buffer fornito dal programmatore per
accogliere i byte letti dal file e. infine, il
campo dp_Arg3 indica il numero di byte
da leggere. Al termine dalla lettura, il
campo dp_Res1 conterrà il numero di
byte effettivamente letti oppure un co-
dice di errore, nel qual caso, come già
sapete, il campo dp_Res2 fornirà un
codice secondario che indicherà con
maggiore precisione il problema incon-
trato. Vogliamo farvi notare che il pac-
chetto ACTION_WRITE ha esattamente
gli stessi parametri, con l'unica ovvia
differenza dovuta al fatto che i dati
vengono letti dal buffer puntato da
dp_Arg2 e scritti nel file per dp_Arg3
byte.
Il pacchetto ACTION-END
Il pacchetto ACTION_END, il cui uni-
co parametro è. come visibile in tabella
C, il contenuto del campo fh_Arg1 della
struttura FileHandle, gestisce la funzio-
ne AmigaDOS Close(). Non ci sarebbe
niente da spiegare riguardo tale pac-
chetto se non fosse per i particolari
accorgimenti a cui tanto il Net-Handler
che il Net-Server devono badare e cioè:
— il Net-Server deve, una volta chiuso
il file, rimuovere dalla sua lista la struttu-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
• def ine Cpt r2Bptr (cpt r ) (((ULONG) cptr) > 2>
• def ine Bptr2Cptr I bptr I (((ULONG) bptrl << 2)
atruct St andar dPacket •
Send_Receive_Paeket ( atruct StandardPacket "StdPkt)
StdPkt - > ap Msg . mn_Node . 1 n_Narae = (STRPTR) 4 < StdPkt - sp Pkt ) ;
StdPkt- ispMsg.ninLength - aizeof ( atruct StandardPacket I ;
StdPkt- >ap_Pkt. .dp Link = 4(StdPkt->ap Magi;
StdPkt ->ap_Pkt .dpPort = MyPort;
PutMag ( DevPort , StdPkt);
Wa ìtPort (MyPort I ;
Buffer ( STRPTR i A] locMenK 1001 , MEMF_CLEAR : MEMF_PUBLIC> ;
Drive - (STRPTR) AllocMem(30. MEMF_CLEAR : MEMF_PUBLIC) ;
File - (STRPTR) A!locMem(30, MEMF_CLEAR MEMFPUBLIC) ;
MyPort - CrealePortl "MyPort-, 01;
StdPkt- Bp Pkt .dpType = ACTION FINDINPUT;
StdPkt- sppkt .dpArgl = Cptr 2Bptr ( FH > ;
StdPkt- sp_Pkt.dp_Arg2 = DevLock;
StdPkt- >ap_pkt ,dp_Arg3 = Cptr2Bpt r ( Fi I e ) ;
StdPkt = Send Receive_Packet ( StdPkt ) ;
if ( StdPkt- >sp_Pkt .dpReal == DOSTRUEI
StdPkt- apPkt . dpType = ACTION READ;
StdPkt- sp Pkt -dpArgl = FH- > f h_Argl ;
StdPkt- sp_Pkt.dp_Arg2 = (LONG) Buffer
StdPkt- -ap Pkt. dp_Arg3 = 1000;
StdPkt = Send_Receive_Packet( StdPkt);
if (StdPkt- ap_Pkt.dp_ResI <= 0)
Buffer! StdPkt- -ap_Pkt .dp_Rea! I = 1 - 0 • ;
StdPkt- 'ap Pkt .dp Type = ACTION END;
StdPkt- ap_Pkt.dp_Argl = FH-fh_Argl;
StdPkt ’ Send Rece ive Packetl StdPkt I ;
pnntfCII file Aa non esiste n", argvlljl;
Figura 3
Esempio di ultimo dei
pacchetti per la lettura
di un file
ra FìleHandle relativa al file appena
chiuso;
— il Net-Handler deve rimuovere dalla
sua lista il link esistente tra la struttura
FileHandle e il nome della macchina
servente su cui era stato aperto il file.
Qualsiasi tentativo di utilizzare la
struttura FileHandle appena rimossa
causerà, da parte del Net-Handler. un
errore che. se opportunamente gestito
dal programmatore, eviterà successivi
crash del sistema (è questo il motivo
principale per il quale alcuni programmi
vanno in GURU: bisogna sempre con-
trollare la validità di un dato!).
Per finire, in tabella D sono mostrati i
parametri relativi al pacchetto ACTION
_SEEK che. come intuibile, implementa
la funzione Seek() deH'AmigaDOS. Tale
pacchetto ritorna in dp_Res1 la posizio-
ne precedente del cursore interno del
file.
In base alla descrizione dei parametri
dei pacchetti AmigaDOS presentati in
questa puntata, potete divertirvi, se vo-
lete, a modificare il programma di
esempio apparso nella prima puntata,
programma che, vogliamo ricordarvelo.
si sostituiva alla dos. library inviando di-
rettamente i pacchetti al File System.
Per coloro che non volessero sforzarsi
più di tanto, in figura 3 diamo un esem-
pio di programma che legge il file pas-
satogli come parametro. Ricordiamo an-
cora una volta che questo esempio non
controlla se le allocazioni delle risorse
sono andate a buon fine, né libera le
risorse a fronte di un'interruzione del
programma (per esempio tramite Con-
trol-C). cosa che invece bisognerebbe
sempre fare, ma per gli scopi didattici
che ci siamo prefissati va più che bene.
La prossima volta
La prossima puntata analizzeremo co-
me sia stata implementata l'interfaccia
del Net-Handler con il Workbench, esa-
minando anche tutte le particolarità che
questo tool presenta: non manchere-
mo. al solito, di fornire esempi che
siano di aiuto alla comprensione dei
concetti spiegati. Nel frattempo, non
demordete e cercate di digerire quanto
sinora detto, magari provando i pro-
grammi di esempio sin qui riportati: la
migliore scuola, ancora una volta, è
sempre il campo di battaglia (perché
con l'AmigaDOS c'è davvero da com-
battere). Gli stessi Net-Handler e Net-
Server sono stati realizzati a colpi di
Control-Amiga-Amiga (per i tanti crash
di sistema a cui siamo andati incontro
durante le prove) con il grande aiuto
datoci dalla RAD: che ci ha evitato gli
estenuanti bootstrap da floppy!
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
199
AMIGA
Programmare in C su Amiga
Incominciamo con questa
puntata a costruire uno
scheletro di programma da
utilizzare ogniqualvolta
dobbiamo scrivere un codice
che interfacci Intuition.
Vedremo come esso può
essere variato in funzione
delle nostre necessità e quali
vantaggi e limitazioni comporti
il suo utilizzo.
di Dario de Judicibus
Dato che nelle scorse puntate le due
sottorubriche Casella Postale e La
Scheda Tecnica si sono prese un po'
dello spazio solitamente dedicato al te-
ma vero e proprio di questi articoli, e
cioè la programmazione in C su Amiga,
ho pensato di dare questa volta più
spazio ad Intuition, anche per mantene-
re una certa continuità nel discorso che
altrimenti ne risulterebbe troppo spez-
zettato. In questa puntata impostere-
mo un primo abbozzo di scheletro di
quello che diventerà il nostro program-
ma di lavoro nelle prossime puntate.
Esso ha due scopi: il primo è quello di
mostrare come si utilizza Intuition per
costruire una interfaccia a menu e, co-
me vedremo in seguito, come si gesti-
scono altri oggetti quali quadri freque-
sterl, aggeggi Igadgetl, e via dicendo; il
secondo è quello di fornire una base
flessibile per tutti i programmi di questo
tipo, capace di adattarsi a varie esigen-
ze e comunque utile per evitare di riscri-
vere da capo l'intero programma ogni-
qualvolta vogliamo usare Intuition nel
nostro codice. Alcune delle tecniche
che presenterò sono elaborazioni di te-
cniche sviluppate da vari programmatori
e rese disponibili dagli stessi a tutti gli
utenti Amiga, altre sono tecniche perso-
nali che mi hanno permesso di standar-
dizzare i miei programmi con indubbio
vantaggio in termini di tempo e di ma-
nutenzione. La seconda parte dell’arti-
colo mostrerà come usare la grep.lib
per sfruttare la potenza di GREP dall'in-
terno di un programma scritto in C.
200
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
Le strutture per i menu
Le due principali strutture che si utiliz-
zano per definire i menu da associare
ad una finestra sono la struttura Menu
(vedi figura 1 ) e la struttura Menultem
(vedi figura 2). La prima serve a definire
i menu, ed a costruire quindi la barra dei
menu / menu strip/, la seconda viene
utilizzata sia per le voci che per le
sottovoci. Analizziamole in dettaglio.
La struttura Menu
Una barra di menu può contenere
uno o più menu. Se questi sono più di
uno, essa è descritta da una lista di
strutture Menu, legate l'una all'altra tra-
mite il primo campo della struttura che
altro non è se non il puntatore alla
struttura successiva, secondo la tecnica
a liste già descritta in una delle prime
puntate. Ovviamente l'ultimo menu
avrà questo campo impostato a NULL
I successivi quattro campi servono a
posizionare e dimensionare l'area di se-
lezione [select box/ del menu stesso,
cioè quell'area entro la quale si deve
trovare il cursore affinché, premendo il
tasto destro del mouse, il menu venga
aperto. Le aree di selezione relative a
due menu differenti non dovrebbero
mai sovrapporsi. Se questo succede ed
il cursore si trova nell'area comune al-
l'atto dell'apertura del menu, viene
aperto quello che nella catena di struttu-
re Menu viene prima partendo dall'ini-
zio della lista. Nella attuale versione del
sistema operativo II .31, Intuition ignora
completamente i campi TopEdge,
usando al suo posto il valore TopBor-
der relativo allo schermo su cui è aperta
la finestra, ed Height, per il quale viene
utilizzata l’altezza della barra del titolo
dello schermo. È possibile che in futuro,
specialmente se i menu potranno esse-
re resi attraverso immagini grafiche in-
vece del solo titolo, queste variabili ven-
gano riconosciute da Intuition. Una sola
considerazione su LeftEdge questa è
misurata a partire dal punto più a sini-
stra dello schermo, bordo sinistro in-
cluso. ,
II campo successivo viene utilizzato
per i seguenti segnalatori:
MENUENABLED
indica se il menu è attivo o menò. Va
impostato prima di chiamare la funzione
SetMenuStripO. a meno che non si
voglia che il menu sia disattivato fin
dall'inizio, e quindi non accessibile dal-
l'utente. Ovviamente si possono sem-
pre utilizzare le funzioni OnMenuO ed
OffMenuO per modificare lo stato del
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
menu.
MIDRAWN
ìndica se la lista delle voci relative al
menu è visualizzata o meno. Sta infatti
per Menu's Items DRAWN (voci del
menu visualizzate).
Il campo MenuName è il puntatore
alla stringa che apparirà sulla barra dei
menu all'interno dell'area di selezione.
Al momento infatti, come già accenna-
to, i menu possono essere rappresen-
tanti solo da testi, al contrario delle voci,
come vedremo tra poco.
L'ultimo campo a disposizione del
programmatore è il puntatore alla cate-
na di strutture Menultem che descrive
la lista delle voci associate al menu in
questione.
Ci sono poi altri quattro campi riserva-
ti al sistema e dai nomi alquanto curiosi,
che di conseguenza ci limiteremo ad
ignorare.
La struttura Menultem
Questa struttura può essere utilizzata
sia per le voci che per le sottovoci.
Come nel caso dei menu, le voci e le
sottovoci possono formare una catena
grazie al primo campo della struttura
che punta alla struttura successiva nella
lista od a NULL se si tratta dell'ultimo
elemento della lista.
Anche qui i successivi quattro campi
della struttura servono a posizionare e
dimensionare l'area selezionabile relati-
va alla voce. A differenza di quanto visto
per i menu, tuttavia, tutti e quattro i
campi sono utilizzati da Intuition. Vedre-
mo, nella prossima puntata, in che mo-
do. anche in funzione del tipo di ele-
mento con cui si intende rappresentare
la voce, se cioè un testo oppure un'im-
magine.
Il campo successivo viene utilizzato
per i segnalatori relativi alla voce. Que-
sti sono molti di più che nel caso dei
menu, e verranno analizzati in dettaglio
nella prossima puntata.
Lo stesso dicasi per i tre campi suc-
cessivi. Il primo ha lo scopo di definire
se e quali voci possono essere selezio-
nate contemporaneamente a quella in
oggetto, gli altri due definiscono il tipo
di oggetto (testo od immagine) da utiliz-
zare per rappresentare la voce sullo
NOTE
1 Si dice interfaccia tra un codice chiamante ed una procedura o funzione, l'insieme
delle regole che definiscono lo scambio di informazioni tra i due all'atto della chiamata,
durante il periodo in cui viene eseguita la procedura chiamata, ed al momento che il
controllo ritorna al codice chiamante. Una interfaccia definisce quindi:
• i parametri che il chiamante passa al chiamato, definendone i tipi e le modalità di
passaggio (e.g. per valore o per variabile):
• l'eventuale valore di' ritorno passato dal chiamato al chiamante (se funzione) o
comunque quali parametri di ingresso possano essere stati modificati e quindi da
considerare anche in uscita;
• le eventuali aree di lavoro comuni, i blocchi di controllo, i file, e le variabili globali
utilizzate da entrambi;
• i prerequisiti alla chiamata (inizializzazione di aree, ordine di precedenza rispetto altre
funzioni, e via dicendo).
2. Si chiamano variabili (o costanti) globali quelle variabili che sono viste da tutto il codice
interno al programma Si tratta del massimo livello di visibilità possibile, in quanto il suo
campo di validità Iscopel copre tutto il programma. Viceversa si dicono variabili locali.
quelle variabili conosciute solo da una certa procedura, ed invisibili esternamente. Una
variabile in effetti può poi essere locale ad una certa procedura, ma essere visibile ad
altre procedure da questa chiamate. Il campo di visibilità può allora variare da una singola
funzione atomica a tutto il programma.
Per evitare effetti collaterali nel passaggio del controllo da un livello funzionale ad un
altro, si raccomanda di evitare di utilizzare variabili globali come meccanismo di
comunicazione (interfaccia) tra una procedura ed un'altra, dato che questo non è
immediatamente visibile all'atto della rilettura del codice, ed è facile quindi introdurre dei
bachi facendo operare più funzioni sulle stesse aree dati. In generale il programma
principale più le routine di inizializzazione e terminazione sono autorizzate a modificare le
variabili globali, le altre possono solo utilizzarle. Naturalmente bisogna poi valutare caso
per caso ..
3. Dato che esistono al momento solo tre livelli nella gerarchia dei menu, e cioè i menu.
le voci e le sottovoci, se la struttura Menultem viene usata per definire una sottovoce il
campo Subltem viene ignorato da Intuition. Tuttavia, al fine di garantirsi la compatibilità
con le versioni future del sistema, è consigliabile assegnare il valore NULL a tale campo
nel caso stiamo definendo una sottovoce.
201
AMIGA
schermo, sia quando questa è sempli-
cemente mostrata, sia quando è evi-
denziata (cursore posizionato sopra e
tasto destro del mouse premuto). In
quest'ultimo caso il campo Flags deve
contenere il valore HIGHIMAGE, anche
se stiamo utilizzando solo testi e non
immagini.
Il campo Command può contenere
un singolo carattere alfanumerico. Se
questo campo non è nullo e Flags con-
tiene il valore COMMSEQ. allora la vo-
ce può essere selezionata direttamente
da tastiera per mezzo della combinazio-
ne di tasti / tasto Amiga destro] + / carat-
tere alfanumerico specificato /, senza
che sia necessario aprire il menu trami-
te mouse.
A questo punto abbiamo il puntatore
alla lista delle eventuali sottovoci asso-
ciate alla voce in questione, oppure
NULL se non sono previste sottovoci o
questa struttura fa riferimento essa
stessa ad una sottovoce (vedi nota 3).
L'ultimo campo, NextSelect, viene
impostato da Intuition quando l'utente
seleziona la voce o la sottovoce. Nel
caso di selezioni multiple, infatti, è im-
portante essere in grado di rilevare tutte
le voci (o sottovoci) selezionate dall'u-
tente, non solo la prima. Questo campo
ci permette di gestire questa situazione.
Esso infatti punta la successiva voce (o
sottovoce) selezionata dall'utente, op-
pure assume il valore MENUNULL nel
caso siamo arrivati all'ultima voce sele-
zionata o nel caso che sia stata effettua-
ta una sola selezione.
Il programma scheletro
Il programma riportato in figura 3 é
uno scheletro su cui continueremo a
lavorare nelle prossime puntate. Il suo
scopo è quello di costituire una base su
cui sviluppare la maggior parte dei pro-
grammi che interfacciano Intuition, ed
in particolar modo quelli che devono
gestire menu, quadri e gadget. Vediamo
i criteri su cui il programma in questione
è stato realizzato.
Innanzi tutto esso è fortemente strut-
turato, in modo da poter funzionare
ancor prima di essere terminato, grazie
all'ausilio di speciali procedure vuote
dette «tronconi» Istub routines]. Que-
ste procedure altro non sono che picco-
le routine la cui interfaccia con il codice
202
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
chiamante é già stata definita (vedi nota
1 ), ma che di fatto non fanno niente se
non ripassare il controllo indietro in mo-
do che il programma possa continuare
come se nulla fosse. Il vantaggio consi-
ste nel poter definire fin dall'inizio la
struttura e la logica del programma,
senza peraltro doverlo codificare tutto
prima di poterne verificare il funziona-
mento. Grazie a questa tecnica è possi-
bile costruire un codice base, la cui
logica è in linea di massima già quella
finale, controllarlo con una serie di pro-
ve I testi . per poi passare a codificare i
singoli blocchi uno alla volta. Questo
permette inoltre di procedere a piccoli
passi: si codifica un pezzo, si compila
tutto, lo si prova, e se tutto va bene si
passa a codificare quello successivo. In
caso di errore, risulta molto più sempli-
ce identificare il codice responsabile del
problema, dato che nell'ottanta per cen-
to dei casi questo é localizzato nell'ulti-
mo blocco aggiunto, specialmente se si
è sviluppato il programma seguendo
una tecnica detta a scatole cinesi. Que-
sta tecnica si base sui seguenti criteri:
• le variabili globali sono in sola lettura
da parte di tutte le procedure interne
del programma, ad esclusione delle fun-
zioni di inizializzazione e di terminazio-
ne, le uniche autorizzate a modificare
una variabile globale (vedi nota 2);
• le interfacce tra le varie procedure
sono ben definite ed avvengono esclu-
sivamente per mezzo del passaggio di
parametri; l'uso di aree di lavoro comu-
ni è permesso a condizione che sia ben
chiaro chi faccia cosa e che si cerchi di
non utilizzarle per lo scambio di informa-
zioni che possano alterare il flusso logi-
co del programma stesso;
• ogni procedura ha una serie di re-
sponsabilità ben definite (possibilmente
in numero limitato), ed il suo funziona-
mento non può alterare quello di altre
procedure in dipendenza dell'ordine in
cui queste vengono chiamate; fanno
eccezione le sole procedure di inizializ-
zazione. che vanno chiamate prima di
tutte le altre, e quelle di terminazione,
da chiamare prima di lasciare il pro-
gramma;
• ogni procedura deve essere una sca-
tola nera per il codice chiamante, que-
sto non deve cioè fare assunzione alcu-
na sul modo di operare della routine
.old StarUllO
lntult ionBase ■ (struct IntultionBase •)Openllbrary(IHAHE,IREV);
GfiBose • (strucl GfxBase •)OpenLtbrary(GNAHE,GRE*);
il (GfxBase - HUll) CtosetllO;
if (aask & WHASK) CloseUindo-(x);
H (pasti & GMASK) CIoselibrary(GfxBase);
if (aask & IHASK) Closeltbrary(IptuUlonBase);
E«tt(B)i
FORIVI R / Ciclo infinito, si intarmai» con break /
If ((iasg * (INSG ')GetNsg(up)) - NULO Naitl>ort(up)j
else if (Mandi eEvent (iasg) == CLOSEHE) break;
RIEMPIRE!
*• STUB ROUTINES: por il moaento non fanno niente
(■sg)
(■sg)
(«sg)
I KSG *asg; ( retum(GOaHEAO); )
IHSG -asg; ( return(GOAHEAO); )
IHSG *«sg; ( retum(GOAHEAO); )
•• HCloscWindow: gestisce 1' evento CIOSENIHOOW
i«i* H CloseWindow (asg) IHSG -asg; ( return(CLOSENE); )
Figura 3 - Il programma scheletro
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
203
AMIGA
PATTERN re_gen( char • );
itch( char •, ini, PATTERN );
Figura 5.
Due esempi
della grep.lib
' ) grep.lit
chiamata, ma deve agire solo in base
all'interfaccia che la caratterizza.
Ovviamente ci sono le dovute ecce-
zioni, ma vanno sempre ben documen-
tate, per evitare di perderle di vista
allorché si metta di nuovo le mani sul
codice in questione.
La seconda caratteristica dello sche-
letro riportato in figura, è che le varie
operazioni sono ben identificate e rag-
gruppate in procedure, rendendo più
scorrevole la lettura del programma,
senza necessariamente dover entrare
nel dettaglio per comprenderne il fun-
zionamento. Analogamente le varie de-
finizioni ed i dati utilizzati dalle varie
funzioni sono ben definite in testa al
programma, rendendo particolarmente
semplice la modifica delle stesse, senza
che sia necessario ritoccare il codice.
Questo è costruito in modo da poter
aggiungere facilmente nuove funzioni
senza dover modificare le precedenti.
Lo stesso dicasi nel momento in cui
sorgesse la necessità di eliminare una
funzione. Basta sostituirla con una pro-
cedura troncone senza preoccuparsi ec-
cessivamente di possibili effetti collate-
rali. Anche qui, naturalmente, si sta
facendo un discorso generale, tuttavia il
livello di mantenibilità ed espandibilità di
questo genere di programmi è decisa-
mente elevato.
Entriamo ora nel dettaglio, facendo
riferimento al codice in figura 3
204
La prima parte è la solita: gli include
necessari, un po' di definizioni sia di tipi,
che di costanti, con in testa i prototipi
delle procedure interne. Quindi i soliti
puntatori alle librerie, alla struttura Win-
dow, a quella della relativa RastPort e,
per comodità, anche alla porta utente per
ia comunicazione con Intuition, In più c'è
il puntatore ad una struttura IntuiMessa-
ge. Di seguito definiamo la finestra, che
per comodità prendiamo di tipo GZZ con
SMART_REFRESH. m modo da rendere
più semplici le future operazioni grafiche
e da ridurre le interazioni con Intuition.
Ovviamente questo non è necessario,
specialmente se si vuole evitare uno
spreco di memoria ed un possibile abbas-
samento delle performance (sempre che
si scriva un codice veloce ed ottimizzato).
Tuttavia, per evitare di mettere perora un
ulteriore codice di gestione del restauro
della finestra, di una eventuale ridimen-
sionamento della stessa da parte dell'u-
tente, e delle operazioni grafiche ai bordi
della stessa, ho deciso di impostare i due
codici or ora menzionati in modo anche
da evidenziare meglio la parte che ci
interessa.
Per comodità lasciamo inoltre gestire
ad Intuition il riposizionamento della fi-
nestra (WINDOWDRAG) e gli sposta
menti in profondità (WINDOWDEPTHi
Dato che per ora lo scheletro non indù
de ancora il codice relativo ad i menu,
sebbene sia già predisposto per la sua
introduzione, l'unico evento di cui sare-
mo notificati è quello relativo alla chiu-
sura della finestra, per cui é stato ag-
giunto un gadget di chiusura ed arrivato
il segnalatore IDCMP CLOSEWINDOW
Per ora apriremo la finestra direttamen-
te sullo schermo del WorkBench
Per finire le classiche maschere di
apertura e chiusura, già adottate in pre-
cedenza.
Il blocco successivo è pronto a rice-
vere le definizioni della struttura a menu
da associare alla finestra, e che costrui-
remo seguendo una tecnica sviluppata
da John T Draper e da me migliorata in
modo da renderla ancora più potente
A questo punto siamo al programma
vero e proprio. Cosa fa? Basta leggere:
• apre l'ambiente di lavoro ed inizializza
le strutture appropriate:
• costruisce i menu (per ora un tron-
cone);
• parte con il ciclo principale;
• richiude l'ambiente di lavoro.
Semplice, vero? Già cosi, senza en-
trare nel dettaglio, abbiamo una chiara
idea di ciò che fa il nostro programma.
Analizziamo adesso le singole proce-
dure.
StartAIIO
Questa procedura apre le varie libre-
rie e la finestra, impostando opportuna-
mente le principali variabili globali Co-
me di consueto si tiene traccia delle
varie operazioni con la già acquisita tec-
nica delle mascherine
CloseAlK)
Questa procedura chiude quanto
aperto da StartAIIO o da altre procedure,
utilizzando le maschere come lista di
chiusura. In questo modo essa può es-
sere richiamata da un qualunque punto
del programma riuscendo a chiudere
tutto e solo quello che é stato aperto
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AMIGA
fino a quel momento, prima di termina-
re il programma stesso
LetsGol)
É il blocco principale di controllo, che
si preoccupa per il momento di svuota-
re la coda dei messaggi arrivati alla
porta utente da Intuition. o di mettersi
in attesa del messaggio successivo se
questa è vuota. In caso l'utente abbia
selezionato il gadget di chiusura della
finestra, il ciclo termina ed il controllo
ritorna al programma principale. Vengo-
no utilizzati i due segnalatori GOAHEAD
e CLOSEME che abbiamo introdotto
nella puntata apparsa sul numero di
dicembre di MCmicrocomputer.
BuildMenusO
Questa procedura per il momento è
vuota. Il suo compito è quello di utilizza-
re le strutture che descrivono la struttu-
ra a menu da associare alla finestra, per
costruire il blocco di strutture da passa-
re ad Intuition affinché possa poi rende-
re graficamente i menu veri e propri.
Vedremo nelle prossime puntate come
riempirla, Di fatto, se compilate il pro-
gramma. questo già funziona, pur aven-
do queste aree vuote,
HandleEventf)
Di questa procedura abbiamo già par-
lato due puntate fa. Rispetto a quella
precedente, tuttavia, abbiamo fatto una
serie di modifiche.
• Innanzi tutto essa é già pronta a
gestire gli eventi relativi ad i menu,
sebbene le procedure chiamate sono
per ora realizzate come tronconi.
• In secondo luogo, sono stati introdot-
ti dei controlli prima di rispondere al
messaggio spedito da Intuition. Essi so-
no relativi agli eventi di tipo VERIFY, di
cui parleremo in seguito. Basti dire per
il momento che essi devono essere
effettuati prima di restituire il controllo
del messaggio ad Intuition, dato che il
loro scopo è quello di intervenire tra una
richiesta di operazione da parte dell'u-
tente ad Intuition, ed il momento in cui
questi soddisferà tale richiesta.
• Sono stati aggiunti degli operatori
monadici per riallineare alcuni tipi ad i
prototipi interni del Lattice C ed evitare
cosi alcuni fastidiosi messaggi di avver-
timento [wamingl.
STUBs
Infine ci sono le procedure per la
gestione dei singoli eventi, per la mag-
gior parte realizzate come tronconi, a
parte quella relativa alla chiusura della
finestra, già attiva, sebbene altrettanto
semplice tanto da non essere poi cosi
diversa da un troncone.
E questo è tutto per il momento. Lo
scheletro è già in grado di essere com-
pilato con un semplice
le - L menu.c
sebbene per ora il tutto dia luogo sem-
plicemente ad un programma che apre
una finestra ed aspetta che venga chiu-
sa per terminare. Ma crescerà... cre-
scerà!
GREP
Nelle ultime due puntate abbiamo
parlato di GREP come di un programma
di utilità particolarmente potente in gra-
do di ricercare all'Interno di un certo
numero di file tutte le linee che soddi-
sfino quella che viene chiamata espres-
sione regolare, cioè una espressione
che descrive una ben determinata strin-
ga di carattere od addirittura un'intera
classe di stringhe.
Per fare un esempio pratico GREP
permette di risolvere problemi di tipo:
Cerca in tutti i file che iniziano con
«ddj» ed hanno estensione «memo»
tutte le righe che contengono la data
del Natale di un qualunque anno del XX
secolo ed in cui la prima lettera del
mese può essere maiuscola o minusco-
la. Quindi visualizzale sullo schermo.
Il tutto si ottiene col comando:
[i] grep -25 [Dd]ice»bre 19 [0-9] [0-9]- ddj»?. «co
Vediamo ora come si può fare la
stessa cosa da un programma scritto in
C.
Questo è possibile grazie alla libreria
di compilazione grep.lib. Una lista delle
funzioni di questa libreria è riportata in
figura 4. Leggetela attentamente prima
di continuare.
Innanzi tutto è necessario aggiungere
al codice l'istruzione:
«include "pat.h"
a meno che non si preveda di utilizzare
solo la forma esplicita delle espressioni
regolari (e quindi solo le funzioni
re_smatch() e are_smatch()l Quindi
bisogna aggiungere alla lista delle libre-
rie di compilazione in fase di legame
llinkl la libreria grep.lib Ad esempio,
supponendo che il programma si chiami
cerca, il comando di LINK potrebbe
essere:
LIBRARY grep.l ib*LIB:lc.l lb*LIB:a»tga.l Ib
Vediamo ora un esempio pratico (vedi
figura 5). Cerchiamo, come sopra, tutti i
record di un certo file che contengono
la data di Natale di un qualunque anno
del XX secolo. Supponiamo di aver
aperto il file in questione e di aver
ottenuto indietro in archivio il puntatore
al file da usare con la freadf) Dato che
dobbiamo chiamare più volte la funzio-
ne di ricerca, non ci conviene usare la
re_smatch(). Questa infatti chiamereb-
be ogni volta la re_gen() per generare
la rappresentazione interna dell'espres-
sione regolare da utilizzare per la ricer-
ca. In questo caso è più veloce chiama-
re direttamente la re_gen() per genera-
re l'espressione nella sua rappresenta-
zione interna (e quindi è necessario
includere pat.h). per poi utilizzare nel
ciclo che scandaglia il file la funzione
re_match(), più veloce.
Le funzioni di tipo are sono analo-
ghe a quelle di tipo re salvo che la
ricerca non avviene a partire dal primo
carattere della linea da scandagliare, ma
da una qualunque posizione specificata
come parametro di ingresso.
Tutte le funzioni di ricerca restituisco-
no in uscita la posizione dell'ultimo ca-
rattere della prima sottostringa che sod-
disfa l'espressione regolare, in modo da
permettere al programma di continuare
la ricerca sulla stessa linea nel caso ci
sia una seconda sottostringa che soddi-
sfi la stessa espressione. Quindi, se
cerchiamo 19(0-9] (0-9| nella stringa:
la funzione di ricerca ritornerà l'intero
48.
Ah, dimenticavo. Il codice in figura 5
è corretto come codice, ma non é quel-
lo più adatto al tipo di ricerca che in
genere si effettua su file di testo. Per-
ché? La risposta il prossimo mese.
Conclusione
Nella prossima puntata vedremo co-
me si costruisce un menu utilizzando le
strutture che abbiamo descritto in que-
sto articolo, e come si determina quale
voce e/o sottovoce è stata selezionata
dall'utente, completando cosi la prima
stesura del nostro scheletro. Nel frat-
tempo, studiate con cura lo scheletro
proposto in figura 3 e provate a fare
delle variazioni per renderlo più veloce e
flessibile. Niente sporchi trucchi però.
Potranno anche dare grossi vantaggi,
all'inizio, ma alla lunga si pagano cari.
Provate inoltre a modificare l'esempio
riportato in figura 5 per tener conto del
caso in cui in una stessa linea ci sia più
di una sottostringa che soddisfi l’e-
spressione regolare.
E come sempre, buon lavoro! m «
MCmicrocomputer n . 93 - febbraio 1990
205
ATARI ST
Lavorare con Spectre 128:
impressioni d’uso
di Vincenzo Folcarelli
L'utilizzo di un emulatore
software prefigura spesso
risultati operativamente
mediocri sia in termini di
velocità che di qualità.
Nel mondo ST. emulatori
dell'ambiente MAC. come
Aladin e come Magic Sac
soprattutto nelle ultime
release hanno sempre
costituito una eccezione a
quanto prima affermato.
Spectre 128 non fa altro che
continuare nel solco tracciato
dai suoi predecessori (non a
caso il suo creatore è David
Small lo stesso di Magic Sac)
aggiungendo tra l'altro il
vantaggio di un
aggiornamento continuo
Installazione
La confezione di Spectre non ha as-
solutamente un aspetto professionale:
contenitore in plastica leggera con aper-
tura a libretto, manualetto rilegato con
una piccola spirale, un disco da 3"1/2
(contenente l'emulatore vero e proprio)
ed un piccolo «gadget» da inserire nella
porta ROM. In quest'ultimo sono conte-
nute le nuove ROM da 128 KByte del
MAC SE. Normalmente all'atto del-
l'acquisto del paccheto è necessario
procurarsi separatamente la ROM: l'Eu-
rosoft di Firenze mi ha gentilmente in-
viato il prodotto (nella versione 1 .9F) già
completo di ROM.
Per installare Spectre non c'è altro da
fare che inserire la cartuccia nella porta
ROM, tenendo verso l'alto il lato con
l'adesivo che contiene il marchio della
Small Ine. Tale operazione va ovviamen-
te effettuata a computer spento.
A questo punto è necessario caricare
il programma Spectre contenuto nel di-
schetto incluso nella confezione.
A caricamento avvenuto compaiono i
menu di configurazione. Questa avviene
in ambiente GEM-ST.
Memory contiene il settaggio del top-
memory, Cache permette di fissare una
RAM disk, resistente ai Reset, la cui
grandezza è funzione della memoria di-
sponibile. con Printer è possibile sce-
206
gliere a quale porta (parallela o seriale)
collegare la stampante ovvero se si
utilizza la laser Atari SLM 804, Hard
Disk permette di installare e formattare
l'hard disk in maniera condivisa ST-
MAC, Floppy Disk permette di formatta-
re un disco in formato Spectre pur
rimanendo in ambiente GEM, Goodies
permette l'attivazione dell'emulatore
del chip sonoro (un piccolo emulatore in
un grande emulatore!).
A questo punto è necessario specifi-
care le risorse di cui è necessario di-
sporre per fare un uso sensato di Spec-
tre. Un 1040 ST è il minimo indispensa-
bile in termini di RAM, un Mega 2 é
molto meglio. Sul fronte drive è neces-
sario disporre di un hard disk ed in caso
non si disponesse di questo diviene
indispensabile il drive esterno. Personal-
mente consiglio poco far uso di RAM
disk; non siamo ancora in condizioni di
assoluta sicurezza (crash-freell).
La necessità di avere un hard disk o
almeno due drive è motivata dal mas-
siccio uso che il MAC fa delle memorie
di massa.
Nell'installazione dell'hard disk è ne-
cessario avere alcune precauzioni. Il pri-
mo passo è quello di fissare l'SCSI
device; se si dispone di un solo hard
disk è sufficiente annerire il primo qua-
dratino in alto a sinistra corrispondente
all'unità 0. Il device 7 è riservato alla
stampante laser. Stabiliti i device si pas-
sa alla formattazione vera e propria, Se
nella originale partizione GEM erano di-
sponibili 3 partizioni, almeno una di que-
ste dovrà essere riservata all'ambiente
MAC, Evidentemente i dati GEM di
quella partizione (ma soltanto di quella)
andranno persi. Si può scegliere tra la
formattazione MFS e la formattazione
Distributore:
Eurosoft - Via del Romito IDr
50134 Firenze - Tel. 055/496455
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
ATARI ST
Settaggio del Device e Formattai*
HFS. Quest'ultima è preferibile. A que-
sto punto è necessario caricare il Sy-
stem (6.0) ed il Finder (5.2) su HD e
settare l'Automount. Battendo Return il
caricamento del S.O. sarà immediato e
dopo aver premuto F3 comparirà l'icona
dell'HD. Dopo aver formattato la sola
partizione relativa al MAC dell’hard disk,
si passa all'installazione del floppy; pre-
mettendo che quando sarà disponibile
la versione 2.0 GCR di Spectre non ci
saranno più problemi di lettura/scrittura
in formato MAC.
Nel settaggio, tramite il menu Floppy
Disk, consiglio il settaggio del floppy
sprotetto. Ciò garantisce il più delle
volte un ottimo automatismo nello
scambio dei dischi.
Nel menu Format è disponibile la
voce «formattazione in modalità MAC»,
ovviamente questa è disponibile solo
con la versione GCR.
Nel menu Goodies è possibile defini-
re la scelta della frequenza del suono,
ottenuto per emulazione. A 22 kHz si
ottiene un'emulazione sufficientemente
buona, ma un appesantimento eccessi-
vo per la CPU. Poiché il suono non è
indispensabile nelle più interessanti ap-
plicazioni professionali (word processor,
grafica, database....) consiglio di non
Settaggio per la
formattazione del
drive per floppy
attivare l'emulazione sonora. Nel caso si
faccia uso di giochi o programmi di
sintesi musicale conviene, almeno per
avere una discreta sensazione sonora,
fissare l'emulazione a 22kHz. Poco si-
gnificativo il settaggio di 11 kHz.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
207
ATARI ST
Formattazione GCR
Pur essendo uno degli argomenti più
affrontati nel campo dell’emulazione
MAC, risulta spesso awolto in un alone
di mistero.
NelI'ST la tecnica di formattazione è
denominata MFM (Modified Frequency
Modulation) ed è una variante della
"preistorica» FM. Essa (FM) consiste
nello scrivere un bit di informazione tra
due bit di clock (di sincronismo), sosti-
tuendo al secondo bit di clock un bit di
informazione si ottiene un raddoppia-
mento della capacità di registrazione
(MFM). Chiaramente il bit di clock rima-
ne solo in testa ai due bit di informazio-
ne. Per attuare una tale codifica/decodi-
fica sui bit registrati è necessaria una
particolare circuitazione che nei drive
attuali è ottenuta attraverso circuiti PAL
a scala di integrazione larga (LSI). Atten-
zione a non confondere questa circuita-
zione con il controller del drive! Questo
svolge funzioni di gestione della mecca-
nica.
Nel MAC la codifica dei bit di informa-
zione avviene in modalità GCR (Group
Code .Recording) in cui un gruppo di
quattro bit viene trasformato in registra-
zione in un gruppo di cinque bit (viene
aggiunto il sincronismo); il processo in-
verso avviene in lettura. Ovviamente la
circuitazione di codifica/decodifica è ne-
cessariamente differente ed è ciò che
rende incompatibile le due formatta-
zioni.
Il suddetto software di gestione è
implementato in circuitazioni hardware
per garantire una maggiore velocità di
gestione ma è ovvio che potrebbe esse-
re implementato come software sotto il
controllo della CPU. Questa è stata la
strada seguita dal lentissimo Transistor
One. La strada che dovrebbe (ed è qui
che sono nati problemi di copyright)
aver seguito Spectre GCR è quella di
implementazioni in PAL.
Ready Sei Gol 4.0.
In Germania comunque sono già di-
sponibili versioni di Spectre GCR.
Soltanto come nota informativa vorrei
citare il chip che permette al MACH la
lettura di tutti i formati più diffusi. Qual-
cosa di simile é presente nel mondo ST
grazie a Discovery.
Scambio di file
Non essendo disponibile software in
formato Spectre è ovviamente necessa-
rio realizzare comunque uno scambio
alternativo di file per poter portare il
mondo MAC sulI’ST. Il primo è quello di
fare uso attraverso programmi di comu-
nicazione e banche dati di software di
pubblico dominio (nel modo MAC rag-
giunge risultati notevoli), peraltro nel
pacchetto di Spectre è presente il pro-
gramma Transverter da utilizzare pro-
prio a questo scopo. Il secondo è quello
di convertire il software commerciale (e
quindi originale) in formato Spectre. A
parte la legalità di quanto affermato (!?),
la conversione è tecnicamente possibile
soltanto con programmi sprotetti e può
avvenire o tramite cavo seriale ed ovvio
software di comunicazione, altrimenti
utilizzando convertitori come Exchanger
che trasformano dischi in formato MAC
in formato Aladin e successivamente
utilizzando il programma PD, Aladin to
Spectre & Spectre to Aladin.
Sul fronte scambio di file di lavoro
provenienti da word processor, da
spreadsheet ecc., si ricorre oltre al con-
sueto cavo seriale alle innumerevoli routi-
ne sviluppate per scambiare dati tra i
mondi MAC ed MS-DOS.
L'uso professionale
Evidentemente nell’uso amatoriale e
casalingo Spectre non pone problemi di
alcun genere. È possibile utilizzare i più
affascinanti programmi del mondo MAC
come Page Maker 3.0, Free Hand,
Word, Adobe lllustrator, X-Press, Hyper-
Card senza nessun serio problema, ma
nell'uso professionale?
Non preoccupatevi NON è un «fia-
sco», anzi permette di lavorare a livelli
spesso superiori a molti esemplari di
MAC ma ha di contro un basso conte-
nuto qualitativo nella stampa ed in ge-
nerale nella gestione delle periferiche.
Sul problema della stampa è inutile
fare allarmismi ingiustificati: Aladin ha
dimostrato che si possono utilizzare le
periferiche Atari (in particolare la stam-
pante laser) con risultati eccellenti.
Spectre non è ancora in grado di
raggiungere i livelli di stampa di Aladin
pur avendo dalla sua un periodo di svi-
luppo superiore.
La versione 1 .9F dispone di una beta-
version del driver per la laser Atari e dà
risultati ancora poco soddisfacenti sep-
pur molto incoraggianti. Il problema
principale non è comunque la sola quali-
tà ma soprattutto l’affidabilità. Da quan-
do utilizzo Spectre ho avuto la sgradita
sorpresa di trovare l'ST in crash esclusi-
vamente durante o dopo una stampa in
alta risoluzione. Ho specificato alta riso-
luzione perché in modalità testo non ci
sono assolutamente problemi.
D. Small è ben cosciente di ciò ed ha
promesso che dopo aver risolto il pro-
blema della lettura dei dischi MAC, tutta
la sua attenzione sarà rivolta alla produ-
zione di driver di stampa di alta qualità
ed affidabilità. Evidentemente, date le
premesse dell’hardware disponibile
sulI’ST, non è possibile utilizzare il soft-
ware sviluppato per la scheda a colori
del MACH. Peraltro Spectre si propone
di emulare pienamente un MAC SE.
Per quel che riguarda il resto degli
interessi di un utilizzatore professiona-
le: funzionamento regolare e veloce dei
vari programmi, uso efficiente delle me-
morie di massa e larga compatibilità con
il software presente e futuro, non ci
sono problemi.
All'opera!
Pur non possedendo un largo archivio
di software MAC ho avuto l'opportunità
di utilizzare alcuni programmi come
Mac Write (con cui sto scrivendo que-
st’articolo) Free Hand, Ready Set Gol
4,0. Il word processor va benissimo, le
stampe sono buone (gli esempi pubbli-
cati provengono da una stampante a
nove aghi). Gli unici intoppi provengono
dalla non perfetta corrispondenza tra i
tasti ed alcune funzioni (ad es. Delete
corrispondente a « \ ». l'accento non
esiste ed è necessario usare l’apostrofo
Con Free Hand non ho avuto proble-
208
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
ATARI ST
M Esempio di slampa in modo grafico con Mac Wrile
mi di nessun tipo (velocità e stabilità)
fino al momento di andare in stampa, a
quel punto a parte il risultato non eccel-
lente ho avuto la NON lieta sorpresa di
veder comparire una criptica pagina che
illustrava i motivi del crash!
La chiave di lettura della pagina del
crash è descritta in fondo al manuale,
per chi volesse (e fosse in possesso di
discrete informazioni sul LM 68000)
consiglio vivamente l'approfondimento.
A proposito di crash, con Shift-Help si
resetta l'ST, con Shift-Undo il MAC.
Nelle immagini vengono mostrati al-
cuni lavori sviluppati sotto Spectre-
MAC.
La manualistica
Sin dalle prime versioni di Magic Sac,
la manualistica allegata aveva uno stile
molto discorsivo ed informale; nei ma-
nuali di Spectre, D. Small non si smenti-
sce, arricchendo le poche pagine piu di
aneddoti che di reali consigli. Uno fortu-
natamente lo mette in evidenza: «Se
volete sfruttare a fondo Spectre cercate
di imparare a conoscere il MAC» ed a
questo scopo di leggere «The Macin-
tosh Bible».
Le nuove versioni
Dalle nuove versioni (in particolare la
2.0) ci si aspetta molto dalla presenza di
un ottimo driver (come quello di Aladin)
per la SLM 804 ad una più efficiente
gestione del suono (ad esempio come
D. Small stesso lascia intravedere, fa-
cendo uso di gadget esterni come ST
Replay). È invece sicuro che avremo a
disposizione il dispositivo da collegare
alla porta ROM che permetterà al drive
delI'ST di leggere/scrivere dischi MAC.
Con lo sguardo più verso il futuro c’è da
aspettarsi la possibilità di gestire l'inter-
faccia MIDI, le nuove schede grafiche a
colori (ciò aprirà finalmente le porte al
nuovo software «colorato» disponibile
per MACH) ed infine le potenti schede
acceleratrici (con nuovi processori e
nuovi clock).
Conclusioni
Se qualche lettore ha scelto la breve
strada di leggere soltanto le conclusioni,
lo accontenterò con poche battute.
Il più degli esperti o degli apparenti
«sapientoni» che girano intorno all'am-
biente ST. parla di Spectre come di un
miracolo dell'arte della programmazio-
ne, gli utenti tradizionali di sistemi DTP
gridano vittoria per poter usare Page
Maker su un ST, i programmatori ed
operatori di applicazioni avanzate spriz-
zano gioia per la possibilità di utilizzare
HyperCard. E tutti gli altri? I professioni-
sti che usano l'ST per applicazioni musi-
cali non hanno poi molto da guadagna-
re, altrettanto gli appassionati di vi-
deogame.
In generale superati gli ultimi scogli
dell'emulazione (futuro prossimo!!!) è
probabile che i lettori di MC che possie-
dono un ST e leggevano soltanto i miei
articoli, avranno qualche pagina in più
da leggere: quelle di Raffaello De Masi
dedicate al Macintosh!
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
209
ATARI ST
Voglia di originali
ST Mail Box
Rose e Spine
Spett.le MCmicrocomputer,
mi chiamo Massimo Sepioni, sono un
felicissimo possessore dell 'A tari ST Di-
spongo di questa soddisfacente mac-
china dal settembre 1985; sono fra i
primi italiani ad averla acquistata e ad
averle dato fiducia per il suo sicuro
successo nel mercato. Purtroppo però
anche le rose hanno le spine ; nel caso
Atari le spine sono principalmente due.
La prima polemica che faccio non é
alla macchina, ma all'Atari Italia.
Conduce una propaganda pubblicita-
ria misera, sbagliata e quindi sicuramen-
te poco efficiente. È ridicolo dire «1040
&T ha in catalogo 857 programmi » (MC
microcomputer n. 86). quando in realtà
esistono migliaia di applicazioni per
TST; il numero di cui dispone l'Atari
Italia è estremamente irrilevante ed al-
tamente distruttivo usarlo come pubbli-
cità. Senza contare poi il fatto che solo
negli ultimi mesi si è vista qualche
rivista che « parlasse » seriamente del-
T Atari ST.
La seconda spina è il fatto che non
esiste una rivista interamente dedicata
all'Atari ST come c'è in molti paesi per
altri personal computer. Nel gennaio del
1987 era nata «La Rivista di Atari» edita
dalla Jackson, ma poi si è vista svanire
nel nulla per sempre. Non sarebbe una
cattiva idea se l'Atari Italia si impegnase
in tal senso, personalmente posso assi-
curare che si potrebbe parlare di hard-
ware, software e News in genere per
oltre 200 pagine al mese.
Rispondo ora a Massimo Arena di
Manesseno (MCmicrocomputer n. 87
pag. 16) che l'Atari ST è il computer che
cercava, può emulare XT, C64. Amiga,
Macintosh. Apple II, tutti perfettamente
funzionanti e molto più veloci degli «ori-
ginali»; se vuole saperne di più. può
telefonarmi allo 075/6920337 o scrivere
in via Dell'Avvenire. 7 - 06078 P. Valle-
ceppi (PG).
Concludo questa mia lettera incitando
la redazione di MC a fare una rubrica
per Atari tipo AmigaGallery, magari di
nome AtariGallery e di farmi sapere
come posso mettermi in comunicazione
con il sig. Vincenzo Folcarelli per farmi
pubblicare tre discreti programmi per
ST prodotti da una picola software
house perugina. Tali programmi riguar-
dano un game scritto in Stos, un pro-
gramma di totocalcio ed uno di astrolo-
gia scritti entrambi in GFA Basic V.3.01.
Scusandomi con tutti i lettori e con
voi della redazione per la mia presunzio-
ne. vi auguro buon lavoro ed a tutti
vivissimi saluti.
Massimo Sepioni
Ponte Valleceppi (PG)
Senza dubbio ogni atarista pensa che
857 programmi siano un numero irriso-
rio, visto che nella sua biblioteca soft-
ware (lecita!?), possiede forse migliaia
di file.PRG.
Sono uno dei più accaniti sostenitori
delI'ST come macchina programmabile
per mille usi e sempre con estrema
facilità ma è bene chiarire che quando si
parla di programmi si tende, almeno a
livello professionale, a filtrare le propo-
ste serie da quelle non troppo serie.
A livello dilettantistico (premetto che
parlo assolutamente in generale), quan-
do i programmi si acquistano a kg (da
onesti rivenditori che fanno nella manie-
ra più assoluta gli interessi dei program-
matori!!), anche una semplice routine
compilata diventa un programma.
L'Atari Italia ha avuto la buona idea di
produrre un catalogo di 500 pagine che
contiene 800 titoli di software profes-
sionale. Il manuale è richiedibile diretta-
mente alla Atari Italia attraverso la Hot
Line (02/6196462).
Se. come lei, molti ataristi hanno tan-
te notizie, cosa aspettano a metterle a
disposizione di tutti utilizzando la pre-
sente rubrica?
Ricordi che non c'è niente di più
desiderato della collaborazione con i let-
tori.
Sul fronte delI'ST come macchina
multistandard sono d'accordo solo par-
zialmente con lei. In alcuni casi si otten-
gono risultati incredibili (Magic Sac, Ala-
din, Spectre 128) in altri molto interes-
santi (XT MS-DOS). Chiaramente mi ri-
ferisco ai soli emulatori software.
Per AtariGallery non posso che invita-
re gli ataristi ad inviare le loro creazioni,
che. se di qualità, prometto saranno
pubblicate in questa rubrica, ma perso-
nalmente qon posso promettere di più.
I lavori sviluppati su ST possono es-
sere sempre inviati in redazione per
essere distribuiti come software public
domain. Per un giudizio qualitativo sono
sempre pronto a «recensire» il vostro
software.
Spett.le redazione,
dopo un bel po' di tempo mi sono
deciso a scrivervi per chiedervi alcune
coseffe sulla gestione dello spazio Atari
e su alcuni programmi della Hard &
Soft; ma andiamo per ordine
Finalmente la stazione ST si è allarga-
ta ed è diventata molto interessante,
però, perché all'Amiga dedicate tanto
spazio all'hardware e all'Atari proprio
nulla ? Essendo sia dai tempi del glorio-
so VIC 20 interessato alle « schedine »
da attaccare alle varie porte, perché
ogni tanto non ne studiate qualcuna
anche per il buon ST?
Capisco che le leggi di mercato siano
abbastanza rigide e, anzi, devo dare atto
a MC di pubblicare tante cose ghiotte
per TST. ma sento la suddetta esigenza.
Programmi Hard & Soft: purtroppo ho
acquistato dal mercato nero i program-
mi Totoexpert e Totosistemi, con i quali
Tanno scorso ho realizzato qualche vin-
cita. anche se irrisoria.
Il problema è il seguente putroppo
sul Mega i suddetti programmi non gira-
no neanche a calci e pertanto vorrei
sapere da voi se la Hard & Soft ha
pubblicato la versione per Mega.
Siccome stavolta ho intenzione di ac-
quistare i programmi per le vie regolari,
se potete vi prego di pubblicare l'indiriz-
zo della Hard & Soft in modo tale da
potermi mettere in contatto con loro
(purtroppo in Friuli l'Atari sembra non
esistere).
Nel ringraziarvi per la cortese atten-
zione, spero che mi vorrete perdonare
se mi sono dilungato troppo e con la
speranza di avere attraverso le pagine
della rivista (ogni anno migliore, parola
di ex abbonato, ex in quanto quando ho
acquistato TST questi non era trattato
molto bene; comunque ho deciso di
rientrare nuovamente nella vostra gran-
de famiglia e pertanto allego il tagliando
di abbonamento), l'occasione mi è gra-
dita per porgervi i miei migliori saluti.
Francesco De Colle
San Daniele del Friuli (UD)
Sullo spazio che la rivista dedica alle
varie macchine posso soltanto riferirle
che questo è funzione dei lettori che
possessori di una certa macchina siano
anche lettori di MC! Per quel che riguar-
da i programmi della Hard&Soft le assi-
curo che non avrebbe avuto problemi
se avesse acquistato gli originali. L'ulti-
mo prodotto della HCS (il cui numero di
telefono è 0744/46658) nel settore «si-
stemistico» é Opera II un programma di
notevole qualità con protezione hard-
ware.
La ringrazio per la fiducia che ha
riservato al nostro lavoro diventando
nostro abbonato.
210
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Chiarimenti
ATARI ST
Caro (permetti?) Vincenzo, torno a scri-
vere alla tua bella rubrica per fare un
appunto riguardo ai programmi Sprite
(MC n 87) scritti dal sig. Paolo Sbac-
cheri di Firenze.
I programmi girano, almeno quello
che ho provato io, la tecnica da lui
descritta per evitare lo sfarfallio è giu-
sta ; ma il modo con cui viene realizzata
mi lascia un poco perplesso. Per chi
non lo ricorda dirò che il sig. Sbaccheri
descriveva un sistema per evitare lo
sfarfallio degli sprite in movimento.
Tutto è legato ad una locazione di
memoria, probabilmente il contatore di
sincronismo orizzontale o simili, bisogna
aspettare che in essa vi sia un valore
superiore a 230-240 e poi muovere lo/
gli sprite. Facendo cosi :
REPEAT
UNTIL PEEK( 1 6744967)>240
..routine varie di movimento.
Tutto questo può essere elegante-
mente sostituito con il comando
VSYNC
..routine vane di movimento.
VSYNC (Vertical SYNCronism) ferma il
programma fino all'arrivo del successivo
comando di sincronismo verticale
Tutto questo mi fa venire in mente
una buona norma di programmazione
che dice di non ricorrere, ove possibile,
ad indirizzi di memoria assoluti, ma rela-
tivi. Il motivo risiede nel fatto che molte
locazioni di memoria, che svolgono de-
terminate funzioni, non hanno un indiriz-
zo fìsso, ma può variare a seconda dei
casi versione TOS. numero di accesso-
ri caricati in memoria, etc.
Un esempio è dato dalla pagina vi-
deo, che non avendo un indirizzo fisso,
può essere reso noto dalla funzione
XBIOS (2).
Facendo riferimento al video tramite
la funzione descritta si è matematica-
mente sicuri di far centro.
Concludo facendovi i miei più cordiali
saluti.
Tiziano Danti
Notizie dai lettori
Sono da tre anni assiduo lettore di MC.
e quindi non posso che congratularmi
con la redazione per l'ottima qualità
degli articoli.
In particolare, possedendo un Atan
Mega ST2. ho apprezzato da sempre lo
spazio riservato a queste macchine pri-
ma con Dino Greco ed ora con lei.
Nello spirito di ST Mail Box. voglio
dare qualche notizia agli Ataristi.
Supercharged Easy Draw» è una
versione del noto programma grafico
che consente il caricamento di file IMG
e immagini digitalizzate, esiste da oltre
un anno sul mercato USA a $ 98,95.
■ Easy Tools» invece è un accessorio
che installato in EZ Draw, ne espande le
capacità ; in particolare ruota oggetti e
testo di qualsiasi angolo con o senza
duplicazioni. Le funzioni del toolbox ag-
giuntivo sono: angulator, inquir, rotator,
convert, polytext, info. $ 49,95.
« Touch Up» è un sofisticato pac-
chetto grafico per la creazione di dise-
gni bit-mapped, carica e salva file Mac
Paint. PCX. TIFF oltre i soliti formati,
può salvare anche in GIF e IFF. Possie-
de funzioni di B-spline e Bezìer, ruota
anche testi e in particolare con Clean
Up ripulisce automaticamente le imma-
gini digitalizzate dai pixel indesiderati.
Costa $129,95.
Tutti e tre i prodotti sono della Mi-
graph Ine. 200 S. 33 Suite #220. Federai
I Nay. WA 98003.
Ancora per la grafica monocromatica
e per DT. esiste Calamus Outline
paragonabile a Adobe lllustrator e com-
plemento di Calamus DT.
Per quello che riguarda l'emulazione
Mac è in vendita il nuovo Spectre
GCR che legge direttamente dischetti
Mac dal drive Atari senza bisogno di
Transistor One. al prezzo di $299.95.
escluse le ROM Mac. Prodotto da Gad-
get by David Small Ine. 40W. Littleton
Blvd . # 210-211 Liltleton, CO 80120.
Non è vero che l'unico Cobo I per ST
gira sotto emulazione CP/M. La Castech
Software System, P.O. Box 147 Grand-
view. MO 64030, produce «Cobol/
MST con Edit, Shell Simulazione
MS.DOS/UNIX. Assembler e compì ter
68000. Il tutto in GEM per $ 199.
Con Hyperfont è possibile creare
font GDOS di qualsiasi grandezza con il
sistema del disegno outline. gli esempi
sono molto belli. Costa $ 49.95 della
Michtron 576, S. Telegraph Pontiac. MI
48053.
Riguardo il GDOS. molti lo sostitui-
scono con «G+plus’i che, pur mante-
nendo la perfetta compabilìtà. non ral-
lenta il TOS ed inoltre permette il carica-
mento dei font a programma avviato. È
prodotto dalla Code Head Software
P O. Box 4336 N Hollywood, CA 91607
per $ 34.95. La stessa ditta produce
Multidesk» che consente di caricare
gli accessori di scrivania come fossero
programmi, ne tiene 32 in un solo menu
slot.
L'Atan USA ha annunciato Hyper-
plan e Wordflair II primo è un
pacchetto che comprende : uno spread-
sheet compatìbile con Lotus 123 anche
a livello dì macro, un database, un pro-
gramma grafico Supporta Hyperlink
"..thè final result of a change in a
wordsheet can be reflected in every
associated item..», possiede la comple-
ta implementazione GDOS.
• Wordflair" invece è un document
processor che incorpora: un wp con
GDOS. uno spreadsheet, un pagelayout
e un programma pamt e draw
Nel versante MIDI le novità, come
sempre, sono tante e dì solito ben
documentate sui mensili del settore A
tutt'oggi però qualcosa è sfuggito an-
che a loro.
L'Atari sta producendo l' Hotz In-
struments insieme all'Hotz Instrument
Technology ; si tratta di un rivoluzionario
controller per strumenti MIDI compieta-
mente programmabile grazie ad un ST a
lui collegato. Esso è già utilizzato da
diversi musicisti e sarà in vendita a fine
anno.
Tra i nuovi programmi cito
« Tweak it> (editor genenco di synth).
Object mover» (edìtor/librarìan per
K1000 Kurzweil)
KCS v. 1,7 » (finalmente in GEM)
• X-OR Tiger modules »Clix mo-
dules (orchestrazioni e sincronizzazioni
audio e video per KCS)
Editor E-MU Proteus» (marca Op-
code)
Edit Track (nuovo sequencer Hybrid
Arts compatibile con MIDI file tipo 0 e
1)
Master Track Pro 3.0 » (Passport De-
sign).
La situazione italiana non è ancora del
tutto rosea per gli ST, infatti all' Atan
Italia, da me interpellata circa la possibi-
lità di importare i 3 programmi Mìgraph,
hanno testualmente risposto. « Non se
ne parla nemmeno», inoltre sono 3 me-
si che aspetto le liste che mi avevano
promesso.
Comunque ho saputo che c'è qual-
che speranza per l'importazione di
G+plus e che a novembre uscirà «Atari
Music», rivista dedicata al nostro com-
puter.
Concludo dicendo di essere d'accor-
do nel non dedicare molto spazio alle
applicazioni MIDI, in quando esse sono
abbondantemente analizzate sui mensili
musicali, e per cui occorrono competen-
ze particolari.
Vorrei invece che fosse dedicata più
attenzione ai prodotti quale la scheda
A tari che da sola raddoppia il clock e
aggiunge il coprocessore matematico ai
mega ST per il ridicolo prezzo di
300.000 lire, ed al software professio-
nale
Un'ultima domanda: che ne è delle
nuove ROM con versione aggiornata
del GEM ? So che in Italia parecchi le
possiedono
Teodoro Pace. Pescara
Lettere come queste arricchiscono la
rubrica ST M.B. e sono sempre ben
volute.
Della scheda acceleratrice se ne è
parlato nel numero di novembre di MC.
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1990
211
APPUNTI DI INFORMATICA
coordinamento di Andrea de Prisco
Le architetture pipeline
di Giuseppe Cardinale decotti
Fra le varie possibili architetture dei sistemi di calcolo paralleli possiamo
riconoscere sicuramente tre classi di base:
Pipeline Computers
Array Processors
Multiprocessors Computers.
Queste categorie sono sufficientemente concettuali in modo da
consentirci di valutare in maniera virtualmente indipendente dalle singole
macchine quali implicazioni comporti progettare, programmare e usare tali
computer. A questo scopo analizzeremo in dettaglio, in questo e nei
successivi appuntamenti, le suddette classi
Vettorizzazione
I Pipeline Computers sfruttano un pa-
rallelismo temporale eseguendo più
operazioni «sovrapposte» negli stessi
intervalli di tempo. Come è stato già
espresso nel numero precedente e in
diverse altre occasioni in questa stessa
rubrica, una pipeline è assimilabile ad
una catena di montaggio. Faremo tutta-
via un esempio per fugare ogni dubbio
residuo e per confrontarla con un'archi-
tettura von Neumann, tipicamente non
pipeline. Supponiamo perciò di avere
disponibili 4 unità di calcolo, chiamati
PE (Processor Elements), disposte in
pipeline come in figura 1 . Vogliamo inol-
tre eseguire un semplice programma
come questo:
for (i=0; fa 000)
{
ri [1]=a*b;
r2[ i ]=rl [i ]+c ;
r 3 [i]=rZ[i]/d;
risultatoti ]=r 3 [ 1 ]-f
}
Dove l’array è inizializzato a 0 e
a,b,c,d ed f sono costanti. Come si
vede facilmente il numero di operazioni
da eseguire è 1000-4=4000 (escluden-
do l'incremento e il controllo della varia-
bile i). Poniamo, per semplicità, che
tutte le operazioni richiedano un tempo
costante, t„ Un solo PE che deve com-
pletare un'istruzione prima di eseguire
la successiva, porterebbe a termine il
nostro programma in 4000-t„ calcolando
un elemento del vettore risultato ogni
4-t|. Nella struttura a pipeline, invece,
istruzioni successive sono sovrapposte
nel tempo, come è evidenziato in figura
2, dove potete vedere la differenza tra il
flusso delle istruzioni in un sistema pi-
peline e in un sistema non pipeline. Il
parallelismo a cui ci riferiamo in questo
esempio, è di tipo intraistruzione: un
processo, il ciclo che vogliamo esegui-
re, è smembrato in vari task, le istruzio-
ni del ciclo, eseguite dalla pipeline con
un parallelismo temporale. Si noti come
il primo elemento del vettore risultato è
comunque disponibile (nel nostro esem-
pio) dopo 4-t„ questo tempo è detto
tempo di latenza, mentre i successivi
vengono forniti ogni t„ l’ultimo uscirà
dopo 999-t,; il tempo complessivo di
esecuzione dell’algoritmo è perciò di
4-t,+999-t,= 1003-t,. Questi tempi met-
tono in evidenza una caratteristica nega-
tiva nell'architettura pipeline: il tempo di
latenza cioè il tempo necessario affin-
ché la pipeline vada a regime o. come si
usa dire si «instauri» la pipeline, impedi-
sce che lo speed-up raggiunga il massi-
mo teorico. In questo caso otteniamo
uno speed-up pari a 4000-t,/
1003-tj=3.988 inferiore seppur di poco
a 4 che costituisce il valore massimo
raggiungibile con 4 PE. Si può facilmen-
te verificare, basta cambiare nel pro-
gramma precedente il numero di itera-
zione e rifare i conti, come lo speed-up
si approssimi al valore massimo, quanto
più a lungo si mantiene la pipeline a
regime rispetto al tempo di latenza. In
figura 3 potete vedere come varia, nel
nostro esempio, lo speed-up in funzione
del numero di iterazioni. Il procedimen-
to appena descritto viene chiamato vet-
torizzazione dei loop, i calcolatori che
sfruttano tale parallelismo sono detti
Vector Processor. È una tecnica molto
usata su cui è stata basata la generazio-
ne di supercomputer precedente alla
attuale. Come abbiamo visto è semplice
ed efficace, inoltre molti degli algoritmi
di tipo scientifico prevedono lunghi cicli
di calcolo. Queste caratteristiche hanno
spinto a produrre dei linguaggi e dei
compilatori che facilitassero ed eseguis-
sero automaticamente la procedura di
vettorizzazione, come ad esempio il
VECTRAN (VECtorizing ForTRAN)
Progetto di una pipeline
Tuttavia come i più sagaci lettori
avranno già istituito, l'architettura pipeli-
ne presenta un grave handicap, che ne
limita l'uso in maniera determinante: è
completamente inadatta ad eseguire
programmi che prevedano molte istru-
zioni di salto condizionato. L’effetto di
tali istruzioni è di distruggere la pipeline,
infatti ciò provoca l'esecuzione di un
Figura I ■ Pipeline 4 stadi I PE eseguono 4 diverse operazioni negli stessi intervalli di tempo.
212
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Stadi di
pipeline
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i
|
|
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sub.
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div.
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pii 2 J
plf 31
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di
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(cicli di
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atti
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am
« b
al 3)
» b
• »
1 2 3 *f 5 6 7 0 1 IB 11 12 Tempo
Diagramma spazio-tempo per un computer Von-Neumann
APPUNTI DI INFORMATICA
to. abbiamo supposto che tutti i PE
impiegassero lo stesso tempo nell'ese-
cuzione delle varie istruzioni. Rilasciamo
ora questa ipotesi, per nulla realistica, e
valutiamone le implicazioni. Appare su-
bito chiaro che tutta la pipeline dovrà
essere sincronizzata con il PE che im-
piega più tempo ad eseguire i suoi
compiti. Se cosi non fosse tale PE non
riuscirebbe a produrre i dati con la stes-
sa frequenza con la quale li riceve e il
flusso nella pipeline si interromperebbe.
Se in una realizzazione pratica imple-
mentiamo i generici PE che abbiamo
finora considerato, con dei microproces-
sori commerciali, per esempio dei
68000, ci troviamo a fissare due fre-
quenze di clock di un sistema cosi
definito. Non é un errore di stampa, in
effetti dobbiamo tenere conto di due
temporìzzazioni: una propria dei singoli
microprocessori presenti in ciascun sta-
dio della pipeline, che perciò chiamere-
mo stage clock, e un'altra, detta pipe
t Figura 2 Esecuzione del programma d'esempio in
una architettura pipelme e una von Neumann Nota-
te la riduzione del tempo di calcolo.
differente segmento di programma non
prevedìbile a priori con conseguente
tempo di latenza dovuto all'instaurazio-
ne di una nuova pipeline.
Se i salti sono frequenti si perde
quasi del tutto il vantaggio di avere più
processori, addirittura la somma dei
tempi di latenza può diventare prepon-
derante rispetto al tempo di calcolo
effettivo cosi da approssimare lo speed-
up all'unità: in tal caso significa che un
solo PE è più efficiente della pipeline
nell'esecuzione di quel programma.
Questo è il principale motivo che rende
inadeguati i Pipeline Computers come
generai purpose computer. Tuttavia la
architettura pìpeline è lo schema per
eccellenza delle CPU ad alte prestazio-
ni. I processori della famiglia 68000, i
nuovi Intel 80680 e Motorola 88000,
l'AMD 29000. per non parlare dei DSP
(Data Signal Processing) o dei processo-
ri grafici come il NEC 72120, fanno uso
di pipeline per sovrapporre le fasi di
fetch ed execute di ogni istruzione. Con
tale accorgimento, detto prefetch, le
istruzioni di salto hanno un effetto tanto
più controproducente quanto più è lun-
ga la pipeiine. Per questo motivo i più
potenti microprocessori come l'AMD
29000 prevedono, in corrispondenza di
istruzioni di salto condizionato, il pre-
fecth delle istruzioni delle diverse dira-
mazioni.
Nell'esempio che abbiamo considera-
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
APPUNTI DI INFORMATICA
clock, che scandisce la trasmissione dei
dati da uno stadio al successivo nella
pipeline. Lo stage clock è grosso modo
fissato dal costruttore del componente
che stiamo usando: se per esempio
adoperiamo dei 68000 a 16 MHz. sce-
glieremo lo stage clock poco al di sotto
di tale frequenza, per sfruttare al massi-
mo le capacità elaborative del micropro-
cessore. La scelta invece del pipe clock
è responsabilità del progettista hardwa-
re e dipende da quello che si vuole
ottenere. Se la nostra pipeline costitui-
sce il «cuore» di un generai purpose
computer, non sappiamo in generale
quali cicli di istruzioni verranno vettoriz-
zati; dobbiamo perciò cautelarci met-
tendoci nel caso peggiore. Tale situazio-
ne si verifica quando due stadi contigui
eseguono uno l’istruzione più breve e il
successivo quella più lunga dì tutto il
set. Il pipe clock sara perciò uguale al
tempo di esecuzione dell’istruzione più
3 5
8 I 2 3 4
Figura 5 Pipeime multifunzionale e relativa tabella di scheduling L ordine dei vari stadi può essere
nurrangìato per meno di connessioni programmabili La tabella mostra puah task sono allocati negli stadi
della dipeline per ogni slot temporale
ri= oxZ' B= bxZ'
lunga del repertorio del microprocesso-
re, in tal modo siamo sicuri che la
pipeline non subirà mai dei guasti dovuti
a mancanza di sincronizzazione fra i vari
stadi: ogni stadio attenderà un certo
numero di cicli, pari alla differenza tra il
numero dì cicli dell'istruzione più lunga
e il numero di cicli dell'istruzione che è
stata appena eseguita, prima di trasferi-
re il risultato della propria istruzione allo
stadio successivo. In questa maniera
però ogni istruzione, anche la più sem-
plice. diventerebbe lenta quanto la più
complessa con ovvio scadimento delle
prestazioni complessive. In tal caso i
vantaggi derivanti dall’uso di una pipeli-
ne andrebbero verificati caso per caso.
Useremo quindi una formula più ge-
nerale per valutare lo speed-up:
dove t, (i=0..n) indica il tempo di esecu-
zione di ciascuna delle n+1 istruzioni
del programma seriale mentre tmax è il
tempo fisso di esecuzione delle istruzio-
ni in pipeline vale a dire il pipe clock. Se
lo speed-up è maggiore di uno allora
converrà utilizzare una pipeline per ese-
guire il programma Tuttavia come le
Bibliografia
Hwang K.. Briggs F « Computer Architecture
and Parallel Processing-, McGraw-hhll. 1988
Ewinger W . Haan O , Haupenthal E. and Ste-
mers C , «Modelling and Measurement ol Me-
mory Access in SIEMENS VP Supercompu-
ters». Parallel Computing, voi. Il n 3 1989, pp
361-365.
214
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
APPUNTI DI INFORMATICA
statìstiche effettuate su diverse applica-
zioni e l'esperienza di programmazione
in Assembler ci insegnano, l'istruzione
più complicata è in generale quella me-
no eseguita del set. Ci troviamo quindi
di fronte ad un controsenso: vogliamo
incrementare la velocità di esecuzione
di un programma e per effettuare una
qualsiasi istruzione semplice, per esem-
pio un CMP (compare), impieghiamo lo
stesso tempo di una MULS (moltiplica-
zione con segno)!
Pipeline unifunzionale
e multifunzionale
Per ovviare a questo problema ci so-
no due possibilità: pipeline unifunziona-
le oppure multifunzionale. Queste due
tipologie rispecchiano due concetti anti-
tetici e fondamentali della architettura
dei calcolatori: unità semplici e veloci
da un lato o unità potenti, ma più lente
dall'altro. È la stessa disputa, che divide
programmatori e progettisti, riguardo
l'approccio RISC e CISC. Una pipeline
unifunzionale esegue un solo task per
volta, è caratterizzata da stadi limitata-
mente programmabili o addirittura spe-
cializzati nell'esecuzione efficiente di un
solo tipo di operazione, collegando in
cascata più stadi che effettuano opera-
zioni diverse otteniamo un dispositivo
adatto ad una certa operazione com-
plessa. Tale architettura risulta semplice
ed efficiente, i vari stadi specializzati
saranno scelti con un tempo di esecu-
zione simile, perciò la logica di controllo
sarà semplice e la computazione effi-
ciente. Il prezzo che paghiamo però è
una perdita di flessibilità infatti tale di-
spositivo non potrà eseguire compiti
diversi da quelli per cui è stato progetta-
to, in particolare la lunghezza della pipe-
line è fissa perciò non potremo effettua-
re compiti che usino solo alcuni stadi a
meno di non rendere «trasparenti»
quelli non usati, programmando delle
istruzioni non operative: l'efficienza che
ne consegue è molto bassa. Tale sche-
ma è molto usato per i dispositivi che
eseguono operazioni in virgola mobile,
in figura 4 potete vedere la pipeline di
un addizionatore in floating pomt Se
quindi progettassimo un computer con
pipeline unifunzionali, necessariamente
ne dovremmo predisporre più d’una.
implementando meccanismi di sincroni-
smo e di collegamento fra di esse. Il
famoso Cray-1 è basato su un'architet-
tura di questo tipo, il meccanismo di
gestione delle varie pipeline è detto
chaining: le diverse pipeline specializza-
te vengono collegate opportunamente
attraverso buffer intermedi ad alta velo-
cità di accesso in cui vengono deposita-
ti i risultati intermedi fra l'uscita di una
pipeline e l'ingresso della successiva.
Una pipeline multifunzionale, invece,
presenta degli stadi non specializzati
che possono essere completamente ri-
programmati; inoltre, per aumentare la
flessibilità, si prevedono in genere dei
multiplexer fra uno stadio e il successi-
vo in maniera tale che la lunghezza della
pipeline possa essere modificata a pia-
cere. La figura 5 mostra uno schema di
questo tipo; la logica di controllo è
molto piu complicata rispetto a quella
della pipeline unifunzionale. La pipeline
multifunzionale è molto adatta al multi-
tasking, la sua riconfigurabilità permette
dì strutturare il flusso dei dati nel modo
più opportuno. I vari stadi sono allocati
ai diversi task, collegando e arrangiando
in qualunque modo gli stadi stessi. Cosi
per esempio in figura 6. il processo A
usa il primo e il secondo stadio mentre
B tutti e tre. In tale maniera l'efficienza
sarà mantenuta sempre alta poiché è
possibile far lavorare tutta la pipeline, al
contrario di quella unifunzionale; tutta-
via la dipendenza fra i dati, la collisione
nell'accesso a questi e soprattutto la
concorrenza nell'allocazione degli stadi
ai task impediscono che l'efficienza sia
massima. L'argoritmo di scheduling
eseguito dall'unità di controllo, deve ne-
cessariamente tenere conto di quali sta-
di devono essere allocati ai vari task per
non interrompere il flusso della pipeline
(o meglio di tutte le pipeline) e decidere
il momento, detto slot temporale, in cui
allocarli inserendo opportuni stadi di at-
tesa possibilmente all'inizio dell'esecu-
zione del task. Esistono dei metodi di
descrizione, attraverso dei diagrammi
temporali, di questo meccanismo di
scheduling. ma non risulta che siano
stati proposti dispositivi commerciali
che sfruttino, questa politica di alloca-
zione delle risorse
Conclusioni
Abbiamo cosi descritto quali sono le
principali caratteristiche dell'architettura
pipeline. In particolare ci siamo resi con-
to di come le realizzazioni pratiche e le
esigenze di flessibilità abbiano modifica-
to il semplice concetto di «catena di
montaggio» da cui siamo partiti. La
complessità delle pipeline multifunzio-
nali in effetti ci porta a considerare
architetture diverse, ma ugualmente ef-
ficienti e flessibili che analizzeremo nel-
le puntate successive.
Figura 6 - Pipeime multifunzionale multitasking Sono predisposti tanti buffer quanti sono necessari per
evitare collisioni Ira task stessi. La tabella di scheduling viene espansa quando più task richiedono lo stesso
stadio nello stesso intervallo di tempo I task collidenti sono allora allocati in differenti slot temporali
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
215
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
di Raffaello De Masi
A cosa serve
un sistema esperto?
prima parte
Sebbene all'inizio, come
abbiamo già visto in una
puntata precedente, i sistemi
esperti siano stati concepiti
per risolvere in teoria qualsiasi
problema, all'atto pratico, si
sono configurate alcune aree
preferenziali d'uso in cui essi
sono divenuti specialisti; si
tratta di aree, scusate la
ripetizione, i piuttosto
specializzate te non poteva,
date le premesse, essere che
così), e queste aree sono
descritte nella figura della
pagina a fianco.
Questa puntata, e la
prossima, la dedicheremo
quindi a illustrare le
caratteristiche specifiche di
questi campi, le tecniche e i
lati tipicamente coinvolti del
sistema, e alcuni esempi di
come il tutto sia poi stato
effettivamente realizzato
I sistemi esperti che eseguono inter-
pretazione adottano uno o più sensori
collegati con l'esterno, è il caso ad
esempio, di un altoforno o di un proces-
so chimico. È compito quindi di una
interfaccia leggere e colloquiare diretta-
mente con un ambiente di lavoro; mag-
giore sarà la complessità e l'efficienza
dell'interfaccia, minore sarà la necessità
di manipolare, direttamente o automati-
camente, i valori per farli assomigliare
quanto più possibile a una rappresenta-
zione simbolica di una situazione del-
l'ambiente reale. La cosa non è sempli-
ce né facile, se si considera che si
maneggiano dati che sono «sporchi»,
essendo non continui, incompleti, so-
vente non affidabili e sicuri, in parte
errati (cosa che può essere o no a
conoscenza dell'operatore). Tutto ciò
comporta, è il caso di ripeterlo, tecniche
speciali per estrarre le caratteristiche da
noi cercate da un fascio di dati, da
figure, da rappresentazioni schemati-
che, da suoni o da qualunque altro
metodo adottabile per rappresentare
simbolicamente dei dati. Per esemplifi-
care non potevamo fare un esempio
senza attingere al campo della medici-
na. Una regola molto semplificata è
quella adottata di seguito ed è tratta da
una pubblicazione già diverse volte ri-
chiamata su queste pagine (Weys e
Kulikowsky, A practicai System to desi-
gning Expert Systems, New Jersey,
Rowland & Allandel, 1983); il SE di
nome SPE (ogni sistema ha un nome,
che sovente richiama le funzioni che è
deputato ad assolvere) è capace di ana-
lizzare le curve di un densimetro per
distinguere tra differenti stati di infiam-
mazione di un paziente. Un esempio
piuttosto semplificato e tradotto in ter-
mini banali (come quelli che seguiranno
poi) della regola è il seguente:
• se la curva tracciata è del tipo «gamma
asimmetrico» e la quantità di «gam-
ma» è nei limiti normali,
• allora la concentrazione di gammaglobuli-
na è in limiti fisiologici.
I sistemi di interpretazione possono
analizzare e leggere diversi tipi di dati.
Ad esempio, la visione, l'interpretazione
e la comprensione della voce (ultima-
mente anche dello scritto, area di note-
vole sviluppo), usano input recuperati
direttamente dall'ambiente esterno. Si-
stemi di interpretazione naturale sono
usi a manipolare invece direttamente
dati analogici e numerici come dati dif-
frattometrici provenienti da macchine a
raggi X. spettri di massa da spettrografi
e, genericamente, dati magnetici, elet-
trici e termometrici. Sistemi di analisi e
interpretazione geologica usano invece
dati provenienti da log stratimetrici e
stratigrafici o valori provenienti da anali-
si di laboratorio o risultati di prospezioni
sismiche o gravimetriche.
I sistemi di analisi medica general-
mente acquisiscono dati ricavati dal mo-
nitoraggio di pazienti (es. pressione san-
guigna, battito cardiaco, ecc.), per dia-
gnosticare disfunzioni funzionali. E an-
cora. sistemi di interpretazione militare
usano segnali di individuazione da radar,
radio, sonar, ecc. per eseguire analisi di
situazioni e processi di identificazione.
Tutti i sistemi esperti che eseguono
previsioni, come quelli appena descritti,
sviluppano essenzialmente deduzioni da
situazioni e da segnali a loro forniti.
Esempi di applicazioni in tal senso sono
la previsione dei danni determinati da
certi tipi di insetti alle culture, la stima
delle richieste, da parte di certi clienti,
dei quantitativi annuali di petrolio da
estrarre, la previsione di variazioni geo-
politiche nella situazione mondiale o
della possibilità dì conflitto armato in
base a rapporti dei servizi di spionaggio.
216
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
I sistemi di previsione e i SE ad essi
collegati talvolta usano modelli di simu-
lazione, programmi che simulano l'attivi-
tà del mondo reale, per simulare scenari
adatti ad accogliere particolari dati in
input. Queste situazioni potenziali, insie-
me alla conoscenza dei processi che li
hanno simulati formano la base delle
predizioni. I ricercatori di A.I., sotto que-
sto punto di vista, hanno in effetti note-
voli difficoltà a creare ambienti di simu-
lazione tanto completi da essere effetti-
vamente efficaci per coprire del tutto le
aree di influenza dei diversi modelli.
I sistemi esperti che eseguono dia-
gnosi usano descrizioni di situazioni,
particolarmente caratteristiche del fatto
studiato, o campi di conoscenze circa il
malfunzionamento del sistema. Un
esempio di deduzione da descrizione di
sintomi può essere rappresentato dalla
determinazione delle cause di malattia
in base ai sintomi descritti dal paziente,
o dalla deduzione del tipo di guasto
nella componentistica elettrica e elettro-
nica di un circuito in base alle variazioni
o agli errori che tali circuiti mandano in
output. Ma la vera forza e utilità dei
sistemi di diagnosi è rappresentata non
solo dalla possibilità di rilevare guasti,
ma anche di eseguire il necessario de-
bug, vale a dire di poter fornire assisten-
za nelle operazioni di riparazione, manu-
tenzione o comunque di gestione del-
l’impianto. Tali sistemi possono essere
resi interattivi con l'utente, per poter
affinare i risultati e i dati da manipolare,
e suggerire gruppi di azioni o tecniche
operative per la correzione dell'errore,
del guasto o del malfunzionamento. An-
cora una volta (e non poteva essere che
cosi, visto che almeno la metà dei SE è
orientato in tal senso), il dominio medi-
co è quello di interesse più specifico,
tanto che esistono sistemi di diagnosi in
campo medico che numericamente so-
no almeno il doppio di tutto quelli svi-
luppati perle altre discipline. La situa-
zione. forse anche in base ai brani suc-
cessivamente in tale campo si sta svi-
luppando altre direzioni e attualmente i
maggiori sforzi sono orientati verso ap-
plicazioni ingegneristiche e sistemi-reti
di calcolaton. Un esempio di regola per
la diagnosi in campo medico è rappre-
sentato appresso. Esso consente (ov-
viamente qui è stata molto semplificato,
avendo solo funzione di esempio) a un
sistema esperto, chiamato MYCIN
(Shortcliffe, E, H, ComputerBased Con-
sultation MYCIN, New York. Elseiver,
1976), di diagnosticare infezioni batteri-
che in pazienti di un ospedale. La regola
cosi può essere esemplificata:
• se il colore deH'organismo è azzurrino
e la morfologia è rotondeggiante e
la conformazione dello sviluppo è a
catena;
• allora c'è una elevata possibilità (70%)
che l'organismo sia uno strepto-
cocco!
I sistemi esperti capaci di sviluppare
progetti e disegni sviluppano la configu-
razione di oggetti su una base di specifi-
che tipiche proprie di un problema. Un
esempio è il disegno di schemi di circui-
ti integrati, o lo sviluppo, in farmacolo-
gia, di molecole complesse organiche.
Ma la cosa va anche oltre, in quanto un
sistema esperto può. in tal senso, simu-
lare il comportamento di una parte del
progetto, consentendo le relative modi-
fiche e contemporaneamente evitando
costose costruzioni di componentistica
che dovrebbe poi essere smantellata.
Ancora, essendo questa fase diretta-
mente collegata con quella della pianifi-
cazione, molti sistemi di disegno e pro-
gettazione sono progettati per autocor-
reggersi, vale a dire per consentire, in
limiti prefissati, allo stesso sistema
esperto di eseguire aggiustamenti sul
progetto di base per migliorare il proget-
to stesso e ridurne la componentistica e
i costi, da una parte, senza trascurare
l'efficienza globale e il livello dei risulta-
ti, limite che generalmente viene fissato
dal progettista e al di sotto del’ quale
non è consentito scendere. I due campi
più utilizzati per la progettazione attra-
verso un SE sono la biologia molecolare
e la microelettronica, e anche qui come
al solito, la predominanza di tali campi
sugli altri è dovuta essenzialmente al-
l’interesse che il mercato ha nei con-
fronti dello sviluppo di tali materie (che
lo sviluppo dei SE sia dominio presso-
ché assoluto delle leggi di mercato lo
dimostra il fatto che, nel campo geologi-
co, campo notoriamente dominio di un
non elevatissimo numero di professioni-
sti, siano stati sviluppati fior di SE, es-
senzialmente in un solo campo, quello
della ricerca di giacimenti in generale e
di idrocarburi in particolare). Un esem-
pio di regola per il disegno di un siste-
ma esperto nel campo della progettazio-
ne e del disegno elettronico è mostrato
appresso. Esso è tratto dall'implemen-
Categoria
Problema
Interpretazione
Analisi di situazioni attraverso la loro descrizione proveniente
da sensori
previsione
analisi delle conseguenze provenienti da particolari
situazioni
diagnosi
analisi di malfunzionamento da sistemi inferenziali
disegno
configurazione e progettazione di oggetti sotto
determinate specifiche
pianificazione
previsione di comportamenti
monitoraggio
comparazione di misure e osservazioni con schemi di
comportamento generale
debug
previsione e prescrizione di rimedi a problemi
riparazione
sviluppo di piani per fronteggiare malfunzionamenti o
modifiche
istruzioni
studio del comportamento nel caso di diagnosi, debug e
riparazione
controllo
governo del comportamento di tutti i sistemi
Categorie generiche di applicazione di un sistema esperto Ida Waterman. opera citata).
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
217
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
tazione di un SE. chiamato XCON, che
gira su VAX e che consente di interfac-
ciare questo computer a un bus sincro-
no ad alta velocità (SBI) fornendogli un
alimentatore (MacDernott), J„ RI A
rule-based configurer of Computer Sy-
stems. Artificial Intelligence, voi 19,
1982). La regola è così esemplificata e
costruita:
• se la più logica operazione da eseguire
è di assegnare un alimentatore, e
esiste nel contenitore un modulo
SBI di qualunque tipo, e la posizio-
ne che tale alimentatore occupa nel
contenitore è nota e nel contenitore
lo spazio per l'alimentalore è vuoto
e abbiamo a disposizione un ali-
mentatore dalle caratteristiche desi-
derate;
• allora occorre inserire l'alimentatore nel
contenitore, in corrispondenza dello
spazio disponibile
I sistemi esperti che eseguono inve-
ce pianificazioni predispongono azioni
attraverso di essi é possibile decidere
l'intero sviluppo di una azione prima di
agire. Un esempio può essere la previ-
sione delle reazioni chimiche necessarie
e prevedibili coinvolgenti certi compo-
nenti per sintetizzare un componente
organico complesso; e ancora prevede-
re, in campo militare, un piano di difesa
area, articolato anche in giorni diversi,
per ridurre la potenzialità di offesa delle
forze nemiche. Una operazione di piani-
ficazione in tal senso deve essere capa-
ce anche di eseguire, se necessario, le
opportune fasi di «backtracking» vale a
dire di «ritorno all'indietro» nello svilup-
po del piano per perseguire strategie
diverse se i risultati ottenuti fossero più
o meno dissimili da quelli desiderati.
II backtracking comunque è operazio-
ne complessa e costosa, in ordine di
tempo, per cui è necessario appena
possibile ricorrervi cum grano salis, l’al-
ternativa è rappresentata dalla possibili-
tà di dividere il problema principale in
subproblemi di dimensioni piu piccole,
testabili indipendentemente fino alla mi-
gliore messa a punto e poi inseribili nel
corpo principale del programma. La più
comune area di pianificazione di siste-
ma è la chimica, l’elettrotecnica e il
campo militare, come avevamo prima
accennato. Un esempio di regola in tal
senso è ricavata, ancora una volta, da
un SE già esistente sul mercato, il TART
(Callero. Waterman e Kipps, TART: A
Prototype Expert System for Tactical Air
Targeting Rand Report R-3096 ARPA,
Rand Corporation, Santa Monica, CA,
1984), che pianifica incursioni aeree
contro aeroporti nemici. La regola espo-
sta, in particolare, consente di valutare
la potenzialità di successo di un attacco
ed è così articolata:
• se l'aeroporto mostra velivoli sul cam-
po, e il numero dei velivoli stazio-
nanti all'aperto è più grande del
25% del numero totale dei velivoli
di stanza nel campo stesso,
• allora un attacco all'aeroporto considerato
può fornire eccellenti possibilità di
successo.
Continuando nella rassegna delle tipo-
logie operative dei SE. un sistema esper-
to che esegue monitoraggio di dati com-
para il comportamento, la condotta di un
flusso di dati proveniente da un sistema
con quelli che normalmente ci si aspet-
terebbe. Un esempio di applicazione
abbastanza usata è quello di lettura di
strumentazione che controlla un reattore
nucleare, destinata al monitoraggio di
condizioni accidentale, e a fornire la
necessaria assistenza in caso di manu-
tenzione o guasto (ne abbiamo parlato
due puntate fa). I sistemi di monitorag-
gio, per la loro stessa natura, sono quelli
piu legati a un fattore principale, rappre-
sentato dal tempo; essi dipendono sem-
pre e potremmo dire soltanto da questa
variabile, e sono, per usare un termine
anglosassone timesensitive. La tecnica
più logica e quella universalmente segui-
ta è rappresentata da una serie di para-
metri che vengono letti a intervalli di
tempo regolari, e confrontati con una
serie di tabelle che rappresentano lo
standard, anche in funzione appunto, del
momento della campionatura e lettura.
Un esempio di regola in tal senso è
ancora una volta fornito di seguito, esso
è. in analogia a quanto detto precedente-
mente, prelevato da un SE, REACTOR
(Nellson B.P REACTOR: An Expert Sy-
stem for Diagnosis and Treatment of
Nuclear Reactor Accidents. AAAI Proce-
edings. 1982);
• se lo scambio di calore dal sistema di
raffreddamento primario al sistema
secondario è inadeguato e il flusso
dell'acqua é basso;
• allora la causa del guasto è dovuta al
rifornimento dell'acqua,
I sistemi esperti che seguono opera-
zioni di debug trovano rimedi soprattut
to a malfunzionamenti. I campi di appli-
cazione non sono mai come in questo
caso molteplici; accoppiamento di mac-
chine a computer per studiare un parti-
colare tipo di compito della macchina
stessa, selezione del livello di manuten-
zione da adottare e dei tecnici adatti a
questo, nel caso di errore o malfunzio-
namento di una rete (elettrica, telefoni-
ca, ecc.), scelta di una particolare strate-
gia e procedura di riparazioone, anche in
funzione dei tempi necessari e delle
precedenze, per risolvere problemi pre-
sentati da una macchina o da un siste-
ma. Molti sistemi di tal fatta sono co-
struiti in modo da comparare i sintomi
del malfunzionamento con una serie di
tabelle elencanti associazioni tra tipi di
malfunzionamento stesso e nmedi da
adottare, ciononostante il problema del-
la scelta del metodo, tranne che in casi
abbastanza semplici, è ancora piuttosto
diffìcile da nsolvere e richiede grande
impegno nella progettazione degli sche-
mi di scelta dei rimedi e di valutazione
dell'efficacia degli stessi. I sistemi di
debug inoltre incorporano generalmente
anche un sistema di diagnostica dei
componenti (cosa questa più facile da
implementare) che permette di «legge-
re» la causa del malfunzionamento
Questo è un caso particolarmente co-
mune nei sistemi esperti medici dove
un SE diagnostica il malanno e un altro
prescrive i rimedi e le medicine.
Ancora una volta passando a un
esempio, una regola è tratta da ONCO-
CIN (Tsu|i e Shortcliffe. Graphical Ac-
cess to Knowledge Base of a Medicai
Consultation System. Heuristic Pro-
gramming Project Report HPP-83-6. De-
partment of Medicine and Computer
Science, Stanford Univ. Stanford, CA
feb. 1983):
• se il paziente e stato sottoposto a che-
mioterapia e gli esami del sangue
permettono una diminuzione di do-
se della terapia stessa.
• allora la dose corrente diminuita é la dose
precedente ridotta di quel tanto per
cui non si ha aggravamento della
titolazione delle piastrine presenti
Abbiamo finora esposto solo una pic-
cola serie di esempi illustranti le possi-
bilità di accesso a dati governabili da un
sistema esperto; la serie può continua-
re all'infinito (continuerà in parte la volta
prossima). w
218
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
FFIDABILITA’
OMPETITIVITA’
SPERIENZA
I S U L T A T I
Acer: affidabilità, competitività, esperienza, risultati. Acer: un nome a cui affidarsi quando si pretende
il meglio. Sia dal punto di vista del valore, sia da quello d’impiego. Nel momento di scegliere un perso-
nal computer, Acer rappresenta una guida, un suggerimento verso una direzione razionale, valida nel
tempo. I concessionari SHR sono a disposizione dell’utente per rispondere a ogni esigenza con tutta
la loro professionalità ed assistiti dal grande know-how SHR nel campo delle reti locali, dei sistemi in
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poter far dire a chi sceglie un personal computer “Personalmente preferisco Acer". Ecco i 5 perchè:
. •ip. ,3L
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c
di Corrado Giusto&l
Lo scorso mese ci siamo
occupati di vedere quattro fra
i più semplici filtri, poco più
che esercitazioni teoriche
sull'argomento. Questo
mese, come promesso,
proseguiamo il discorso
passando però ad occuparci di
qualcosa di leggermente più
complesso. Vedremo così altri
quattro utili tool in grado di
effettuare semplici
trasformazioni e sostituzioni a
livello di carattere nel loro
standard input
Filtri (II)
Il mese scorso, descrivendo in termi-
ni generali il concetto di filtro, ne azzar-
dai una rozza classificazione programmi
spiegando che vi sono filtri i quali agi-
scono a livello di riga ed altri che agisco-
no a livello di carattere, così anche
come ve ne sono alcuni che non muta-
no il numero complessivo di caratteri
nel flusso da essi elaborato ed altri che
invece lo fanno. I filtri di cui stiamo per
occuparci questo mese, contrariamente
a quelli che vedremo il mese prossimo,
operano esclusivamente a livello di ca-
rattere; tre di essi, inoltre, effettuano
trasformazioni tali che il numero di ca-
ratteri prodotto in uscita é differente da
quello ricevuto in entrata. In ogni caso,
comunque, i filtri di questo mese lavora-
no su file di testo per variarne le carat-
teristiche, in particolare per sostituire
determinati caratteri con determinati al-
tri. Inoltre, al contrario dei semplici pro-
grammi presentati nella puntata prece-
dente, questi ricevono argomenti sulla
riga di comando per modificare a secon-
da dei casi la propria azione.
I moduli di questo mese
Prima di entrare nel dettaglio della
descrizione di ciascun programma ve-
diamoli prima tutti in linea generale.
220
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
c
Sottolineo intanto che tutti e quattro,
nonostante abbiano una lunghezza assai
ridotta (il maggiore consta di meno di
cinquanta linee), svolgono funzioni utili
e non banali. Un paio di essi hanno a
che fare con i caratteri di tabulazione
(TAB) presenti in un file ASCII, per
convertirli in spazi in diversi modi. Un
altro provvede ad eliminare successioni
ripetute di un medesimo carattere ridu-
cendole ad una sola istanza del caratte-
re stesso. Un altro ancora effettua una
sostituzione generica rimpiazzando ogni
occorrenza di un determinato carattere
con un altro carattere specificato. Tutti
compiti assai basilari, dunque, in linea
con la filosofia dei tool di Unix che
preferisce l'uso combinato di strumenti
elementari e specifici all'utilizzo di tool
«universali» dalle molteplici funzioni.
Tutte e quattro le trasformazioni ope-
rate dai filtri di questo mese si rivelano
utili in svariate situazioni che richiedano
elaborazioni su file ASCII, ed in partico-
lare per «postprocessare» file prodotti
da altre applicazioni. Ed in effetti ho
scritto questi filtri proprio in base a
precise esigenze pratiche che mi si so-
no presentate nel corso degli anni e non
come semplici esempi per questa rubri-
ca. Diciamo che II ho preparati sul cam-
po nel tempo ed ora ve li presento in
modo organizzato come... distillato di
esperienza! Scherzi a parte, debbo dire
che molti fra i miei comandi batch fanno
uso di lunghe pipeline basate su questi
(ed altri) filtri preparati da me, i quali
hanno più volte costituito una pratica ed
elegante soluzione a molte necessità,
mie ed altrui, di manipolazione di testi.
Per la serie: come portare sotto MS-
DOS un pochino della filosofia Unix e
lavorare meglio.
E detto ciò passo senz'altro a com-
mentare il codice dei quattro listati di
questo mese.
collapse
Come dice il suo nome, collapse
serva a «collassare» stringhe di caratteri
trasformando occorrenze multiple di un
carattere in una sola occorrenza del
carattere stesso.
In pratica al programma viene passa-
to sulla linea di comando un carattere
del set ASCII; il programma controlla se
nel suo stdin compaiano stringhe for-
mate dal carattere in questione ed in
caso positivo le «collassa» in un unico
carattere. Le righe dalla 26 alla 29 si
occupano di inizializzare appunto il ca-,
rattere «bersaglio» che nel programma
si chiama chr: esso sarà il primo carat-
tere a comparire sulla linea di comando
ovvero il carattere 0 (NUL) nel caso in
cui la linea di comando sia vuota (tipica-
mente per errore).
Il loop while che inizia alla riga 31 è il
vero cuore del programma: in esso ven-
gono letti uno dopo l'altro tutti i caratteri
presenti su stdin comparandoli col ber-
saglio. In caso di uguaglianza viene ac-
ceso un flag (n) per ricordare la cosa e
non viene emesso alcun carattere in
uscita; in caso contrario si decide inve-
ce cosa scrivere: se il flag è alzato
(segno che almeno l'ultimo carattere
incontrato era un bersaglio) occorre
emettere una copia del carattere bersa-
glio, poi in ogni caso si deve scrivere il
carattere appena letto (che sappiamo
non essere un bersaglio) e spegnere il
flag. Tutto qui.
Vediamo ora alcune annotazioni sul-
l'uso del programma. La prima è che
per usare lo spazio (blank) come bersa-
glio occorre racchiuderlo fra virgolette
sulla linea di comando. Da ciò discende
che purtroppo non è possibile usare
come bersaglio le virgolette perché
l'MS-DOS le usa come «carattere di
citazione» e non vi è modo di fargliele
intendere in senso letterale; un proble-
ma fastidioso sul piano concettuale ma
obiettivamente di poca rilevanza pratica.
Una possibile soluzione consisterebbe
nel prevedere che sulla linea di coman-
do venga messo il codice ASCII del
carattere bersaglio e non il carattere
vero e proprio; naturalmente tale codice
dovrebbe essere letto dal programma
come stringa e poi convertito in un int
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
221
c
mediante la funzione di libreria atoi().
La cosa funziona ma ha lo svantaggio di
obbligare l'utente a lavorare coi poco
mnemonici codici ASCII: invece il pro-
gramma cosi com'è é molto semplice
da usare perché il carattere bersaglio
viene specificato in modo letterale.
Un’altra annotazione interessante,
che potrebbe costituire una soluzione
alternativa a questo problema, è quella
che riguarda l'assegnazione del default
al carattere bersaglio. La riga 29 del
programma si occupa appunto di ciò,
assegnando al bersaglio un valore pre-
defmito in mancanza di indicazioni espli-
cite: attualmente essa assegna un de-
fault «impossibile» (il carattere nullo.
ASCII 0) nell’idea che l'assenza di una
linea di comando sia un evento errato,
ma nulla vieta che tale default possa
essere mutato in qualcosa di diverso
ad esempio il carattere blank (ASCII 32)
o le virgolette; nel primo caso la man-
canza della linea di comando avrebbe
come effetto la compressione dei blank
(evitando in pratica di costringere l’uten-
te a scrivere il blank fra virgolette), nel
secondo caso sopperirebbe all’impossi-
bilita di specificare le virgolette sulla
linea di comando stessa. É chiaro che
ciascuno può adottare una di queste
soluzioni a seconda della sua sensibilità
personale.
detab
Quello che ho chiamato detab e un
programma che uso molto spesso. Il
suo scopo è, come dice il nome, quello
di sostituire tutti i caratteri di tabulazio-
ne presenti in un testo con un opportu-
no numero di spazi bianchi. Naturalmen-
te tale sostituzione avviene in modo da
preservare l'apparenza del testo stesso,
ossia senza mutare le posizioni originali
di tabulazione. Il numero di spazi corri-
spondente ad ogni posizione di tabula-
zione é inoltre specificabile sulla linea di
comando. A me questo programmino
risulta assai utile in quanto uso indenta-
re i miei programmi con tabulazioni po-
ste ogni 4 colonne anziché ogni 8 come
consueto, però molti programmi stan-
dard (ad es. TYPE e PRINT sotto MS-
DOS) e tutte le stampanti interpretano i
TAB rigidamente come 8 spazi, cosi per
evitare disallineamenti nella stampa dei
listati filtro il sorgente con detab prima
di stamparlo. (Si, anche i listati pubblica-
ti In queste pagine sono «postprocessa-
ti» con detab)
Il programma in sé é molto semplice:
il concetto di base è che i caratteri di
ogni riga vanno contati ed ogni TAB
deve essere sostituito col numero di
spazi necessario per arrivare al più vici-
no multiplo di N colonne, dove N è
l'intervallo di tabulazione selezionato
Nel programma tale intervallo è manie
nulo nella variabile indent che per de
fault assume il valore 4 (ottimo appunto
per i listati) ma che può assumere qual
siasi valore passato sulla linea di co-
mando (la relativa imzializzazione è nelle
linee 26 e 27).
Cuore del tutto e il solito loop while
che. assieme alla classica getcharO
scandisce tutto lo standard input un
carattere alla volta. Nelle linee da 31 a
34 il contatore della posizione nella riga
(ctr) viene azzeralo ad ogni inizio riga
(ossia quando incontriamo un NL che
segna la fine della riga precedente) o
viene incrementato. In quelle da 36 a 43
invece si svolge la gestione della con-
versione: se il carattere appena letto e
un TAB si emette in uscita l’opportuno
numero di spazi, altrimenti lo si scrive
immutato. Il numero di spazi da scrivere
e stabilito dal do di riga 38, il quale non
fa altro che scrivere spazi finché il valo-
re di ctr non risulti esalto multiplo di
quello di indent
minitr
Sotto Unix esiste un filtro chiamato tr
(da translate ) che permette di effettuare
sostituzioni generiche di caratteri in un
file. Si tratta di un programma molto
versatile e molto potente che risulta di
importanza fondamentale in tutti quei
casi in cui occorra convertire certi carat-
teri di un file in certi altri Ispirandomi
dunque a tr ho scritto minitr. che ovvia-
mente altro non è se non un tr ai
minimi termini. Chiarisco subito che es-
so non possiede che la minima parte di
funzionalità del suo illustre cugino ciò
nonostante può rivelarsi utile in diverse
occasioni, e comunque non è troppo
difficile da ampliare per arricchirne le
possibilità Cosi con ■ minitr
tutsce in un file tutte le occorrenze di un
certo carattere con un altro carattere, e
ciò nella maggior parte dei casi è tutto
quello che serve di fare.
Il programma in sé è semplicissimo,
per non dire banale: tutta l'elaborazione
si svolge infatti in sole due linee di C. in
particolare la 29 e la 30. In esse si
trovano il consueto loop while che leg-
ge tutto stdin ed una putchar() l cui
argomento è condizionato da un opera-
tore ternario: se il carattere appena
letto è il nostro bersaglio loldchn viene
mandato in uscita l’apposito carattere di
sostituzione (newchr). altrimenti esso
viene scritto immutato.
L'inizializzazione dei due caratteri
oldchr e newchr viene fatta nelle linee
da 23 a 27 : se sulla linea di comando vi
sono almeno due argomenti allora il
primo carattere del primo argomento
222
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
_c
viene assegnato ad oldchr ed il primo
carattere del secondo argomento viene
assegnato a ncwchar in caso contrario
entrambi i caratteri vengono posti a
zero, cosa che in effetti lascia il file
immutato (meglio, lo sottopone alla tra-
sformazione nulla). Anche in questo ca-
so, come per quello del programma
collapse visto poco fa. chi volesse mo-
dificare questo default con uno a suo
avviso piu utile è naturalmente libero di
farlo.
tab
L'ultimo programma di questo mese
si chiama tab e converte stringhe di
due o piu blank in un TAB. Tale funzione
può apparire a prima vista strana ma ha
in realtà un senso ben preciso. Vi dico
subito che il programma è nato in segui-
to ad una specifica esigenza di elabora-
zione di file di testo sorta nella redazio-
ne di AUDIOrevilw. ma sembrandomi di
utilità piuttosto generale ho pensato di
parlarvene su queste pagine. Dovete
dunque sapere che i nostri colleghi del
piano di sotto mantengono un grande
database contenente nomi e caratten-
stiche di tutti gli apparecchi ed accesso-
ri audio Hi-Fi presenti sul nostro merca-
to. Tale database serve loro per prepa-
rare la guida mercato mensile nonché il
ciclopico annuario, e dunque mensil-
mente da esso vengono estratti nume-
rosi report che vanno poi composti e
stampati. Per evitare errori di stampa,
nonché sveltire le procedure di compo-
sizione tipografica, la redazione di
AUDIOreview non manda a comporre i
tabulati in modo tradizionale ma invia
alla macchina fotocompositrice i file
prodotti dal dbms direttamente su sup-
porto magnetico. Per essere accettati
dalla fotocompositrice tali file debbono
essere rigorosamente in formato
«ASCII chilometrico» (come quelli ri-
chiesti dall'editor di MC-Link), ossia in
ASCII puro senza CR/LF a fine riga se
non dove si deve andare forzatamente a
capo. Fin qui, ovviamente, niente di
strano: il dbms in uso ad AUDIOreview è
in grado di produrre file nel formato
opportuno. Però i primi tentativi di com-
posizione diretta da file fallirono perché
gli allineamenti verticali delle colonne di
dati non venivano correttamente rispet-
tati. La colpa, si è scoperto, era del
dbms che produceva i suoi report sepa-
rando fra loro i campi con dei blank: il
loro numero veniva infatti calcolato dal
programma in modo tale che. sulla carta
della stampante, le colonne di dati sa-
rebbero risultate perfettamente allinea-
te, ma siccome in tipografia gli spazi
non hanno un'ampiezza assoluta bensì
dipendente dal contesto, il risultato del-
la fotocomposizione era completamen-
te caotico. La soluzione ideale sarebbe
stata ovviamente quella di poter fare in
modo che il dbms separasse i suoi
campi di output semplicemente con un
TAB. carattere che viene correttamente
riconosciuto ed interpretato dalla foto-
compositrice; ma ovviamente non c'é
stato verso di farlo! La soluzione di
ripiego, peraltro perfettamente funzio-
nale, è stata allora la rapida scrittura di
questo tab
Esso appunto non fa altro che «postpro-
cessare» i file prodotti dal dbms per
renderli adatti alla fotocomposizione,
sostituendo ogni stringa di due o più
blank con un TAB. Perché meno due
blank? Perché un solo blank non signifi-
ca necessariamente che ci si trovi alla
separazione di due campi; anzi, non é
infrequente il caso di campi alfanumeri-
ci contenenti più parole ovviamente se-
parate da un blank.
Il funzionamento di tab, assai sempli-
ce, è praticamente una variante di quel-
lo di collapse: anche qui si tratta infatti
di identificare eventuali successioni di
un medesimo carattere (in questo caso
il blank). varia solo l'azione da compiere
quando si deve emettere il carattere
risultante. Nel caso di tab occorre infatti
coniare la lunghezza della stringa di
blank e poi (riga 27 del listato) condizio-
nare l'output a tale lunghezza: se la
stringa conteneva un solo blank lo si
scrive immutato mentre se ne contene-
va più di uno si scrive un TAB.
Non ho altre annotazioni da fare sul
programma se non notare che. essendo
il suo compito del tutto fisso ed immu-
tabile. esso non prevede alcun parame-
tro sulla linea di comando.
Concludendo
Abbiamo visto dunque quattro utili
tool in grado di operare semplici trasfor-
mazioni a livello di carattere sui file di
testo. Il prossimo mese termineremo
questo excursus nei filtri vedendo altri
quattro programmi che, al contrario di
quelli di questa puntata, agiscono sul
file a livello di linea. Vi dico subito che
tre di essi sono ispirati ad altrettanti
famosi tool di Unix (head, tail e uniql.
mentre il quarto si chiama num e serve
a numerare successivamente le linee di
un file (ed é quello che uso per numera-
re i listati di questa rubrica).
Ricordandovi infine che su MC-Link é
disponibile il file FILTRI. ZIP che contie-
ne i sorgenti di tutti e dodici i filtri
illustrati m questa serie di tre puntate vi
rinnovo il consueto appuntamento al
prossimo mese.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
223
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Quando
La volta scorsa abbiamo visto
cosa è un programma
residente e abbiamo
accennato alla sua attivazione
mediante un interrupt. Ci
siamo però anche soffermati
sugli aspetti che rendono
pericolosa un'attivazione poco
cauta: dal momento che le
funzioni del BIOS e del DOS
non sono «rientranti», si
possono verificare situazioni
di blocco del sistema; si può
arrivare a non poter
proseguire in altro modo che
resettando la macchina.
Occorre quindi essere
«cauti». Ora vedremo in
concreto cosa questo voglia
dire
TURBO PASCAL
*^******^^^^* di Sergio Polir v
si può attivare un TSR
Avrete modo di constatare che la
scrittura di programmi residenti non è
un'impresa banale. La unit TSR ha anzi
proprio lo scopo di racchiudere in un
unico file tutte le complicazioni, lascian-
do a disposizione dell'utente niente al-
tro che una semplicissima interface
quattro variabili, una procedura di instal-
lazione, una funzione da usare in luogo
della familiare lOResult.
Ad essa si accompagna però una
implementation decisamente più com-
plessa. tanto che saremo costretti ad
esaminarne i dettagli in più riprese. Per
questo motivo, la prima cosa che vi
propongo è lo «scheletro» del file
TSR.PAS (figura 1); vi invito a conser-
varlo con cura, in modo da poter poi
ricostruire il file completo con i vari
pezzi che vedremo in questa e nelle
prossime puntate. Ricordo comunque
che, come al solito, i sorgenti completi
(TSR.PAS, TSRINT.ASM e TSRDEMO.
PAS) sono già disponibili su MC-Link nel
file TSRTP100.ZIP.
La interface della unit TSR
Ho cercato di rendere quanto più agi-
le possibile l’uso della unit (figura 2):
per le applicazioni più semplici può es-
sere sufficiente la sola procedura Instal-
la. Questa ha cinque parametri: Nome
non è altro che una stringa con il nome
del programma, che viene usata solo
nei messaggi che confermano o meno
l'avvenuta installazione; Prog è un para-
metro di tipo procedure con il quale
viene passata la procedura che dovrà
essere eseguita dal programma resi-
dente; ID è il byte di identificazione del
programma, ad uso dell'INT 2Fh; in
Scan e Shift si passa la combinazione di
tasti con la quale si vuole che il pro-
gramma venga attivato. Ad esempio,
con
lnstalla(‘DUMP'.Dump.$F 1 ,$3B,8),
si installa il programma in modo che
verrà eseguita la procedura Dump ogni
volta che si premerà Alt-Fi. Se si vuole
attivare il programma residente con i
soli tasti di shift (Shift destro e sinistro.
Ctrl e Alt, i cui codici - 1, 2. 4 e 8 -
possono anche essere sommati tra lo-
ro), Scan deve essere zero. Ad
esempio:
lnstalla('DUMP',Dump,$F1 .0,6);
per i tasti Ctrl (4) e Shift sinistro (2).
Rimandiamo per il momento una di-
scussione esauriente degli ultimi tre pa-
rametri; per ora ci limiteremo ad osser-
vare che la procedura passata in Prog
sarà, per cosi dire, il corpo principale del
programma residente: sarà equivalente
al blocco begin end con il quale si
chiude un programma normale, dal qua-
le un programma normale inizia l’esecu-
zione. C'e una sola regola da osservare:
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
225
TURBO PASCAL
i parametri di tipo proc
essere procedure chiam
cali, e quindi, per resi
esempio, Dump dovrà e:
ta da una direttiva $F+
nello stesso file in cui \
Installa.
La funzione ErrorelO v
quei programmi che v
guire senza rischi oper
da disco o di scrittura su disco e stam-
pante o altre periferiche. È evidente
che. se abbiamo già sottolineato in pas-
sato l'importanza della gestione degli
errori critici in programmi normali, un
programma residente è anche più esi-
gente al riguardo: non si può certo
tollerare che il programma termini in
modo irregolare in conseguenza di un
drive aperto o di una stampante senza
carta, li Turbo Pascal, fin dalla versione
4.0, consente una qualche gestione de-
gli errori critici, in modo non completis-
simo ma certo sufficiente: la funzione
lOResult ritorna tra gli altri alcuni codici
di errore (quelli tra 150 e 162) riservati
appunto agli errori critici. ErrorelO fa
esattamente la stessa cosa, al punto
che dovrebbe essere usata proprio co-
me lOResult e in sostituzione di que-
sta: ritorna zero se non si sono verificati
errori, oppure un numero, la cui decodi-
fica è la stessa che trovate nelle appen-
dici del manuale del Turbo Pascal 5.x.
Vedremo in un prossimo appuntamento
come ciò è stato realizzato, e come
interpretare certe «stranezze» che capi-
tano con le versioni 2.x del DOS (lascia-
comportamenti da attribuire più alle im-
perfezioni di quelle versioni, superate
nelle successive, che ad anomalie della
Un programma residente, cosi come
non può morire a causa di un errore
critico, non può neppure terminare per
un Ctrl-C o un Ctrl-Break; vengono quin-
di intercettati gli interrupt 23h e 1 Bh, in
modo che non abbiano altro effetto che
quello di rendere TRUE, rispettivamen-
te, le variabili CtrIC e CtrIBreak. Anche
esse sono nella interface, al fine di
consentire al programma che «usa» la
unit TSR di riconoscere queste situazio-
ni (ne vedremo un esempio quando
esamineremo il programma TSRDEMO
PAS).
Un programma residente può limitarsi
ad operare con somma discrezione,
senza alterare il video (pensate ad un
programma che si limiti a creare un file
contenente una copia dello schermo),
oppure può produrre proprie scherma-
te; in quest'ultimo caso è evidente che,
quando ne usciremo, dovranno essere
226
MCmicrocomputer n, 93 - febbraio 1 990
TURBO PASCAL
ripristinate sia l'apparenza del video che
la posizione del cursore. Per far ciò si
deve accertare che tipo di video è in-
stallato e in che «modo» questo si trova
(i programmi realizzati con la unit TSR
possono essere attivati solo se sì è in
modo testo, con 25 righe e 80 colon-
ne); si deve anche salvare e poi ripristi-
nare il tutto. Alcune delle variabili usate
a questo scopo sono dichiarate nella
interface perché potrebbero tornare uti-
li anche in altre occasioni: SchedaVideo
ci dice che tipo di video è installato
(MDA, CGA. EGA o VGA), MemoriaVi-
deo contiene una copia del video come
era subito prima dell'attivazione del pro-
gramma residente (nel caso si voglia
registrarne una copia su disco; è pro-
prio questo quello che fa SNAP.ASM. il
programma illustrato nella MS-DOS En-
cyclopedia ).
Credo possiate riconoscere che non
c'é nulla di complicato. Vedremo subito,
invece, di quanti dettagli bisogna occu-
parsi per la implementation, comincian-
do dai tema di questo mese: quando si
può attivare un TSR.
Fino a che punto il DOS
è rientrante
Dire che le funzioni del DOS non
sono rientranti non è del tutto esatto;
anche se si tratta di un sistema mo-
noutente. infatti, il DOS deve comun-
que gestire situazioni in cui una sua
funzione viene interrotta da qualcosa in
modo tale da poter poi essere portata
regolarmente a termine. Basta pensare
ai soliti errori critici: abbiamo già visto
che, quando si scrive una routine da
associare all'INT 24h. questa può anche
contenere una fase interattiva di dialogo
con l'utente, purché vengano usate so-
lamente le funzioni da 01 h a OCh; ri-
spettando questa condizione, una routi-
ne che intercetti gli errori critici può fare
quello che vuole, senza per questo pre-
giudicare la corretta prosecuzione del
programma interrotto.
Tutto dipende da quelle aree di me-
moria a cui avevamo accennato il mese
scorso: le funzioni da 01 h a OCh usano
un'area chiamata lOStack. quelle da
ODh in poi usano in genere DiskStack.
Se si verìfica un errore critico, viene
assegnato un valore diverso da zero ad
un flag chiamato ErrorMode, quando
poi la routine associata all'INT 24h ese-
gue una delle funzioni da 01 h a OCh,
queste, trovando un valore diverso da
zero in ErrorMode, usano un'area chia-
mata AuxStack invece dell'usuale lO-
Stack: ciò vuol dire che. se pure l'errore
si è verificato durante l’esecuzione di
una di quelle funzioni, l'area lOStack
non viene alterata dalle funzioni chiama-
te dalla routine associata all'INT 24h
Non tutte le funzioni da ODh in poi
usano DiskStack. Tra le eccezioni, sono
per noi rilevanti soprattutto le funzioni
che leggono e impostano l'indirizzo di
un Program Segment Prefix (PSP), ri-
spettivamente la 51 h e la 50h, e quella
che legge l'informazione «estesa» sugli
errori (59h), disponibile a partire dal
DOS 3.0. Le prime due si comportava-
no come le funzioni da 01 h a OCh nelle
prime versioni del DOS, ma usano lo
stack del programma chiamante a parti-
re dalla versione 3.0; la terza usava
anch'essa in principio lOStack o
AuxStack secondo il valore del flag Er-
rorMode. ma a partire dal DOS 3.1 usa
sempre AuxStack.
Questa chiacchierata ci serve a vari
scopi. È chiaro, ad esempio, che non
potremo attivare un TSR quando il flag
ErrorMode sarà diverso da zero. Vedre-
mo anche che, dovendo un TSR preser-
vare il «contesto» del programma inter-
rotto, dovrà anche impostare un proprio
PSP e dovrà farlo in modo da evitare
l'uso di lOStack ; potremo constatare,
per altro verso, che la funzione 59h
pone meno problemi.
Tutto ciò, inoltre, ci mostra come il
comportamento del DOS non dipende
solo dal numero della funzione chiamata
e dai valori passati nei registri, ma an-
che da alcuni flag interni.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
227
TURBO PASCAL
Il flag InDOS e l’INT 28h
Oltre a quello appena visto, un altro
flag di vitale importanza è quello chia-
mato InDOS. Si tratta di un byte che
viene incrementato ogni volta che viene
chiamata una funzione DOS (mediante
INT 21 h) e decrementato quando que-
sta termina: esaminando il valore di
quel byte si può quindi sapere se è in
corso un'attività del DOS; se InDOS è
diverso da zero non è prudente attivare
il TSR.
Naturalmente le cose non sono cosi
semplici. In primo luogo, quel byte vie-
ne sempre azzerato quando si verifica
un errore critico; ciò avviene perché la
routine associata all'INT 24h potrebbe
scegliere di non tornare alla funzione
che era inciampata nell'errore, e se così
fosse il flag non verrebbe decrementa-
to. É questo un altro motivo per tenere
d'occhio il flag ErrorMode. come del
resto avevamo già deciso. Ci sono però
situazioni in cui l'attesa di trovarsi in una
situazione di «DOS inattivo» potrebbe
risultare troppo lunga: tutte quelle situa-
zioni in cui un programma si ferma
aspettando eventi esterni, quali la pres-
sione di un tasto da parte dell'utente.
Se ciò avviene perché sono in azione le
famose funzioni da 01 h a OCh, c'è la
possibilità di fare qualcosa: quelle fun-
zioni infatti «aspettano» mediante un
loop da cui viene ripetutamente chiama-
to IT NT 28h. A questo è normalmente
associato un IR ET. ma vi si può associa-
re una routine di attivazione del TSR.
In definitiva, un TSR può essere atti-
vato se il flag ErrorMode è zero, e se
anche InDOS è zero o è diverso da zero
ma si è nel mezzo di una routine asso-
ciata all'INT 28h. Se anche una sola di
queste condizioni non è vera, la funzio-
ne InDOS della unit TSR (vedi la figura
3) ritorna TRUE a significare che il DOS
è attivo e non può essere interrotto.
Un'ultima nota. Quanto appena detto
comporta che si potrebbe attivare un
TSR mentre è in esecuzione una delle
funzioni da 01 h a OCh, e quindi mentre
é in uso lOStack. La MS-DOS Encyclo-
pedia non lo dice, ma mi pare evidente
che il programma residente dovrebbe
evitare di usare funzioni di quel gruppo,
per non alterare lOStack. Finché si pro-
gramma in Pascal comunque non ci
sono problemi: il Turbo Pascal 5.x. infat-
ti. usa solo funzioni DOS da OEh e
superiori.
Rimane un solo problema: dove an-
dare a cercare i flag del DOS. Per
InDOS è tutto facile: ce lo dice la fun-
zione 34h, che ne ritorna l’indirizzo in
ES:BX. Quanto all'indirizzo di ErrorMo-
de, tutto dipende dalla versione del
DOS; se siamo da 3.1 in poi, il flag si
trova nel byte subito prima di InDOS, e
quindi trovato l'uno si trova anche l'al-
tro; altnmenti bisogna mettersi a scan-
dire il codice in linguaggio macchina nel
segmento ritornato in ES dalla funzione
34h, in cerca di particolari sequenze di
istruzioni, anch'esse variabili secondo la
versione del DOS. Il tutto è implemen-
tato nella funzione CercaFlag (figura 4),
diligente conversione in Turbo Pascal
delle routine in Assembler «raccoman-
date» dalla Microsoft.
BIOS e 8259 A
Più semplice il caso del BIOS: non si
parla di «rientranza» . punto e basta.
Non rimane altro che sostituire agli in-
terrupt del BIOS altre routine che ripro-
ducano il meccanismo del flag InDOS :
si incrementa un flag, si esegue l’inter-
rupt originario, si decrementa il flag. La
unit TSR fa proprio questo, intercettan-
do gli interrupt 05h. lOh e 13h (rispetti-
vamente: print screen, I/O su video, I/O
su disco); vedremo il mese prossimo i
relativi dettagli.
Non basta tuttavia fare i conti con
DOS e BIOS. Oltre agli interrupt softwa-
re. infatti, ci sono anche interrupt hard-
ware (08h per il timer, 09h per la tastie-
ra. ecc.) che vengono gestiti mediante
un 8259A della Intel: questo inibisce gli
interrupt che abbiano priorità più bassa
di quello eventualmente in esecuzione,
il quale a sua volta, quando termina,
deve notificarlo all'8259A. Se un TSR
interrompesse un interrupt hardware,
ne potrebbe risultare l’inibizione di altri,
con possibile blocco del sistema. La
funzione In8259 controlla appunto che
ciò non si verifichi, che cioè non siano
in esecuzione interrupt hardware. La
funzione TSRAltivabile racchiude in sé
tutti i controlli che abbiamo visto.
Le prime tessere del mosaico
Nella figura 3 c'è qualcosa in più
rispetto a quello che ho cercato di illu-
strarvi questo mese: c'è tutta la prima
parte della implementation. che vi pro-
pongo cosi come é per cercare di ridur-
re al minimo quel lavoro di ricostruzione
del file TSR.PAS che vi ho chiesto di
fare montando i vari pezzi pubblicati ora
e nei prossimi numeri sullo «scheletro-
delia figura 1. Ed anche per evitare il
rischio di allungare troppo il discorso.
Credo (spero) che i commenti inseriti
nel listati siano più che sufficienti.
Vi do appuntamento quindi tra trenta
giorni, per vedere più da vicino l’inter-
cettazione degli interrupt del BIOS
nonché (se lo spazio ce lo consentirà) i
meccanismi di attivazione di un TSR.
228
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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TURBO PROLOG
di Ratlaello De Masi
di I/O
Le operazioni
L 'input-output é l'operazione più potente e la vera
necessaria in un calcolatore. Ragionando per assurdo,
un calcolatore che non sia capace di ricevere
dall'esterno segnali, né di inviare a esso risposte è
praticamente inutile (per uno di quegli scherzi del caso,
mi trovo a parlare, nella rubrica di Intelligenza
Artificiale, proprio di interfacciamento dei SE con
l'esterno)
Dobbiamo perciò mettere in condi-
zione la macchina di parlare, colloquia-
re, scambiare dati e perché no. visto
che stiamo trattando di linguaggi intelli-
genti, pareri; si tratta, per certi versi, di
una operazione abbastanza semplice da
implementare e da pilotare, ma, al con-
trario, di difficile organizzazione in que-
sta particolare branca dell'Informatica,
dove, a un linguaggio, non viene solo
richiesto di eseguire manipolazioni e
dare risposte, ma anche e soprattutto
di colloquiare in maniera continua, e
talora in tempo reale, con l'esterno.
Tutto ciò comporta un'ardua manipola-
zione delle routine software e probabil-
mente, il Prolog è il linguaggio che più
di tutti, nel campo dell' I/O, è chiamato
a operazioni di notevole complessità e
di avanzate prestazioni.
Anche qui, ovviamente, ci intratterre-
mo in particolare sulle tecniche di base
del linguaggio per due motivi; primo
perché, successivamente, quando par-
leremo in maniera più avanzata e speci-
fica del Turbo Prolog della Borland, ve-
ro campione in campo, avremo modo
di analizzare appieno gli operatori di-
sponibili, secondo perché la trattazione
generale da cui ben poche volte ci sia-
mo discostati finora ci impone di gene-
ralizzare assolutamente il discorso rela-
tivo agli operatori; questo, unitamente
al fatto che abbiamo piu volte menzio-
nato, che forse mai come nel Prolog i
discorsi di uniformazione e standardiz-
zazione del linguaggio cadono nell'as-
soluto vuoto e indifferenza, porta a ri-
durre a ben pochi gli operatori qui de-
scritti, che per forza di cose divengono
assolutamente standard e molto simili
a quelli presenti in altri linguaggi.
Questa precisazione era d’altro canto
doverosa, visto che, in una discussione
avuta con un collega analista, col quale
sto costruendo un sistema esperto de-
stinato al riconoscimento delle micosi,
mi veniva fatto notare che quanto ave-
vo finora esposto in queste mie discus-
sioni sulle pagine della rivista, non
compariva molto di più di quello che
era. appunto, disponibile in altri linguag-
gi Vero! Ma non si possono servire
contemporaneamente più padroni; tan-
to per intenderci, se si adotta il Turbo
Prolog (giunto in versione 2) gli opera-
tori di stringa di cui abbiamo parlato la
vostra scorsa si triplicano addirittura;
ma d'altro canto sono convinto che a
questa conclusione erano già giunti i
miei lettori (che spero rumoreggianti in
masse oceaniche anche se mi sfiora il
dubbio che non siano più numerosi di
una qualsiasi armata Brancaleonel), vi-
sto che gli operatori descritti, ad esem-
pio, la volta passata, sono debolucci
come quelli del più scalcinato Basic o
Pascal disponibile su uno straccio di
Commodore 64 o di un Amiga 500.
Comunque ritorniamo al nostro di-
scorso! Dicevamo di I/O; Prolog, seb-
bene disponga nelle sue diverse imple-
mentazioni di raffinatissime tecniche a
tal proposito (si tratta dell'area di pro-
grammazione forse più curata e avan-
zata del linguaggio, e ne è ovvio il
motivo), non è comunque interattivo in
tempo reale, appannaggio, questo, di
linguaggi ben più dotati e efficienti in
tal senso; d'altro canto, a costo di ripe-
terci, diremo che non si tratta di una
esigenza propria del nostro idioma, i
cui compiti non sono certo quelli di
gestire strumentazione, macchine o ro-
bot; lasciamo a questi compiti linguag-
gi come il Forth o l'Assembler, molto
più dotati.
Gli operatori di I/O
Come d'altro canto avviene in molti
altri linguaggi, anche in Turbo Prolog
sono disponibili una serie di predicati di
diversa natura, destinati a manipolare
dati provenienti dalla tastiera o da file
su memoria di massa, e capaci di dare
risposte o ridepositare sulla memoria di
massa stessa i dati rielaborati alla bi-
sogna.
Cominceremo. nella nostra trattazio-
ne. a parlare di operatori standard per
poi passare a quelli specializzati e. pro-
babilmente. più specifici per il lin-
guaggio.
Gli operatori standard di input
Tutte le operazioni di output in Pro-
log sono maneggiate e organizzate dal
predicato [write]. Attraverso di esso,
ovviamente utilizzando opportuni indi-
catori e indirizzatori, è possibile dirigere
le operazioni di output a CRT, stampan-
ti e file, o a qualunque altro indirizzo
(ad esempio una macchina di registra-
zione o, come accade sovente nei SE
230
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
TURBO PROLOG
medici, veri campi d'azione dell'Intelli-
genza Artificiale, ad attrezzature di ana-
lisi e controllo). Al contrario della mag-
gior parte dei predicati Prolog, [write]
può maneggiare un numero imprecisa-
to di argomenti; il principio generale è
che esso semplicemente mostra o
stampa tutti gli argomenti che lo se-
guono.
L'esempio più semplice dell'uso di
Iwrite] è quello di fargli scrivere una
stringa sullo schermo; questo è l'indi-
rizzo di default a meno che non ci
siano specificatori (li vedremo tra poco)
che indirizzano le operazioni a un'altra
periferica.
Un esempio dell'operazione è;
Goal: write("hello!")
hello! True
Goal:
La forma generale, come si vede, è
rappresentata dall'operatore [write] se-
guito dalla stringa che si intende stam-
pare: la lunghezza della stringa può es-
sere qualsiasi, e, proprio in base a
quanto detto qualche secondo fa, può
essere rappresentato da più stringhe;
la cosa è importante specie se si tiene
conto che ci sono casi in cui occorre
mischiare valori numerici e alfanumerici
tra di loro, evitando la seccatura della
conversione stringa-numeri e viceversa
che abbiamo visto la volta passata. Un
esempio può essere rappresentato da:
Goal : writeC'Salve", "Marinaceli ")
Salve,Marinacci!True
Goal:
o, ancora
Goal: write("Ho vinto" "A," miliardi alla
lotteria di Capodanno")
Ho vinto 4 miliardi alla lotteria di Capo-
dannoTrue
Goal:
Un altro operatore abbastanza comu-
ne, abbinato a [write] è [ni], dal signifi-
cato esattamente eguale a quello che
ha in «C», [new line]; esso ci consente
di dare un aspetto più pulito e profes-
sionale al nostro output che sarà del
tipo:
Goal: write("Finora la Molinari non ha
ancora telefonato, meno male!") and ni
Finora la Molinari non ha ancora teiefo-
True
Goal:
E se volessimo spezzare la stringa in
più parti? Semplice (ma non troppo);
sarebbe sufficiente battere:
Goal: write("Finora la Molinari non ha
ancora telefonato,")
Goal: write ("meno male!") and ni
Finora la Molinari non ha ancora telefo-
meno male!
True
Goal:
Ma c'è qualcosa che non funziona;
primo che faticaccia per scrivere qual-
cosa, secondo, in maniera interattiva,
vale a dire direttamente dalla tastiera,
la còsa non funzionerebbe di certo, vi-
sto che dopo il primo goal la risposta
sarebbe immediata; avremmo, in prati-
ca due ordini e due risposte, spezzetta-
ti nel tempo e ben poco pratici per la
verità; è possibile rendere tutto più
compatto ed elegante in maniera chiara
e pratica adottando una stringa di for-
mattazione inserita nella stringa stessa,
|\n], anche stavolta del tutto simile
come significato all'equivalente in «C».
Cosi avremo:
Goal: write ("Buongiorno, \ n Giovanna!
\n).
Buongiorno,
Giovanna.
True
Goal:
C'è da notare che il linguaggio consi-
dera l'operatore [\ n] come una stringa
diversa da qualunque cosa le sia accan-
to; cosi mentre è possibile battere
Goal: write(salvel)
salvelTrue
Goal:
senza le virgolette, è invece illecito di-
gitare:
Goal: write(salve \ n)
cosa che darebbe un segnale d’errore
(in Turbo Prolog [errar 10]).
[write], come prevedibile, non è solo
utilizzabile per scrivere e mostrare
stringhe preformattate; di esso ci pos-
siamo servire per scrivere variabili, che
possono essere, ovviamente, mischiate
a stringhe, e così via.
Ancora un esempio in figura 1 e in
figura 2 un altro più complesso.
Utilizzando il semplice predicato |wri-
te|, l'output non si presenta formattato
in maniera particolarmente raffinata;
avremo in uscita una stringa standard,
Goal: Variabile 1 = "esempio"
variabile 1 = esempio
True
Goal: write( "Questo è un Variabile"!", "di output sullo schermo \ n")
Questo è un esempio di output sullo schermo.
Goal:
Figura 1
Goal: Variabile 1 = "esempio", Variabile 2 = "più complesso", write
("Questo è un". Variabile 1, Variabile 2, "di output sullo schermo. \ n").
Questo è un esempio più complesso di output sullo schermo.
Variabile 1 = esempio
Variabile 2 = più complesso
1 Solution
Goal:
Figura 2
231
MCmicracomputer n. 93 - febbraio 1990
TURBO PROLOG
giustificata a sinistra, e di grandezza
normale; ma talvolta può essere oppor-
tuno scrivere informazioni su periferiche
grafiche o su disco, opportunamente
formattate; in questo caso può essere
opportuno far ricorso a un predicato più
raffinato, Iwritef J.
Come il suo più diretto predecessore,
Iwritef] (letteralmente write-formatted)
maneggia un numero indefinito di argo-
menti. ma il primo ha un significato e un
valore particolare e speciale; la prima
lettera deve essere il segno del [%], la
seconda è rappresentata dal segno me-
no [— 1, solo se si desidera che la stringa
sia giustificata a destra; la mancanza di
tale segno (o il segno |+] in talune
implementazioni), determina il normale
incolonnamento a sinistra.
Il campo successivo, opzionale, spe-
cifica la minima grandezza di campo da
utilizzare nella stampa, su schermo o su
stampante, di quanto contenuto nella
lista di argomenti maneggiati dalla fun-
zione (predicato) stessa.
Ancora (ma non ci si spaventi per
questo, è più complicato da dire che da
fare), segue un punto |.| e un numero (o
un gruppo da una a tre lettere).
Nel primo caso (numero) la cifra indi-
ca il numero massimo di lettere da
stampare prelevato dalla stringa stessa
(o. nel caso di output numerico di nu-
mero reale, il numero (precisione) delle
cifre dopo il punto decimale).
Una lettera (che può essere «f». «e», o
«g») presente in ultima posizione signifi-
ca una serie di cose. Il parametro |f|
(floating) avvisa il sistema di mostrare i
numeri nella forma fissa decimale, vale a
dire nel formato standard per il linguag-
gio; |e| (exponential) mostra i valori in
forma esponenziale, e infine |g] lascia la
scelta, a Prolog, di mostrare i risultati
nella maniera migliore e più consona ai
quantitativi numerici manipolati al mo-
mento.
Gli operatori standard di output
L’istruzione Iwrite], con le sue diver-
se implementazioni e variazioni sul te-
ma, può manipolare in maniera molto
elastica diversi tipi di dati (caratteri,
stringhe, stringhe concatenate, simboli,
variabili, interi, e numeri reali) anche
variamente frammisti tra loro. La sua
controparte in input, il predicato |read]
non gode di tutta questa libertà, e deve
essere esplicitamente confezionato in
relazione all'informazione che è destina-
ta a maneggiare; in altre parole deve
conoscere il tipo di dati che dovrà ma-
neggiare.
Il predicato |read], in Turbo Prolog, ha
cinque variazioni La sua variazioni più
flessibile è (readln) (ma che somiglianza
col «C» !), che legge semplicemente
caratteri dalla periferica di input corren-
te fino a incontrare una virgola o un CR
(la periferica standard di input, ovvia-
mente, è, in default, la tastiera)
Un esempio di uso di [readlnl in fase
interattiva è:
Goal: readln(Frase).
A questo punto, dopo aver premuto il
[returnl non succede proprio niente; ma
è un niente diverso dalla solita fase di
stasi della macchina.
In questa, infatti, è sempre presente,
all'inizio del rigo, il [Goal] qui il sistema
mette in fase di attesa, e il cursore si
pone all'inizio della linea successiva,
lampeggiando in attesa. Battiamo:
Questo è un articolo per
MCmicrocomputer
Il sistema si risveglia e prosegue con:
Questo è un articolo per
MCmicrocomputer
Frase = Questo è un articolo per
MCmicrocomputer
1 Solution
Goal:
Facciamo una piccola variazione sul
tema, battendo:
Goal: readln (Frase).
Questo è un articolo, per
MCmicrocomputer
Frase = Questo è un articolo
1 Solution
Goal:
E l'articolo [per MCmicrocornputerl?
Chissà dove è andato a finire, perso nei
meandri infiniti e tortuosi della macchi-
na! Molto più semplicemente è sparito,
in quanto la variabile di input è stata
soddisfatta direttamente dalla prima
parte della frase (si noti anche la scom-
parsa della l.l). Battiamo ancora:
Goahreadln (Frase 1, Frase 2).
Questo è un articolo, per MCmicrocom-
Frase 1 Questo è un articolo
Frase 2 = per MCmicrocomputer
2 Solutions
Goal:
Questo è solo una delle tipologie di
[read]; esistono altre quattro forme di
input. Ireadchar] legge dalla tastiera un
solo carattere e. come i soliti InkeyS et
similia di altri linguaggi è utile essenzial-
mente in operazioni di risposta [si-no] o
per fermare l'attività di un programma.
Un esempio potrebbe essere:
Goal: write ("batti un tasto:"),
readchar(Tasto). ni, write ("Hai battuto il
tasto ".Tasto, ni).
batti un tasto: a (battuto dalla tasliera)
Hai battuto il tasto a
1 Solution
Goal:
Per leggere numeri Prolog mette a
disposizione due predicati, praticamen-
te simili, ma destinati a maneggiare
forme numeriche diverse, [readintl e
[readreal], dal significato abbastanza ov-
vio; il primo legge numeri interi, il se-
condo numeri reali. L'unica attenzione
da porre nell'uso di questi predicati é
che, ovviamente [readintl non può leg-
gere numeri decimali (ma il contrario è
possibile).
Il tutto è abbastanza chiaro negli
esempi successivi
Goal; readint(Numero).
55
Numero - 55
1 Solution
Goal; readint (Numero).
55.12
No Solution
Goal; readreal (Numero).
55.36
Numero 55.36
1 Solution
Goal; readreal (Numero).
55
Numero - 55
1 Solution
Questo perché, è appena il caso di
accennarlo, tutti i numeri interi sono
anche numeri reali.
E per finire accenniamo all'ultimo pre-
dicato di input Ireadterm]. Il suo uso
non é interattivo, essendo riservato a
leggere dati conservati su file presenti
su disco.
Tramite esso é possibile accedere ad
una unità di registrazione presente in un
file; esso maneggia due argomenti, il
primo stabilisce il dominio dell'oggetto
da leggere, il secondo il nome della
variabile in cui il valore verrà riposto, la
sua forma tipica è:
readterm (a,B)
Bene, siamo di nuovo alla fine; ma
anticipiamo, come al solito, l'argomento
del prossimo numero.
Nella discussione abbiamo più volte
precisato che la periferica standard, di
default, è la tastiera, ma come si fa ad
accedere alle altre? E come si fa a
lavorare su file, che a tutti gli effetti
possono essere considerati come vere
periferiche?
232
MCmicrocomputer n. 93 - lebbraio 1990
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ASSEMBLER 80386
di Pierluigi Panunzi
Istruzioni di controllo
sesta parte
Siamo quasi arrivati al termine
dell'analisi del set di istruzioni
del microprocessore 80386,
almeno per quel che riguarda
il funzionamento in modo
reale: terminata questa
analisi, ci addentreremo infine
nel mondo del Protected
Mode, che nel 386 si è
arricchito di nuove funzionalità
tra le quali spicca il già citato
" Virtual 8086 Mode».
Ma non precorriamo troppo i
tempi e proseguiamo dunque
nell'analisi delle istruzioni di
controllo del flusso di
programmazione e cioè delle
istruzioni di salto,
condizionato o meno
I salti condizionati
Evidentemente il 386 non ha appor-
tato alcun cambiamento al funziona-
mento logico delle istruzioni di salto
condizionato, che sono rimaste le stes-
se fin dai tempi dell'8086: abbiamo
cioè anche in questo caso le 16
«jump», ben note, ma che per comple-
tezza riportiamo in figura 1.
Come altrettanto ben noto, queste
istruzioni soffrono di una limitazione in-
trinseca in quanto consentono un salto
ad una locazione posta all'Interno di un
range più o meno 128 (per l'esattezza
+ 127 e -128) byte rispetto all'indirizzo
In cui è posta l'istruzione stessa: que-
sto fatto ha sinora comportato il van-
taggio di una codifica estremamente
breve per tali istruzioni (un byte per
l'opcode ed uno per il cosiddetto di-
splacement e cioè lo spostamento ri-
spetto all'indirizzo effettivo), ma d'altro
canto è stata sempre una limitazione
nel caso di salti a posizioni più lontane,
fatto questo che ha sempre richiesto
l’uso intrecciato di due istruzioni di
salto.
Se ad esempio si voleva effettuare il
salto ad un'etichetta lontana più di 128
byte (nell’esempio si chiama ETICHI se
il carry era settato, ecco che bisognava
sempre scrivere un qualcosa del ge-
nere:
JNC SOTTO
JMP ETICH
SOTTO:
Ulteriore problema, a meno di non
usare delle macro, era quello che ogni
volta si doveva usare un'etichetta diffe-
rente per «SOTTO»
Finalmente dunque con il 386 questa
situazione è mutata (ed in fondo pote-
vamo senz'altro aspettarcelo .) in
quanto ora, accanto alle normali istru-
zioni di «salto condizionato corto», esi-
stono le rispettive istruzioni di «salto
condizionato lungo», dove dunque il di-
splacement consente di raggiungere
qualsiasi locazione all'interno del Code
Segment: in prima analisi dunque po-
tremo effettuare un salto nell'ambito
dei canonici 64K byte di un normale
Code Segment. con un displacement a
16 bit e non più ad 8.
Ma non dimentichiamoci che il 386 e
un microprocessore a 32 bit e come
tale può gestire informazioni di tale
grandezza: abbiamo già visto, ma lo
rivedremo meglio nei dettagli, che an-
che i segmenti di codice e di dati pos-
234
lyiCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
ASSEMBLER 80386
sono essere formati da quantità appun-
to a 32 bit ed in particolare un assem-
blatore per il 386 (Turbo Assembler,
per citarne uno...) avrà la possibilità di
definire se un segmento contiene dati
e/o istruzioni a 16 o 32 bit.
Ecco che dunque anche il segmento
di codice potrà essere a 32 bit e perciò
in questo caso il displacement sarà a
32 bit: con tali valori il range di indirizzi
in cui è possibile effettuare il salto an-
drà tra -2 '31 a +2 '31-1 con il che
possiamo stare più che tranquilli, in
quanto tali valori sono nientemeno che
— 2G +2G-1 dove la «G» sta per
«Giga»...
Il tutto ancora una volta avverrà sem-
pre e comunque all'interno del Code
Segment e perciò un salto condizionato
verso una locazione posta in un altro
Code Segment dovrà per forza di cose
avvenire ancora nel modo che ben co-
nosciamo, per mezzo della JMP di tipo
«inter-segment».
Nella figura 2 vediamo un esempio,
redatto per il Turbo Assembler, in cui si
vedono le tre possibili situazioni:
— nella prima, in un segmento «nor-
male», la codifica avviene secondo il
metodo ben noto e cioè con due byte;
— nella seconda, che prevede un seg-
mento normale, ma in ambiente 386 (la
direttiva .386 serve per far codificare le
istruzioni secondo le regole e le carat-
teristiche di tale microprocessore,
mentre la direttiva USE16 indica quan-
tità a 16 bit), vediamo che il salto av-
viene tranquillamente ad una locazione
posta ad un offset pari a 1238H;
— nella terza situazione, in cui il seg-
mento il codice è a 32 bit (grazie alla
direttiva USE32). il salto condizionato
avviene alla locazione posta all’indirizzo
0123456DH (a 32 bit!), ben al di là di
quanto possiamo immaginare ed il tut-
to senza alcun errore di sorta.
In figura 3 vediamo invece lo stesso
esempio in cui il salto però è effettuato
ad un'etichetta posta rispettivamente
all'indirizzo 13H, 15H e 16H, ottenute
sommando 10H al program counter
dell'istruzione successiva alla jnz in
Figura 2 - Esempio di frammento dì programma redatto in Turbo Assembler, per
mostrare le possibilità di /ump incondizionato in Code Segment « normali ", ed in
ambiente puramente 386. rispettivamente a 16 ed a 32 bit: si vede dunque come la
stessa istruzione prevede codifiche differenti
Figura 3 - Altro esempio di frammento di programma, analogo al precedente dì ligure 2.
nel quale i salti vengono fatti ad una locazione «vicinai in tulli e tre i casi: come spiegato
nel testo, la codifica nei tre casi è sempre la stessa e si può notare l'uso di istruzioni
NOP aggiunte dall'assemblatore stesso
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
235
ASSEMBLER 80386
Tabella I - In questa tabella abbiamo riportato tutte le condizioni possibili sia per le
istruzioni ih .1 / mp condizionalo » che per le nuove istruzioni di SET, per avere sempre
soli 'occhio quali sono le effettive operazioni logiche sui flag che determinano le
condizioni
questo caso vediamo che l'Assembler
prende alcune decisioni importanti:
— nel primo caso II tutto va come
nell'esempio di figura 2;
— nel secondo e nel terzo caso, relativi
al 386 «puro», rispettivamente in seg-
menti a 16 ed a 32 bit, la codifica
avviene sempre con lo stesso opcode
e con un displacement ad un byte co-
me nel primo caso, mentre sono state
aggiunte delle istruzioni NOP per pa-
reggiare i conti,
A questo punto c’è da fare una preci-
sazione, a proposito di queste NOP: in
particolare tali byte 90H vengono usati
dall'Assembler (nella seconda passata)
per riempire lo spazio che era stato
riservato all'istruzione di salto nella pri-
ma passata.
Comunque mettendo al posto di
Altre istruzioni di salto
condizionato
A questa categoria appartengono al-
tre istruzioni già ben note: in particola-
re si tratta delle JCXZ, LOOP, LOOPZ
e LOOPNZ che sono registrate al solito
arricchite del funzionamento con i regi-
stri estesi,
In dettaglio, l'istruzione.
JCXZ LABEL
ora assume anche la forma
JECXZ LABEL
che non fa altro che controllare il valore
contenuto nel registro esteso ECX e
saltare all'etichetta «LABEL» indicata
allorché tale contenuto sia nullo.
Per quel che riguarda le istruzioni
LOOP, LOOPZ e LOOPNZ c’è da dire
che non esistono versioni esplicite a 32
bit per tali istruzioni, ma viceversa le
stesse istruzioni agiscono in modi diffe-
renti a seconda che ci si trovi in un
Code Segment a 16 oppure a 32 bit: il
primo tipo a 16 bit è quello per il quale
le istruzioni LOOP agiscono nel modo
che ben conosciamo, mentre nel caso
in cui tali istruzioni si trovino in seg-
menti da 32 bit, continuano ancora a
funzionare nello stesso modo, con l'u-
nica differenza che il registro utilizzato
non è più CX ma ECX
In modo del tutto analogo il displa-
cement in questo caso può essere
espresso solamente con un byte il che
significa che ancora una volta 1 loop
possono essere lunghi al massimo
-128 o +127 byte.
Un'occhiata ai tempi di esecuzione ci
mostra che le istruzioni JCXZ e JECXZ
vengono eseguite in 5 0 10 cicli di
clock a seconda che, rispettivamente,
si passi semplicemente all’istruzione
successiva oppure si effettui il salto
all'etichetta indicata.
Per quel che riguarda le istruzioni
LOOP, c’è da dire solo che ora 1 cicli di
clock sono 12. in tutti 1 casi visti ed
indipendentemente dal fatto che ci si
trovi in segmenti a 16 0 32 bit.
Nuove istruzioni legate allo
stato dei flag
Ecco finalmente 16 nuove istruzioni
(più i loro sinonimi) che consentono di
Jnz sotto2
e simili, l'istruzione
jnz shon sotto2
si può fare in modo che l'Assembler
riservi solo 1 due byte canonici dell'i-
struzione nella forma più corta, anche
in ambiente 386 con segmenti a 16 o
32 bit.
Chiudiamo con queste prime istruzio-
ni di salto condizionato dando un'oc-
chiata ai tempi di esecuzione, che in
tutti i casi visti richiedono 3 oppure 8
cicli di clock a seconda se, rispettiva-
mente, si passa all’istruzione successi-
va oppure se viene effettuato il salto
(indipendentemente dal tipo di displa-
cement utilizzato).
Figura 4 - Elenco delle nuove istruzioni di « set su condizione » (con 1 loro sinonimi!,
introdotte con II 386 e particolarmente utili nell'implementazione di linguaggi ad allo
livello
236
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
ASSEMBLER 80386
allargare lo spettro di possibilità del
386 rispetto ai suoi predecessori: si
tratta di istruzioni che consentono di
porre ad 1 oppure a 0 l’operando (rigo-
rosamente ad 8 bit) a seconda se sia
verificata o meno la condizione indicata
dall'istruzione stessa.
In figura 4 vediamo l’elenco di tali
nuove istruzioni accompagnate dal loro
significato: ad esempio l'istruzione
setz al
che si legge «set AL if Zero», pone nel
registro AL il valore 1 se si è in condi-
zione di «zero» (cioè se il flag di Zero è
stato settato dalle istruzioni precedenti)
oppure il valore 0 nel caso contrario.
Se indichiamo con «x» una generica
condizione espressa dallo stato di un
flag oppure dall'OR, o dal NOR di due
flag, genericamente si può dire che
l'istruzione SETx pone nel bit meno
significativo dell'operando proprio il va-
lore del flag o il risultato dell'OR o del
NOR di cui sopra: ad esempio l'istru-
zione
setng bh
controlla la condizione «NG» («Not Gre-
ater»), verificata se il flag di Zero è
settato oppure se il flag di Segno è
diverso dal flag di Overflow, e pone
tale valore nel bit meno significativo di
BH.
In formula si potrebbe dire cosi:
LSB(BH) <- ((ZF = 1) or (SF <> OF))
In generale dunque si può sintetizza-
re il funzionamento della generica istru-
zione «SETx op» con la formula
LSB(op) < — biLcalcolalo
dove:
— «op» è l'operando ad 8 bit;
— «x» è la condizione da testare;
— «bit-calcolato» è il valore che assu-
me il bit a seguito di una certa opera-
zione logica, riportata in tabella 1, che
può essere utile anche per le istruzioni
del tipo «Jx» viste in precedenza.
Per quel che riguarda l'operando, ol-
tre ad un registro ad 8 bit, può essere
una qualsiasi locazione di memoria, il
che comporta che può essere indicata
nell'istruzione con uno qualsiasi dei
modi previsti dal 386, che usano anche
i registri estesi: ad esempio in figura 5
vediamo come ultima istruzione la
Figura 5 - Esempio di applicazione di istruzioni del npo »set byte su condizione»
setb tabella[eax+edi*8+4]
il cui operando è posto ad un indirizzo
ottenuto a partire dall'offset di «tabel-
la", aggiungendo ad esso il contenuto
di EAX, il valore 4 ed il contenuto di
EDI moltiplicato per 8..
In questo caso vediamo pure come
ne risente la codifica, che prevede l'u-
so dei modi di indirizzamento propri del
386 e che fatti i conti portano alla
codifica su 10 byte dell'istruzione in
esame: questo è appunto il prezzo (in
termini di occupazione di memoria) che
si deve pagare per avere la potenza
piena del 386.
Lo stesso discorso però non si appli-
ca minimamente ai tempi di esecuzio-
ne delle istruzioni stesse, che si man-
tengono sempre e comunque a livelli
incredibilmente bassi: 4 cicli di clock
per operandi di tipo registro e 5 per
operandi in memoria, comunque calco-
lati!
Le ultime istruzioni di controllo
del flusso
A questo gruppo appartengono istru-
zioni molto ben note e sulle quali ci
soffermeremo solo per indicarne il no-
me e le funzioni svolte: si tratta di
istruzioni alle quali il 386 ha aggiunto di
suo non tanto qualcosa collegato ai 32
bit, ma ben altro, relativo ai suoi modi
di programmazione in modo protetto.
Solo dopo aver analizzato in dettaglio
e con calma tutte le sfaccettature delle
possibilità di programmazione di tale
microprocessore, potremo cercare di
capire in particolare perché ad esempio
una CALL verso un «Virtual 8086
task», a partire da un «286 task», ri-
chiede la bellezza di ben 218 cicli di
clock, mentre se si parte da un «386
task» i cicli diventano 228.
A questo punto ricordiamo solo che
le istruzioni di questo gruppo sono le
ben note:
CALL. per chiamare una sub-
routine;
JMP, per saltare ad un certo indi-
rizzo;
RET, per ritornare da una subrouti-
ne al programma chiamante;
INT, INTO e BOUND, rispettiva-
mente l'attivazione software di un cer-
to interrupt, l'attivazione dell'interrupt 3
in caso di Overflow e attivazione del-
l’interrupt 5 se l'indice di un vettore
esce dai limiti imposti;
IRET, per ritornare, al termine del-
l'esecuzione di una routine di servizio
di un interrupt. al programma che era
stato interrotto.
In tutti questi casi non si parlerà di
«programmi» generici, ma bensì di
task e sarà determinante sapere se
tale task é in ambiente 80386 «puro»,
in «Virtual 8086 Mode» oppure ancora
in ambiente 286: ricordiamo di sfuggita
poi l'esistenza di quei «filtri logici» chia-
mati «Cali Gate», «Trap gate», ecc,
nonché dei differenti livelli di privi-
legio...
Comunque fin dalla prossima puntata
parleremo di queste caratteristiche del
386, molte delle quali prendono le
mosse da analoghe strutture presenti
nel 286 e che avevamo già analizzato
nell'ambito della rubrica apposita: i let-
tori ricorderanno bene che non si tratta
di argomenti facili da trattare e da com-
prendere e per tale motivo cercheremo
di renderli accessibili, magari tenendo
sotto mano gli articoli relativi al 286.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
237
MS-DOS
di Pierluigi Panunti
Multi-tasking in Time-sharing
con il Turbo Pascal
seconda parte
La scorsa puntata abbiamo
fornito i primi rudimenti circa
la programmazione in Multi-
tasking in ambiente Turbo
Pascal : prima di proseguire
dunque lungo questa strada,
tenendo magari sotto mano il
numero precedente di MC,
ricordiamo che l'oggetto della
nostra analisi è una serie di
«unit» scritte in TP (dal
redattore...) relative
all'implementazione di un
ambiente Multi-tasking
semplificato, che può girare
su qualunque personal su cui
giri il TP stesso, senza
richiedere per forza la
presenza di un 286 o meglio
di un 386
I processi
Ricollegandoci idealmente con quan-
to detto la scorsa puntata, ricordiamo
dunque cosa si intende con tale termi-
ne: più rigorosamente, almeno per
quello che ci servirà nel prosieguo, un
processo non è altro che una procedura
che deve essere eseguibile all'infinito e
cioè deve essere dotata al suo interno
di un loop infinito, dal quale non si dovrà
e potrà mai uscire, pena il blocco totale
del computer.
In particolare il «processo» avrà una
parte iniziale in cui si inizializzeranno le
variabili locali, dopodiché sarà presente
un loop infinito, che a scelta del pro-
grammatore avrà aspetti «formali» dif-
ferenti.
La scelta, per quel che riguarda il loop
infinito, è ricaduta sul gruppo di istru-
zioni
repeat
Icorpo del processo]
until false;
Che potrebbe essere tranquillamente
sostituita con il seguente gruppo di
istruzioni:
while true do begin
[corpo del processo)
end;
Caldamente sconsigliate, invece, so-
no forme legate a definizioni di «label»
e ad istruzioni di tipo «goto etichetta»,
se non altro per un doveroso rispetto
verso i programmatori seri in Pascal...
Comunque, come è facile vedere an-
dando a disassemblare un programmino
di prova dotato di loop infinito (con la
«repeat... until», con la «while... do» ed
anche con la «goto...»), si ha che in tutti
i casi la codifica in Assembler risulta
perfettamente identica e perciò in teona
non c'è alcuna controindicazione ad
usare una forma rispetto all'altra, a par-
te gusti o idiosincrasie personali,
Ecco che dunque un processo dovrà
essere implementato nel seguente mo-
do (si veda la figura 1);
— indicazione del nome del processo;
— definizione di const, type, var, pro-
cedure e function locali al processo,
— inizializzazione delle variabili locali;
— ciclo infinito di istruzioni costituenti il
corpo del processo considerato.
Sottoliniamo ancora una volta il fatto
che i processi devono poter girare all’in-
finito e questa, oltre che una condizione
necessaria per poter eseguire un certo
processo in multitasking, diventa pure
una caratteristica che deve possedere
un certo insieme di routine per poter
diventare un processo.
Cerchiamo di spiegarci meglio con un
paio di esempi:
l'output su video di un carattere in
una certa posizione non è un processo,
in quanto è una funzione che non può e
non deve essere eseguita all'infinito (si
deve mostrare un certo carattere solo
una volta nello schermo e non certo
infinite volte): è dunque facile passare a
tale funzione un parametro che rappre-
senterà il carattere da inviare in output,
— l'attesa della pressione di un ta-
sto può essere viceversa realizzata co-
me un processo in quanto è facile ren-
dersi conto che la funzione «scansione
della tastiera alla ricerca di un tasto
premuto» può anche durare all'infinito,
nel caso in cui l'operatore non avesse
alcuna intenzione o necessità effettiva
di premere un tasto: l'importante (e
questo sarà automaticamente realizza-
to) è che il computer non rimanga li,
senza fare assolutamente niente, in at-
tesa della pressione di un tasto;
— il colloquio con un altro computer
attraverso la linea seriale è ancora una
238
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
MS-DOS
volta un processo in quanto si tratta di
una funzione che prevede il controllo
della linea seriale istante per istante, la
memorizzazione dei byte ricevuti e vice-
versa la bufferizzazione ed il successivo
invio di quelli da trasmettere.
Gli esempi a questo punto potrebbe-
ro essere veramente tanti, e tra l'altro si
può vedere che in realtà non è nemme-
no detto che alcune funzioni che non
sono processi possano essere adattate
a diventarlo: infatti la procedura di
output verso il video potrebbe diventare
un processo (e cioè una routine che
viene eseguita all'infinito) non appena ci
si accorge che tale routine potrebbe
restare li a ciclare su se stessa, in
attesa di un byte da mostrare sullo
schermo.
Bisognerebbe allora in questo caso
trovare un metodo per passare a tale
processo il o i byte da mostrare (meto-
do che ovviamente esiste e su di esso
torneremo nel seguito), senza però far
rimpiangere la snellezza e la praticità
d'uso di una procedura che compie la
sua funzione solo quando viene chia-
mata.
Per concludere dunque non è detto
che per forza bisogna creare dei proces-
si a tutti i costi: al limite un paio di
processi appena, ma con una serie di
procedure e function ad hoc, possono
già realizzare un sistemino di tutto ri-
spetto, in quanto, non dimentichiamo-
celo, gira in Multi-tasking.
Mai come in questo caso è necessa-
ria un'analisi a monte per poter decide-
re quali delle funzioni sono processi e
quali invece saranno delle funzioni «nor-
mali».
Ancora sullo «stack locale»
Ritorniamo ancora su questo argo-
mento per aggiungere alcune conside-
razioni.
In particolare ad ogni processo che
girerà in ambiente Multi-tasking verrà
associato (durante un'apposita fase di
inizializzazione) un proprio stack locale,
inteso come stack sul quale lavora il
processo in esame e sul quale, come è
ben noto, vengono salvati i contenuti
dei registri allorché si abbia un'interru-
zione: da questo punto di vista il singolo
processo dunque vede il proprio stack
(indirizzato, come sempre e naturalmen-
te, per mezzo della coppia di registri
SS:SP) come una zona di memoria a lui
associata (e della quale si dovrà fornire
l'ampiezza) senza accorgersi dei cam-
biamenti attuati dallo scheduler. della
cui opera parliamo tra breve.
Approfittiamo della situazione per dire
che ad ogni processo è strettamente
associato il valore corrente della coppia
di registri di cui sopra (SS:SP), valore
che viene memorizzato istante per
istante in un vettore apposito e gestito
dal supervisore stesso.
Il tutto apparirà più chiaro dopo aver
visto i compiti svolti dal «kernel».
Lo scheduler
Con questo termine abbiamo indicato
una parte fondamentale del sistema
Multi-tasking in quanto si tratta proprio
del blocco di istruzioni che supervisiona
il tutto e che consente di passare da un
processo all'altro ad intervalli di tempo
regolari.
Abbiamo anche detto (e riportato in
appositi grafici) che ogni processo ha il
possesso della CPU per un intervallo di
tempo (detto slice) che nel nostro caso
è pari a circa 55 msec e cioè esatta-
mente lo spazio di tempo tra due suc-
cessivi «clock tick» e cioè due battute
successive del clock, interno del com-
puter: fin dai primi PC (e per compatibi-
lità il tutto è stato mantenuto nei model-
li superiori) infatti il clock di sistema (a
partire da 4.77 MHz) veniva diviso per 4
(con un divisore hardware) e successi-
vamente dal timer interno per un fattore
pari al massimo possibile e cioè 65536,
dando dunque come risultato un perio-
do di circa 55 msec (relativo a circa 18
Hz).
Nei modelli successivi dotati dei più
disparati clock, opportune divisioni a li-
vello hardware («prescaling» in gergo
tecnico) nonché a livello software fanno
sì che comunque si abbia un «clock
tick» ad intervalli di 55 msec.
A partire dunque da un qualunque
clock viene generato dal timer un inter-
rupt ogni 55 msec e perciò in risposta a
tale interrupt viene eseguita una routine
il cui ruolo principale è di modificare dei
contatori che servono a mantenere l'in-
formazione dell'ora e della data: tali
contatori non servono più laddove esi-
ste un orologio interno, dotato di batte-
ria in tampone, e che sovrintende alla
gestione dell'ora e della data, ma ovvia-
mente sono stati lasciati per compatibi-
lità, anche perché usati dal DOS, che
viceversa per funzionare non deve affi-
darsi ad un clock che in alcuni modelli
non esiste proprio...
Prendendo spunto da quelli che sono
i criteri alla base della programmazione
in Multi-tasking con il 286 e con il 386
(si vedano a tal proposito le rubriche
rispettive, sempre del medesimo auto-
re...) ecco che anche in questo caso si è
sfruttato un principio base legato alle
seguenti considerazioni, che prevedono
innanzitutto l'esistenza nel nostro siste-
ma, oltre al supervisore, di «n» processi
che vogliamo far eseguire «contempo-
raneamente».
Per passare dunque il «possesso» del
microprocessore e delle sue risorse da
un processo all'altro, si sfrutta un'appo-
sita routine d'interrupt (che viene attiva-
ta ad intervalli perfettamente regolari),
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
239
MS-DOS
secondo un meccanismo alquanto sotti-
le, che prevede il cosiddetto «task-swi-
tching»
Per analizzare questo meccanismo,
supponiamo di trovarci «a regime» e
cioè in un istante qualsiasi di funziona-
mento del sistema ed in particolare di
voler vedere (come al rallentatore ed a
partire da un istante iniziale) che cosa
succede per un certo periodo di tempo
Senza perdere di generalità supponia-
mo che, proprio in quell'istante iniziale,
sia in corso di esecuzione uno dei pro-
cessi, che indicheremo con «A» : è pro-
prio in questa situazione che il processo
vede la CPU tutta per sé, senza alcuna
ingerenza dall’esterno, se non, ad
esempio, a causa eventuali interrupt dal
«mondo esterno» provocati ad esempio
da parte della tastiera o dalla porta
seriale. Eventi come questi però non
fanno parte del sistema Multi-tasking,
ma viceversa sono da considerarsi una
normale appendice del funzionamento
dei singoli processi e come tali sono
gestiti normalmente.
Ecco che dunque, allo scadere del
clock tick, deve essere eseguita la
routine di servizio dell'interrupt del ti-
mer (INT 8): in questo caso sappiamo
bene che proprio all'inizio della routine
di servizio devono essere salvati nello
stack (con istruzioni PUSH) tutti i regi-
stri e questo è proprio quello che viene
fatto...
In particolare i registri vengono salvati
nello stack «locale» del processo inter-
rotto e ciò è di fondamentale importan-
za: se non fossimo in un sistema multi-
tasking, allora le istruzioni di POP che si
trovano subito prima dell'istruzione
IRET. di termine della routine di servizio
dell'interrupt. ripristinerebbero corretta-
mente i registri estraendone i contenuti
dallo stack (che nel nostro caso è pro-
prio quello «locale»), dopodiché il pro-
cesso che era stato interrotto riprende-
rebbe ad eseguire le proprie istruzioni,
come se nulla fosse successo.
Il fatto di essere viceversa irv un am-
biente Multi-tasking comporta invece
una grande differenza nel comporta-
mento della routine di interrupt: que-
st'ultima, contravvenendo alle regole
«conservative» ben note che prevedo-
no il salvataggio ed il ripristino dei regi-
stri, effettua invece uno stravolgimento
controllato dei registri in esame ed in
particolare proprio della coppia SS:SP
per ottenere appunto il task-switching
Supponendo dunque di avere prescel-
to il criterio di far eseguire gli «n»
processi in sequenza, uno dopo l'altro,
secondo le regole del cosiddetto «roud
robìn». ecco che, interrotto il processo
i-esimo, questo deve essere tempora-
neamente abbandonato, per passare il
controllo al processo i+1 -esimo: relati-
vamente a questo processo il supervi-
sore conosce esattamente (perché ad
esso associata) la posizione in memoria
dello stack locale.
Per ottenere il task-switching bisogna
ora:
— memorizzare il valore corrente della
coppia SS:SP nel vettore di cui abbiamo
parlato nel paragrafo precedente (pro-
prio in corrispondenza dell'elemento re-
lativo al processo che è stato inter-
rotto);
— caricare i registri SS:SP con i valori
memorizzati in quello stesso vettore,
ma stavolta relativi al processo da «in-
nescare»: in tal modo ora lo stack a cui
tale coppia di registri punta é proprio lo
stack locale del processo da attivare,
nel quale (è qui la chiave di volta) erano
stati memorizzati con delle PUSH tutti i
registri, proprio in occasione dell'ultima
volta che quel processo era stato inter-
rotto!
— Effettuare le POP per ripristinare i
registri in esame ed eseguire la IRET: a
questo punto ci troviamo dunque im-
mersi nell'ambiente del processo i+1-
esimo, proprio come se questo proces-
so fosse stato interrotto temporanea-
mente da una routine di servizio di un
interrupt, mentre in realtà nel frattempo
sono stati eseguiti gli altri «n-1» pro-
cessi...
Fondamentalmente è proprio tutto
qui il nocciolo del meccanismo del task-
switching. capito II quale si è veramente
a buon punto.
Nel nostro caso, in particolare, come
è stato più volte detto, si sono simulati
per quanto possibile via software i mec-
canismi hardware che stanno alla base
del funzionamento in modo protetto del
286 e del 386.
Visto dunque qual è il meccanismo
che regola il task-switching in una situa-
zione a regime, rimane da vedere cosa
deve succedere nella fase transitoria
iniziale: in questo caso infatti, ripren-
dendo il ragionamento precedente, ab-
biamo che nessun processo è stato già
eseguito e perciò nessuno di essi può
essere materialmente interrotto dallo
scheduler in quanto lo scambio dei con-
tenuti dei registri SS:SP comporterebbe
effetti disastrosi di blocco del sistema!
Ecco che dunque deve esistere una
ben precisa temporizzazione degli even-
ti, seguita la quale si ha un comporta-
mento ottimale: tale sequenza di eventi
avverrà in modo automatico seguendo
le indicazioni che riportiamo nel seguito
ed usando in particolare due procedure
di inizializzazione dei processi e del
Multi-tasking.
La definizione di processi
Dopo aver visto cosa sono i processi
e come si codificano, passiamo ora ad
analizzare come si fa a comunicare al
TPMT la loro presenza e le caratteristi-
che ad essi legate.
Ciò si ottiene con la procedura defi-
neprocess. che accetta tre parametri e
che viene chiamata nel modo seguente
defineprocess (processo, stacksize, attivo)
Ma vediamo il dettaglio dei para-
metri:
240
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
MS-DOS
— «processo» è una variabile di tipo
procedure in quanto deve contenere il
nome della procedura che rappresenta il
processo: entrando nei dettagli tecnici,
la possibilità di passare una procedura
oppure una function come parametro di
un'altra procedura richiede innanzitutto
l'uso della versione 5.0 (o successive)
del TP e poi, dal punto di vista program-
mativo, l'uso della direttiva !$F+), la
quale forza la generazione di procedure
di tipo far, i cui indirizzi sono composti
da segment-offset invece che del solo
offset;
— «stacksize» invece è una variabile di
tipo integer che conterrà il numero di
byte di lunghezza dello stack locale rela-
tivo al processo che si sta definendo: in
questo caso il valore può essere impo-
stato solo per tentativi, lasciando sem-
pre attiva la direttiva |SS+) (controllo
dello stack attivo all’ingresso di ogni
procedura), aumentandolo allorché il
programma si fermi per un run-time
errar di tipo «stack size overflow
— «attivo» é infine una variabile di tipo
boolean che consente di stabilire se il
processo in esame deve essere subito
attivato nell'ambiente Multi-tasking op-
pure deve rimanere disattivo in attesa di
un certo evento che lo risvegli.
A questo scopo segnaliamo che oltre
al vettore contenente, per ogni proces-
so, il valore corrente della coppia
SS:SP, esiste un altro vettore «di stato»
che contiene l'informazione relativa allo
stato corrente del processo: attualmen-
te nel TPMT sono stati implementati i
seguenti tre stati:
— «inattivo» (valore nullo nel vettore)
indicante che il processo non deve es-
sere seguito;
— «attivo» (valore uguale ad 1) indican-
te che il processo è correntemente da
eseguire e perciò nello slice di tempo di
sua competenza potrà accedere alle ri-
sorse di sistema;
— «in attesa da mailbox» (valore ugua-
le a 2) indicante che il processo in
esame è in attesa di un messaggio in
una mailbox: su questi concetti tornere-
mo nell'immediato prosieguo in quanto
ora appesantirebbero notevolmente l'e-
sposizione.
Come primissimo assaggio di quello
che vedremo nelle prossime puntate.
riportiamo in figura 2 la struttura base di
un sistema funzionante in Multi-tasking:
in questo si notano chiamate a procedu-
re già note ed altre ancora sconosciute.
Un po' per volta le analizzeremo...
Con questi concetti terminiamo la
puntata e diamo appuntamento alla
prossima, dove parleremo innanzitutto
di come vengono predisposti all'inizio i
vari stack locali relativi a tutti i processi
definiti in modo tale da consentire la
«partenza» del Multi-tasking: inizieremo
pure l'analisi delle singole procedure
che consentono tutti questi mecca-
nismi.
Abbiamo già detto che in alcuni casi
l'analisi risulterà alquanto complessa, in
quanto richiederà conoscenze sia di As-
sembler che di TP e per questo motivo
consigliamo i lettori interessati a dare
un'occhiata alle caratteristiche «inter-
ne» del Turbo Pascal, riportate in forma
veramente ottima in un apposito capito-
lo, intitolato «Inside Turbo Pascal», del
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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
241
MSX
di Maurizio Mauri
L’MSX-Basìc
quarta parte
Quando ho iniziato a parlare
del Basic MSX e in particolare
dei floating point, tra gli
argomenti che mi ero prefisso
di trattare avevo del tutto
trascurato i numeri interi.
Avevo pensato che in fondo le
moltiplicazioni o le divisioni
sui numeri interi vengono
svolte con routine abbastanza
semplici e accessibili anche
agli improvvisati
programmatori in Assembler.
Avevo considerato che tutti i
linguaggi di programmazione
per MSX pur nelle loro
mancanze supportano sempre
gli integer. Per chi allora
parlare di questo argomento?
Eppure, dopo due puntate
dedicate alle routine del Basic
che svolgono operazioni sui
numeri reali, non me la sono
sentita di far passare sotto
silenzio le altre routine
necessarie alle operazioni sui
numeri interi.
In effetti queste routine sono
necessarie anche al più
semplice programma in
Assembler; e il doverle ogni
volta riscrivere, oppure
includere da una libreria di
funzioni, non è sempre una
cosa comoda. In fondo se
queste routine già esistono
nella ROM del Basic non c'è
motivo di non usarle.
Inoltre, scopriremo fra poco
che nel BIOS c'è qualcosa di
più delle classiche quattro
operazioni
I numeri interi
Come già tutti sanno, lo Z80. il micro-
processore dei computer MSX. pur es-
sendo una CPU a solo 8 bit (e in epoca
di computer a 32 bit questo, purtroppo,
sembra già preistoria) può svolgere un
limitato numero di operazioni anche su
numeri a 16 bit. previste, fra l'altro,
anche nel più vecchio Intel 8080 in cui
venivano utilizzati i registri doppi (HL,
DE, BC) soprattutto per tener conto
degli indirizzi della memoria. Questa ca-
ratteristica, potenziata sullo Z80, è stata
però sfruttata anche nei calcoli sui nu-
meri interi che sono considerati appun-
to a 16 bit.
Nella loro più semplice implementa-
zione i numeri interi sono considerati
compresi fra gli estremi 0 e 65535,
escludendo così la possibilità di avere
dei numeri negativi. In altre parole i
numeri interi sono cosi considerati unsi-
gned. In altri casi (e questo è la norma
nel Basic MSX) viene preso in conside-
razione anche il segno, tenendone con-
to tramite il bit più significativo dei 16
bit a disposizione. Rimangono, per la
presentazione del numero soltanto 15
bit. per cui il campo di variazione dei
normali numeri interi, con il segno, risul-
ta essere compreso fra -32768 (8000 in
esadecimale) e 32767 (7FFF in esadeci-
male).
Alcune delle operazioni sui numeri
interi sono facilmente eseguibili già a
livello di Assembler poiché lo Z80 pos-
siede istruzioni di somma (con o senza
carry) o di differenza fra registri a 16 bit;
però con gli operandi sono sempre visti
come unsigned. Cosi verificare un
eventuale overflow (quando la somma
di due numeri positivi, ad esempio, ri-
sulta al di fuori del campo permesso)
richiede sempre dei controlli supple-
mentari o delle routine aggiuntive. Non
sono controlli eccezionali, d'accordo,
ma è pur sempre un grattacapo in più
per il povero programmatore in Assem-
bler.
D'altra parte che anche la semplice
somma fra due numeri interi con segno
non sia proprio la cosa più semplice del
mondo possiamo dedurlo dalla figura 1 .
242
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
MSX
dove è riportalo il disassemblato della
routine del BIOS che si occupa di que-
sta operazione.
La cosa di rilievo che si riscontra
analizzando questa routine é che. in
caso di overflow, invece di dar luogo al
noto messaggio di errore («overflow»), i
due operandi vengono convertiti in sin-
gola precisione e quindi viene eseguita
l'apposita routine di addizione. Il risulta-
to viene poi riportato nell'accumulatore
decimale (DAC); VALTYP (0F663H) vie-
ne caricato con un codice corrisponden-
te al tipo del numero.
Questa corrispondenza è la stessa
che è indicata su tutti i manuali Basic
allorché viene illustrata la funzione USR
e cioè: 2=intero, 3=stringa, 4=singola
precisione. 8=doppia precisione. Da ciò
si deduce che tutte le funzioni del Basic
e non solo la funzione USR. seguono
sempre le stesse regole. Si veda in
proposito l'esempio di figura 2 che svol-
ge una somma di due numeri interi
richiamando direttamente la routine del
BIOS.
Passiamo alla routine di sottrazione
che ha ben poco di significativo. Il primo
operando deve essere contenuto nel
registro DE mentre il numero da sottrar-
re deve essere passato tramite il regi-
stro HL. L'unica operazione che viene
svolta è quella di cambiare il segno del
secondo operando (contenuto nel regi-
stro HL) cosicché il calcolo possa esse-
re svolto richiamando la precedente
routine di addizione.
La routine di moltiplicazione è posta
all'indirizzo 031 93H. Dopo aver fatto il
valore assoluto dei due operandi conte-
nuti nei registri HL e DE (e dopo aver
salvato il precedente segno) viene svol-
to il prodotto seguendo il classico meto-
do di shift a sinistra e di somma. Ad
ogni istante viene controllato un even-
tuale overflow in seguito al quale é
effettuata una conversione in semplice
precisione nella stessa maniera effet-
tuata nella precedente routine di som-
ma, Il risultato è riportato in DAC.
Un'altra interessante routine di molti-
plicazione è posta all’indirizzo 314AH e
differisce dalla precedente perché non
tiene in nessun conto del segno degli
operandi, che sono perciò considerati
come unsigned. La cosa è rilevante
perché il Basic non considera questo
tipo di numeri. Come mai allora una
routine del genere in un ambiente in cui
non è prevista? La risposta è semplice:
in alcuni casi il Basic ha necessità di
questi numeri, in particolare quando de-
ve calcolare la posizione in memoria di
un elemento di un array; in questo caso
viene moltiplicato il numero dell'ele-
mento per la dimensione di ciascun
elemento (numero di byte occupati)
senza tener conto del segno degli ope-
randi Purtroppo, essendo prevista per
quest'unica evenienza, in caso di over-
flow viene attivata la routine di errore
del Basic che riporta il messaggio di
errore «Subscript out of range». Per
evitare questo inconveniente senza do-
ver effettuare difficili controlli preventivi
sugli operandi, è necessario intercettare
la routine degli errori come è stato
spiegato nello scorso numero e cioè
ponendo una opportuna istruzione di
salto nell’ hook H ERRO Questa routine
richiede i due operandi nei registri DE e
BC e riporta il risultato nel registro DE.
Purtroppo questa é l’unica routine
che si occupa degli unsigned ed è una
grave mancanza in un linguaggio assai
povero di tipi.
La routine posta all'indirizzo 31E6H
effettua la divisione intera fra i due
operandi contenuti nei registri DE (divi-
dendo) e HL (divisore) e riporta il risulta-
to (contenuto nel registro HL) in DAC.
L'unico controllo che viene effettuato è
sul divisore che deve, ovviamente, es-
sere diverso da zero; in caso contrario
viene attivata la solita routine degli erro-
ri del Basic che riporta il messaggio
«Division by zero».
Questa routine insieme al quoziente
calcola anche il resto della divisione; in
particolare all'uscita della routine il regi-
stro DE contiene il doppio del resto Per
cui nel caso che sia richiamata da una
routine in linguaggio macchina vengono
riportati con un solo calcolo tutte e due
le grandezze che possono interessare
(sia il quoziente che il resto).
Nel caso che questa funzione venga
richiamata dal Basic può essere riporta-
ta solo una delle due grandezze (il quo-
ziente). Se si vuole il resto deve essere
richiamata la routine all’indirizzo 323AH
che non fa altro che effettuare di nuovo
la divisione dei due numeri (richiamando
la precedente routine), dividere poi il
contenuto di DE per 2 ed infine porre
questo risultato in DAC. Abbiamo perciò
l'inconveniente di dover effettuare due
volte lo stesso calcolo per ottenere in-
formazioni che possono aversi con uno
soltanto
Le altre routine sui numeri interi
Oltre alle funzioni suddette, nella ta-
bella di figura 3, dove sono riassunte
tutte le routine che interessano i numeri
interi, troviamo altre interessanti rou-
tine.
Un po' inaspettatamente incontriamo
una funzione di elevamento a potenza
fra due numeri interi. Inaspettatamente
perché mentre le quattro operazioni so-
pra descritte sono d'obbligo, quest'ulti-
ma la credevamo riservata alle operazio-
ni su numeri decimali. In realtà questa
routine non è a sé stante, ma fa parte
della più generale routine per l'eleva-
L numeri interi
314AH
3167H
3172H
3193H
31E6H
323AH
322BH
2F4DH
371AH
371EH
3722H
383FH
DAC =
DAC =
DE * HL
DE \ HL
DAC = DE MOD HL
DAC = -DAC
AF = DE <>= HL
FBUFFR = BINS (DAC I
FBUFFR = OCTSIDACI
FBUFFR = HEXSIDAC)
DAC =
DE ‘
HL
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
243
MSX
mento a potenza dei numeri decimali.
Ma lavorando in linguaggio macchina o
anche in altri linguaggi compilati allor-
ché vi è necessità se ne può tranquilla-
mente far uso con grande vantaggio in
termini di velocitò.
D’altra parte ricordiamo che anche il
completo Turbo Pascal non possiede la
funzione per l'elevamento a potenza di
due numeri reali. Questa funzione deve
essere costruita usando normalmente i
logaritmi; ma la velocità che si ottiene
non é poi elevatissima. Pur con questa
mancanza, purtroppo, non possiamo uti-
lizzare la routine della ROM per il Pa-
scal, poiché i formati dei numeri deci-
mali non sono compatibili fra di loro (il
Turbo non usa il BCD). Però nel caso
che gli operandi siano interi questa
routine può essere utilizzata con sicu-
rezza purché non si verifichi un over-
flow.
Questa routine richiede la base nel
registro DE mentre l'esponente viene
richiesto nel registro HL. In caso di
overflow gli operandi sono convertiti in
singola precisione. Il risultato è riporta-
to, come al solito, in DAC.
Altre routine che interessano i numeri
interi sono quelle che si occupano della
rappresentazione del numero nei vari
formati (binario, esadecimale. ottale).
In effetti la routine di conversione ha
un unico punto di ingresso che si trova
all'indirizzo 3724H e viene richiamata
ponendo nel registro B il numero di
cifre binarie che costituisce la base del
formato richiesto: 1 nel caso di conver-
sione in binario. 3 in ottale e 4 in
esadecimale. Il numero da convertire
deve trovarsi in DAC e può essere di
qualsiasi tipo, non soltanto intero, pur-
ché compreso fra -32768 e 65535
La prima operazione che viene effet-
tuata dalla routine è la conversione in
intero del numero contenuto in DAC
(tramite la routine CINT, all’indirizzo
05439H). In questa occasione viene ve-
rificato il tipo del numero da convertire
andando a leggere il contenuto di VAL-
TYP che deve essere perciò preventiva-
mente definito.
Nella figura 4 è riportato il listato
dell’intera routine, notevole per la sem-
plicità e l’efficacia, da cui ancora una
volta si è portati a concludere che in
Assembler molte cose riescono meglio
che in aìtri linguaggi.
La stringa ASCII che rappresenta la
conversione del numero é riportata in
FBUFFR all'indirizzo puntato da HL.
Per maggiore chiarezza in figura 5
viene riportato un equivalente listato in
Basic.
La routine non effettua ovviamente la
244
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
MSX
conversione in decimale poiché in que-
sto caso la divisione del numero per la
base non avrebbe potuto essere effet-
tuata con dei semplici shift e con tempi
di elaborazione piu lunghi. Niente di
grave: la routine adatta allo scopo è
stata già descritta negli scorsi numeri
ed è quella posta aH'indirizzo 3299H
Prima di passare alle altre routine
qualche considerazione su queste routi-
ne del Basic che per quanto non siano
uniche nel loro genere, hanno senz'altro
qualche cosa che le distingue da quelle
degli altri linguaggi.
Tutti i linguaggi di programmazione,
anche quelli più incompleti come i vari
compilatori C, hanno la possibilità di
effettuare calcoli su numeri interi, ma
con una differenza sostanziale: in nes-
sun caso viene fatta automaticamente
una conversione di tipo. Cosi il rigido
Pascal, nel caso che una moltiplicazione
fra interi produca un overflow, dà luogo
semplicemente ad una condizione di
errore: la conversione deve essere ef-
fettuata dal programmatore che deve
prevedere qualsiasi causa di errore.
Il Basic, invece, non a caso così pove-
ro di tipi, dovrebbe facilitare il compito
al programmatore che, si suppone, non
debba essere molto esperto. Purtroppo
anche queste facilitazioni non risolvono
tutti i problemi al programmatore princi-
piante: infatti nel caso in cui il risultato
di una di queste operazioni venga asse-
gnato ad una variabile intera, se è avve-
nuta la conversione di tipo verrà prodot-
to sempre un errore (non di overflow.
ma un «type mismatch»). Vale allora la
pena di eseguire tutte queste operazio-
ni supplementari solo per dar luogo ad
un errore diverso?
Inoltre tutte queste conversioni auto-
matiche rallentano notevolmente l’ese-
cuzione del programma. Pensiamo a
tutte le operazioni di conversione ne-
cessarie quando un numero intero vie-
ne assegnato ad una variabile reale la
quale poi diventa un operando in opera-
zioni fra numeri interi. È vero che un
linguaggio di programmazione deve fa-
cilitare il lavoro più a noi che al compu-
ter, ma in questo non si raggiunge un
eccesso? Ognuno in proposito ha le sue
opinioni
Un'altra routine abbastanza utile è
quella che effettua il confronto di due
numeri interi ed è situata all'indirizzo
2F4DH. I due numeri da confrontare
sono passati tramite i registri DE (primo
operando) e HL. Il risultato del confron-
to viene riportato nella stessa maniera
descritta nel numero scorso a proposito
del confronto sui numeri reali. In parti-
colare se il primo operando è uguale al
secondo, l'accumulatore riporta zero, il
flag di zero viene settato e il flag di
carry é resettato. Se il primo operando
è minore del secondo é riportato in A il
valore I e vengono resettati i flag di
zero e di carry. Nel caso invece che il
primo operando sia maggiore del secon-
do l’accumulatore viene caricato del va-
lore OFFH, il flag di carry viene settato
mentre quello di zero è resettato.
Le operazioni logiche
Prima di concludere il discorso sui
numeri interi non si potevano certo tra-
scurare le operazioni logiche. Sono sta-
te lasciate in fondo non perché non
siano importanti ma soltanto perché il
Basic dell' MSX non dà modo di utilizza-
re facilmente le routine che si occupano
della loro implementazione.
Le funzioni che fin'ora abbiamo visto
sono tutte più o meno facilmente sfrut-
tabili se non con una semplice istruzio-
ne USR almeno con una routine il lin-
guaggio macchina poiché hanno tutte la
struttura di subroutine e non si trovano
in mezzo ad altre più grosse routine e
nemmeno pretendono che siano chia-
mate da una istruzione Basic.
Le operazioni logiche fanno invece
eccezione e la loro routine sta nel bel
mezzo della più grossa routine che si
occupa della valutazione di una espres-
sione (che inizia all'indirizzo 04C64H)
che. come è noto, presenta la complica-
zione di essere richiamata ricorsivamen-
te. Proprio cosi, la ricorsività esiste an-
che in routine scritte in Assembler e se
ne può immaginare la complicazione.
Per aumentare poi la difficoltà ad
ognuna delle routine che esegue l'ope-
razione logica viene passato un parame-
tro (nel registro B) che sta ad indicare la
priorità assegnata all'operatore stesso.
Anche se non dobbiamo utilizzare que-
ste routine, tali livelli di precedenza so-
no di per se stessi significativi anche
nella normale programmazione in Basic
e vengono perciò riportati nella tabella
di figura 6.
Nella stessa tabella vengono anche
riportati gli indirizzi delle routine ma che.
ovviamente, non sono garantiti, nel sen-
so che potrebbero anche essere diversi
in macchine diverse o in differenti ver-
sioni di MSX-Basic.
In generale ritengo che. nel momento
in cui servono queste operazioni in pro-
grammi in Assembler o anche in lin-
guaggi che non le consentono, sia più
facile riscrivere interamente queste
routine, anche per la loro brevità. Tutte
queste routine sono riportate in figura
7.
E anche con i numeri interi abbiamo
finito. Al prossimo mese per un nuovo
argomento sempre relativo all'interpre-
te Basic. ttc
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
245
SOFTWARE
a di Andrea de Pris<
Questo mese due programmi di
due abili lettori. Il primo, scritto
nientepopodimeno che in Modula
2, permette di aggiungere un
simpatico I poi capirete perché)
click alla tastiera del vostro
Amiga. Purtroppo il listato che
pubblichiamo ha solo valore
didattico (chissà che non vi venga
la voglia di provare a lavorare con
questo interessantissimo
linguaggio) in quanto per
funzionare ha bisogno di una
apposita libreria che.
naturalmente, non possiamo
pubblicare. Se poi morite dalla
voglia di far « suonare » i vostri
tasti, potete sempre richiedere il
dischetto in redazione con libreria
e file eseguibile.
Il secondo programma è un vero
e proprio suicidio. Beh, non
esageriamo: serve
semplicemente per togliere lock
al sistema operativo.
Assolutamente da non utilizzare
per gioco (raffiche di guru a più
non posso) ma in alcuni casi può
salvarci da situazioni sgradevoli
tipo non riuscire a salvare un file
perché un altro processo l'ha
lockato senza sbloccarlo dopo
l'uso. Un consiglio: dopo aver
utilizzato tale comando, salvate il
salvabile e rieseguite il boot della
macchina, non si sa mai...
Click
di Giovanni Chnsten - Zurigo
Il programma «Click» è un'appendice
all'articolo del lettore Maurizio Mangrel-
la, pubblicato sul numero di ottobre di
MC e dedicato alla Input Device. Non
aggiungo nulla alla esauriente trattazio-
ne di Mangrella, ma penso sia di inte-
resse generale un esempio scritto in un
linguaggio superiore (nel mio caso Mo-
dula 2),
Inoltre, non avendo ancora visto pro-
grammi scritti in Modula 2 apparire sulle
MODULE Click;
('
pagine di MC, vorrei mostrare che, al-
meno nel caso di Amiga, si tratta di
un'ottima alternativa al C. Nonostante il
parere di alcuni, Modula 2 è un linguag-
gio estremamente (lessibile, proponen-
dosi spesso quale alternativa allo stesso
Assembler. Nel caso particolare della
realizzazione di un Handler, secondo
Mangrella, si deve rinunciare al C. Ma
non si deve, aggiungo io. rinunciare al
Modula 2!
Veniamo quindi al programma. Si trat-
ta della generazione di un suono ad ogni
pressione di lasto (normalmente la ta-
stiera di Amiga è «muta»). Il programma
gira in background, intercetta i segnali
CLICK (c) Giovanni Christen 18.10.1989
aggiunge 'click' alla pressione dei tasti
cerca di caricare i files (suoni digitalizzati IFF) seguenti;
click. snl : battuta (carattere)
click. an"! : spazio
click. sn4 : shitt - Caps Lock
Non trova click. snl : produce un breve beep per ogni tasto premuto
FROM SYSTEM IMPORT ADR. ADDRESS, BYTE, TSIZE, REG;
FROM Ports IMPORT GetMsg. ReplvMsg, MsgPortPtr;
FROM PortsUtil IMPORT CreatePort , DeletePort;
FROM IODevices IMPORT IOStdReqPtr, DoIO, OpenDevice, CloseDevice;
FROM IODevicesUtil IMPORT CreateStdIO, DeleteStdIO;
FROM Interrupts IMPORT Interrupt, InterruptPtr. Forbid, Permit;
FROM Intuition IMPORT Windov, tfindovPtr, IDCMPFlags, IDCMPFlagsSet . ModltylDCMP,
IntuiMessagePtr, CloseWindov, KindovFlags, WindovFlagsSet ;
FROM InputEvents IMPORT InputEvenl, InputEventPtr, IEQualifier, IEClass;
FROM InputDevice IMPORT INDAddHandler, INDRemHandler;
FROM SimpleNindovs IMPORT CreateVindov;
FROM AmigaDOSProcess IMPORT Delay;
FROM AudioTools IMPORT BeginAudio. GetChannel, FinishAudio, NOTA, Suona,
SAMPLE, LoadSample, FreeSamplc. PlaySample, IoadOK;
PROCEDURE InputHandlerO: ADDRESS;
VAR data; POINTER TO CARDINAL; ev: InputEventPtr;
BEGIK
ev := ADDRESS ( REG (8) ) ; (* get A0 - tirst event in list *)
data := ADDRESS(REG(9Ì) ; (* get Al - user defined data pointer *)
Forbid;
WITH ev - DO
IF (ieClass=IEClassRavKev> AND (ieCode- 128> THEN data - :=ieCode END END;
Permit;
RETURN ev
END InputHandler;
246
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SOFTWARE
AMIGA
VAR win : Windowptr;
msg : IntuiMessagePtr;
channel : INTEGER ;
beep : BOOLEAN;
dumtuy : LONGINT;
code : POINTER TO CARDINAL;
myPort : MsgPortPtr;
handlerReq ; IOStdReqPtr;
handlerStutf ; Interrupt;
snO,snl,sn2,sn3,sn4: SAMPLE;
BEBIN
BeginAudio;
channel : = Oetchannel (31 ;
ani ;= LoadSampleCclick.sl ' ) ; beep := NOT(loadOK);
IF IoadOK THE'' sn2:- LoadSamplel 'click. s2' ) ; sn3 :=LoadSample( 'click. s3' ) ;
sn4:=LoadSample( 'click. s4' ) END;
win := Creai eVindowt 360, 0,150. 10, IDCMPFlagsSet IClosewindowl .
NindovFlagsSet I WindovDrag , NindowClose, WindowDept h I ,
NIL,NIL,ADR( 'Click' ) ) ;
IF win 'NIL THEN
myPort ;= CreatePort (ADR ( ’ClickPort ' 1 ,0) ;
handlerReq := CreateStdIO(myPort") ;
IF OpenDevice(ADR( ' input .device' ), OD, handlerReq, 0D)=0D THEN
WITH handlerStutf DO
isNode.lnPri : = BYTE (51) ;
isData := code;
isCode := ADR(InputHandler)
END;
WITH handlerReq' DO
ioCommand := INDAddHandler;
ioLength := TSIZEIInterrupt ) ;
ioData := ADRIhandlerStnf f )
IF DOIO(handlerReq)=0D THEN
code' : =0D ;
REPEAT
Delay(bD); (* controlla 10 volte per sec. •)
IF code' 0 THEN
IF beep THEN Suona (channel , la, 3,64,44) (* suona un breve beep •)
ELSE IF ( (code' '0) AND (code' 64)1 OR (* oppure un sample ! ■)
((code' 89) AND (code' 95)) OR (code'=74) THEN sn0:=snl
ELSIF (code" =64) THEN sn0:=sn2 (* 3pace •)
ELSIF (code"=67) OR (code'=68) THEN sn0:=sn3 (» enter ’)
ELSIF (code' 95) AND (code‘'99) THEN sn0:=sn4 (' shitt •)
ELSE code" :=0 END; (* tasto muto ”)
IF code" 0 THEN PlaySample(channel,snO,l,64) END;
END;
code' :=0 END;
msg := GetHsg (win' .UserPort ' ) (• cerca messaggi IDCHP per win' •)
UNTIL msg NIL; (* unico messaggio possibile: CloseKindow *)
ReplyMsg(msg) ;
handlerReq" .ioCommand := INDRemHandler;
dummy : =DoIO (handlerReq )
END;
CloseDevice(handlerReq) ;
DeleteSt dio (handlerReq) ;
DeletePort (myPort " ) ;
dalla lastiera e produce (eventualmente)
un suono. In particolare, se il program-
ma trova un file di nome click. SI conte-
nente un suono digitalizzato, lo utilizza
per i tasti "Che scrivono». Se poi trova
anche i file click. S2, click.S3, click.S4 li
utilizza rispettivamente per spazio, re-
turn, shift. Ad esempio è possibile tra-
sformare la tastiera di Amiga in una
Olivetti meccanica... È naturalmente
possibile utilizzare altri suoni, all'unica
condizione che rispettino lo standard
IFF. Consiglio comunque di utilizzare
solo suoni brevissimi, a meno di non
avere una battuta molto lenta. Se il
programma non trova suoni digitalizzati,
produrrà comunque un breve suono, in
questo caso alla pressione di ogni tasto.
Il programma può venire lanciato da
Workbench o da CLI (in questo caso si
consiglia di usare -RUN click»). Apre
una finestra con gadget di chiusura sulla
barra dei Menu. Utilizza un solo canale
audio (se lo trova libero, sceglie il nu-
mero 3), rimanendo compatibile con
programmi che producono suoni me-
diante l’audio.device. A conferma della
capacità di multitasking ho preparato i
suoni di esempio usando PerfectSound,
controllandoli contemporaneamente con
Click. Possono sorgere problemi con
programmi che utilizzano direttamente i
canali audio DMA. In genere si tratta di
giochi che non ammettono il multita-
sking, oltre ad alcuni programmi musica-
li poco «AMIGhevoli».
Passiamo ora ad una descrizione in-
terna del programma. Dopo aver inizia-
lizzato il modulo con le utility audio ed
avere occupato un canale audio libero,
sono caricati in Chip-RAM i suoni digita-
lizzati (se non sono disponibili la variabi-
le logica «beep» assume valore True),
Quindi viene aperta la finestra di control-
lo e installato l'Handler (procedura In-
putHandler). La preparazione dell'Hand-
ler segue II procedimento già descritto
da Mangrella. Da notare il valore di
handlerStuff.isData (indirizzo zona dati
FreeSample(snl) ; IF NOT(beep) THEN FreeSample (sn2) ; FreeSample(sn3) ;
FreeSanple(sn4) END;
FinishAudio;
END Click.
É disponibile, presso la redazione, il disco
con il primo programma pubblicato in questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag, 263.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
247
SOFTWARE
AMIGA
per l'Handler): viene direttamente pas-
sata una variabile POINTER TO CARDI-
NAL, ossia l'indirizzo in memoria di un
numero intero positivo.
Il funzionamento dell'Handler è presto
descritto: controlla se l'InputEvent pro-
viene da tastiera e se corrisponde alla
pressione di un tasto (codec 128). Se
così è, copia il valore di code all'indiriz-
zo «data» (corrispondente alla variabile
«code» nel programma principale).
Il passaggio di parametri allo Handler
attraverso i registri Al e A2 del 68.000
non segue ovviamente il formato delle
procedure compilate (che utilizzano lo
stack). Il contenuto dei due registri vie-
ne quindi letto mediante la procedura
REG(). L'uso del registo DO per il risul-
tato invece non pone problemi.
Il programma principale si «sveglia»
10 volte al secondo, per controllare se
l'Handler ha modificato la variabile «co-
de». e in caso positivo produce il suono.
Quindi controlla se nel Port creato da
Intuition per la finestra di controllo è
apparso un messaggio: se cosi fosse,
questo non potrà essere che un mes-
saggio della classe WindowClose (è l'u-
nica attiva!). Quindi procederà alla rispo-
sta (non è necessario controllare se ci
sono altri messaggi collegati: non è
umanamente possibile selezionare il
gadget di chiusura 2 volte in meno di 1 /
10"), e alla chiusura di tutto ciò che è
stato aperto.
Il programma è stato compilato con
benchmark-Modula 2. La libreria Audio-
Tools è uno sviluppo personale, che
non allego per ragioni di spazio. Volen-
do utilizzare il programma si dovrà quin-
di usare la versione precompilata, o scri-
vere una propria routine per la genera-
zione del suono. In questo ultimo caso
sarà possibile scrivere una versione più
compatta, soprattutto se si vorrà ricorre-
re al metodo «sporco» (ma tanto «sma-
nettone») del controllo diretto DMA. Im
fatti il modulo AudioTooIs si indirizza a
sonorizzazioni complesse, e inizializza
automaticamente la memoria per 4 stru-
menti (comprende un player per formato
SMUS, un player per suoni digitalizzati
in doppio buffer, ecc...). lo consiglio
comunque di richiedere il dischetto con
11 programma precompilato, che contie-
ne anche 1 1 -combinazioni- 1 1 di suoni
digitalizzati (Olivetti manuale, elettrica,
popcorn, pollaio, flipper, ecc. ecc.).
Sblocca.C
di Giuseppe Ghibù - Rìvoli ITO)
Il programma anche se è piuttosto
breve è da considerare molto utile. Il
suo effetto è di rimuovere un LOOK
associato ad un file. Per chi non avesse
voglia di andare a consultare la rubrica
«Programmare in C su Amiga» di MC
numero 75 e 76 dove si spiega appunto
cos’è un LOCK legga le seguenti note.
Un lock, lucchetto appunto, è uno stru-
mento indispensabile in un ambiente
multitasking, poiché comunica al siste-
ma che un determinato file è accessibile
(es. in scrittura) solamente all'utente
che ne ha richiesto l'accesso esclusivo.
Sostanzialmente il sistema assegna
automaticamente un lock ad un file ogni
qualvolta lo si apre (Open) e l'accesso a
quel file rimane negato ad altri task
finché il programma che lo aveva otte-
nuto non lo chiude (Close od UnLock).
Spesso capita che alcuni programmi,
terminano brutalmente lasciando dei file
aperti; ora questi file non sono né can-
cellabili né rinominabili, a meno che non
si effettui un nuovo boot del sistema;
questo perché il task del programma è
terminato ed ha lasciato aperto il lock
associato al file. Il programma che vi
presento invece permette appunto di
rimuovere il lock associato al file rimasto
aperto e quindi di fare poi quello che si
desidera con quel file (delete, renarne).
Nota: è sempre possibile ottenere un
lock con accesso di sola lettura di un file
a lock esclusivo (scrittura); è proprio su
quest'ultima possibilità che si basa il
programma che ora andiamo ad analiz-
zare.
1) Si ottiene anzitutto il nome del file
da argv [1] e si richiede il lock in lettura
per questo file; quello che si ottiene è
un puntatore alla struttura FileLock qui
schematizzata;
struct FileLock (
BPTR
LONG
LONG
struct MsgPort
BPTR
li
f t_Link ;
fAKey ;
fi. Access ;
fi/ Task ;
fi_Volume ;
La funzione Lock() restituisce un pun-
tatore alla struttura FileLock; il fatto, in
un certo senso sgradevole, è che que-
sto puntatore è di tipo BCPL (in pratica
differisce dai puntatori C per il fatto che
è shiftato a destra di 2 bit. ovvero è
diviso per 4). Se si desidera quindi
accedere ai membri della struttura a cui
il puntatore punta tramite l'operatore
«— *», occorre convertire il puntatore
BCPL in puntatore C, effettuando uno
shift a sinistra di 2 bit. Nota: occorre
ricordarsi che il puntatore ottenuto come
lock deve essere riconvertilo in BCPL
prima di passarlo alle funzioni Amiga-
DOS (es. UnLock, Examine, etc); a tal
fine basterà effettuare una shift a destra
di 2 bit (> > 2); di tali conversioni si
occupano le due macro BPTR_TO_C e
C_TO_BPTR.
I membri della struttura FileLock sono
cinque. Il primo. fLLink. è un puntatore
BCPL ad una struttura FileLock conte-
nente informazioni di un altro lock aper-
to nello stesso volume del precedente.
Seguendo, quindi, tutti questi puntatori
fino a quando non se ne trova uno
NULL (il tappo) si possono ottenere tulli
i lock ancora aperti in un volume; il
secondo, fLKey, contiene il numero del
blocco (File Header Block o User Direc-
tory Block) del volume nel quale risiedo-
no le informazioni del file associato al
lock (nome, data, etc). l'elemento fl_Ac-
cess, contiene invece il tipo di accesso
del lock (esclusivo o condiviso), l'ele-
mento fLTask , contiene un puntatore
alla struttura MsgPort per il task corri-
spondente; infine l’elemento ILVolume,
rappresenta un puntatore BCPL alla
struttura DeviceList, la quale contiene le
informazioni del volume nel quale si
trova il file indicato dal lock.
2) Il lock ottenuto non punterà alla
stessa locazione per la struttura File-
Lock del primo lock di quel file, bensì ad
un'altra; malgrado ciò, i due puntatori
avranno uguali gli elementi fLKey (lock
di file uguali hanno uguali il blocco di
informazioni),
3) Il programma recupera, tramite l'e-
lemento fLLink della struttura FileLock.
tutti i lock aperti dello stesso volume nel
quale si trova il lock del file richiesto,
fino ad un massimo di 100 e, dopo averli
convertiti in puntatori C, ricerca tra que-
sti quello che presenta lo stesso ele-
mento fLKey del lock iniziale (n.d.p.
248
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SOFTWARE
AMIGA
SBLOCCA
compilare con le -L -0 sblocca. e
•include "exec/types.h"
•include "libraries/dosextens.h"
•include "stdio.h"
•include "proto/dos.h"
Idefine BPTR_TO_C(strt,var) ((struct strt *) (BADDR (var) ) )
•define C_TO_BPTR(strt,var) ((struct strt *) ( ( (ULONG) var) > >2( )
void maini argc.argv)
char *argv[J;
int i , k ; /* i * numero di lock "aperti" */
struct FileLock *lock[100] , "closelock=NULL;
printf ("Sblocca c vl.0 1989 by Ghibó Giuseppein") ;
pnntf C’Uso: Sblocca <file bloccato>\n”) ;
Exit (RETURNJMC) ;
/• prende il lock del file da sbloccare »/
if ( (lock[0] = (struct FileLock *1 Lock(argv[l] ,ACCESS_READ) )==D0SFALSE) I
printf ("Errore: %ld\n",IoErr() ) ;
Exit (RETURN_ERROR) ;
1 ock[0)=BPTR_TO_C( FileLock, lock [0] ) ; /* lock BCPL -> lock Amiga C */
/* assume max 180 lock concatenati */
for (i=l;i<lO0ri++) I
if <(lock[i]=BPTR_TO_C (FileLock, lock[i-l]->fl_Link) ) == NULL) break;
if (i = 1) I
printf ("Volume privo di lock\n">;
lock [0] =C_TO_BPTR (FileLock , lock [0] I ;
UnLock ( (BPTR) lock[0] ) ;
Exit (RETURN_0K) ;
for (k=l;k<i;k++) I
if (lock[k]->fl_Key == lock[0]->fl_Key) I /* il file e' questo */
closelock=lock[k] ;
if (closelock == NULLI I
printf ("Il file %s è già libero\n",argv[l] ) ;
Exit (RETURN_0K) ;
closelock=C_TO_BPTR ( FileLock , closelock) ;
lock t01=C_TO_BPTR (FileLock. lock [0] 1 ;
UnLockl (BPTR) closelock); /« sblocco lock originale file */
UnLock ( (BPTR) lock[01); /* sblocco lock copia */
printf ("File: %s liberato\n",argv[l] ) ;
questo piccolo trucco evita di scomoda-
re altre strutture e funzioni per la ricerca
del nome a partire dal blocco header).
Nota: non è necessario consultare
fLVolume poiché quest'elemento è lo
stesso per tutti i lock raggiungibili se-
guendo fLLink.
4) Una volta trovato II lock cercato, si
riconvertono i puntatori dei due lock
associati allo stesso file in puntatori
BCPL e quindi si effettua una chiamata
alla funzione UnLockf) che provvedere
allo sblocco dei lock.
Come si può notare dal listato il pro-
gramma è estremamente corto, tuttavia
occorre usarlo con le dovute cautele;
poiché esso è in grado dì sbloccare
qualunque lock di file o directory occor-
re fare attenzione a non usarlo su file
effettivamente in uso o sui device logici
di sistema (c:, devs:,l:,etc.) poiché il
sistema andrebbe in Guru non appena
qualche task tentasse di chiudere o fare
riferimento a lock inesistenti (perché li
abbiamo chiusi).
Nota: se il sistema vi darà ancora
l'errore 202 (object in use) anche dopo
aver usato il comando SBLOCCA è pos-
sibile che siano aperti più lock di uno
stesso file; in tal caso usate il comando
SBLOCCA finché non sarete avvertiti
che il file è privo di lock.
Note tecniche di compilazione: il pro-
gramma è stato compilato con il Lattice
C 5.0. Esso fa uso degli include proto,
nonché dei #pragma contenuti in questi
include. Come si sa. gli include proto,
contengono quello che in C viene chia-
mato function prototypes. ovvero tutte
quelle direttive che indicano al compila-
tore il tipo e i parametri di una funzione.
La direttiva #pragma. invece, come sta-
bilito dal nuovo standard ANSI, permet-
te di evitare la chiamata delle cosiddet-
te stub routine, cioè di quei pezzi di
codice contenuti nella libreria amiga.lib,
che provvedono a portare i parametri
passati ad una funzione dallo stack ai
registri appropriati, prima di effettuare il
salto alla funzione vera e propria, I van-
taggi nell'uso di questa direttiva sono
sostanzialmente due: il codice risulta
tanto più veloce quante più funzioni si
chiamano o quante più volte si chiama
una sola funzione, inoltre si risparmia
del tempo durante il linking (oltre ad una
decina di byte per ciascuna funzione).
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
249
SOFTWARE
di Vincenzo Folcarelli
Questo mese due esempi di
applicazioni scienti fico-
simulatorie.
Lo spunto è la visualizzazione
grafica dei segreti della
matematica e della fisica.
Un nuovo esempio di
applicazioni «serie» da parte
di due lettori-programmatori
Moto Casuale
("ovvero delI'ST
ubriaco]
di Romano Nasi
Dipartimento di Fisica
dell'Università di Modena
Chi, studente di Fisica, non ha mai
letto o sfogliato i volumi «The Feynman
Leetures on Physics»? Un testo ecce-
zionale di un fisico strepitoso e molto
amato; come insegnante mi è capitato
spesso di rileggerlo a ripetizione per
trovare spunti e idee da sviluppare. Ulti-
mamente, lavorando sul moto brownia-
no mi sono imbattuto nel famosissimo
problema del marinaio ubriaco (Voi, I
Parte II pag, 41-12) Di che si tratta?
Un marinaio ubriaco esce da un bar e
fa una serie di passi, ognuno scelto
secondo un angolo casuale, dopo un
po' di tempo dove si trova il marinaio? E
naturalmente impossibile rispondere a
questa domanda, possiamo solamente
dire in media di quanto si è allontanato
dal bar. La matematica che c'è sotto è
piuttosto semplice e si può utilizzare
vantaggiosamente per analizzare feno-
meni diversi come il moto di un grano di
polline sospeso in un liquido e osserva-
to al microscopio o la sovrapposizione
dei fasci di luce provenienti da più sor-
genti di diversa fase.
La conclusione a cui arriva Feynman
è che il valor medio del quadrato della
distanza dal bar è proporzionale al nu-
mero di passi compiuti, supposti tutti
uguali. Se il passo è lungo 1 allora dopo
25 passi il marinaio disterà, mediamen-
te, di 51; dopo 36 passi disterà di 61 e
cosi via.
Il programma qui presentato e stato
sviluppato in un paio di pomeriggi col
solo scopo di verificare se è vero Le
conclusioni di Feynman vanno sempre
verificate, non perché sia solito sbagliar-
si. ma semplicemente perchè è neces-
sario farlo; fa parte dello spirito del
testo il fatto di non dare mai niente per
scontato. É nello spirito del gioco
Mi sono quindi munito di un compu-
ter. un Atari ST (ho un MEGAl ma il
programma non disdegna anche i vec-
chi 520), e di un linguaggio di program-
mazione. il GFA-Basic 3.3, che riesco ad
utilizzare senza particolari problemi, ed
ho iniziato a sviluppare un semplice
programma per verificare cosa effettiva-
mente succede ad una particella (si
vuole arrivare a comprendere il moto
browniano) che si muova a caso.
La simulazione avviene facendo trac-
ciare un numero prestabilito di segmen-
ti di lunghezza prefissata e consecutivi,
secondo un angolo casuale, a partire dal
centro dello schermo. Dopo l'ultimo
passo il computer si occupa del calcolo
del modulo del raggio vettore che mdivi-
È disponibile, presso la redazione, il disco
con ì programmi pubblicati in questa
rubrica. Le istruzioni per l’acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag, 263
250
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
dua il punto di arrivo rispetto all'origine
e del relativo quadrato. Basta inserire
un bel ciclo «for.-.next» e qualche varia-
bile cumulativa ed ecco che posso vi-
sualizzare sullo schermo le traiettorie di
moltissime particelle ed avere alla fine i
valori medi che mi servono. Il valor
medio della distanza dall'origine è pro-
porzionale al numero di passi, a parità
della lunghezza del passo? Se no. lo è la
media dei quadrati delle distanze? lo la
risposta l'ho trovata: chi voglia divertirsi
a cercarla può farlo agevolmente con
questo programma, che comunque non
sforna soluzioni preconfezionate. Ognu-
no si deve arrangiare, con un sano
spirito «sperimentale», a dimostrate le
leggi del moto casuale.
Il programma
Non sono un programmatore esperto
ma ho trovato veramente utile il set di
istruzioni simil-LOGO che supporta il
GFA 3.3 (DRAW «comando LOGO»),
Non c'è bisogno di diventar matti con le
coordinate cartesiane, correzioni per
uscite dallo schermo o strane istruzioni.
Si possono tranquillamente simulare
tutti i comandi grafici del LOGO e lo
schermo si trasforma in un foglio pres-
soché illimitato su cui disegnare con un
marinaio (o una particella) a cavallo della
tartaruga. E in coordinate polari si lavora
benissimo.
Il programma dopo le doverose pre-
sentazioni di rito (una immagine di
Feynman da scanner era proprio indi-
spensabile...) attende la pressione di un
tasto per passare al menu, con opzioni
numeriche (menu grossolano, e sono
d'accordo, ma attualmente non ho mol-
to tempo per l'estetica). Le opzioni pos-
sibili prevedono: l'esame di una singola
particella, l’esame di più particelle (con
relativo calcolo dei valori medi che più
interessano), entrambi i casi precedenti
supponendo che anche la lunghezza del
passo sia casuale Scelta una opzione
vengono nchiesti i parametri fondamen-
tali e quindi vengono presentate le traiet-
torie seguite. Successivamente vengo-
lerici del caso,
igiare a trascri-
;ntuali tabelle,
program-
ma viene fornito in due versioni una
per chi usa il monitor monocromatico
(alta risoluzione) ed una per quello a
colori o la TV (bassa risoluzione). I sor-
genti non sono stati compilati, proprio
per permetterne l’uso più appropriato.
Sono facilmente modificabili, disponen-
do dell'interprete, per scrivere diretta-
mente i dati più interessanti su stam-
pante, ottenere hard copy su carta o
floppy, e per tutte le diavolerie che si
riterranno opportune.
Sul disco è fornito anche un breve
messaggio in ASCII che si può facil-
mente stampare; contiene delle sinteti-
che istruzioni per l'uso del programma.
Lo spinto del lavoro è di contribuire allo
sviluppo di programmi didattici interes-
santi ed innovativi, che non riducano
l'utìlizzatore ad un oggetto passivo, ma
lo considerino un soggetto attivo di co-
noscenza. lasciandogli la libertà (e il
dovere) di pensare «con la sua testa»
invitandolo ad usare corretti metodi di
Uso del programma
Le prime due opzioni del menu hanno
un valore puramente dimostrativo; più
importanti sono le numero 3 e 4. Di
queste la prima permette di analizzare il
moto di più particelle di passo L costan-
te. Viene richiesto il valore di L in pixel
(se esagerate la particella uscirà dallo
schermo ma al programma non importa
e i dati finali saranno comunque utilizza-
bili). Viene chiesto il numero di particel-
le da considerare e il numero N di passi
da compiere per ciasuna particella. Suc-
cessivamente il programma mostra le
traiettorie seguite da tutte le particelle.
Esaurita la fase grafica e rispondendo
alla richiesta di continuare vengono
stampati sullo schermo i valori medi
della distanza raggiunta dall'origine (il
centro dello schermo) e del suo quadra-
to (in pixel e pixel 2 ). Riprovando più
volte e prendendo nota dei valori otte-
nuti è possibile dimostrare che, nell'am-
bito degli inevitabili «errori», il valore
medio della distanza <R> non è diretta-
mente proporzioi
ce lo è <R 2 > c
quadrato della distanza raggiunta (in co-
ordinate polari), La costante di propro-
zionalità è proprio circa L 2 . Se ne può
concludere (indurre) che la relazione in
gioco tra le grandezze dovrebbe essere
proprio del tipo <R 2 > = L 2 * N. Il che è
esattamente quanto ci si deve aspetta-
re. Usando comuni fogli elettronici o
programmi di grafica (come VIP-GEM,
KSPREAD2. KGRAPH2, DEGAS, ecc.) si
possono facilmente graficare i valori ot-
tenuti e trascritti (ripeto, è importante
che l'utilizzatore sia libero di interpreta-
re ed approssimare come meglio crede
i valori ottenuti).
Con la quarta opzione è possibile poi
verificare se ciò succede anche renden-
do L casuale. In tal caso il programma
richiede gli estremi entro cui può variare
il valore di L (sempre in pixel) Media-
mente il valore fornito è pari circa alla
metà del valore massimo (come può
essere facilmente verificato con una
breve routine in GFA-Basic). All'utilizza-
tore viene lasciato il compito di valutare
gli errori «sperimentali» in gioco e, ai
più ardimentosi, quello di ampliare a
piacere il campo delle possibilità di si-
mulazione.
Non essendo gn professionista ma
volendo continuare nello sviluppo di
questo software, sarò grato a tutti colo-
ro che vorranno fornirmi suggerimenti,
indicazioni, critiche. L'indirizzo a cui ri-
volgersi é fornito nel file ASCII contenu-
to nel dischetto. Grazie per l'attenzione.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
251
SOFTWARE
ATÀRI
ST Hopalong
Void Inp(2)
End
. Aa.Bb
Immetter
Input "
•Pa%-Aa
Input "
•Pb%-Bb
i nel programma chiamante
3 - " : B
di Luigi Capriotti, Firenze
Gli aficionados della rubrica «Ricrea-
zioni al calcolatore», consueto clou di
ogni numero della rivista «Le Scienze»
e/o i lettori di MC che non abbiano
perso il numero di ottobre non avranno
difficoltà a riconoscere dal nome il con-
tenuto del programma da me proposto,
ma a favore dì coloro che ancora non
conoscessero l'algoritmo del «saltellato-
re». capace di generare minuziose trine
e «vecchi merletti», ricordo che il fulcro
del programma è una particolare trasfor-
mazione non lineare, dipendente da tre
parametri, che permette la creazione di
curiosi e misteriosi intarsi simulati. A
differenza della celeberrima «creatura»
di Mr. Mandelbrot, la trasformazione
non viene iterata su ogni singolo pixel
dello schermo, ma ogni iterazione forni-
sce le coordinate del pixel da tracciare;
basandosi su questo criterio l‘ imple-
mentazione che è possibile realizzare
risulta molto più veloce di un qualsiasi
«Fractal Generator», e questa dinamici-
tà in molti casi è un fattore che contri-
buisce decisamente ad accrescere il
fascino dell'algoritmo.
L'implementazione in GFA Basic 2.02
che propongo è ovviamente basata su
di un uso massiccio dell’interfaccia
WIMP offerta dal GEM, e dunque
chiunque abbia manovrato un mouse
per più di 10 minuti non avrà nessun
problema ad mterfacciarsi con il pro-
gramma. Dal punto di vista tecnico ho
preferito utilizzare un più personale me-
nu POP-UP anziché ricorrere alla tradi-
zionale menubar per poter usufruire del-
la totalità dello schermo per la visualiz-
zazione del prodotto grafico (anche se si
poteva fare ugualmente utilizzando la
menu-bar.. ); ho inoltre ritenuto dovero-
so non «sacrificare» nessun utente ST
e dunque il programma funziona sia in
alta che in bassa risoluzione, e sebbene
il diffondersi dei colori in bassa risoluzio-
ne crei un effetto irripetibile, anche con
la limitazione del bianco e nero in alta
risoluzione i risultati sono spettacolari
ed affascinanti.
Alcune peculiarità tecniche di rilievo a
mio avviso sono da notare il GFA 2.0
non consente direttamente il ritorno di
parametri da parte di una procedura, ma
ciò non significa che si debba sempre
ricorrere ad antiestetiche variabili globa-
li; come nel caso del C infatti si può
passare come parametro un puntatore
alla variabile da ritornare e quindi utiliz-
zare tale puntatore nella procedura per i
riferimenti e le assegnazioni a tale varia-
bile; il gioco è fatto! Per chiarire le
«modalità d'uso», vedere l'esempio nu-
mero 1.
Altre particolarità? Per accedere ad
alcune funzioni grafiche del VDI non
direttamente implementate in comandi
Basic non resta che gestire direttamen-
te i parametri da passare al VDI scriven-
do i debiti valori nelle apposite tabelle, i
cui indirizzi base sono forniti dalle varia-
bili GINTIN e GINTOUT. e quindi chia-
mare il VDI; tre esempi inseriti nel
programma sono 2, 3 e 4.
Infine vorrei accontentare gli amanti
delle vocazioni utili ma nascoste come
me che vogliono controllare la frequen-
za di quadro nei modi a colon delI'ST
agendo sul LSB all'Indirizzo 0xFF820A si
può effettuare il toggle da 50 a 60 Hz e
viceversa, ottenendo una maggiore sta-
bilità dell'immagine.
Procedure Gra£_rubberbox l X*. Y%.Pb%. Ph% i
Dpoke Gintin.X%
Dpoke Gintin+2. Y*
Dpoke Gintin+4.I0
Dpoke Gintin+6.10
Gemsys 70
•Pb%-Dpeek (Gintout+2)
•Ph%-Dpeek(Gintout+4)
Procedure Graf_growbox(Xa%. Ya%. B1%.H1%. Xn%. Yn%. B2%.H2%)
Dpoke Gintin.Xa*
Dpoke Gint in+4 . Bl%
Dpoke Gintin*6.Hl%
Dpoke Gintin*8.Xn%
Dpoke Gintin*10. Yn%
Dpoke Gint in+12.B2%
Gemsys 73
Return
Procedure Gra£_shr 1 nkbox ( Xa% . Ya% . Bl* . Hl% . Xn% . Yn% . B2% . H2% ,
Dpoke Gintin.XaS
Dpoke Gintln*2.Yafc
Dpoke Gintin+4. Bl%
Dpoke Gint in+6 . Hl%
Dpoke Gintin*6 . XnSl
Dpoke Gintin-HO.Yn*
Dpoke Gint jn«12.B2%
Dpoke Gintin*14.H2%
Gemsys 74
252
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
AT da 1 .999.000 386 da 2.31 0.000
MEMORIE ROTANTI
FDD 1 44 Mb TEAC
HDD 20 Mb SEAGATE
HDD 40 Mb 28 MS SEAGATE
SCHEDE GRAFICHE
SUPER EGA 640 480
VGA 800 600 8 bit 256 K ESP
ULTRA VGA 1024 768 16 bit
EPSON LX 800
EPSON LQ 500
CITIZEN 180 E
SWIFT 242
190.000
349.000
650.000
290.000
420.000
480.000
410.000
592.000
310.000
650.000
INFORMATICA
D’AUTORE
CONCESSIONARIA
LINEA
1 4" B/N HERC/CGA BASO 1 90.000
14“ SUPER EGA COL. 640x400 DP 031 650.000
MULTISYNC VGA 1 024x768 850.000
MONITOR NEC 2A.3D da 999.000
VARIE
MOUSE GENIUS da 60.000
PLOTTER ROLAND A3/A4 1.600.000
MODEM 300/1 200 COMP. HAYES 1 38.000
MODEM 300/1 200/2400 COMP. HAYES 250.000
NEC LINE
P 2200 24 AGHI 590.000
P 6 PLUS 1.100.000
P 7 PLUS 1 .490.000
Via Malta 8 - 001 98 Roma - Tel. 06/8842378-841 1 987 - Centro Assistenza PC Servlcè
SOFTWARE
a di Valter Di Dio
Ebbene si; puntata ludica! Due
giochi in Turbo Pascal, anzi, un
gioco vero e una serie di routine per
usare una grafica « giocosa » a sedici
colori sulla CGA.
Tutti e due i listati sono ovviamente
troppo lunghi per essere pubblicati,
inoltre le solite schermate grafiche
impedirebbero in ogni caso di poter
copiare i programmi dalla rivista.
Quindi chi è interessato può
ordinare il disco con tutti e due i
programmi, così quando si stanca di
giocare con BOBO può scriversi un
nuovo gioco con MGA 1.00, o
viceversa
E disponibile, presso la redazione, il disco
con i programmi pubblicati in questa
rubrica Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag 263.
Bobo
di Cosimo De Michele - Sava (TA)
Sono uno studente del terzo anno di
Scienze dell'Informazione e seguo la
Vostra rivista sin quasi da quando è
nata.
Ho scritto un videogame la cui carat-
teristica principale è il gioco in coppia.
Basta, giocare da soli contro una mente
artificiale, ora potremo misurare i nostri
riflessi con quelli di un altro umano,
Questo videogame molto semplice
nella sua struttura, ma entusiasmante è
assolutamente nuovo perché consente il
brivido del duello.
Ho preso spunto per la creazione di
questo videogame da uno già esistente
per il vecchio ma glorioso Spectrum.
Come linguaggio ho scelto il Turbo
Pascal per una migliore leggibilità del
programma e per una trasportabilità ver-
so altri sistemi, infatti il programma può
con piccole modifiche funzionare sui si-
stemi MSX.
Il programma funziona su sistemi uti-
lizzanti l'MS-DOS con almeno un drive
e scheda grafica CGA.
Il gioco
I protagonisti sono due. il Bobo A ed
il Bobo B che possono muoversi solo
sopra, sotto e sparare,
La scelta dei tasti si effettua solo
mediante l'apposito menu; questo per
la grande varietà delle tastiere in com-
mercio e della disposizione dei tasti
speciali (non si possono però usare i
tasti function).
Scopo del gioco é aggiudicarsi alme-
no sei set distanziando l'avversario di
due set.
Per vincere un set bisogna realizzare
almeno 1000 punti colpendo gli sprite
che appaiono nel canale centrale.
Se si colpisce la ciambella si ottengo-
no 100 punti, per il cuoricino 200 punti
e per la tazza ben 300 punti,
Il gioco sarebbe stupido se non ci
fossero delle palline verdi che fanno da
scudo a ogni Bonus, che vanno dunque
colpite per prime,
All’inizio del gioco ce ne sono 10 per
giocatore, ma ogni volta che si cattura
una ciambella, un cuoricino o una tazza
se ne trovano davanti una nuova coppia
Quindi la difficoltà del gioco consiste
nella necessità di mettere a punto una
strategia, infatti non solo sono necessa-
ri colpo d'occhio e destrezza, come in
ogni game, ma vanno fatti dei calcoli di
convenienza.
È possibile che un Bobo sparando a
caso vada a colpire le palle verdi avver-
sarie aiutando il Bobo avversario a to-
gliersi davanti le fastidiose palle verdi,
In più bisogna stare attenti a non farsi
colpire dal Bobo avversario altrimenti si
perde il 25% dei punti fatti regalandoli
al Bobo avversario.
Si può terminare la partita in qualsiasi
momento premendo il tasto ESC.
Spero che il gioco prenda anche voi e
i vostri amici come ha preso me ed i
miei amici, ... buona sfida.
254
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1 990
SOFTWARE
MS-DOS
Il programma
Il programma sfrutta la routine TA-
STIERA di Daniele Micciancio pubblica-
to su MC 85.
In questo modo si può rivelare la
pressione contemporanea di più tasti; e
dunque il movimento quasi in parallelo
dei due Bobo.
Ho cercato di trovare un equilibrio tra
leggibilità del programma e velocità di
esecuzione, quindi ai persecutori della
programmazione strutturata chiedo scu-
sa per i goto che ho usato.
Il programma è interamente persona-
lizzabile. infatti il file di tipo B-SAVE
«SCREEN1 .PIC» contiene tutti gli sprite
mentre il file «SCREEN, PIC» contiene il
campo da gioco. Quasi tutti gli sprite
hanno una dimensione di 16x16 pixel.
Questi due file possono essere rea-
lizzati da qualsiasi editor grafico che
permetta il salvataggio dello screen in
modalità B-SAVE,
Questi due file possono essere rea-
lizzati da qualsiasi editor grafico che
permetta il salvataggio dello screen in
modalità B-SAVE.
Nota: Il programma è stato scrìtto su
di un Amstrad PCI 640 funzionante ad 8
mHz. quindi su un altro computer con
diversa frequenza di clock, i suoni e le
musichette verranno alterati, anche se
la velocità di gioco sarà sempre più che
accettabile anche a 4.7 MHz.
MGA 1.00
di Tommaso Massimo Stella - Lama (TA)
É un UNIT per Turbo Pascal 5.00 che
consente di gestire al meglio una parti-
colare grafica di 160x100 punti in 16
colori sulla scheda CGA, cosa non nor-
malmente fattibile con gli strumenti soft-
ware reperibili sul mercato.
Il progetto è stato realizzato su Am-
strad PC-ECD HD20 con scheda grafica
compatibile EGA/CGA/HERCULES/
MDA e microprocessore 8086 a 8 mHz.
Per il DOS è richiesta almeno la ver-
sione 3.20. Versioni antecedenti non
assicurano un perfetto funzionamento
delle routine.
La maggior parte delle routine sono
scritte in Assembly 8086.
L'avventura MGA
Tutto è cominciato con la noia morta-
le provocata dal non far niente nei labo-
VYYVYV.
YYYYYY.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
255
SOFTWARE
MS-DOS
ratori delle scuole superiori.
Un giorno in cui la sopportazione era
arrivata a limiti fantozziani mi feci pre-
stare un giochino passatempo, Era
Round 42 Lanciato in memoria mi
sembrò un normale arcade game, ma
premuto Return sulla tastiera, mi si
presentarono 16 colori contemporanea-
mente sul video! Non riuscivo a crede-
re ai miei occhi. Ripresomi dallo shock
cominciai a giocare e mi appassionai
a... vedere sfoggiare tutti quei colori da
una CGA.
È vero che i pixel avevano dimensioni
pachidermiche, ma l'effetto colore in un
game è molto importante specie se si
tratta di un arcade. La noia scomparvel
Tornato a casa cercai di capire come
poteva essere ottenuta quella grafica e
cominciai a fare delle ipotesi drammati-
che di incompatibilità con la mia mac-
china. Provato il gioco sul mio calcolato-
re (settando la mia IGA nel modo CGA)
funzionò, solo più velocemente! Dopo
qualche tentativo con delle OUT qua e
là nelle porte non riuscii ad ottenere
nulla e quindi abbandonai l’impresa!
Tornato dalle vacanze a settembre ho
deciso di riprovare, questa volta seria-
mente. Armatomi di MS-CodeView ho
seguito l'esecuzione di Round 42 istru-
zione per istruzione (vi posso assicurare
che seguire migliaia di istruzioni macchi-
na porta ad un deperimento psico-fisico
mostruosamente grave) fino ad arrivare
ad una OUT sospetta! A questo punto
ho cominciato a segnare i valori che
infilava il game nelle porte. Al quindice-
simo valore decisi di smettere. Mia ma-
dre vedendomi con gli occhi 5 centime-
tri fuori dalle loro orbite mi diede un
sano consiglio: «Vai a dormire che e
meglio». Lo accettai!
Il giorno dopo ritentai e riuscii a pren-
dere tutti i 21 (ventuno) valori da OUTta-
re per SET tare quel particolare modo
«grafico». L'ignaro (io) non sapeva che il
peggio doveva ancora venire. Scrissi
subito un piccolo programmino in Turbo
Pascal 5.0 per mettere quei valori nelle
corrispondenti porte della CGA. riusci
tutto a meraviglia ma il risultato era di
vedere dei pixel messi qua e là sul
video senza un apparente ordine. L'o-
stacolo da superare era quindi riuscire a
indirizzare un pixel qualsiasi dello
schermo.
prograa DEH0JI6A ;
(
Program duostrativo della unit UBA che consente di ottenere una grafica
di 160x100 punti in 16 colori con la scheda grafica C6A 1BH
(c) 198? by loioaso Hassioo Stella
versione 1.00
)
uses crt.iga ;
const
CiarraylO. .15]
sl:Spritetype=|
byte=l8,0,l,9,3
...7.7
...7.7
77. . .7
7.7. . 7
77.. . 7
..FFF.FFFFF..FF.F
...F...F..F.F..FF
...F...FF...F....
F..F...F....F....
F..F...F..F.F...F
•FF...FFFFF..FFF.
11,2,10,7.15,14,13,05,12,04,06):
s2:SpriteType=C 0 '
• 0
000
....40304....
0. .4400044. .0'
4444400044444
0 .... 000 .... 0 '
s4:Sprite!ype=( ' 1116116116111' ,
1611116111161',
1161114111611 ,
1114111114111 ,
'6611 11C1 1 1166 ,
' 11141CCC14111 ' ,
66U11C1U166' ,
1114111114111',
1161114111611',
1616116116161,
s5:SpnteType=| UUUU1UU' ,
1111111111111 ',
'immillili .
• inumimi',
■mmiiimi',
immillili',
•mimiimi',
•inumimi',
immillili',
* immillili y
i,Ji*,y,k : byte i
b»_y,LogoOEC,Fire,Astro5hip,UnderShip,!lnderFire,
Espio, nulla s pointer ;
be: array[1..7] of pointer ;
xc •. array[1..7] of byte j
procedure Fuoco ;
hibyte ;
for h:=y-5 dounto 20 do begin
BetBlocM x*5 , h , x*7 , h*4 , UnderF ire I ;
PutSpritel x+5,h,Fire) ;
delay(lS) ;
PutBlock t x+5, h.UnderFire) ;
end;
PutBlocMx,h, Espio);
Delay (100) ;
PutBlockls.h, NULLA);
drscr ;
lnitHGA(S) ; BorderColor (8) s
256
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SOFTWARE
MS-DOS
La tecnica
Mi accorsi che quei pixel che si vede-
vano non erano altro che le prime due
linee di scansione di ogni carattere,
quindi era come se la CGA si trovasse
in un particolare modo testo ad 80x100
in cui però i caratteri erano composti da
sole due righe (come mostra la figura
1).
A questo punto basta mettere in ogni
cella della memoria video il carattere
mezzo pieno (ASCII 221) per ottenere
160x100 pixel (figura 2). Infatti il carat-
tere 221 divide in due le 80 colonne
perché si può indirizzare sia il colore dei
pixel accesi che di quelli spenti cioè il
fondo. Mi ricordai però che per il fondo i
colori sono solo 8 e quindi per i pixel
dispari ne avrei potuti indirizzare solo
tanti. Facendo un esperimento mi sono
accorto però che con quel modo testo il
bit più significativo del byte dei colori
non serve a far lampeggiare i caratten
ma a rendere il fondo luminoso, perfet-
tamente come funziona il middle basso
per i colori dei caratteri. Risolti questi
problemi ho deciso di scrivere tutte le
routine piu utili per sfruttare questo tipo
di grafica forzata.
Le routine
Sono 19 e risiedono tutte nella unit
MGA. I sorgenti sono MGA.PAS ed
MGA2.PAS.
Di seguito descriverò brevemente il
funzionamento delle routine.
INITMGA (backcol)
Setta la CGA nel modo semigrafico
appena descritto con colore fondo
«backcol». Definisce anche i valori di
alcune variabili di sistema della MGA.
L'unica fra queste che può essere utiliz-
zata è BGCOLOR che riporta il colore di
fondo iniziale della pagina video.
SETPOINT (x, y, c)
Di facile intuizione questa routine ac-
cende il pixel di coordinate x, y con il
colore c.
GETPOINT (x, y)
Funzione che ritorna il colore del pixel
di coordinate x. y.
Def ìneSpntel I7,12,sl .LogoJEC) ;
DefineSprite(13,0,s2,AstroShip| j
Def ineSprite|3,5,s3,Fire) ;
Def ineSprite(13,10,s4,Explo) ;
Def ineSpritet 13, 10, s5, Nulla);
FillBox(12,5,151,27,0);
FlIlBox(10,3,149,25,7>;
Dra»Text|37,5,n,VDeio H6A);
Dra»Te«t(20,15,9,4, by JEC Stella' );
size:=BlockSize(36,4,44,12);
for i:=l to 7 do GetHea(ba[i],sìze) ;
GetHea(ba_V,5ize);
6etHe»(UnderSlup, 1318*2) i
6etHea t UnderF ire, 3*5*2 ) ;
GetBlock (36,40,44 ,4B, ba_V) ;
GetBlock (36,4,44,12,ba[l]);
6etBlock (47 ,4,SS,12,ba[2]);
GetBlock 1 58, 4,66, 12, bi[3] );
6etBIock(69,4,77,12,bi[4)l;
6etBlock|91,4,99,12,ba[5]);
6etBlock ( 102,4, 110, 12,ba[6] ) ;
6etBlock(113,4,121,12,bi[7]);
for i:»l to 10 do begin
ChangeColor ( x ,y I ;
randoaize ;
far i:=l to 100 do begin
«arandoli 1001+35 ; y:=randoa( 151+60; j:=randoa|15)+6 i k:=randoa|15);
DraaCirc te(x,y, j ,k);
end;
for i:=l to 30 do begin scrol 1 (30,65,1 ) ; scroll (66,99,0) ; end;
for i:=l to 25 do scroi 1 (2,27 ,1) ;
x:=12 i j:=2 ; xc[lj:=x i
for i;=l to 7 do begin
for y:=0 to 20 do begin
PutBlock ( x,y,ba_v) ; PutBlock ( x,y+l ,ba[i] ) ; Delay ( 5) ;
end;
ine li, 211 ;
xc£j]:=x ; indi);
for i:=0 to 15 do DranUnelO.i, 159, i, etili;
OraxBox (0, 17 , 159,34,0); Piintll, 18, 11;
PutSpri te ( 141 , 86 , LogoJEC ) ;
for i:=99 doanto 51 do Scroi 1 (36,i,0) ;
FillBoi (0,90,159,99,11);
x;=10 ; y:=2 ;
Dra*Une|0,89,20,80,x); Dra»Line(20, 80, 50,89, x); Paint(15,85,y);
DraxLinel 50,89, 100,75, x); DraaLine( 100,75, 130,89, x ) ; Paint|110,89,y);
DraaLinel 112,80,145,75,1); DraaLxnel 145, 75, 159,80, x > ; Paintll59,87,y);
Dra»Line(0,90,159,90,10);
FillBo«(0,95,159,99,3);
DraaCirclet 15,50,8, 15) ; paint( 15,50, 15) ;
x;=10; y:=85 ; j:=l ;
for i:=l to ic[7] do begin
6etBlock I x , y , i+12 , y+7 , UnderShip) ;
PutSprite( x ,y , AstroShip) ;
delayllO);
if x=xc[j] then begin
Fooco ;
inc(j);
PutBlocklx.y, UnderShip);
inclx);
end;
for i:=36 to 98 do Stroll|i,99,l)j
for i:=36 doanto 1 do Scroi 1 (0, 1,0) ;
ChangeColor (8,1); BorderColor ( 1 ) ;
Dra«*Text(55,l,18,6, ' THE' ) ;
DraaText ( 55,90,18,14,' END ' ) ;
Ji=l ;
for i:=l to 35 do begin
Scroll (0,50, 1) ;
BorderColor( j);
Scroll(51, 99,0);
inc(j); if j>15 then j :=0 ;
for h:=l to 3000 do for j:=0 to 15 do BorderColor! j ) ;
BorderColor) 1);
Repeat
Dra»Text(13,90,8,4, 'Preaere un tasto');
delay (300);
Dra«Text(13,90,8,l, 'Preiere un tasto');
delay(300);
Until keypressed ;
textaode(SO);
MCmicrocomputer n 93 - febbraio 1990
257
SOFTWARE
MS-DOS
DRAWLINE (xl, yl, x2, y2, c)
Traccia una linea da p (xl. yl) a q(x2,
y2) di colore c.
DRAXCIRCLE (xc. yc, r, c)
Traccia una circonferenza di centro p
(xc. yc), di raggio r e di colore c.
Questa procedura é cortissima come
codice e velocissima anche se scritta in
Pascal. La tecnica utilizzata permette
una semplicità estrema di tracciamento.
Vedere il demo per credere.
DRAWBOX (xl, yl, x2, y2, c)
Disegna un rettangolo che ha l'angolo
superiore sinistro di coordinate p(xl, yl)
e l'angolo inferiore destro di coordinate
q(x2, y2). c rappresenta il colore.
FILLBOX (xl, yl, x2, y2, c )
Come DRAWBOX ma il rettangolo
viene riempito con il colore c.
PAINT (x, y, c)
Colora, con il colore c. la figura all'in-
terno della quale è situato il punto p(x,
y). Questo punto deve essere di colore
BGCOLOR, in caso contrario il PAINT
non colorerà nulla. Per colorare una
porzione già colorata con altro colore
che non sia quello di fondo, bisogna
cambiare momentaneamente BGCO-
LOR per poi riportarlo al suo valore
normale dopo l'esecuzione del PAINT.
DRAWTEXT (x, y. Ieri, c, testo)
Scrive «testo» a partire dal punto p(x.
y) con colore «c» e spazio «len» tra i
caratteri. Notare la velocità di questa
routine.
BLOCKSIZE (xl, yl, x2, y2)
Funzione che ritorna le dimensioni in
byte che occupano i pixel compresi nel
triangolo di coordinate ss(x1. yl) e
id(x2. y2).
[ss sta per superiore-sinistro; id sta per
inferiore-destro],
GETBLOCK (xl, yl, x2, y2, BIT-
MAP)
Prende il valore dei pixel compresi nel
rettangolo di coordinate ss (xl, yl) e id
(x2. y2) e lo mette in BITMAP Questo
deve essere un puntatore ad una por-
zione di memoria definita precedente-
mente con GETMEM di dimensioni de-
finite con BLOCKSIZE.
PUTBLOCK (xl, yl, BITMAP)
Trasferisce sul video alle coordinate
xl. yl il blocco contenuto in BITMAP,
precedentemente definito con GET-
BLOCK.
DEFINESPRITE
(b, h, sprite, BITMAP)
Definisce «sprite» di base «b» e al-
tezza «h» (max 20x20) e lo trasferisce
in BITMAP. Questa variabile deve esse-
re di tipo puntatore ma non c'è bisogno
di assegnare memoria con GETMEM.
«Sprite» deve essere di tipo SpriteType
(definito nella unit). Questa routine è
molto utile per definire direttamente
degli sprite senza doverli prendere dal
video. Se si vuole per esempio uno
sprite di 4x4 pixel si procede come
nell'esempio riportato in questa pagina.
Con questa porzione di programma
ho definito il mio sprite I caratteri «A» ,
«B», «1», «2», «0» indicano il colore del
258
pixel acceso nello sprite. Essendo 15 i
colori si possono utilizzare i simboli esa-
decimali da «0» ad «F». Qualsiasi altro
carattere (nell'esempio il punto «.») ver-
rà considerato un pixel spento.
PUTSPRITE (x, y, BITMAP)
Stessa sintassi di PUTBLOCK. La dif-
ferenza è che questa istruzione viene
utilizzata per disegnare sul video gli
sprite utente.
BORDERCOLOR ( c )
Cambia il colore del bordo con «c».
SCROLL (yl, y2, direction)
Fa slittare di una posizione in su (di-
rection =0); o in giu (direction = 1 ) tutti i
pixel compresi fra le righe yl e y2.
CHANGECOLOR (old_c, new-c)
Tutti i pixel del video di colore old_c
diventano di colore new_c.
SAVENSCREEN (name)
Salva nella directory corrente la pagi-
na video con il nome «name»
LOADSCREEN (name)
Carica dalla directory corrente il file
«name» e lo scarica in memoria video.
Il programma demo
Ho apportato un piccolissimo demo
che racchiude quasi tutte le routine
appena descritte (escluse SetPoint.
GetPoint. LoadScreen e SaveScreen
che sono comunque di facilissima appli-
cazione) e che dimostra le capacità cro-
matiche della CGA in questo modo gra-
fico/testo che ho chiamato MGA (che
sta per... BOOO?!?! Mi è venuto cosi e
cosi l'ho chiamato, quindi a voi l'onere
di inventare l'acronimo!)
Nel demo ci sono parecchie istruzioni
di rallentamento tarate per il mio 8086 a
8 mHz, quindi per i vecchi PC a 4.77
mHz si dovranno ritarare i ritardi (sem-
bra uno scioglilingua) per ottenere effet-
ti soddisfacenti. Nel demo c’é un tocco
di megalomania, il mio nome d'arte.
«JEC»
Nota, ho testato il programma su
alcune CGA e nessuna di queste ha
dato fastidiosi segni di «nevischio» sul
video. Non ho quindi ritenuto opportuno
scrivere le routine tenendo conto del
conflitto della CPU con il raster. Purtrop-
po sull’M24 il «nevischio» c'è mc
MCmicrocomputer n 93 - febbraio 1990
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TUTTO LIRE. 2.350. OOO
AT 286 21MHz
86 INTEL 16MHz OWS 21 operativi
1Mb RAM esp. a 4Mb Piastra m;
NEAT-EMS controller 1:1 2FD e 2HD
floppy da 1.2 Fujitsu HD da 20Mb
gate Tastiera Ita.102 tasti , scheda video
a scelta , monitor monoc. Shadow RAM
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80386 INTEL 20MHz OWS 25 operativi
1Mb RAM , Piastra madre NEAT-EMS
controller 1:1 2Fd e 2Hd , Floppy da L2
Fujitsu e HD da 20Mb Seagate , Tastiera
102 tasti Ita. Scheda video a scelta , me
nitor monoc. 2 seriali 2 parallele.
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25MHz 0 WS 34.1 operativi:
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a di Tommaso Paniuso
Clock 128
di Michele Galante - Terranuova Br (ARI
Queslo divertente programma per C-
128 permette di visualizzare un orologio
analogico (cioè a lancette) sulla pagina
grafica del computer. Inoltre con la pres-
sione di alcuni tasti si possono cambiare
facilmente le dimensioni e la posizione
dell'orologio sullo schermo; vediamole
insieme:
+ = ingrandisce l'orologio di 5 pixel
per raggio;
- = diminuisce entrambi i raggi di 5
pixel;
1 = aumenta il raggio x;
2 = diminuisce il raggio x;
3 = aumenta il raggio y;
4 = diminuisce il raggio y;
R = introduce i raggi x,y;
P = introduce le posizioni x.y.
Con i tasti cursore inoltre si sposta
l'orologio nelle rispettive direzioni di 5
pixel per volta e premendo la barra
spazio si può introdurre l'ora nel formato
OOMMSS.
Si consiglia di studiare bene il listato
per capire come utilizzare nel modo
migliore le potenti istruzioni grafiche del
Basic 7.G.
File Data Maker
128
di Michele Galante - Terranuova Br IARI
Come è risaputo, un qualsiasi file me-
morizzato su disco è costituito da una
sequenza dì byte che, nel caso di un file
sequenziale, rappresentano i codici
ASCII di ogni singolo carattere: nel caso
E disponibile, presso la redazione, il disco
con i programmi pubblicali in questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sonoapag 263.
260
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
SOFTWARE C-128
di un programma Basic il listalo tokeniz-
zato; nel caso di un programma in LM
rappresentano i vari codici cosi come
verranno caricati in memoria.
Il programma proposto per C-128
permette di convertire un qualsiasi file in
una sequenza di linee DATA. Vediamo
come funziona.
Per prima cosa si introduce il nome
del file e si indica al computer se si
vogliono i dati espressi in decimale o in
esadecimale. Nel caso si scelgano i
numeri decimali viene chiesto se si vo-
gliono i numeri tutti della stessa lun-
ghezza (cioè il 21 sarà rappresentato
come 021. il 5 come 005 ecc.). A que-
sto punto si indica la lunghezza massi-
ma che deve avere la riga Basic ed
infine se si vuole o meno includere nei
DATA i due byte relativi all’indirizzo di
caricamento del file. Questo sarà indi-
spensabile se vogliamo scrivere un pro-
gramma che crea un file PRG leggendo i
DATA contenenti i byte che lo costitui-
scono, mentre non deve essere utilizza-
to per usare i DATA con un caricatore di
programmi LM che li inserisca subito in
memoria.
Una volta risposto a tutte le richieste il
programma comincia a leggere il file e a
convertirlo in linee DATA. Questa ope-
razione viene effettuata in modo FAST
quindi lo schermo comparirà se ci tro-
viamo in 40 colonne, mentre con le 80
colonne sarà possibile assistere all'in-
troduzione delle varie linee DATA nel
programma.
A lavoro completato le linee DATA si
trovano dalla riga 1000 in poi. è quindi
sufficiente impartire DELETE -999 per
fare in modo di avere in memoria solo il
listato contenente le DATA. L’ultima riga
del listato conterrà la somma di tutti i
dati e il numero di dati letti.
01000 A9 93
01002 20 D2
01005 A9 3B
01007 8D 11
0100A A9 1C
0100C BD 18
0100F A9 D8
01011 8D 16
0101 A AD 10
01017 8D 21
0101 A A9 00
0101C 85 FB
010 1E A9 04
01020 85 FC
01022 A9 40
01024 85 FD
01026 A9 3F
01028 85 FE
0102A A0 00
0102C B 1 FD
0102E 91 FB
01030 E6 FD
01032 F0 13
01034 E6 FB
01036 F0 14
01038 A5 FB
01 03 A C9 E8
0103C D0 EC
0103E A5 FC
01040 C9 07
01042 D0 E6
01044 4C 51
01047 E6 FE
01049 4C 34
0104C E6 FC
0104E 4C 38
01051 A9 00
01053 85 FB
LDA #*93
FF JSR *FFD2
LDA #*3B
D0 STA SD011
LDA #*1C
D0 STA SD018
LDA #*D8
D0 STA SD016
47 LDA *4710
D0 STA SD021
LDA #*00
STA *FB
LDA #*04
STA *FC
LDA #*40
STA »FD
LDA #*3F
STA *FE
LDY #*00
LDA < *FD > , Y
STA (*FB),Y
INC *FD
BEQ *1047
INC *FB
BEQ * 104C
LDA *FB
CMP #*E8
BNE S102A
LDA *FC
CMP #*07
BNE *102 A
10 JMP *1051
INC *FE
10 JMP *1034
INC SFC
10 JMP *1038
LDA #*00
STA *FB
01055
01057
01059
0105B
0105D
0105F
01061
01063
01065
01067
01069
0106B
0106D
0106F
01071
01073
01075
01077
01079
0107B
0107E
01080
01063
01085
01088
0108B
0108D
0108F
01091
01093
01096
01098
010A2
010A5
A9 D8 LDA
85 FC STA
A9 28 LDA
85 FD STA
A9 43 LDA
85 FE STA
A0 00 LDY
B1 FD LDA
91 FB STA
E6 FD I NC
F0 13 BEQ
E6 FB INC
F0 14 BEQ
A5 FB LDA
C9 E8 CMP
D0 EC BNE
A5 FC LDA
C9 DB CMP
D0 E6 BNE
4C 88 10 JMP
E6 FE I NC
4C 6B 10 JMP
E6 FC I NC
4C 6F 10 JMP
20 E4 FF JSR
F0 FB BEQ
C9 20 CMP
D0 F7 BNE
A9 15 LDA
8D 18 D0 STA
A9 1B LDA
8D 11 D0 STA
*D8
*28
FD
(SFB).Y
• FD
*107E
*FB
*1083
*FB
«*E8
*1061
*FC
* 106B
*FC
*FFE4
*1088
#*20
*1088
# S 15
SD016
#*1B
SD011
A9 17 LDA #*17
8D 00 DD STA *DD00
A9 93 LDA #*93
20 D2 FF JSR *FFD2
60 RTS
Listalo Assembler del programma Koala Wew 128
Koala View 128
Giancarlo Petrolo - Mentana ( Roma I
Si tratta di un programma in linguag-
gio macchina che visualizza le scherma-
te precedentemente disegnate e regi-
strate sul disco con il Koala Painter.
I file creati dal Koala Painter sono così
organizzati:
— i primi 8000 byte contengono i pixel
necessari al disegno.
— I successivi 1000 byte sono gli attri-
buti-schermo e vanno allocati nella zona
di memoria compresa tra 1024 e 2023
(HEX S0400-S07E7).
— I successivi 1000 byte sono i dati
relativi ai colori che vanno trasferiti a
partire da 55296 (HEX SD800).
— L’ultimo byte contiene il valore da
attribuire al colore di fondo alla locazio-
ne 53281 (HEX SD021).
Ho strutturato il programma in modo
tale che la schermata grafica venga cari-
cata a partire dalla locazione 8192 (HEX
$2000) solo per motivi di comodità,
Koala View 128
10 REM
15 REM PROGRAMMA PER VEDERE LE
20 REM SCHERMATE DI KOALA PAINTER
30 REM CARICARE QUESTO PROGRAMMA
40 REM E LANCIARLO CON IL RUN
45 REM CARICARE IL DISEGNO CON
46 REM LOAD"?PIC '.8
50 REM DIGITARE SYS 4096
60 REM
70 POR X-4095 TO 4262
80 READ Y : POKE X.Y:NEXTX
90 POKE 43,0; POKE 44. 32; END
100 DATA 0,169,147.32.210.255.169.59
110 DATA 141.17,208.169.28.141.24.208
120 DATA 169.216.141.22.208.173.16.71
130 DATA 141,33,208.169.0.133.251.169
140 DATA 4.133.252.169.64.133.253.169
150 DATA 63.133,254.160.0.177.253.145
160 DATA 251.230.253.240.19,230.251.240
170 DATA 20.165.251.201.232.208.236.165
180 DATA 252.201,7.208,230.76.81.16
190 DATA 230,254.76,52.16.230.252,76
200 DATA 56.16.169.0.133.251.169.216
210 DATA 133,252.169,40.133.253.169.67
220 DATA 133.254.160.0.177,253.145.251
230 DATA 230.253.240.19.230.251,240.20
240 DATA 165.251.201.232,208.236.165.252
250 DATA 201.219,208.230.76.136.16.230
260 DATA 254.76.107.16.230.252.76.111
270 DATA 16.32.228.255.240.251.201.32
280 DATA 208.247.169.21.141.24.208.169
290 DATA 27.141.17.208.169.23.141.0
300 DATA 221.169.147.32.210.255.96.0
READY.
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
261
SOFTWARE C-128
quindi bisogna caricare a questo indiriz-
zo la schermata che realmente sarebbe
caricata a partire da un altro indirizzo:
per far questo ho spostato tramite il
programma Basic l'inizio Basic a 8192
tramite le seguenti istruzioni:
POKE 43,0: POKE 44,32
e poi tramite il semplice comando Load
possiamo caricarla nella zona di memo-
ria desiderata.
Quindi per far funzionare il program-
ma dopo averlo digitato e registrato non
bisogna far altro che caricarlo, lanciarlo
con il RUN e quando compare il READY
digitare:
LOAD "?PIC....",8.
A questo punto tramite questo co-
mando si caricherà la schermata e in
seguito al READY si dovrà mandare in
esecuzione il programma in linguaggio
macchina tramite:
SYS 4096
Comparirà la schermata sul video e
per tornare al Basic si deve semplice-
mente premere lo spazio.
Per vederne un'altra si deve ricaricare
la schermata come sopra e poi far ripar-
tire il programma in L.M.: ma ATTEN-
ZIONE non bisogna premere MAI RUN/
STOP+RESTORE.
Questo programma è dimostrativo
ma, apportando le dovute modifiche, po-
trebbe essere usato in moltissime appli-
cazioni.
Sarà sicuramente utile a chi vuole
mettere una schermata creata con il
Koala Painter prima di un programma:
questo potrebbe essere fatto usando un
programma in L.M. cosi come è e crea-
re una routine (in L.M. o in Basic) di
caricamento della schermata.
Il programma è poco più di 1 Kbyte
quindi il tempo di caricamento è sicura-
mente inferiore al tempo che impiega il
Koala ad essere caricato: quindi potreb-
be essere usato da chi vuole vedere
delle schermate senza aspettare tanto
tempo.
Modo 64 in banco 1
di Luigi Rizza - Torino
La routine che vi propongo, lunga
solo 48 byte, permette di avere il modo
64 mappato sulla RAM del banco 1
invece che in quella del banco 0 come
avviene normalmente. Ciò può tornare
utile quando si vogliono disassemblare
col monitor interno i programmi, natu-
ralmente in linguaggio macchina, del
64.
Difatti, il banco 1, a differenza di
quello 0. non viene «sporcato» dall'ini-
zializzazione del 1 28 lasciando inalterata
la zona di memoria da +1024 ($0400) a
+65280 (SFF00). Il programma si esten-
de da $02000 a $02030, ma può essere
facilmente rilocato. Per farlo partire da-
re, da Basic, SYS 8192 (oppure da mo-
nitor G+8192) e dopo una attesa di
qualche secondo vi troverete in modo
64 con l'unica differenza che state «la-
vorando» sulla RAM 1.
Listato
Il programma é in Assembler e deve
essere introdotto col monitor interno
Un'ultima nota sulla porta d'I/O
dell'8502. Essa è sempre locata, per
l'RDD all'indirizzo 0 (zero) e per l'RIO
all'indirizzo 1 (uno), ma non è piu utiliz-
zata per la gestione della memoria, co-
me avveniva nel 64, in quanto tale com-
pito è affidato all'MMU.
Ora le sue funzioni, oltre alla gestione
delle consuete linee del registratore,
sono riportate nel seguito:
Locazione 1 R.I.O.
BIT 0 (LORAM):
controlla l'accesso da parte dell'8502 ai
2 banchi delle RAM colore, sempre
locata a (+55296M+56295).
BIT 1 (HIRAM):
a seconda di HIRAM il VIC visualizzerà
uno dei due banchi della RAM colore. In
condizioni normali LORAM e HIRAM
hanno lo stesso valore.
BIT 2 (CHAREN):
controlla l’immagine, vista dal VIC, della
ROM caratteri. Se CHAREN è a 0 l’im-
magine compare in ogni banco di 16K.
se è a 1 scompare.
BIT 3-4-5 (TAPE):
come sul 64.
BIT 6 (CAPS KEY):
se è a 0 il tasto Caps Lock è abbassa-
to, se è a 1 è alzato. Tale bit non perde
la sua funzione anche in modo 64
Per l'RDD il significato dei bit è sem-
pre il medesimo, come nel modo 64: il
bit a 1 configura la porta del RIO come
una uscita, mentre a 0 la configura
come un ingresso.
200B LDAHSE3
200D STASO 1
200F LDAH2F
2011 STASOO
2013 LDXBSOE
2015 LDAS2022.X
2018 STAS0 1 ,X
201 A DEX
20 1B BNES2015
20 1D STXSD030
2020 JWPS0002
2023 LDABS7E
2025 STASFF00
2028 LDABSF7
202 A STASD505
202D JtlP<FFFC>
2030 - .
; la porta di I /O
idei microprocessore
; locata a <0 e 1 >
; Viene trasferita
•da $2023 - $2030 a $0002
;Tale parte di codice resi
;da tutti i banchi
;Si azzera SD030
;Salta a $0002 per eseguii
; -Codici
; RAM 1
trasferiti
I/O
i 0002- . Si i
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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
Per l'ordinazione inviare l'im-
porto (a mezzo assegno, c/c o
vaglia postale) alla Technimedia
srl. Via Carlo Perrier 9, 00157
Roma.
Elenco del software disponibile
su cassetta o minifloppy
Per ovviare alle difficoltà incontrate da molti lettori nella digitazione dei
listati pubblicati nelle varie rubriche di software sulla rivista,
MCrnicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi
direttamente su supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi
disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli non sono previsti per
computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene
descritto ciascun programma è riportato nell'apposita colonna: consigliamo
gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati, eventualmente
rivolgendosi al nostro Servizio Arretrati utilizzando il tagliando pubblicato in
fondo alla rivista.
guida computer
I prezzi riportati nella Guidacomputer sono comunicati
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo
distributore. Per acquisto OEM e comunque vendite
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I
dati sono aggiornati a circa 20-30 giorni prima della data
di uscita in edicola della rivista. MCmicrocomputer non si
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni.
Tutti i prezzi sono IVA esclusa.
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SHR 1 1 00SX/091 V- M - 80386SX RAM 1M FD I2M HD 90M mon 14"
SHH 1 1 16/041 M-M 80386 RAM 2M, FD 1 2M HD 40M mon 14" monoci.
SHR-1 1 16/091M-M 80386 RAM 2M, FD 1 2M HD 90M mon 14" monoci
SHR-1 116/161M-M 80386 RAM 2M, FD 12M HD 160M mon 14"
SHR-5200/041M-M - 80386 20MHz RAM 2M. FD 1 2M HD 40M mon 14"
SHR-5200/091M-M come SHR-5200/041 con HO 90M
SHR-5200/161M-M come SHR-5200/041 con HD 160M
SHR-5200/341M-M - come SHR-5200/041 con HD 340M
SHR-1125/071M M - 80386 25MHz RAM 2M. FD l 2M HD 70M mon 14"
monocr
SHR- 11 25/1 01 M-M - come SHR-1125/071 con HD I00M
SHR-1125/16IM-M come SHR 1 125/071 con HD 160M
SHRT125/341M-M come SHR-1 125/071 con HD 340M
SHR 1133/101M M 80386 33MHz. RAM 2M, FD 1 2M HD 100M mon 14"
SHR-1 133234 IM-M come SHR-1133/101 con HO 340M
SUR I 133/701 M-M - come SHR-1133/101 con HD 700M
1 195.000
1 530 000
1995000
2995000
2495000
2995.000
3.590 000
3.990.000
4 990.000
4.750 000
5790.000
3090000
4 090 000
3590000
4.590000
3590.000
3 890.000
4 590 000
4 490 000
5 390.000
5 290 000
6190.000
5.490.000
6290.000
6 490 000
6.690000
7.590.000
9290000
11290000
11 590.000
13 190 000
15290000
13.990000
16 990 000
20900 000
ACORN
Coloui Conveller pei digitalizzatore
Modem Pace Linnel V21/V23
115000
144 000
207000
494 000
940 000
1 259000
948.000
562000
503 000
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AM-1000PC/20 PLUS 80286/68000 RAM 3M FD I 2M HD 20M mon 14" 12 470 000
AM- I000PC/40 PLUS - 80286/68000 RAM 3M. FD 1 2M FID 40M mon 14" 13 060.000
AM-1000PC/70 PLUS 80286/68000 RAM 3M FD12MHD 70M mon 14* 14860000
AMSTRAD
Amstrad Sp A - Vie Aguggiari. 77- 21100 Varese
DELPHI SpA Via della Vetraio. Il 55049 Viareggio tUI)
A3000 - RAM 1M FD 3.5' f Mouse 1 419,000
Aicbimedes 310 Base - RAM 1M FD 35" mon monocr ns 640*512 1 990000
Arcbimedes 310 Coiour come il 310 Base con monitor colori 2 577000
AicltlmeUes 410/1 Base - RAM IM - FD 3.5" mon monocr ris 1280*976 2 690000
Atrhlmedes 410/1 Coloni - come II 410/1 Base con mon colori 3.277.000
Arcbimedes 420/1 Base come 4 410 Base con 2M RAM e HD 20M 3890000
Archimedes 420/1 Coiour come il 420 Base con mon colori 4 477 000
Arcbimedes 440/1 Base - come 4 410 Base con 4M e HD 50M 5.690 000
Arcbimedes 440/1 Coiour come il 440 Base con mon colori 6.277 000
R140 Workstation RAM 4M HD 50M mon Mulllsync colori 7990,000
Monitor Arcbimedes MR 587.000
Monitor Taxan Mulllsync 7701 us 1.400000
Disk diive aggiuntivo (per 410/1) 305000
Hard Disk 20M + controller (serie 300) 1 182.000
Podule Back Piane 95.000
Ethernet Expansion Card 1 000.000
Floalmg Poinl Expansion Card 1.350000
SCSI Atìpici E»pansione Card 750 000
PC 1512 SD MM A 8086/8 MHz. RAM 512K I FD 360K monda 890.000
PC 1512 DD MM-A 8086/8 MHz. RAM 512K, 2 FD 360K monocr 1 190 000
PC 1512 SD MM-CDROM 8086/8 MHz RAM 512K. 1 FD 360K con drive
interno CD-ROM 550M monocr 1890000
PC 1512 SD CM-A - 8086/8 MHz, RAM 512K, 1 FD 360K colore 1 190 000
PC 1512 DD CM-A - 8086/8 MHz RAM 512K 2 FD 360K colore 1 490.000
PC 1640 SD MD-A - 8086/8 MHz, RAM 640K 1 FD 360K monocr 1 290000
PC 1640 DD MD-A ■ 8086/8 MHz, RAM 640K 2 FD 360K monocr 1 590 000
PC 1640 HD MD-A - 8086/8 MHz, RAM 640K, 1 FD 360K + HD 30M
monocr 1 990.000
PC 1640 SD MD-CDROM 8086/8 MHz. 1 FD 360K monocr 2.290.000
PC 1640 SO ECD-A - 8086/8 MHz. RAM 640K, 1 FD 360K colore 1 790 000
PC 1640 DD ECD-A - 8086/8 MHz, RAM 640K, 2 FD 360K colore 2 090000
PC '640 HD ECD-A - 8086/8 MHz. RAM 640K. 1 FD 360K F HD 30M col 2 490 000
PC 1640 SD ECD-CDROM - 8086/8 MHz. RAM 640K monitor colore 2 790 000
PC 2286 DD 12 MD - 80286/12.5 MHz, RAM IM 2 FD 1 44M monocr 2490.000
PC 2286 HD 14 CD - 80286/125 MHz. RAM IM 1 FD 1 44M + HD 40M
monitor colore 3 040000
PC 2386 HD 12 MD 80386/20 MHz. RAM 4M 1 FD 1 44M + HD 65M
monitor monocr 5 490.000
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MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
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-guida computer-
AT2012/1
AT4012/1
WS200I2/I
SXC2012/I
SXC4012/1
SXC8012/1
ATX4012/1
AIX8012/1
ATV4012/1
ATV1012/4
TRV0012/4
TRV8012/4
LIC2014/I
LIC4014/I
MMVOOI2
MET00I4 •
MVM0014 ■
MVC0014
MSU00U0
MSS0001 -
80286 7/1 5MHz. RAM IM FD 1.2 + HD 20M mon mono
AT2012/I con HD 40M
- 80286 7/12MHZ. RAM 1M FD 1.2M
803865* 16MHz RAM 1M FD 1 2M + HD 20M mon mono
- come SXC20I2/1 con HD 40M
- come SXC2012/I con HD 80M
80386» 16MHz RAM 1M FD 1 2M + HD 40M mon mono
come ATX4012/1 con HD SOM
80386/25 25MHz RAM 1M FO 1.2M + HD 40M mon
80386/25 25MHz RAM 4M FD 1.2M + HD 100M
80386/25 25MHz. RAM 4M FD 1.2M
- 80386/25 25MHz. RAM 4M FD 1.2M + HD 80M
80c 286 12/6MHZ. RAM 1M FD I 44M + HD 20M
come LIC2014/1 con HD 40M
12" fosfori verdi
la TEVA
I" EGA cc
Monitor 14" VGA monocromallco
Monitor 14" VGA colore
Mouse universale con chip sv
PCbase - 8088 4,77 MHz 512K RAM 32K ROM 1 FD 3.5" 720K
D360/base - Drive eslemo 525" 360K
D720/base - Drive eslemo 3.5"
/base Hard-Disk 20M 720K eslemo
PC bil V20 40-5. V20. 512K. 1FD 5,25" 360K
" ni V20 40-3. V20. 512K. IFD 3.5' 720K
PCbiI V20 I/3-V20. 512K IFD 35" 720K
PCbII V20 273-V20. 512K 2FD 35" 720K
PCbiI V20 20/3- V20, 512 K IFD 3.5“ + HD 20M
PCbiI V20 1-5. 5I2K 1 FD 5.25”
PCbiI V20 2-5. 512K 2 FD 5.25”
PCbiI V20 20-5 512K HD 20M, 1 FD 525
“ 286 20/5 80286. IM FD 1 2M
PCbiI 286 20/3 - 80286 IM. FD 1.44M
PCbiI 286 40/3 - 80286. IM, FD I 44M + HD 20M
286 20/5 80286. IM. FD 1.2M + HD 20M
PCbiI 286 40/3 - 80286. IM. FD 1.44M + HD 40M
PCbiI 286 40/5 - 80286, IM. FD 1 2M + HD 40M
PCbiI 286SP 20/3. come 286 20-3 con 80286 16 MHz
PCbiI 286SP 20/5. 80286. 1Mb. FD 12 M + HD20M
PCbiI 286SP 2/5. 80286. IMI), FD 1.2 M
PCbiI 286SP 2/3. 80286, IM, FD 1.44M
PCbiI 286SP 40/5, 80286 IM FD 1 2M+HD20M
— " 286 2/3. 80286. 1Mb, FD 1 44M
PCbiI 286SP 40/3 - come 286 40-5 con 80286 16 MHz
286 Compaci 1-5. LCD. FD 12M
PCbiI 286 Compaci 1-3, LCO. FD 1 44M
PCport 286 VGA 20-3 80286 IM. FD 1 44M • HD40M
PCport 286 VGA 40-3. come 286VGA 20-3 con HD40M
PCporl 286 20/3 80286 IM FD 1 44M + HD 20M
PCport 286 40/3 - 80386 IM FD 1.44M + HD 40M
PCporl 386 40/3 - 80386 2M. FD 1 44M + HD 40M
PCporl 88 2-3 - 80C88 640K. 2 FD I 44M
PCporl 88 20/3 802C88 640K. FD 1 44M + HD 20M
PCbiI 386/20 20-3 - 2M. FD 1 44M + HD 20M
386/20 20-5 - 2M. FD 1.2M * HD 20M
PCbiI 386/20 40-3 - 2M. FD I 44M + HD 40M
PCbiI 386/20 40-5 - 2M FD 1.2M + HD 40M
PCbiI 386/20 80-3 - 2M, FD 1.44M + HD SOM
PCbiI 386/20 80-5 - 2M, FD 1.2M +• HD 80M
PCbiI 386/25 20-5. 80386-20. 2M. FD I 2M + HD 80M
PCbiI 386/25 20-3. 80386-20, 2M. FD 1.44M + HD 80M
PCbiI 386/25 40-5. 80386-25, 2M, FD 1 44M + HD 40M
PCbiI 386/25 40-3. 80386-25. 2M. FD I 44M + HD 40M
PCbiI 386/25 80-5. 80386-25, 2M. FD 1 2M + HD 80M
PCbiI 386/25 80-5. come 386/25 80-5 ma con FD 1.44M
PCbiI 386/SX 20-5, 80386SX, IM, FD 1.2M + HD 20M
PCbiI 386/SX 20-3. B0386SX. IM, FD 1 2M + HD 40M
PCbiI 386/SX 40-5, 803865SX. IM. FD 1.2M + HD 40M
PCbiI 386/SX 40-3 803865SX. IM. FD 1.44M + HD 40M
PCbiI 386/SX 80-5, B0386SX. IM, FD 1 2M + HD 80M
PCbiI 386/SX 80-3, 803865SX. IM, FD 1 44M + HD 80M
PCdue 55 20-3 - 80286, 16 MHz, RAM IM. 1 FD 1 44M + HD 20
PCdue 55 40-3 come mod 20-3 con HD 40M
PCdue 65 20-3 - 80386. 16 MHz, RAM I FD I 44M + HD 20M
PCdue 65 40-3 - come mod 20-3 con HD 40M
PCdue 65 80-3 - come mod 20-3 con HD BOM
PCdue 75 40-3 come mod 20-3 con HD 40M
PCdue 75 80-3 come mod 20-3 con HD 80M
DS 12 - monitor 12”
DSP 14 monitor 14"
CG 14 monitor 14" colore
5500000
6500000
6.900000
7.000 000
7400000
11200 000
14.500000
13.800.000
16 700.000
6900000
7 850 000
330.000
1300 000
850000
1550000
150.000
135.000
980 000
348.000
348 000
935 000
2 070 000
2.070.000
1200.000
1370.000
1 870 000
1200000
1 370.000
1 870 000
2.100.000
2 100.000
2600.000
2600000
2900000
2 900000
2900000
2900000
2400.000
2 400 000
3.200.000
2400.000
3200000
3.000000
3 000 000
5900000
6800000
6.800.000
7 950 000
7 950 000
8300000
8.300.000
9200000
9200000
3.950 000
3.950.000
4300.000
4 300000
5.200000
5.200000
5000.000
5.600.000
5400.000
5900.000
6700.000
7 800 000
8500000
220 000
290000
VGM 14 - monitor 14"
MSM 14 - monitor 14" paper white nlullisync
MSC 14 - monitor 14" colore mullisync
MSC 15 • monitor 15" colore mullisync
VGC 14 monitor 14" colore VGA
Scheda video HC
Scheda video VGA 800 (256K. 800x560)
Bus MOUSE per PCbiI V20
Opto MOUSE compatibile MicrosolVPCmouse
MEC MOUSE compatibile Microsoll mouse
MEC MOUSE/DUE comp. Microsoft per linea PCdue
SM 24 M Modem 1200/2400 bps
SM 120+ Modem 300/1200 bps
SM 121+ Modem 300/1200 bps Videotel
SM 24, Modem 1200/2400 bps
SM 24+ Modem 300/1200/2400 bps Videotel
SM 12 H+ Modem scheda corta 300/1200 bps
SM 121 PC* Modem scheda lunga 300/1200 bps. Videotel
SM 24 H. Modem scheda corta 1200/2400 bps
SM 24 PC . Modem scheda lunga 900/1200/2400 bps. Videotel
MM 12. Modem portatile 300/1200 bps
MM 24 Modem portatile 30Q/1200/2400 bps
SM 24 1 Modem interno per PCporl 286 VGA. 1200/2400 bps
PS 12, Modem su scheda per bus MCA. 300/1200 bps
U82100/P 9 aghi, 80 col 220/40 cps
UB2200/P 9 aghi. 136 col 220/40 cps
UB2300/P 9 aghi 80 col 270/54 cps
UB2400/P 9 aghi. 136 col 270/54 cps
UB230Q/P 24 aghi 80 col 270/70 cps
UB3400/P 24 aghi 136 col 270/70 cps
UB4400 24 aghi. 136. 264/88 cps
UB4400/C come UB4400/P a colon
U85600 24 aghi, 136 col 4B6/I62 cps
U85600/C UB56Q0 a colori
TSX300/16 - 40, 80386. 2M. FO 1 44M . HD 40M
ISX 300/16 80. 80386 2M. FD I 44M * HD SOM
ISX 300/25 - 140, 80386 2M FD 1 44M * HD I40M
TSX 300/25 - 320, 80386, 2M. FD 1 44M + HD 320M
ISX 300/25 - 620, 80386, 2M, FD 1 44M + HD 620M
TSX 300/33 - 140, 80386, 4M. FD 1 44M + HD 140M
TSX 300/33 - 320, 80386. 4M. FD 1 44M + HD 320M
TSX 300-33 620, 80386. 4M FD 1 44M + HD 620M
HD 620 ESDI HD 620 M 18 ms
HD 140 ESDI - HD 140 M 25 ms
HD 320 ESDI HD 320 M 18 ms
SI/4 Muniscitele intelligente a 4 porte
SI/8 Muniscitele intelligente a 8 porle
SI/16 Mulllsetiale intelligente a 16 porle
SI/32 Muntatele intelligente a 32 porte
FA/4 Modulo adattatore a 4 porte per SI/4. SI/8. SI/16
TA/8 Mutililo adattatore a 8 porte per SI/4. SI/8. SI/16
- V20 12 MHz. RAM 512K. FD 360K o 720K
' - V20 12 MHz. RAM 512K. FD 360K + HD 20M
- V20 12 MHz, RAM 512K. FD FD 360K + 720K + HD 40M
- 80286 12 MHz RAM IM FD I 2M 1 44M + HD 40M
- come PX6327 con HD 40M
come PX6327 con HD BOM
- 80286 16 MHz. RAM IM FD 1.2M 0 1 44M + HD 40M
- come PX7347 con HD 65M
- come PX7347 con HD 80M
D • 80286 16 MHz. RAM IM, FD 1 2M + HD 40M
D - come AX6047D con HD 65M
0 - come AX6047D con HD 95M
D come AX6047D con HD 150M
D 80386SX 16 MHz. RAM IM. FD 1 2M + HD 65M
D - come AX7067D con HD 95M
D - come AX7067D con HD I50M
D come AX7Q67D con HD 250M
D - come AX7067 con HD 330M
D 80386 20 MHz. RAM IM, FD 1.2M + HD 65M
D 80386 25 MHz. RAM IM. FD 1 2M + HD 95M
D - come AX80A7D con HD 150M
D come AX80A7D con HD 250M
0 - come AX80A7D con HD 330M
3 - Opzione 33 MHz
LCD88Q2 V20 12MHz. RAM 512K. 2 FD 360K
LCD8821 80286 12MHz, 1 FD 360K + HD 20M
LCD28627 - 80286 12MHz RAM IM IFD 1.2M + HD 20M
LCD28647 - 80286 12MHz, RAM IM, IFD 1 2M + HD 40M
140000
400000
70000
120000
150000
150000
750000
290000
430000
410.000
560000
230000
400000
370000
570000
210000
450000
2.800 000
3 900 000
4 230 000
4 900 000
5BOOOOO
11.000.000
13 400 000
16500000
13000000
15400.000
18500000
8800000
3100.000
5500000
2.000.000
2600000
3100000
3.700000
4.601
4.20E ...
4700000
5 100 000
4 200000
4 500 000
5.200000
7200000
5000000
5.500 000
7600000
8.300.000
10.000.000
10700.000
11300.000
2000.000
2800 000
3 450000
4.500000
MCmicrocomputer n. 93 - febbraio 1990
279
280
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ATTENZIONE
) Per gli annunci a carattere
commerciale - speculativo è
stata istituita la rubrica
MCmicrotrade.
Non inviateli a
MCmicromarket, sarebbero
cestinati. Le istruzioni e il
modulo sono a pag. 289.
Per motivi pratici, si prega di
non lasciare comunicazioni o
chiedere informazioni
(telefoniche o scritte)
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Annunci gratuiti per vendita o scambio di materiale usato o comunque in unico esemplare fra privati.
□ Micromeeting
Annunci gratuiti per richiesta di contatti e scambio di opinioni ed esperienze tra privati.
□ Microtrade
Annunci a pagamento di carattere commerciale-speculativo fra privati e/o ditte; vendita e realizzazione di materiali
hardware e software originale, offerte varie di collaborazione e consulenze, eccetera. Allegare L. 50.000 (in assegno) per
ogni annuncio (lunghezza massima: spazio sul retro di questo modulo). Non si accettano prenotazioni per più numeri,
né per più di un annuncio sullo stesso numero.
RICHIESTA ARRETRATI 93
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Totale copie Importo
Scelgo la seguente forma di pagamento:
□ allego assegno di c/c intestato a Technimedia s.r.l.
□ ho effettuato il versamento sul c/c postale n. 14414007 intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrier n. 9
00157 Roma
□ ho inviato la somma a mezzo vaglia postale intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrier n. 9 - 00157 Roma
N.B.: non si effettuano spedizioni contrassegno
CAMPAGNA ABBONAMENTI 93
Cognome e Nome
Indirizzo ..........
CAP Città Prov
(firma)
□ Nuovo abbonamento a 12 numeri
Decorrenza dal n
□ Rinnovo
Abbonamento n
□ L. 63.000 (Italia) senza dono □ L. 66.500 con dono 2 minifloppy Dysan 5" ’/«
□ L. 66.500 con dono 2 minifloppy Dysan 3,5"
□ L. 165.000 (Europa e Bacino Mediterraneo - Via Aerea) - senza dono
□ L. 230.000 (USA. Asia - Via Aerea) - senza dono
□ L. 285.000 (Oceania - Via Aerea) - senza dono
Scelgo la seguente forma di pagamento:
□ allego assegno di c/c intestato a Technimedia s.r.l.
□ ho effettuato il versamento sul c/c postale n. 14414007 intestato a : Technimedia s.r.l. Via C. Perrier, 9
00157 Roma
□ ho inviato la somma a mezzo vaglia postale intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrier n. 9 - 00157 Roma
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Testo dell'annuncio (max circa 350 caratteri)
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Attenzione gli annunci inviali pei le lubriche Micromarket e Micromeetmg il cui contenuto saia ritenuto commerctale-
speculahvo e gli annunci Microtrade mancanti dell'importo saranno cestinali senza che sia data alcuna specifica comunicazione
agli autori Per gli annunci relativi a Microtrade. MCmicrocomputer si riserva il diruto di respingere, a suo insindacabile giudizio e
senza spiegazioni, qualsiasi annuncio dietro semplice restituzione della somma inviata. In particolare saranno respinte le offerte
di vendita di copie palesemente contraffatte di software di produzione commerciale
Per motivi pratici, si prega di non lasciare comunicazioni o chiedere informazioni (telefoniche o scritte I riguardanti gli
annunci inviati.
Scrivere a macchina. Per esigenze operative, gli annunci non chiaramente leggibili saranno cestinati.
Spedire a : Technimedia • MCmicrocomputer - Via Carlo Perrier n. 9 - 00157 Roma
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